Guarda... non voglio sembrare scortese, ma dovrei usare una citazione fantozziana per giudicare questa storia.
Il tuo tentativo di scrivere una telecronaca non arriva NEANCHE agli infimi livelli dei cronisti RAI, sia per il linguaggio che per i termini adoperati.
Quel prima, sesta, nona... riferito alle curve dell'autodromo più antico d'Italia non si può sentire, in tutta onestà.
Un telecronista appena appena competente sa benissimo che le prime tre curve di Monza si trovano alla Prima Variante, che la sesta è la curva di uscita della Variante della Roggia (che a sua volta è composta da due curve).
Tra l'altro, seguendo la tua numerazione, la nona curva è il Serraglio, una curva talmente poco accennata che anche la luce la fa in pieno (se ti interessa saperlo, è quella piccola piega tra la seconda di Lesmo e la Variante Ascari)!
Tra l'altro, l'incidente che hai descritto è poco verosimile. E' vero che c'è stato un precedente (Christian Fittipaldi, 1993. Neanche a farlo apposta, all'ultimo giro), ma la traiettoria che normalmente si tiene in quel punto della pista è tale da portare le macchine al centro della carreggiata (che è più larga del normale, in quel punto, perché in origine era un rettilineo doppio). Inoltre, con le macchine moderne la possibilità di morire è piuttosto bassa.
Senza poi contare che un minimo di conoscenza della fisica ti dovrebbe far pensare ad un dettaglio: anche ammesso che per un colpo di sfiga uno dei due dovesse finire sulla rete, l'altro finirebbe sul lato opposto, ovvero sul muretto dei box, e difficilmente riportebbe danni gravi.
Inoltre, se un'auto finisse contro le reti di protezione, altro che UNA ambulanza: a quella velocità (fai conto che in quel punto le F1 superano i 320 kmh) le monoposto sfonderebbero le reti piombando sul pubblico (nella migliore delle ipotesi, ipotizzando che lo sfondamento non sussita, ci sarebbero centinaia di pezzi di carbonio sul pubblico).
In sintesi... l'idea poteva anche essere buona, ma dovevi svilupparla molto meglio di come hai fatto. |
