Recensioni per
Dar da mangiare agli affamati
di Laura del Sordo

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
19/01/12, ore 21:39

DAR DA MANGIARE AGLI AFFAMATI.
Anche nel genere fantasy l'autrice convince con un racconto in bilico fra il sociale e la fantascienza.

Nuovo recensore
15/10/11, ore 22:07

Che dire.. bella.
Bella.
Mi piacciono queste figure che (come Eddie), senza voltarsi, captano l'arrivo di un'anima in pena, e quasi senza fare niente la ipnotizzano, la fanno sentire meno sola, la fanno sentire compresa.
E questo feeling, questa empatia, puoi trovarla a Roma, a New York, o anche attraverso il falso sipario di un asettico schermo di un pc, non importa dove, ma quando ti trovi davanti a certi personaggi e senti le corde vibrare non puoi fare a meno di tirarti indietro.
Una storia delicata, con i vari profumi che sei costretto ad immaginare, di ombre e di luci, sul mondo e dentro di te...
Bellissima. Non poteva essere altrimenti.

Baci
Thelma

Recensore Master
02/09/11, ore 12:00

Questa storia è davvero unica.
Mi ha lasciato a bocca aperta, letteralmente, ed ora faccio fatica anche a trovare le parole giuste per scrivere questa recensione.
Ciò che rende tanto speciale la tua storia, di fondo, è l'ottimo realismo iniziale che si fonde perfettamente con l'elemento soprannaturale, che inizi ad introdurre solo verso la fine. A dire il vero, un po' lo anticipi fin dalla prima comparsa del buon vecchio. Il lettore riesce a fiutare fin da subito questa sua "stranezza", e segue curioso i suoi aulici discorsi filosofici, catalogandolo come un buon saggio che ha vissuto tante esperienze nella vita da essere arrivato al punto giusto per trarne le conclusioni.
L'uomo, il ragazzo, Luca, è descritto in modo così vivo da far immedesimare perfettamente il lettore nella sua vicenda.
Leggendo, provavo pena per la sua storia, e nel frattempo la sua vita vagabonda e sbandata riusciva a prendermi e a coinvolgermi, facendomi preoccupare della sua sorte. Tutto questo anche per merito della narrazione in prima persona, che in questo contesto era proprio azzeccata. In più hai saputo gestirla al meglio, e non sempre questo è un particolare scontato.
Parlando del punto di vista con cui hai presentato "il dunque" della storia, mi sembra quasi superfluo che ti dica quanto l'ho apprezzato. Sei partita dalla vicenda di un uomo che ha perso tutto quanto, e che si è ritrovato "ai margini" della società in cui prima era perfettamente inserito. Il suo vagabondare impietosisce e incuriosisce allo stesso tempo, e allo stesso tempo fa male per l'incredibile realismo di questa vita spezzata. Ci si rende conto che la realtà di quest'uomo è presente e viva nel mondo odierno, e che spesso si tende a dimenticarla. Trattandola con crudezza e senza mezzi termini, hai proiettato subito il lettore nel triste degrado della condizione del protagonista.
Poi si è inserito nella scena il buon vecchio (pervaso da quella mistica serenità quasi fuori luogo), in un modo curioso e "delicato" : con un soffuso profumo di cibo.
Per quanto tutta la storia sia molto originale, sono del parere che questo particolare del cibo "per attirare gli affamati" alzi di una tacca l'originalità del tuo racconto, e inoltre rappresenta un nodo emblematico dello stesso, visto che il titolo si riferisce proprio a questo.
Luca cede all'invito implicito, si "abbassa" a dividere un pasto agognato con uno sconosciuto (che sente già vicino come compagno di disavventura, ma che sembra quasi non voglia sentirlo vicino a sé, perché ancora si rifiuta di accettare la "nuova vita" in cui è precipitato, così crudelmente e ingiustamente, e senza preavviso) e si abbandona passivamente ai suoi discorsi eterei, che pian piano però gli entrano in testa e cominciano a fargli prendere coscienza di sé.
Tornando un secondo indietro, è davvero curioso e speciale il modo con cui il vecchio uomo attira le povere anime. E' come se giocasse "sul loro stomaco", perché inevitabilmente l'istinto di sopravvivenza calpesta qualsiasi altra cosa, l'orgoglio, la dignità, la paura, il buonsenso. Gli "affamati" giungono da lui attirati dal superficiale odore del buon cibo, e il solenne saggio (direi di poterlo definire un saggio) li cattura assecondando "l'odore della disperazione" che emanano, e che lui coglie. Il punto d'incontro tra le due parti ha quasi la stessa matrice, ma evidentemente vige una distinzione importante, ovvero viene messo in evidenza il fatto che il vecchio si trovi ad uno stadio ben superiore rispetto alle comuni anime che attira.
E infatti, questo suo stadio superiore esiste effettivamente, ed è lo stesso a cui giunge poi Luca.
La resa a sorpresa del finale è ottima, così come le poche parole che chiudono la storia.
Non saprei se definire il destino di Luca inquietante o un vero e proprio trionfo, ma in entrambi i casi l'ho adorato.
Forse sono portata a pensare che sia inquietante proprio a causa di quelle ultime, lapidari parole che chiudono la vicenda. E' come se il vecchio, con i suoi discorsi ammalianti, abbia catturato il protagonista nel suo labirinto retorico, ed abbia così innescato una sorte di reazione a catena, salvifica o pericolosa. Ma forse rappresenta più la possibilità di trovare un tesoro, qualcosa di superiore, anche in una vita miserabile ridotta agli stremi. In ogni caso, non mi sento di esplicitare un'opinione sicura riguardo a questo punto, ma proprio per questa sua ambiguità ho adorato lo svolgimento.
Riassumendo, devo ancora farti i miei complimenti per l'ottima resa realistica (nonostante la natura del racconto)  e per la buona introspettività. 
Poi se vogliamo proprio essere completi, mi azzerderei a dire che il linguaggio che hai usato è veramente efficace e consono, il tuo stile è molto scorrevole e fluido, e hai un modo di narrare molto coinvolgente. Non c'è un attimo in cui il lettore si annoi, la scrittura è ferma e molto chiara, anche i periodi lunghi non sono per nulla campati in aria o dispersivi, anzi, si aprono e si chiudono perfettamente, non lasciando mai un attimo di indecisione nella lettura.
Ancora complimenti, non so che altro dire.
Ho adorato la tua storia dalla prima all'ultima parola.

Silvar