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Autore: Carys    19/04/2004    0 recensioni
A hope beyond the shadow of a dream. (Una speranza oltre l'ombra di un sogno.) KEATS, Endymion
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Remus Lupin, Tom Riddle/Voldermort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A chi  vive nella felice

convinzione che il tempo

metta un sigillo di pace

a tutto ciò che se ne và,

così come lo credeva

l’angelo di Avrigue.

 

AUTUNNO

 

 

“Mio eterno Autunno mia stagione mentale

Mani d’antichi amanti costellano il tuo suolo

Una sposa mi segue è la mia ombra fatale

Le colombe stasera spiccano l’ultimo volo.”

 

(Guillaume Apollinaire, Alcools)

 

L’autunno è sceso sul parco.Gli alberi non sono più alberi. Infinite gradazioni di tutti i rossi, di tutto l’oro, di tutto il fiammeggiare segreto, vinte dall’ombra e dal peso del passato. Come la tela dipinta di un fondale di teatro, si confondono con la fine del giorno. Ottobre, la parola è dolce da bere e triste come un vino di morte, ancora così ricca del profumo della vita. Foglie d’ambra del giardino, rossore di chioma immensa spiegata sul pavese del ricordo.

Nella penombra, un pavone blu di seta medievale s’allontana sul viale silenzioso.

Con mano febbrile abbassò la finestra del bovindo, e si voltò verso il divano perduto nell’ombra, dove i fiordalisi galleggiavano su uno stagno di seta fucsia.

-Il tuo silenzio non mi consola granchè in queste ore malinconiche-

Passò la mano distratta sullo strano animale, una palla di pelo da cui emergeva uno sguardo vago.

In controluce, la sera nascente sottolineava le infinite ragnatele sparse nella stanza, che frastagliavano i cassettoni intarsiati dell’alto soffitto, e gonfiavano i muri di veli impalpabilmente azzurri. Attraversò l’atrio, sostando a lungo davanti alle scale, lo sguardo inquieto rivolto ai piani.

Una forza insuperabile lo spinse sulla scala. Salì i gradini con lentezza ieratica. La sua sagoma un  po’ appesantita ritrovava nei momenti solenni come quello un’indiscutibile elganza. Con i capelli spettinati, lo sguardo perduto, conservava alle soglie della quarantina qualcosa dell’adolescente. Con un gesto rispettoso aprì una delle porte. La stanza debolmente illuminata da una stretta finestra aveva il suo silenzio particolare, più opprimente, più inquietante di tutti gli altri silenzi. La fine del giorno allungava sul parquet un’unica pennellata di luce, un riflesso magico di vetrata, fino al cavalletto aperto al centro della stanza. L’angelo era lì per sempre, gli ochhi per sempre chiusi, sotto l’influsso di una felicità o di un dolore ineffabili. Un’aura dorata di luce morente circondava la chioma fulva dispiegata. Con il capo piegato all’indietro, le labbra semichiuse ma così pallide, sembrava offrirsi alla morte, al sogno di un’eternità finalmente tranquilla. Un uccello le posava tra le mani un fiore bianco. Accanto a lei, come un sole dell’ombra, la meridiana segnava l’ultima ora che l’aveva benedetta, e non ferita. Incapace di sostenere la luce interiore di quegli occhi socchiusi si voltò e corse via.

Come un’annegato che riprende fiato sulla riva, aspirò delziosamente l’aria fredda avvolta di foschia che saliva dal Tamigi. Era la vita che ricominciava dopo quel viaggio al di là, la vita in quei viali invasi d’erba alta.La sera pareva scendere a malincuore.

Autunno.

Autunno spiegato contro il cielo , in rami intrecciati. Autunno sul terreno cosparso di foglie, e l’odore delle mele sotto la pioggia. Foglie scarlatte sui muri inpregnate di vita.Rami di foglie alla conquista delle finestre, lanciati verso il tetto. Foglie cadute, mischiate sulla terra ancora calda alle mani aperte mordorè delle foglie di platano, al rame finemente lanceolato degli aceri, dei castagni, al giallo vivo e dolcemente orlato delle foglie, e tutto era l’autunno: la morte del parco così bella da calpestare dolcemente, l’approsimarsi della fine in morente bellezza. Camminava come inebriato, i piedi nella malinconia frusciante, lo sguardo stanco smarrito nella luce calda, rassicurante, disperata. Com’era bello per quella sera immergersi nel fogliame a ogni istante più cupo, bere in vino d’autunno la danza d’oro della disperazione.

A poco a poco si perdeva camminando in quel fondale e nei suoi colori, e il parco scivolava nell’ombra come un altro se stesso. La vertigine del laudano si mescolava nella sua testa alla foschia della sera. Poi , altre nebbie salirono dentro di lui. Si accasciò su una panchina di pietra e cedette, le mani sugli occhi, al sogno-incubo che aveva evocato.

Una donna elegante lo urtò. Si guardarono, interdetti, l’uno e l’altro di colpo consapevoli che l’icontro non era un caso.

- So della tua malinconia, del tuo tormento, del mondo affascinante e torbido di cui le tue tele portano il segno.La mia vita sembra così liscia e chiara. E tuttavia sappi che non mi illudo. La parte migliore di me da tempo giace addormentata, nelle foglie d’autunno. Ho scelto la felicità, ma la sera, troppo spesso, penso al nostro angelo…-

- E se tutto questo fosse stato solo un gioco?- intervenne dolcemente- La vita non è nulla, i ruoli sono distribuiti in anticipo.-

- Mi resta questo sogno folle di raggiungere un giorno la trasparenza.-

- Per me, lo so già.Mi aspetta la notte.-

Le parole si fanno più rare, ormai parlano solo per se stessi. La nebbia corre a falde sull’erba rasa. Autunno il talento, l’amore, la solitudine, l’amicizia, e l’acre nostalgia per tutti gli impossibili. Autunno la sera che scende, che avvicina l’ombra e la luce. Autunno il passato, l’odore dolceamaro delle foglie cadute.Due figure in Hyde Park. Gli alberi hanno il loro colore. La nebbia li confonde nell’epilogo di una serie di rapporti incrociati tra anime tormentate che si cercano e si respingono, si attraggono e si lacerano a vicenda in una girandola di eventi cruciali e drammatici.

Hermione guardò la nebbia scendere sul Tamigi e con voce flebile disse – Guardami, sono ciò che avrebbe potuto essere.-

Remus abbassò gli occhi.

Nella penombra un pavone blu di seta medievale si allontanava sul viale silenzioso.

 

“Cos’è un amico?

Un’unica anima

che vive in due corpi.”

 

(Aristotele)

 

 

 

FINE

 

  
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