Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: nightmerd    25/03/2012    3 recensioni
{ Remake: GUARDIANS }
" -D’accordo-, dice tranquillo e si mette comodo, come se ci attendesse una lunga chiacchierata. –Gli angeli si sono estinti tutti. Sono rimasti solo quattro arcangeli. Uriel, Mikael, Raphael e Gabriel. Questi qui, per rimanere in vita uniscono la loro esistenza a quella degli umani, facendogli da ‘angelo custode’. Così, se muore il loro protetto muoiono anche loro-.
-Frena un secondo, play boy!-, lo interrompo. –Come si sono estinti gli angeli?-.
-Li avete uccisi voi umani. Con l’inquinamento uccidete la natura e di conseguenza gli angeli-. Annuisco e lui continua. –Però molti demoni potenti, tra i quali Nergal, vogliono distruggere la razza angelica e per farlo devono uccidere i protetti degli arcangeli. Tuttavia, Lucifero è al corrente di questo complotto e ha inviato noi demoni minori a proteggere i protetti degli arcangeli, perché questi ultimi sono troppo deboli per farlo-.
-E’ una cosa contorta-, commento corrugando la fronte.
-Lo so-.
-Ma perché Lucifero vuole preservare gli arcangeli?-.
-Per divertimento, suppongo-, fa spallucce. –Senza gli angeli il mondo per noi demoni non è divertente-. "
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Che cosa stupenda. Cambio per la millesima volta scuola. Che pizza, mi ero fatta delle amiche nell’altra scuola e subito dopo, l’ho cambiata. Perché? Mio padre è nomade. No vabè scherzo. Fa il militare e per qualche motivo a me oscuro, si deve sempre trasferire.

Entro nella scuola. Il lungo corridoio brulica di ragazzi dai quattordici ai diciotto anni. Mi guardano tutti con una certa curiosità. Lancio occhiatacce a chiunque mi guardi troppo. Mica sto facendo i Raggi-X no?

Un ragazzo sui diciotto anni un po’ più intraprendente mi sorride. Mi fermo e socchiudo gli occhi scoccandogli un’occhiataccia.

-Ehi ciao!-, mi dice una ragazza dai corti capelli ricci, rosso scuro. Ha grandi occhi gialli che sinceramente sono inquietanti.

-Ciao-, dico diffidente.

-Mi chiamo Esther-, dice ancora portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. –Tu sei?-.

-Beatrice-.

-Ah sì! Quella nuova! Non fare caso agli altri, ora ti prenderanno come un giocattolo nuovo-.

-Tanto ci sono abituata-.

-Hai cambiato altre volte scuola?-. Annuisco. Esther mi porta fino alla classe dove c’è una professoressa orrenda. Ha i capelli rossi, crespi e gonfi, il naso adunco e al posto degli occhiali due fondi di bottiglia. Ha la pelle del viso cadente e mi sembra un bulldog. Di corpo è secca un chiodo e porta un vestito orrendo, medievale quasi.

-Salve-, saluta alzando i cosiddetti occhi dal registro. –Chi è lei, Esther?-.

-Quella nuova, prof-.

-Aaah! Beatrice Gonzalés. Benvenuta, cara-.

Oddio mi fa impressione. Sorrido timida ma non so se è uscito fuori un sorriso. Penso più una smorfia di disgusto o di orrore.

Ebbene, da qui comincia la mia nuova avventura in questa squallida scuola, con squallidi studenti e squallidi prof. Eeeeh Beatrice, che vuoi farci? E’ il destino della figlia di un militare. Bisogna portare pazienza.

 

*

 

E’ passato un mese e stranamente mi sono trovata bene con tutto e tutti. A parte quel rapace della prof di matematica (che è quella che ho incontrato il primo giorno). Lei mi odia e io odio lei. Non a caso ho 5 in algebra, scienze e geometria. Neanche vuole farmi passare l’anno quella specie di avvoltoio rinsecchito!

Mi sistemo svogliatamente la frangia mentre esco dalla classe. Poco dopo vengo, come dire?, investita, da una studentessa dell’ultimo anno. Sapete, di quelle popolari che invitano tutta la scuola anche se ne conosce la metà dei studenti. Di quelle che fanno le feste di compleanno in grande, come il suo caso.

E’ una riccona sfondata e abita in una specie di castello in cima alle colline. Una festa in maschera eh? Chi vuole si veste eh? Bene! Non mi maschero.

-Ehi, Bea! Da che ti vestirai?-, mi chiede Esther.

-Non mi maschero-.

-Daaaai! Facciamo che tu ti vesti da demone e io da angelo?-. L’idea di vestirmi da demonio non mi piace.

-Perché io da demone?-.

-Perché hai i capelli neri, la pelle abbronzata e gli occhi blu-.

-I demoni hanno gli occhi rossi-, le faccio notare.

-E allora? Dai, Bea, vieni! Ce l’hai scritto anche sulla maglietta no? “Da domani faccio la brava”-.

-E sotto c’è scritto “Non lo so”!-.

-Dai vieni!-.

-Che palle, va bene! Basta che mi lasci in pace per il resto della giornata-.

-Tanto tra un’ora si esce. Vieni a pranzo con me?-. Annuisco ed entriamo nella classe.   

  
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