Sangue
sulla bocca
Il sangue che ti stilla sulla bocca è
piacere. Ne avverti il sapore amaro sulla punta della lingua, quel
retrogusto ferroso che ti inonda il palato, una sete atavica che
pretende di più.
Ami quel dolore, lo ami immensamente, ne
assapori ogni stilla. Speri sia solo il preludio di una pace eterna,
quella che vai inseguendo da sempre: perchè in fondo lo sai,
la tua vita è sempre stata una ricerca mascherata da fuga. Ti
hanno insegnato che vivere è sbagliato, che la tua nascita
causa sofferenza, ma non ti hanno mai permesso di morire; e la morte,
ai tuoi occhi, non è altro che un rifugio lontano e
meraviglioso.
Il sangue che ti stilla sulla bocca è dolore.
Un dolore bellissimo, di quelli che bruciano, che ti entrano fin
nelle ossa, raggiungono l'anima e ti mangiano il cuore. Le gocce che
ti bagnano le labbra sanno di odio e di amore; sanno di lui.
E poi
ci sono le mani. Mani calde e grandi che ti afferrano i polsi, nello
sciocco quanto nobile tentativo di riportarti alla realtà.
Quelle mani sanno bene quanto vorresti abbandonarti al dolore,
conoscono il tuo desiderio di morte, e lo rifiutano con la caparbietà
di un bambino ostinato. Non temono le tue grida e i tuoi tremiti, e
accolgono gli spasmi del tuo corpo come pronte a guarire ogni tua
ferita.
Il suo viso, invece, è rabbia. Una rabbia animale,
che ti fa male al petto. I suoi occhi adesso sono più rossi
di qualsiasi rosso, più rossi del sangue e del fuoco.
In
mezzo al dolore non senti nulla. Pensi solo alla sua voce, e
stupidamente, implori perdono.
- Strega, esiste una maniera per
non farlo morire? -
- Esiste. -