Recensioni per
Nakanaide
di NarcissaB37

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 2 (guarda)


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Recensore Veterano
09/04/11, ore 09:08

Effettivamente, la principessa è stata davvero molto egoista.
Le favole sembrano storie per bambini ma in realtà, vanno molto oltre. Sono metafore di vita e nascondono sempre una morale o degli insegnamenti. Hanzel Gretel, Cappuccetto Rosso, Biancaneve ... Ognuna di queste innocenti storie, poi addolcite dalla Disney, cela seco terribili insegnamenti di vita. Tu qui, hai voluto sottolineare l'egoismo della principessa e anche dei genitori, a parer mio.
Io credo che in punto di morte, l'istinto di sopravvivenza abbia la meglio e un'infante che ancora non ha scambiato un sorriso con noi, seppur tenera, piccola e innocente, ci dica ben poco. Non approvo, certo, ma sto parlando di casi estremi. Poi, anche i genitori che dopo aver perso una figlia, cacciano quella rimasta, preda solo del loro sdegno. Ascoltando solo se stessi.
Mi chiedo, anche se l'ha fatta grossa, non era comunque anche la protagonista, loro figlia? E poi, mentre la diseredata ed egoistica principessa scappa, umiliata e sola, loro ne fanno un'altra ...
I figli non sono intercambiabili ...! Inoltre, ho un'altra osservazione, nessuno pensa al sacrificio della principessa bambina, che promette la sua anima alla fata Beatrice, in cambio della salvezza di tutti? E' vero, nessuno ricorda, ma penso che la Principessa abbia tentato di spiegare, quando tornata da palazzo, la fata porta via la sorella ...
Questa favola è degna di essere tale.
Complimenti.
Baci
DeathKid

Recensore Veterano
02/04/11, ore 11:35

Cara Smilina96,
in questa storia ho trovato senza dubbio qualcosa di positivo, come il tentativo abbastanza riuscito di immergerti nello stile fiabesco, ma anche punti che non mi hanno per nulla convinta.
Partiamo dall'inizio.
Carine le righe in giapponese, ma tu non sei Umberto Eco e dubito sia e nemmeno ti creda nella posizione di poter selezionare il tuo pubblico. Ergo, mentre il signor Eco può permettersi di ficcare nei suoi libri passi in latino, tedesco, ostrogoto e indoeuropeo senza fornire uno straccio di traduzione e men che meno credits, tu devi farlo. Studio quattro lingue straniere, ma purtroppo il giapponese non rientra fra queste, per quanto mi riguarda potresti anche avermi appena detto che sono obesa e che dovrei farmi una ceretta alle gambe!
Nessuno mi obbliga a leggere le recensioni altrui e tantomeno le tue risposte, ma questa volta l'ho fatto, nella speranza di riuscire a trovare qualcosa che mi potesse servire nella comprensione di questo passo. E che cosa scopro? Che non hai nemmeno inserito i credits!
In un sito di come EFP una cosa simile non è accettabile per motivi che mi paiono scontati.
Il mio suggerimento è di inserire una nota a riguardo a piè di pagina.
La storia in sè è abbastanza semplice, con una morale abbastanza chiara ed esplicita, che però io avrei lasciato implicita.
"Aveva appena 10 anni". Ecco, qui mi prenderai per una puntigliosa rompiscatole, ma non mi importa. Scrivere "dieci" invece del numero non costa nulla e in contesti come questi è l'unica cosa giusta che uno scrittore possa fare.
"Davanti a ": francamente mi suona malissimo, "a lei" è molto più semplice e rende tutto più scorrevole. Non sempre la scelta che sembra più complicata è la migliore, anzi, la semplicità premia sempre.
"La donna in realtà era una delle maghe più potenti, Beatrice". Ora, questa frase per essere chiara è chiara, ma anche qui il discorso è puramente musicale. La musicalità è un aspetto davvero importante, poichè rende tutto più semplice e piacevole. Prova solo ad invertire "in realtà" ed "era". Non suona già tutto più bello? Ma facciamo proprio i pignoli: le maghe più potenti di cosa? D'Italia? Del Burundi? Probabilmente del reame in questione. Ecco una cosa che bisogna evitare: portare il lettore a farsi domande che non si deve fare. Gli fai perdere tempo, lo indisponi e lo distrai.
"La donna era in realtà una maga potentissima/una delle maghe più potenti del reame, Beatrice". Con minimi accorgimenti la frase è come trasformata. Un'altra variante non malvagia sarebbe anche "La donne in realtà era Beatrice, una delle maghe più potenti del reame". In questo caso non è necessario invertire "era" e "in realtà".
"Capelli neri corvino". Qui, indipendentemente dal refuso, hai fatto una sorta di pleonasmo. Sì, diciamo che il termine corvino indica un nero effettivamente molto scuro, ma sempre di nero si parla, senza contare che nelle fiabe i colori sono sempre molto stilizzati. Diciamo che una principessa non potrà che avere capelli biondi come il grano, occhi azzuro cielo, oppure capelli corvini e occhi neri come la notte/la pece. Oltre alle improbabili labbra color sangue!
In questo caro io mi sarei limitata a "capelli corvini", che basta e avanza, dal momento che "corvini" implica per forza che i capelli siano neri.
Subito dopo non hai messo un'avversativa, ma dovevi metterla. Una semplice "ma" sarebbe stata la chiave. E nelle favole non possiamo dimenticarci queste chiavi. Deci indicare in modo inequivocabile il cambiamento della principessa, così da catturare l'attenzione del lettore. E nulla più di un bel "ma" mette in guardia i lettori!
" Quando Julie tornò a casa"...ah, perchè non era in casa prima? Il lettore ha saputo che Beatrice si presenta a Julie e ha dato per scontato che il luogo dell'incontro fosse la casa, dal momento che non hai specificato. Anche qui sempre di pignoleria si tratta, ma sono proprio queste cose che distinguono un bravo scrittore da uno mediocre, perchè diamo per scontato che le basi grammaticali siano certe in ogni scrittore.
"I genitori molto adirati.....sangue blu". Punto uno: e certo che sono arrabbiati con Julie, con chi altri? Anche in questo caso non è sbagliato a livello grammaticale, ma è un dettaglio inutile. Punto due: se uno viene diseredato viene privato di tutto, nonchè cacciato dal castello/regno. Va bene che una minestra di sola acqua non è una minestra, ma non è infilandoci dentro tutti gli ingredienti che ti vengono in mente che prepari un piatto da chef.
Riassumendo: il lavoro non è malaccio, l'idea è molto semplice, l'intento è stato comunque raggiunto, la morale chiara e inequivocabile. Ciò che ci vuole è un maggiore labor limae, come sempre e come per tutti.
Purtroppo oggi non ho tempo di rileggere la recensione nè di rispondere alla tua domanda in modo esauriente, quindi perdona i refusi e abbi pazienza se vuoi conoscere il mio parere sull'egoismo umano.
(Recensione modificata il 02/04/2011 - 11:37 am)

Recensore Veterano
31/03/11, ore 17:25

Risponderò alla tua domanda in questa maniera: dalla descrizione che hai attribuito a Julie, si direbbe che l' egoismo è solo degli adulti, ma non dei bambini. Infatti Julie è disposta a vendere la sua anima in cambio della salvezza dei suoi cari. Messaggio che io trovo stupendo e descritto in una maniera ancora più stupenda. Solo una cosa: se Beatrice è veramente così potente come la descrivi, perchè mai accetta la modifica del patto "con riluttanza"? Mi piacciono molto le strofe giapponesi all' inizio della storia: sono di una canzone o di una qualche filastrocca? Potresti mandarmi la traduzione?

Nuovo recensore
28/03/11, ore 19:13

una giusta e scomoda verità,
rivelata attraverso una bellissima storia.
i miei complimenti. un bacione ; )