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Autore: FannyHarris    25/03/2012    1 recensioni
Cosa successe il giorno del rapimento? Ecco qui la mia risposta.
Non avevano nemmeno un nome, e non ne sentivano la necessità. La società imponeva nome e cognome alla gente, ma loro non ne facevano parte. Erano solo due fratelli, e a tal modo si chiamavano quelle rare volte che vi era l’esigenza. Non avevano bisogno di sprecare molte parole, si capivano con un semplicissimo sguardo.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: 17, 18, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La storia di C-17 e C-18. '
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Capitolo 3

“Allora, Gelo, dov’è la mia ricompensa? Sono stato chiaro, no?” Un uomo sulla trentina, dai capelli lunghi e biondi, era seduto ai piedi di una roccia, situata nel bel mezzo di un deserto infinito. L’aria che si respirava era gelata e pungente; infatti era scesa la notte, e in simili posti la temperatura calava sino a raggiungere anche i meno sessanta gradi.

Alexander Calo, giovane scienziato, molto promettente nel campo della robotica, percepiva il freddo  intenso sulla levigata pelle, come tanti aghi spessi ed aguzzi che lo trafiggevano in ogni angolo del suo corpo, senza sosta e pietà. Le iridi nere si volsero sulla figura che aveva di fronte, ispezionandola furentemente e maliziosamente, nascondendo il dolore che provava a causa di quelle temperature inumane.

“Caro Alexander, sei stato chiarissimo. Ti ringrazio per essere riuscito a prendere la bambina. Ma prima, voglio tutti i dettagli.” Una folta chioma canuta ondeggiò candidamente, sospinta dal lieve vento gelido che soffiava. L’uomo fece qualche passo in direzione del più giovane, che, con gli occhi contratti, lo seguiva in ogni suo movimento.

“Che vuoi sapere?” Domandò secco, senza troppi giri di parole e ulteriori misteri.

“Ti ha visto qualcuno? E sai a chi mi riferisco.” Anche lo scienziato più famoso, fu molto poco eloquente e socievole.  Durante la giornata precedente si era presentato su mentite spoglie agli occhi della città, terrorizzando i cittadini talmente tanto che ora erano divenuti i suoi burattini e lui il loro capo. Alexander capì subito a chi si riferisse e fece un cenno di dissenso con la testa, rasserenando anche Gelo.

“Ora dammi quello che mi spetta.” Vibrò solenne la voce del giovane scienziato, esortando severamente l’uomo dalla chioma canuta.

“Aspetta, aspetta, non avere fretta. Dammi la ciocca.” Il Dott. Gelo si fece più vicino, inchiodando i suoi occhi fiammeggianti a quelli tenebrosi di Alexander. Quest’ultimo arretrò indeciso e preoccupato, meravigliato da tali parole. “Non so di che parli.” Provò a dire, fingendosi sicuro delle sue affermazioni.

“Dai, non farmi perdere la pazienza.” Il canuto porse in avanti la sua mano segnata dalla scienza, come in attesa di ricevere qualcosa.

Il biondo capì che era inutile fare finta di nulla, e quindi, estrasse dal suo camice bianco un becher di piccole dimensioni, contenente una ciocca di capelli rossa.  “Tieni. Ora dammi la mia ricompensa! Ho catturato la  bambina, sana e salva, i prescelti non l’hanno nemmeno notata, che altro vuoi da me?” Sbraitò furioso, mostrando con fare minaccioso il suo pugno destro, stretto a dovere.

Non ci fu nemmeno il tempo di batter ciglio che sentì sul collo qualcosa di freddo e appuntito, poggiato con violenza, ma non tanta da lacerare la pelle.

Un pugnale.

“Ora stai zitto e ascolta attentamente. Ti darò tutto quello che vuoi, ma ti sei dimenticato che ti avevo accennato dell’altro?” Gli sussurrò in un orecchio, portandogli alla memoria il suo primo incontro con quel folle.

“Buongiorno, lei sarebbe Alexander Calo, uno dei più promettenti scienziati. Piacere di fare la sua conoscenza.” Un uomo di circa cinquant’anni anni si sedette sulla sua sedia, nel suo laboratorio. Aveva un’espressione distesa e serena sul volto, nonostante gli ultimi scandali. Infatti, dopo la disfatta della Red Ribbon, si narrava che lo scienziato fosse morto, oppure disperso, ma comunque fuori dalla circolazione da anni. Alexander, per merito delle sue innumerevoli ricerche, era riuscito a trovare il dottore, e persino avere un colloquio con egli.

“Il piacere è tutto mio, sono onorato di fare la sua conoscenza.” Disse con tono di voce modesto, ma al contempo deciso.

“Bando alle ciance. Sei pronto?” Lo scienziato si alzò, dando le spalle al giovane, e si diresse verso una capsula bianca. “Qui c’è il mio ultimo androide. Ma non sono per nulla soddisfatto.” Sibilò abbattuto, con una punta di rabbia.

“Perché dottore?” Domandò con aria innocente, avvicinandosi per poter vedere quale fosse il contenuto.

“Non è ancora giunto il momento.” Lo interruppe bruscamente, allontanandolo dalla capsula contenente l’androide numero 16.

“Mi perdoni.” Affermò con sguardo chino, puntato a terra.

“Ho una missione importante per te.” Puntualizzò deciso il più anziano.

“Di che si tratta? Però sa, le ho già detto tutto di me, e le assicuro che nonostante la mia giovane età non sono uno sprovveduto. Voglio la mia ricompensa, dopo!” Esclamò risoluto e malizioso.

“Sì, non preoccuparti. Ma quando avrai finito, forse ce ne sarà un’altra, solo allora sarai libero. Ma ricorda, guai se qualcosa dovesse andare storto.”

 “Sì, me lo ricordo. Va bene, dimmi che devo fare.” Fiatò appena, visto che la morsa si faceva sempre più stretta e pericolosa al passare dei minuti, che parevano interminabili.

“Trova il punto esatto del loro nascondiglio. In teoria dovrebbero abitare in un piccolo appartamento che quei disgraziati del loro genitori avevano lasciato loro, ma ho potuto appurare che non ci sono quasi mai. Sono certo che hanno un nascondiglio segreto, dove architettano tutti i loro colpi.” Spiegò con gli occhi semichiusi, illuminati dalla fioca luce che emanava la piccola luna. Amava quell’ora della notte, amava il freddo, la razionalità … la scienza. Al contrario, Calo prediligeva il giorno, il caldo, la passionalità (ecco cosa, a dire di Gelo, gli impediva di affermarsi come scienziato) … l’etica in passato, infatti ora, spesso questa sua regola morale finiva per mancare dall’elenco, a causa della sete di potere.

“Chiedilo a quella povera disgraziata, no?” Sputò alterato e leggermente intimorito da quelle dure parole; in quel momento la presa si fece quasi nulla, e il pugnale fu lontano dal suo nudo collo.

“Non sono problemi tuoi. Ora muoviti.” Lo esortò severamente, fulminandolo con gli occhi tetri, nei quali brillava una luce sinistra.

Avrò la mia gloria, la notorietà … e tu, caro Dott. Gelo, cadrai, cadrai come un insetto. Manca molto poco.

Terzo capitolo :D Spero che vi sia piaciuto :D Lentamente sto spiegando tutto, un po’ di pazienza e tutto sarà più chiaro J Risponderò ad ogni dubbio e lo farò proseguendo con la fan fic :D Ringrazio Giambo e Rose :*

Grazieee :D

Fanny.

 

   
 
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