Ero sul punto di una crisi di nervi quando ho visto questi due prendersi a botte. No, le recensioni non si iniziano così, chiedo scusa, riparto.
Sto piagnucolando, forse per l'effetto di quella serie di canzoni strappalacrime che proprio gli Smashing Pumpkins hanno scritto - Bleed, Without you, non capisco perché lo sto scrivendo, forse perché sono uno dei gruppi più fighi e li hai inseriti nella tua storia - e che ho fatto partire a random senza una vera e propria ragione, partendo dalla playlist piccola e scomoda del mio canale sconosciuto di youtube.
Sto piagnucolando come una bambina a cui è caduto per terra il gelato - e non è un bel vedere. A dire il vero la fase del "ho gli occhi lucidi senza motivo" si dovrebbe superare intorno ai 13 anni o giù di lì ma sono in ritardo con tutto quindi forse mi è anche concesso.
Ho iniziato ad ansimare - come una perfetta idiota, davvero - quando ho letto di Bellamy schizzato che piange e urla e tira pugni a destra e manca, finché non sono arrivata al fatidico "mi si spinge addosso irruento". E allora niente, è capitato che mi commuovessi per quel che leggevo - mi è capitato un milione di volte, e non credere che sia una che si commuove tanto facilmente, più che altro a causare gli occhioni lucidi sono sempre le cose che leggo, a partire da Edgar Allan Poe in un tratto di "Eleonora" fino a Benedetta Cibrario nell'ultimo libro che ha pubblicato, per non parlare dei fiumi di lacrime che scendono leggendo le poesie scritte in quel modo complicato e secondo me assurdo dei tomi che ho in fondo alla libreria, perché davvero non dovrebbe esistere qualcosa del genere, e non dovrebbe essere concesso di piangere di fronte a parole scritte nero su bianco; se capita forse è un caso medico da analizzare con tutta l'attenzione possibile.
Partiamo dal presupposto che io abbia iniziato a leggere il capitolo ingoiando cioccolato - non so perché lo sto scrivendo qui, perdonami, certe volte di sera mi gira così - e crema a raffica con la velocità di tre cucchiaini al secondo, manco fossi a dieta da sei mesi o peggio, e poi ho iniziato a scorrere le righe e ad addentrarmi nell'atmosfera dolce - che sa un po' di casa - di Teignmouth, nel '94 e un giorno dopo il compleanno di Matt.
"Ha una voce fantastica - sottile, acuta - ma allo stesso decisa e vellutata anche sui toni più bassi, un po' come una carezza. Non gliel'ho mai detto, però. So che non vuole sentirselo dire."
Già qui mi sono resa conto di quanto fossero azzeccate le parole che hai usato, le stesse che ho sempre usato anch'io nei miei innumerevoli tentativi di descrivere la sua voce a chi non sa un cazzo di Muse e bla bla bla.
Ma poi non ti sei limitata a questo, e sei andata a fondo; ci siamo ritrovati tutti quanti noi lettori a leggere di nuovo di questi due del Club dei Ragazzi sdraiati sul letto di Dom stavolta e non più su quello di Matthew. L'atmosfera stucchevole e, sì, ammetto, sdolcinata ma in questo caso necessaria per far entrare nell'ottica del capitolo.
Matt che scoppia a piangere, io che scorro con ancora più nervoso quell'affare al lato della pagina - e ora, mi vergogno a dirlo, ma non mi ricordo minimamente di come si chiami forse per l'emozione del recensire un capitolo relativamente in tempo rispetto alle altre volte (ma chi voglio prendere in giro, tzè) - per capire ed entrare dentro ogni singola parola.
"Se possibile, questo è uno scenario ancora più pietoso di quello di prima. Me ne sto inutile con le mie braccia inutili e le mie gambe inutili e il mio tutto essere un'inutile inutilità seduto sul letto, senza sapere che dire o fare. Matt sta cercando qualcosa nel suo zaino, e so già di cosa si tratta prima che le poggi davanti a me in un gesto di per sé piuttosto eloquente - trecento spiegazzate sterline sul vecchio copriletto di Donald Duck."
In fondo me lo sentivo che sarebbe successo, dopo quest'immagine dolcissima della madre di Dom che entra con la fetta di torta e le candeline ridotte in cera.
" "Puoi evitare di gemere come se ti stessi facendo una sega, scusa?"
"Mh, mh -- no. Più a destra."
"Così?"
"Uh, sì -- cazzo, sì. Mannaggia a te che sei nato con l'uccello, Dom."
Pausa.
"Eh?"
Riprendo a grattare, lo sguardo perplesso diretto in una linea retta sulla la parete di fronte e il poster degli Smashing Pumpkins.
"Più giù? Dico che - boh, dai. Niente." "
Se posso definirei questo come momento glu o come si scrive - l'ho già detto che sono emozionata/commossa/schizofrenica e tutto senza motivo? Sì? Sì - perché ho iniziato a leggere con un breve sorriso a formare una piega sulla mia faccia attenta e percossa da ogni tipo di emozione. E soprattutto perché come prima dicevo hai scritto le paroline magiche Smashing Pumpkins per cui provo un amore profondo (lascia stare sto delirando, anche se il fatto che sia uscito il nuovo album pochi giorni fa continua a gasarmi).
"Respirarsi addosso è praticamente inevitabile, a queste distanze. Il naso di Matt è a soli tre centimetri dal mio, e da qui posso contargli persino le ciglia appese ad ogni palpebra, gli scatti nervosi delle iridi nascoste al di sotto. Questa condivisione stretta di spazi vitali ed ossigeno è un'altra delle dinamiche del nostro rivisitato Club dei Ragazzi che sfugge alla comprensione di Tom e Chris - ma loro sono grandi e grossi e non è che possa esattamente andare in giro ad abbracciarli come un koala bisognoso."
Una cosa che mi ha colpito è questo contare le ciglia da parte di Dom. Ancora una volta un particolare così fine mi ha catturato ed è più che azzeccato in questo caso.
Matt mi sembra tanto turbato ma si trova a suo agio, e in fondo fin dal primo capitolo si capisce che quello è il suo posto, sul letto, di sera, quando non c'è il sole a entrare dalla finestra ma ancora la fioca lucina proveniente dalla scrivania, e soprattutto con Dom.
Ho ascoltato Escape per la prima volta sul treno in una giornata di pioggia - una giornata di merda nonostante io ami la pioggia - e mi ha sempre affascinato la sua storia. Scritta da Matt a quanto pare col pensiero del padre in testa, e azzeccata in tutto e per tutto allo stato d'animo da ragazzino lontano dal padre che tu sottolinei adesso.
" "Di che parla?"
Un braccio sottile sale a stringermi la vita, scavando invadente tra un fianco e una costola.
"Di fuggire," mormora piano Matt.
Non mi augura la buonanotte prima di addormentarsi."
E di colpo ritorniamo al presente - giuro, non me lo aspettavo, per la prima volta mi sono sentita colta impreparata e soprattutto ancora più curiosa.
Ho letto velocemente le prime righe, ho fatto mente locale e poi mi sono messa in ascolto di questo dialogo significativo forse più di tutti gli altri dialoghi nell'intera storia.
"Matt ha l'aspetto di uno che sia appena stato ripassato in un'asciugatrice a secco. La sua pelle è tirata e lucida in più punti - le macchie sulle guance più evidenti del solito; gli occhi sono scavati e non brillano più come una volta - i capelli flosci e stressati che si dividono in una fila ordinata al centro del capo, la barba sfatta da giorni. Fa schifo, e non lo trovo per nulla attraente."
Matt e Dom si scannano, e so che sembrerà strano ma amo leggere questo genere di litigate, in cui tutto sembra ingrandito di dieci volte, in cui ogni parola sembra urlata, spessa, scura e pesante, tanto da fermarsi a metà strada tra la bocca e lo stomaco di chi sta leggendo.
"[...] non mira tanto a fare del male, quanto a procurarsene in prima persona."
Questo mi riporta al lato autodistruttivo di Matt - un lato che ha anche nella realtà per quanto mi riguarda, e glielo leggo in faccia quando canta in falsetto in Hullabaloo.
E' incredibile perché da come lo descrivi tu sembra un uomo che ha sofferto fin troppo, con un fare distaccato eppure attento, la faccia trascurata ma la voglia di parlare con Dom, e, in un certo senso, di parlare anche con se stesso.
L'intera conversazione vola via, tra agitazione, pugni, schiaffi, e come ho detto amo questo genere di cose - mi prenderai per una maniaca, ma ormai dopo questa recensione avrò perso tutta la mia dignità a partire dal piagnucolamento inconscio iniziale, quindi tanto vale proseguire e basta.
"Matt sta piangendo così forte che il pugno gli trema e mi manca di diversi centimetri.
Stremato dai singhiozzi e dalle botte, infine mi si spinge addosso, irruento e bagnato contro la mia camicia sudata.
Non lottiamo più, adesso. Non ha più senso, non l'ha mai avuto.
"Sono così stanco, Dom," mi dice lui, "così stanco".
Succede tutto all'improvviso; scivolo lungo il muro con le spalle e Matt viene giù con me. Mi dà un pugno - ed io lo spingo - e poi lui fa una cosa strana e schianta le labbra contro le mie.
Mi bacia. Matt mi bacia."
Ed ecco il fatidico momento da cui sono - in modo poco ortodosso - partita con questa recensione che ha buchi e imprecisioni ovunque, ne sono più che certa.
L'intera storia sembra essersi svolta solo per arrivare a questo punto, ma questo ovviamente è il parere di una lettrice qualunque che si è immersa nella storia da capo a fondo cercando un modo per capire i personaggi, le azioni, i momenti, le dimenticanze degli stessi protagonisti.
Dall'inizio ancora non si era parlato di un bacio vero e proprio, forse di questa sottospecie di corteggiamenti, di questi sguardi e di questi dialoghi che nascondevano un mondo dietro, e il bacio, il bacio arriva di colpo, e non me lo aspettavo, né credevo sarebbe arrivato in fondo, perché alla fin fine nella maggior parte delle storie i baci vengono nascosti, tralasciati, si preferisce accennarli e basta, forse perché si rischia - ovviamente - di cadere nel banale, come non si potrebbe quando si sfiorano temi di questo genere? Qui la scena ha un che di privato, di appartato, ma nulla viene nascosto, anzi, i movimenti di Matt, partendo proprio dal suo bacio, sono calcati e profondi tanto da stupire persino me.
Ho iniziato a recensire questa storia due mesetti fa, trovandola in mezzo a storie che in fondo non mi interessavano più di tanto. Da allora mi sono distaccata dai Muse, forse è un bene o forse no, ma sei stata capace ancora dopo tutto questo tempo di emozionarmi come prima c'erano riuscite poche storie. Ma qui non si tratta solo della storia, dei personaggi, di Matt Bellamy o Dominic Howard, qua si tratta più che altro del modo in cui sei riuscita, involontariamente, a colpirmi, a mostrarmi un lato di loro che non conoscevo, qualcosa che ho apprezzato fino a fondo e continuerò ad apprezzare anche nei prossimi capitoli. Inutile dirlo, ma leggerò anche il prossimo, e ti prometto che sarò puntuale.
Sostanzialmente, credo di aver cambiato 'atteggiamento' nel mio lasciare recensioni, o forse è una cosa che ho notato solo io. Insomma, prima ero parecchio distaccata come lo sono sempre, ora mi sono ritrovata a parlarti del gelato al cioccolato e crema, insomma, è abbastanza ridicola come cosa, insieme ovviamente ai miei poemi al posto delle recensioni, significa che in fondo mi sono affezionata a questa storia e al tuo modo di scriverla con tanto impegno, ai dialoghi, alle descrizioni di questi pezzi presi dalla loro vita, cose che secondo me potrebbero benissimo essere successe al di fuori della tua testa, perché ogni cosa che scrivi è verosimile e calza a pennello con la realtà, quasi vivessi dentro di loro, dietro alle interviste, dietro alle foto e dietro agli sguardi, proprio quando loro scendono dal palco e tornano ad essere forse persone normali ma con quel tipico pizzico di particolari in più, storie irrisolte, e un sacco di punti descritti in breve ma che secondo me rappresentano tanto dentro di loro.
Spero davvero che tu non smetta di scrivere, perché credo tu sia portata per questo, ma soprattutto mi sembri una persona che descrive nel modo più azzeccato i particolari, come già in precedenza ti ho detto, e secondo me è davvero qualcosa di meraviglioso in cui non tutti riescono, un pregio di cui andare fieri.
Quindi, ancora una volta, cado nei banali complimenti, e ti ringrazio per avermi aperto gli occhi su questo mondo un po' tuo, un po' dei Muse, un po' di Matt e Dom e dei loro discorsi e flussi di (in)coscienza.
Alla prossima, cara :3
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