Capitolo
3
“Allora,
Gelo, dov’è la mia ricompensa? Sono stato chiaro, no?” Un uomo sulla trentina,
dai capelli lunghi e biondi, era seduto ai piedi di una roccia, situata nel bel
mezzo di un deserto infinito. L’aria che si respirava era gelata e pungente; infatti
era scesa la notte, e in simili posti la temperatura calava sino a raggiungere
anche i meno sessanta gradi.
Alexander
Calo, giovane scienziato, molto promettente nel campo della robotica, percepiva
il freddo intenso sulla levigata pelle,
come tanti aghi spessi ed aguzzi che lo trafiggevano in ogni angolo del suo
corpo, senza sosta e pietà. Le iridi nere si volsero sulla figura che aveva di
fronte, ispezionandola furentemente e maliziosamente, nascondendo il dolore che
provava a causa di quelle temperature inumane.
“Caro
Alexander, sei stato chiarissimo. Ti ringrazio per essere riuscito a prendere
la bambina. Ma prima, voglio tutti i dettagli.” Una folta chioma canuta
ondeggiò candidamente, sospinta dal lieve vento gelido che soffiava. L’uomo
fece qualche passo in direzione del più giovane, che, con gli occhi contratti,
lo seguiva in ogni suo movimento.
“Che vuoi
sapere?” Domandò secco, senza troppi giri di parole e ulteriori misteri.
“Ti ha visto
qualcuno? E sai a chi mi riferisco.” Anche lo scienziato più famoso, fu molto
poco eloquente e socievole. Durante la
giornata precedente si era presentato su mentite spoglie agli occhi della
città, terrorizzando i cittadini talmente tanto che ora erano divenuti i suoi
burattini e lui il loro capo. Alexander capì subito a chi si riferisse e fece
un cenno di dissenso con la testa, rasserenando anche Gelo.
“Ora dammi
quello che mi spetta.” Vibrò solenne la voce del giovane scienziato, esortando
severamente l’uomo dalla chioma canuta.
“Aspetta,
aspetta, non avere fretta. Dammi la ciocca.” Il Dott. Gelo si fece più vicino,
inchiodando i suoi occhi fiammeggianti a quelli tenebrosi di Alexander.
Quest’ultimo arretrò indeciso e preoccupato, meravigliato da tali parole. “Non
so di che parli.” Provò a dire, fingendosi sicuro delle sue affermazioni.
“Dai, non
farmi perdere la pazienza.” Il canuto porse in avanti la sua mano segnata dalla
scienza, come in attesa di ricevere qualcosa.
Il biondo
capì che era inutile fare finta di nulla, e quindi, estrasse dal suo camice
bianco un becher di piccole dimensioni, contenente una ciocca di capelli
rossa. “Tieni. Ora dammi la mia
ricompensa! Ho catturato la bambina,
sana e salva, i prescelti non l’hanno nemmeno notata, che altro vuoi da me?”
Sbraitò furioso, mostrando con fare minaccioso il suo pugno destro, stretto a
dovere.
Non ci fu
nemmeno il tempo di batter ciglio che sentì sul collo qualcosa di freddo e
appuntito, poggiato con violenza, ma non tanta da lacerare la pelle.
Un pugnale.
“Ora stai
zitto e ascolta attentamente. Ti darò tutto quello che vuoi, ma ti sei
dimenticato che ti avevo accennato dell’altro?” Gli sussurrò in un orecchio,
portandogli alla memoria il suo primo incontro con quel folle.
“Buongiorno, lei sarebbe Alexander
Calo, uno dei più promettenti scienziati. Piacere di fare la sua conoscenza.”
Un uomo di circa cinquant’anni anni si sedette sulla sua sedia, nel suo
laboratorio. Aveva un’espressione distesa e serena sul volto, nonostante gli
ultimi scandali. Infatti, dopo la disfatta della Red Ribbon, si narrava che lo
scienziato fosse morto, oppure disperso, ma comunque fuori dalla circolazione
da anni. Alexander, per merito delle sue innumerevoli ricerche, era riuscito a
trovare il dottore, e persino avere un colloquio con egli.
“Il piacere è tutto mio, sono onorato
di fare la sua conoscenza.” Disse con tono di voce modesto, ma al contempo
deciso.
“Bando alle ciance. Sei pronto?” Lo
scienziato si alzò, dando le spalle al giovane, e si diresse verso una capsula
bianca. “Qui c’è il mio ultimo androide. Ma non sono per nulla soddisfatto.”
Sibilò abbattuto, con una punta di rabbia.
“Perché dottore?” Domandò con aria
innocente, avvicinandosi per poter vedere quale fosse il contenuto.
“Non è ancora giunto il momento.” Lo
interruppe bruscamente, allontanandolo dalla capsula contenente l’androide
numero 16.
“Mi perdoni.” Affermò con sguardo
chino, puntato a terra.
“Ho una missione importante per te.”
Puntualizzò deciso il più anziano.
“Di che si tratta? Però sa, le ho già
detto tutto di me, e le assicuro che nonostante la mia giovane età non sono uno
sprovveduto. Voglio la mia ricompensa, dopo!” Esclamò risoluto e malizioso.
“Sì, non preoccuparti. Ma quando
avrai finito, forse ce ne sarà un’altra, solo allora sarai libero. Ma ricorda,
guai se qualcosa dovesse andare storto.”
“Sì, me lo ricordo. Va bene, dimmi che devo
fare.” Fiatò appena, visto che la morsa si faceva sempre più stretta e
pericolosa al passare dei minuti, che parevano interminabili.
“Trova il
punto esatto del loro nascondiglio. In teoria dovrebbero abitare in un piccolo
appartamento che quei disgraziati del loro genitori avevano lasciato loro, ma
ho potuto appurare che non ci sono quasi mai. Sono certo che hanno un
nascondiglio segreto, dove architettano tutti i loro colpi.” Spiegò con gli
occhi semichiusi, illuminati dalla fioca luce che emanava la piccola luna.
Amava quell’ora della notte, amava il freddo, la razionalità … la scienza. Al
contrario, Calo prediligeva il giorno, il caldo, la passionalità (ecco cosa, a
dire di Gelo, gli impediva di affermarsi come scienziato) … l’etica in passato,
infatti ora, spesso questa sua regola morale finiva per mancare dall’elenco, a
causa della sete di potere.
“Chiedilo a
quella povera disgraziata, no?” Sputò alterato e leggermente intimorito da quelle
dure parole; in quel momento la presa si fece quasi nulla, e il pugnale fu
lontano dal suo nudo collo.
“Non sono
problemi tuoi. Ora muoviti.” Lo esortò severamente, fulminandolo con gli occhi
tetri, nei quali brillava una luce sinistra.
Avrò la mia gloria, la notorietà … e
tu, caro Dott. Gelo, cadrai, cadrai come un insetto. Manca molto poco.
Terzo capitolo
:D Spero che vi sia piaciuto :D Lentamente sto spiegando tutto, un po’ di
pazienza e tutto sarà più chiaro J Risponderò ad ogni dubbio e lo farò
proseguendo con la fan fic :D Ringrazio Giambo e Rose :*
Grazieee :D
Fanny.