È davvero strana, questa storia, e allo stesso tempo giusta, essenziale, in qualche modo.
Azzecca tante cose anche se magari non ne ha l'intenzione.
Rappresenta un po' quei momenti in cui cerchiamo di autodistruggerci, penso. Quando si ha una voglia incredibile di farsi del male per tutti gli errori che si sono commessi e le cattiverie di cui ci si è macchiati.
La nostra mente lo rifiuta, ma contemporaneamente deve ammettere le sue colpe e sabotarci l'esistenza è il suo modo terribile di farlo. Un demone (invocato da noi con tutta probabilità) si presenta, ci tormenta, infesta il nostro corpo e la nostra anima come conseguenza del male che abbiamo fatto al mondo.
Beh, non sarà successo proprio a chiunque sulla faccia della Terra, ma il resto della gente può empatizzare senz'altro. Io compresa.
Credo sia una fase (o forse no, forse a tratti ritorna a terrorizzarci) che in molti attraversano, ad un certo punto della vita.
C'è un'ombra di cannibalismo, poi, da come mi è parso. Posso solo supporre indichi la paura di essere divorati dalle persone e quindi divorare se stessi per evitarlo. Distruggere le ossa, annodare le interiora e mangiare i ricordi sono immagini pesanti, suggestive, perfette per il racconto.
Le sentenze di Edmund sono crudeli - perchè non si risparmiano nulla, non perchè esagerano - sia con lui che con gli altri, questo ormai è un fatto appurato.
Insomma, è inquietante, ma anche un gran bel lavoro e fedele alla realtà. |