Capitolo 6: Confusione.
Gli occhi cerulei si posarono sulle
casette della modesta cittadina, e qualcosa lo turbò parecchio. Gli sembrava di
conoscere quel posto e probabilmente non doveva amarlo tanto.
Uccidetela!
“Ma che diavolo? Chi è che ha
parlato?” C-17 si osservò tutt’intorno, alla ricerca di colui che probabilmente
aveva sibilato nelle sue orecchie quell’esortazione, ma qualche secondo dopo si
accorse che non c’era nessuno. Quella voce era dentro di lui, e la sua mente
razionale non sapeva spiegarselo. Gli dava un immenso fastidio, non era più
così prevedibile, come sono solo le macchine.
Prese il Becker che conteneva la
ciocca di capelli e quel bulbo … Roxane. Sussurrò
la stessa vocina che poco prima l’aveva distolto dalla sua ispezione visiva
della zona. Però era un ronzio troppo
basso e neppure percettibile per essere afferrato ed esaminato dal cyborg
all’istante.
“Ma, non capisco. Che significa questa
ciocca? E questo … ?” Si domandò atono, esaminando contro luce il bigliettino,
che recava il nome di quell’altro scriteriato. Si riscosse, meravigliato dalla
scoperta che gli occhi chiari avevano notato.
C’era scritto dell’altro,ma era
visibile solo da una certa angolazione. “Stupidi. Fanno tanto i cervelloni, e
ricorrono ad un metodo così banale per proteggere i loro segreti.” Commentò
accigliato, tornando a osservare, o meglio analizzare, la pace di quella
cittadina.
Notò una giovane ragazza in
lontananza, aveva i capelli biondi, ma era poco visibile per essere
riconosciuta … sembrava quasi un ologramma remoto, che viveva nei suoi ricordi
da anni. La vide rubare una mela e dei soldi da un fruttivendolo, per poi
scappare di corsa via, agile come una lepre.
Il corvino la seguì fino al momento in
cui la chioma della giovane si perdette nel fitto bosco, infatti, non appena lo
ebbe oltrepassato, quell’ombra sparì nel nulla.
“Al diavolo. Non è quello il mio
problema.” Si voltò e iniziò a camminare, a passi lenti. Non aveva per niente
fretta e quindi non trovava che ci fosse il bisogno di comportarsi come i
terrestri, che si facevano prendere troppo dalle preoccupazioni. Oltrepassò il posto dove poco prima aveva
visto sparire la giovane dai capelli color dell’oro, e sentì come se ci fossero
dei ricordi legati a quel luogo, ma non era capace di recuperarli, nonostante i
suoi sforzi.
Sono stata brava, vero fratellino?
Scosse la testa, e con una mano si
massaggiò la tempia. “Chi è che parla? Dannazione! Basta!” Esclamò in preda ai
dolori, ossia un forte mal di testa, e la rabbia del momento. Arretrò di
qualche passo, senza rendersi conto che si stava dirigendo proprio nella tana
del farabutto che tempo addietro gli portò via tutto.
Perché non mi rispondi?
Capì che quella era la voce della
gemella, ma i suoi occhi riuscivano a scorgere solo l’oscurità tetra e
infinita, e nessuna immagine … tanti suoni e tante voci che si perdevano le une
sulle altre, rendendolo per un momento un debole e vittima, incapace di
reagire. Tentò di divincolarsi, per liberarsi di quelle catene invisibili,
fuoriuscite dalle tenebre più scure che esistessero, e di quelle voci che
parevano fossero tornate dall’oltretomba, apposta per distruggerlo.
Ciao, io mi chiamo Roxane.
Un lago di sangue si espanse veloce
come la morte proprio davanti ai suoi occhi, mentre qualcosa di invisibile lo
paralizzava. Il rosso, prima intenso e accecante, iniziò a cambiare la sua
tonalità, diventando sempre più scuro e secco.
Ti voglio bene.
Angolo autrice.
Allora, avviso che questa fanfic fa parte
di una serie. “La storia di C-17 e C-18” e che per poterla intendere meglio vi
converrebbe leggere anche la fanfic intitolata “Maledetti. Due fratelli,
un’amica.” Però con l’avanzare di questa vi assicuro che lentamente tutto
risulterà molto più chiaro e il gomitolo si srotolerà :D
Grazie a chi recensisce, grazie di cuore :D
Un bacione :D
Ps. Mi scuso per la brevità >.< nel
prossimo C-17 incontrerà finalmente questo dottore misterioso e chissà che cosa
gli dirà :D