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Autore: Noth    25/03/2012    11 recensioni
E le nostre bravate, te le ricordi, Kurt? Ogni memoria si è tatuata nella mia mente ed ancora oggi sorrido a pensarci. Arrivammo al St. Benedict lo stesso giorno. Due bambini di cinque anni, due cuccioli di uomo senza nessuna base su cui crescere. Abbiamo fatto affidamento solo l’uno sull’altro. Vicini di letto un po’ per fortuna un po’ per caso. Tu, con quel tuo vizio di succhiarti il pollice che non riuscivano a levarti ed io, con la mania di prendere due bastoncini e sbatacchiarli ovunque per creare del ritmo. Due bambini nati per restare assieme. Due bambini che si amarono ancora prima di sapere cosa questo voleva dire. Due bambini che il fato si è divertito ad allontanare ed avvicinare come due futili marionette peccatrici. Io e te. Ti ricordi, Kurt?
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Don't You Remember?
-Epilogue-









Un anno era passato, e mi era sembrato un’eternità e, contemporaneamente, era come se il tempo si fosse fermato nel vuoto assoluto. Vivevo come un automa, persino i miei genitori si erano preoccupati per me. Non ne avevano motivo perché mangiavo, andavo decentemente a scuola e parlavo, anche se molto poco. Dormivo male, poiché i sogni che facevo erano molto più belli della realtà.

Non facevo altri che ripetermi che probabilmente Kurt mi aveva dimenticato e non sarebbe mai venuto a cercarmi. E allora avevo voglia di gridare. Avevo voglia di correre finchè non fossi stramazzato al suolo, di andarmene per sempre e dimenticare chi fossi. Kurt mi mancava ogni singolo secondo.

Ormai avevo fatto l’abitudine a tutto questo, mi svegliavo e conoscevo la sensazione di vuoto e mancanza che mi assaliva. Non mi era più nuova, era diventata una dolorosa routine. Mi era difficile concentrarmi perché, ora più che mai, davanti agli occhi vedevo i nostri brevi momenti assieme, il raro sorriso che avevo riplasmato sul suo viso, le sue lacrime ed il sapore delle sue labbra, che era quello che preferivo.

Era Natale e non avevo affatto voglia di festeggiarlo, perché non ero felice e volevo potermi permettere di avere un solo giorno per me stesso, stare male e tacere nel mio silenzio. Era difficile vedere tutti così euforici e sentirsi in guastafeste, ma tirare verso l’alto gli angoli della bocca sembrava strapparmi la faccia.

I canti natalizi andavano a ripetizione in salone, e la loro allegria cominciava a risultarmi fastidiosa.

Mia madre spuntò dalla cucina, gridando alle gemelle di non spruzzarsi le bucce d’arancia negli occhi, e mi guardò, sorridendo, e rimestando la sua profumata salsa arancione con un mestolo nella terrina trasparente che teneva tra le mani.

« Tesoro… » mormorò, e sapevo cosa voleva dire, sapevo che il mio umore era deleterio per tutti e avrei tanto voluto essere felice ma avevo la sensazione che avrei potuto esserlo sono se Kurt fosse stato di nuovo accanto a me. Cosa impossibile. Ed ecco che ricominciava il dolore.

« Scusami, mamma, lo so che vi sto rovinando la festa… »

Lei si sedette sul divano, così che fossimo vicini.

« Blaine, lo so che stai male, so che è difficile. Probabilmente tutto ciò che vorresti fare è chiuderti a chiave in una stanza ed urlare. » deglutii per quanto avesse ragione, guardando quel sorriso amorevole che le creava una lieve mappa di rughe attorno agli occhi. Eppure era sempre bellissima. « So come ci si sente quando si è così soli che si ha voglia di soffocare, ma è Natale, abbiamo preso dei regali e stiamo cucinando tutti assieme e papà… tornerà tra poco con le luci da mettere sulla porta. »

Sospirai, cercando di farmi prendere dall’atmosfera, senza riuscirci.

« Facciamo così: vai a farti una passeggiata, magari vedendo gli alberi e gli addobbi riuscirai a farti trasportare un po’. » suggerì, carezzandomi una spalla.

Annuii e mi misi la giacca, guardando la televisione che trasmetteva uno dei soliti film che passavano ad ogni Natale. Guardarli con Kurt sarebbe stato come vederli per la prima volta.

« Mamma? » chiamai, prima di uscire dalla porta.

Lei si voltò prima di entrare nuovamente in cucina.

« Mh? »

La guardai, con quel sorriso dolce, una donna che aveva sofferto. Lo si capiva da quello che mi aveva detto poco prima. Detestavo l’idea di vederle portato via quel sorriso.

La abbracciai, sentendone il profumo, e dicendomi quanto ero stato fortunato a trovare una donna così gentile e che mi aveva accolto a casa sua come fosse
stata la mia. Ed era ancora in piedi, nonostante tutto. Non volevo ferirla col mio comportamento.

La lasciai andare ed uscii, sperando davvero che le luci facessero qualcosa e risvegliassero l’animo natalizio che stava sopito dentro di me.
 


 
***


 
Le strade erano ricoperte di neve, e profumavano di apple pie. Avevo la sciarpa eppure, attraverso la lana spessa, si formavano comunque delle nuvolette di condensa che davano una qualche forma al mio respiro.

Chissà se Kurt stava festeggiando.

Chissà se si tagliava ancora.

Camminai a lungo, osservando le luci sulle case ed il fumo che usciva dal camini. Non c’era nessuno, pareva tutto così calmo e fermo che mi spaventava l’idea di sentire di venire dilaniato da un uragano, dentro.

Cosa c’era di sbagliato in me?

La strada innevata era quasi scivolosa, e mi accorsi appena di essere arrivato a quella panchina dove io e Kurt avevamo parlato durante uno dei nostri primi incontri.

Sospirai e vi tolsi la neve da sopra con la mano, rabbrividendo per il freddo. Il silenzio era terrificante e sembrava quasi volermi schiaffeggiare. Lo avevo tanto bramato ma non ero in grado di sostenerlo, perché sentivo la voce di Kurt ovunque. Un eco distratto della mia mente che non si decideva a lasciarlo andare. Inoltre quel luogo non aveva più alcun valore senza di lui.

« Mi manchi, Kurt. » sussurrai a quel silenzio, come se avesse potuto capirmi e confortarmi, e magari rispondermi.

La cosa buffa è che lo fece.

« Mi sei mancato anche tu, Blaine. » mormorò qualcuno, talmente piano che avrebbe potuto essere il suono del vento. Mi voltai, il cuore in gola che pulsava freneticamente, forse più svelto di quanto non corresse la mia mente.

Alle mia spalle c’era Kurt, in testa un berretto di lana bianco, indossava un cappotto chiaro. Mi guardava sorridendo, tanto che lo riconobbi a malapena così radioso. Aveva il naso e le guance rosse per via del gelo e teneva le mani in tasca, imbarazzato.

Le cose erano due: o ero diventato pazzo, oppure questa volta Kurt mi aveva trovato.

« Cosa… Io… Kurt… » balbettai, il suono del battito del mio cuore era troppo forte nelle mie orecchie e mi impediva di pensare razionalmente.

Lui allargò il suo sorriso e le lacrime iniziarono a rigargli le guance. Ma non erano di tristezza, come se fosse stato un incubo, erano di gioia, luminose. Mi alzai dalla panchina, le ginocchia mi reggevano a stento.

« E’ un sogno? Ho preso sonno sul divano? » chiesi, avvicinandomi cautamente, e Kurt non si mosse.

« Ti ho trovato, Blaine. » mormorò, abbassando lo sguardo e trattenendo un singhiozzo.

Mi gettai su di lui, scivolando sul ghiaccio e travolgendolo, facendoci cadere entrambi nella neve soffice. Era vero, era lui, potevo toccarlo, ne avvertivo il calore, ne sentivo la realtà. Lui rideva e, Dio, quanto mi era mancato quel suono.

« Come mi hai trovato? Da dove arrivi? Come stai? » lo tempestai di domande, e avrei voluto potergliene fare altre, ma lui ancora rideva beatamente e mi mise le mani sulle guance, cancellando con la punta dei pollici le lacrime che stavano scivolando sul mio viso senza che nemmeno me ne accorgessi.

« Mi sei mancato tanto. » ripeté, abbracciandomi e non lamentandosi del fatto che stessi sopra il suo petto. Il suo profumo mi mandò su di giri e mi resi
conto di quando mi fosse pesata la sua assenza. Affondai in viso nella sua spalla.

« Davvero, rispondi alle mie domande o credo che impazzirò. » sussurrai, sciogliendo l’abbraccio e mettendomi a sedere sulla neve a gambe incrociate, e lui mi imitò.

« Allora: ti ho trovato prendendo l’aereo. Mi avevano trasferito a parecchi chilometri da qui. A diciotto anni sono diventato indipendente dall’orfanotrofio e sono andato a lavorare per guadagnarmi i soldi per tornare qui. Poi non sapevo bene dove fosse casa tua, ma ricordavo la strada per arrivare a questa panchina e pensavo che forse, poi, mi sarei ricordato come si arriva da te, ma non ce n’è stato bisogno, perché eri qui. Non potevo crederci. » scosse la testa, sorridendo e tirando su col naso. « Non sapevo cosa dire, il cuore minacciava di spappolarmisi nel petto. E poi hai parlato, e non ho fatto altro che rispondere. E grazie a Dio lo hai fatto, altrimenti chissà quanto altro tempo sarei rimasto qui ad aspettare. Per rispondere alla domanda come sto, devi aspettare che smetta di piangere e che il cuore la finisca di battermi così velocemente. » abbassò lo sguardo e si portò una mano sul petto. « Dio, » mormorò « sei rimasto proprio uguale. »

Sospirai e sorrisi, non riuscendo a togliergli gli occhi di dosso, come se avesse potuto scomparire all’improvviso.

« Ti ricordi di me. » sussurrai, trattenendo un singhiozzo, e non era una domanda. Era la verità, finalmente sulle mie labbra, che usciva lentamente e prendeva forma.

Lui annuì, scoppiando in una risata incredula. Gli occhi cerulei luminosi come quelli che avevo conosciuto da bambino.

« Sempre. » rispose, prendendomi teneramente una mano.

Esplosi.

« Sei… se solo sapessi com’è stato senza di te. Non era vita, non era… non era niente. Come può un’esistenza essere considerata tale solo se tu sei accanto a me? Kurt… Kurt io ti amo. Ti amo da quando siamo bambini, solo che non lo sapevo. E-e non abbiamo bisogno di etichette, non abbiamo bisogno di niente. Ho bisogno di te, il resto… può anche andare a farsi fottere. »

Il mio insulso monologo si interruppe di colpo, quando Kurt mi si avvicinò senza preavviso e posò le sue labbra sulle mie, scaldandomi all’istante e dando, come sempre, un senso a tutte le mie domande inespresse. Gli passai una mano trai i capelli morbidi, gli carezzai le guance sulle quali ancora scendevano lacrime. Dentro di me tutto stava per esplodere.

Era lì.

Scoppiai in singhiozzi più violenti, io che avrei voluto essere la sua roccia.

« Non te ne andare. » mormorai appoggiando la fronte sulla sua, annegando e soffocando nei suoi occhi e lasciandomi andare a tutto ciò che avevo
immagazzinato in quell’anno da solo. « Ti prego non lasciarmi qui di nuovo. Resta. Resta con me. »

Kurt sorrise, e mi mise una mano sulle labbra per farmi tacere.

« Resto se tu rimani con me. » rispose, e mi spostò un ricciolo dalla fronte.

« Non devi nemmeno chiederlo, cazzo, con tutta la fatica che ho fatto per farti ricordare di me… » borbottai, e poi mi venne in mente una cosa. « Perché non
mi hai dimenticato questa volta? »

Lui si alzò in piedi, e mi tese la mano. La strinsi all’istante, facendomi tirare in piedi.

« Perché sapevo che ti amavo. Sapevo cos’era quel sentimento che mi opprimeva il petto, e sapevo che anche tu mi amavi. Sapevo che sarei tornato qui.

Sapevo che non ero solo. È complicato, ma diciamo che semplicemente ho fatto ordine nel mio cuore. Grazie a te. »

Gli strinsi la mano, beandomi della sua bellezza. Era mio. Era lì.

« Quindi ora cosa farai? » domandai, sapendo che pur di farlo restare lo avrei chiuso nel mio armadio, lo avrei sfamato a merendine e non lo avrei mai fatto
uscire.

Non potevo perderlo di nuovo, non lo avrei permesso mai. Mai.

« Troverò un lavoro e riscatterò la vecchia casa che avevo qui. Non varrà molto, credo, e dubito che qualcuno sia stato così disperato da andarci ad abitare.
Oh. » esclamò.

« Cosa? » mi allarmai, avvicinandomi a lui.

« Buon Natale, Blaine. » sussurrò, « Che stupido, mi ero dimenticato. Cavolo. »

Risi, e mi compiacqui del fatto che ancora imprecasse come da bambino. Era vero che le persone non cambiavano mai sul serio.

« Buon Natale, Kurt. » sorrisi, ed ebbi voglia di scappare via, per sempre, solo io e lui, così che non avremmo mai più potuto essere separati. « Ti va di
venire a pranzo da me? » chiesi.

Lui alzò un sopracciglio, a disagio.

« E’ il pranzo di Natale, Blaine… »

Io scossi la testa, e lo tirai nella mia direzione.

« Fidati che ci sarà da mangiare anche per te. A dire il vero ci sarà cibo per altre dieci persone, sono sicuro… »

Kurt sorrise timidamente, ed incassò la testa tra le spalle.

« Sicuro che posso? »

Pensai ai miei genitori, che tanto volevano vedermi felice, che si erano appassionati alla vicenda di Kurt, ed annuii.

« Casa mia è casa tua. Lo sarà sempre. »

Lo baciai, e non so quanto tempo passò. So solo che ero felice. Per la prima volta dopo tanto tempo, ero felice.



 
***



E’ questa la routine che voglio, la routine che amo di tutti i giorni. Una routine che si chiama Kurt e che mi sono guadagnato attraverso le avversità. L’ho avuto, mi è stato strappato via, non si ricordava di me, ci siamo ritrovati, è stato costretto ad andarsene e poi, alla fine, mi ha cercato ancora, perché dovevo essere suo e lui mio.

Il destino lavora in modo curioso, a volte l’ho detestato, a volte avrei voluto urlare.
Ma alla fine mi ha fatto avere l’unica cosa della quale mi importasse veramente.

Kurt.

L’uomo che ho amato da quando ero uno stupido ragazzino, l’uomo che amo e che non potrò fare a meno di amare in futuro. Perché siamo fatti per stare assieme. Perché non lo lascerò andare via. Perché io e lui siamo una cosa sola, don’t you remember?

























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Spazio Autrice:
Ebbene, siamo all'addio per questa storia, nè?
Io spero tanto che vi sia piaciuta. Che vi abbia fatto piangere, che vi abbia emozionato, che vi abbia fatto riflettere
e che vi abbia dato la possibilità di provare delle emozioni.
Siete stati dei lettori fantastici nonostante i miei problemi ad aggiornare.
Ora vi saluto per l'ultima volta da questa fanfic e, invece, ne ho iniziata un'altra. Sempre Klaine ovviamente.
Per chi volesse ecco il link.

'Nobody Said It Was Easy', ambientata in un "centro di cura per l'omosessualità"

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=992201&i=1

Detto questo grazie, grazie per ogni recensione, per ogni preferito, per ogni cosa.
Sarò sempre vostra,
Noth.



Pagina Autrice su Facebook: http://www.facebook.com/pages/Noth-EFP/364038186940771
   
 
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