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Autore: Sherlock Holmes    24/03/2012    6 recensioni
Holmes e Watson si trovano al campo degli zingari francesi, dove alberga Madame Simza.
Mentre il dottore è stato facilmente trascinato nei balli gitani, Holmes è restio a prenderne parte, perché il ricordo della morte di una certa Irene Adler è ancora vivo, in lui…
*Fanfiction ispirata dalla poesia “Streets” di Paul Verlaine*
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sherlock Holmes, Sim
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Scossi la testa.
Com’era stato semplice coinvolgere Watson nelle danze gitane!
Un’occhiata di Sim e si era tuffato tra gli zingari, a bere e a darsi alla pazza gioia, nei veloci ritmi scanditi dai violini…
Sospirai, assaporando il forte liquore che mi era stato offerto da Thomas.
Nel carro, entrò Simza, ridente.
- Oh, deve assolutamente vedere il dottore! E’ scatenato come…-
Tacque, osservando il mio viso, mesto.
La sua espressione mutò, e venne a sedersi accanto a me.
- Non è bene isolarsi, durante una festa degli zingari di Francia…- disse.
Mi abbandonai sullo schienale della sedia sgangherata su cui mi trovavo.
Sim mi tese la mano.
- Avanti, venga a danzare la giga, Holmes!-

Dansons la gigue!

 
- Io… Io non ballo, mi dispiace…- rifiutai.
Sim arricciò le labbra.
- Quali sono i pensieri che l’hanno incupita, Holmes?-
Chiusi gli occhi, e, di fronte a me, si formò l’immagine di Irene…
La Donna.

Amavo più di tutto i suoi occhi graziosi
più chiari delle stelle in cielo,
amavo i suoi occhi maliziosi.

- D’accordo, non le va di parlarne, giusto?- chiese Sim.
Annuii.
Mi prese la mano sinistra, leggendone le righe…
-Almeno, mi faccia vedere…-
La ritrassi di scatto, fissando la chiromante negli occhi.

Dansons la gigue!

A quel gesto, mutai d’avviso.
Mi schiarii la voce.
- Raggiungiamo il dottore…- mormorai, alzandomi.
Sull’uscio del carro, accettai l’invito di Sim.
 - Balliamo.- dissi, tendendole il palmo, che afferrò.
 
Watson era rimasto in camicia, ed ostentava una bretella su ed una cadente…
Ridacchiai, vedendolo in quello stato…
Sim mi trascinò nella mischia, facendo ondeggiare la sua lunga gonna.
 
Danzai anch’io.
Per dimenticare.
Tutto.
Per fingere che lei non fosse morta, e che avrei ancora potuto stringerla tra le mie braccia…
Per immaginarla accanto a me, felice di avermi gabbato. Un’altra volta.

Aveva modi tali
di scoraggiare un povero amante,
che la cosa era davvero affascinante!

Per credere di poterla ancora baciare, con tutto l’ardore che solo a lei riservavo.

Ma trovo ancora migliore
il bacio della sua bocca in fiore

Per convincermi che Moriarty non l’avesse assassinata.
Che non l’avesse uccisa per colpa mia.

Da ch’è morta per il cuore mio.

Faticai a respirare, a quel pensiero…
Chiusi gli occhi, continuando a danzare.

Dansons la gigue!

Ballai, poi, per ricordare.
I momenti che non potevo, non dovevo, non volevo dimenticare.
Il nostro primo bacio…
Le nostre scaramucce…
Gli schiaffi che mi aveva menato…
La nostra prima notte d’amore…
Il nostro ultimo incontro.
“Non riempirti di pane!” mi aveva detto…
Quella cena non vi era mai stata…

E mi ricordo, e mi ricordo
delle ore e degli incontri,
ed è il migliore dei miei beni.

Una lacrima scese dai miei occhi, confondendosi con il sudore.
Mi stupii di me stesso…
Già.
Ma non per aver provato sentimenti verso Irene Adler…
Bensì, per il fatto che, nonostante tutto, continuavo a provarne.

Dansons la gigue!

 
 
 
 
Note dell’Autrice:
Riporto qui, per completezza, il testo originale della poesia di Paul Verlaine:
 
Streets – Da Romances sans paroles, Acquarelles
 
Dansons la gigue !

J’aimais surtout ses jolis yeux,
Plus clairs que l’étoile des cieux,
J’aimais ses yeux malicieux.
Dansons la gigue !

Elle avait des façons vraiment
De désoler un pauvre amant,
Que c’en était vraiment charmant !
Dansons la gigue !

Mais je trouve encore meilleur
Le baiser de sa bouche en fleur,
Depuis qu’elle est morte à mon cœur.
 
Dansons la gigue !

Je me souviens, je me souviens
Des heures et des entretiens,
Et c’est le meilleur de mes biens.
Dansons la gigue !
  
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