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Autore: Silene Nocturna    26/03/2012    3 recensioni
Piccolo momento di vita quotidiana, ovvero quando Hachi convive con Takumi, in attesa di Sachiko… E non puo’ fare a meno di pensare al passato, nonostante il presente sia più roseo di quanto immaginasse. Quanto puo’ c’entrare un piccolo felino?
[Takumi x Nana Komatsu]
Buona lettura!
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nana Komatsui
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Autore Nihila
Titolo della storia: Sensibility
Coppia scelta: Hachiko x Takumi
Rating: Giallo
Genere: Oneshot
Avvertimenti: What if?
Introduzione: Piccolo momento di vita quotidiana, ovvero quando Hachi convive con Takumi, in attesa di Sachiko… E non puo’ fare a meno di pensare al passato, nonostante il presente sia più roseo di quanto immaginasse. Quanto puo’ c’entrare un piccolo felino?
Note dell'autore: l’ultima frase –dato che questa fan fiction ha partecipato a un altro contest ma non è edita- è un aforisma scelto dal giudice.

 

Questa storia partecipa a due contest! “I quattro elementi” e “Nana contest” di Dark Aeris.

Prompt [Spiaggia; Ghiaccio; Carte]

 

 

 

 

Sensibility

 

 

Sono trascorsi pochi mesi da quando la mia permanenza nella residenza di Takumi è stata resa pubblica smentendo le voci sul suo possibile rapporto con Reira. Io sono qui, sono Nana Komatsu –detta Hachiko- e non passa istante in cui non ripensi alla mia vecchia vita.

A volte, quando il mio fidanzato è troppo preso dal suo impegnativo lavoro, trascorro istanti ad osservare il paesaggio oltre la finestra della cucina; il panorama non è esattamente come quello dell’appartamento 707. Sospiro appoggiando una mano contro i vetri appannati. Fa freddo. La stagione invernale è alle porte e io ripenso a te, Nana.

Takumi è tutto ciò che ho sempre desiderato… E lo amo, sì, lo amo come non ho mai amato nessuno. Comprendo il suo modo di essere, il suo bisogno di rivalsa e per questo accetto la necessità di queste assenze. Per quanto possa sforzarmi, le notti trascorse in quell’enorme letto senza nessuno che mi scaldi come facevi tu un tempo mi mancano e non comprendo se ciò dipenda dalla lontananza di quell’uomo troppo orgoglioso o dal bisogno di vederti e parlarti. Sono egoista; non posso biasimarvi per la strada che avete scelto di intraprendere. Invece io sono qui, ad occuparmi di questa casa vuota, sopraffatta dai ricordi.

Mi guardo attorno, rendendomi conto che non c’è nulla che possa svolgere come mansione adeguata ad una donna di casa. Sedendo su una poltrona, afferro una rivista di gossip -quella in cui parlano sempre di te, Nana- e la sfoglio senza rendermi conto del tempo trascorso.

Lo scattare della serratura mi riporta alla realtà, facendomi incontrare lo sguardo stanco di Takumi; sembra arrabbiato, quasi disturbato dalla mia presenza, dalle persone, dal mondo intero. Non capisco cos’abbia in questo periodo, tuttavia noto che regge un grosso scatolo sotto il braccio sinistro. Mi chiedo cosa ci sia dentro, avvicinandomi cautamente.

- Bentornato Takumi. Vuoi che ti prepari qualcosa da mangiare?- domando tenendo lo sguardo fisso sul pacco.

- No… Abbiamo pranzato con dei collaboratori. Piuttosto, ho qualcosa che potrebbe piacerti.

Corrugo le sopracciglia mentre osservo gli occhi scuri celati dai suoi lunghi capelli, trovandolo affascinante come sempre, col solito tono distaccato. Mi porge inaspettatamente il grosso contenitore che prontamente appoggio sul tavolo della cucina; forse potrebbe essere un suo nuovo regalo. Nell’ultimo periodo ho trascorso più tempo ad aprire i suoi doni che stringergli le braccia al collo, lasciandoci travolgere dalla passione.

- Attenta, è fragile.

Slaccio il fiocco sotto il suo sguardo vigile e apro la parte superiore rivelando un… cucciolo di gatto? Sono convinta di avere uno sguardo trasognante e pregno di gratitudine. Afferro il batuffolo che continua a miagolare con la sua lieve vocina, abbracciandolo stretto. Un piccolo gatto nero…

- Takumi io… Non so cosa dire.

- Non bastava un marmocchio, ci mancava questo sacco di pulci.

- Come?- sgrano gli occhi, incredula per ciò che ha detto mentre si avvicina alla sedia e sistemandosi stancamente accende una sigaretta.

- E’ il regalo di una fan. Potresti trovargli una sistemazione.- dice facendo sparire l’accendino nelle sue tasche.

Per tutta risposta lo osservo accigliata, trattenendo ben stretto il felino che minaccia di strapparmi il maglione.

- Non dovresti fumare data la mia condizione.

Lo vedo alzarsi nervoso ed aprire le finestre. Appoggiandosi al lavello continua a far uscire dalle labbra nuvole di fumo che indirizza verso l’esterno; la nostra conversazione minaccia di sfociare in quella che potrebbe essere una discussione accesa come non accadeva da molto, molto tempo.

I miei occhi si inumidiscono alla luce del fatto che non mi considera minimamente una sua priorità; ho sempre pensato che Takumi dimostrasse a suo modo l’affetto che prova nei miei confronti, e di questo ne sono certa tutt’oggi, anche se guardarlo infuriarsi per quelli che definisce “I tuoi capricci, Nana!” non mi aiuta a far passare questo lancinante mal di stomaco che accolgo ogni volta dopo i nostri più accesi litigi.

- Nana mi avrebbe permesso di tenerlo e non si sarebbe messa a fumare in mia presenza!

Me lo ritrovo addosso in men che non si dica, minacciandomi con la sua stazza; appoggio le schiena contro la parete ripetendo il suo nome, intimorita.

- T-Takumi…

- Sono stufo di sentirti parlare di quella donna!

Annuisco mentre le lacrime cominciano a rigarmi il volto, pizzicandomi gli occhi. So che non smetterò di piangere finché lui non tornerà ad essere il ragazzo di cui mi sono innamorata. Intrecciando le sue dita dietro la mia nuca mi attira in un bacio freddo, imponendomi quasi la lingua nella bocca; percepisco il sapore nauseante del tabacco e divincolandomi tento di riprendere fiato.

- Non voglio che fumi in mia presenza.

Il gattino viene verso di noi, annusandomi una gamba; forse si aspetta che lo prenda in braccio. Ne approfitto per scansarmi da Takumi, non avendo voglia di incrociare i suoi occhi e lui abbassa il capo.

- Vado a farmi una doccia.- dice sommessamente, dopodiché si ferma sullo stipite della porta, voltandosi nella mia direzione. – Prepara un tavolo da gioco, questa sera abbiamo i Trapnest ospiti a cena.

I Trapnest.

Il suono di quella parola mi rimbomba nelle tempie ed inaspettatamente un conato di vomito mi si propaga nella gola; mi sporgo frettolosamente verso il lavandino della cucina. Il cuore in subbuglio e Takumi è dietro di me sorreggendomi con una lieve pressione, contro il suo torace: non mi rammarico neanche di subire questi squilibri. La vita che mi cresce dentro conta ben più di qualsiasi altra discussione.

- Vuoi che chiami un medico?- domanda facendomi sdraiare sul divano.

- No… No, è tutto a posto. E’ una cosa “normale”- ridacchio stupidamente, nonostante gli occhi umidi.

- Chiamo i ragazzi per dirgli che la serata è rimandata- il suo sguardo è decisamente imperscrutabile; sembra preoccupato.

- Non farlo. Mi dispiacerebbe non rivedere Naoki e tutti gli altri.

- Ritengo che la tua condizione sia più importante.

Afferra velocemente il telefono, rimettendomi il gattino in grembo; lo accarezzo con un sorriso, sfiorandogli la mano.

- E’ morbido, vero?-

Lui non risponde mentre con lentezza gli faccio toccare il pelo del cucciolo che ci guarda stranito. Attende qualche istante, perso nei suoi pensieri, ma il rumore di un tuono ci riporta brutalmente alla realtà ed osservo la finestra. Il cielo è cupo e una lieve pioggia comincia a trasformarsi in qualcosa di decisamente più rumoroso. Difatti, una moltitudine di chicchi di grossa grandine cadono dal manto cinereo, riversandosi sul nostro davanzale e contro i vetri. Mi accorgo di avere ancora la mano di Takumi ben stretta e non intendo lasciarla.

Il gattino è ormai accoccolato sulla mia pancia rigonfia, acciambellato comodamente mentre il mio fidanzato si allontana nuovamente. L’ennesimo tuono ci sorprende.

- Takumi… Per favore, aspetta. Non disdire la serata e…- indugio torturandomi le mani.

- Cosa?- domanda corrugando impercettibilmente le sopracciglia.

- Permettimi di tenerlo.- asserisco guardandolo tristemente.

Lui o lei che sia, potrebbe essere la compagnia nei momenti in cui sono qui a casa da sola.

In un modo o nell’altro, sembra che il Grande Demone Celeste abbia voluto mandarmi un tuo segno, Nana. Per quanto possa sforzarmi, adesso, osservando questo minuscolo e fragile essere non posso fare a meno di paragonarlo a te: ricordi? Io sono stata il fedele cagnolino… Ma tu mi hai sempre graffiato il muso e spinto all’avventura, proprio come un gatto. Si decide di addomesticarlo, tenendolo rinchiuso tra le mura di una casa; purtroppo non smetterà mai di vagare libero.

- E’ una femmina, ne sono sicuro- mormora scocciato Takumi prima di sparire oltre l’uscio. Sorrido, chissà a chi si riferiva.

***

La serata non poteva trascorrere meglio.

Mi ha fatto piacere rivedere Naoki e Ren… soprattutto Ren. Osservando lui, ho avuto modo di scorgere un pezzetto della mia vita passata, quando entrando dalla porta dell’appartamento 707 ho incontrato i Trapnest. Allora ero una sciocca ragazzina in cerca del principe azzurro… Ma a pensarci, escludendo il pancione, lo sono ancora.

Takumi si è comportato in maniera impeccabile, come un marito perfetto, e per questo non posso che essergli grata. La presenza di Reira rimane tuttavia il mio incubo peggiore.

Si è presentata nel suo abito bianco, bellissima come sempre; non parliamo molto, io e lei. Sembra che le piaccia troppo dimostrare quanto conosce il leader della propria band, rimproverandomi nel momento in cui compio qualcosa che non rientri nei gusti di Takumi. Per fortuna Ren è sempre stato lì a sdrammatizzare.

“Ehi Hachiko, quando hai bisogno di sfogarti molla questo capellone ed unisciti a me” mi ha detto strizzando la palpebra; inutile descrivere l’occhiataccia che ha guadagnato. Poi abbiamo riso, allestendo un tavolino da gioco come quello dei CASINO’, anche se… i giochi non erano affatto come quelli dei Casinò! Takumi si è arrabbiato molto spesso con me, data la mia inettitudine che gli avversari hanno cominciato a sfruttare per vincere. Si sono poi prodigati di prendere le giuste carte per una partita all’Uta Karuta*; non ho mai sbagliato a comporre le carte nel modo giusto, unendo i versi dello stesso poema… E poi è toccato al Kabu.

“Insomma Hachi, sei la migliore! Io mi arrendo” ha detto Naoki buttando le carte dai colori accessi in aria, facendomi ridere e guadagnandosi la ramanzina di Ren, il suo compagno di squadra.

“Vado a prendervi da bere, ragazzi. Torno subito” alzandomi un po’ a fatica ho raggiunto la cucina per riprendere anche una boccata d’aria; il mio caro bassista, insieme al suo amico chitarrista, non ha saputo resistere per fumare l’ennesima sigaretta, nervoso anche a causa del gioco. Respiro profondamente prima di aprire l’anta di un mobiletto e versare altro liquore. Saki, la mia gattina, mi si struscia sulle caviglie e preoccupandomi che abbia fame, verso un po’ di pappa anche a lei.

Sono stremata, e Takumi sembra accorgersene dato che convince tutti a lasciare la postazione, dopo il bicchiere di alcol…

Mettendomi in camicia da notte, attendo che venga a farmi compagnia, per il momento godo della vista di Saki che continua ad avvolgersi nella calda coperta. Il cuscino non mi è mai sembrato così morbido! Takumi sopraggiunge subito dopo, cominciando a contestare l’idea che il gatto debba dormire nella nostra camera da letto.

- Tu tolleri Saki quanto io tollero Reira.

- Reira è una persona, ed è anche una formidabile solista- pronuncia, sdraiandosi con le braccia dietro la nuca. Mi domando come faccia a stare a petto nudo nonostante la temperatura bassa, anche se la nostra casa è piacevolmente riscaldata.

- Tsk!- pronuncio sdegnosa, cominciando a dirgli tutto ciò che mi ha fatto arrabbiare durante la serata. -…so che è così, non sa fare altro che cantare e non sopporta essere messa in ombra da una donna. E’ successo anche con Nana. Nessuno poteva credere che la sua voce avrebbe fatto preoccupare una professionista come Reira; cerca anche di piagnucolare con chiunque le dia la possibilità di farlo!

Sembra nuovamente sul punto di esplodere, ma più che prendersela con me decide di cacciare fuori la mia gattina, afferrandola per la collottola; gattono sul letto tirandogli la cinta che ha ancora in vita, pregandolo di non metterla fuori al freddo. Dopo averla lasciata cadere, richiude violentemente la porta ed il suo sguardo non mi piace per nulla.

- E va bene, difendi quanto vuoi la tua Reira. Non smetterò mai di credere che tra voi non ci sia niente.- affermo con gli occhi già lucidi.

- Smettila!- grida Takumi.

Mi si scaglia contro facendomi improvvisamente distendere sotto il suo peso baciandomi come è accaduto prima che arrivassero gli altri. Stavolta tento di spostarmi, facendo pressione sul suo petto, ma risulto priva di forze.

- Insinui che ti tradisca con Reira, e cosa dovrei dire della tua Nana?! Sarebbe un bel menage a troi- dice sprezzante mentre lo ripago con un’occhiata furente.

- Non dire queste cose!

- Sono stufo dei tuoi ordini.

Baciandomi per troncare la frase che tentavo di riversargli contro, afferra anche i miei polsi impedendomi di allontanarlo. Non aveva mai usato questa violenza con me, nonostante il suo temperamento. Subisco i suoi baci sul seno e le sue carezze senza poter far nulla, trattenendomi dal singhiozzare. I capelli lunghi ricadono mi ricadono sulla fronte, provocandomi dei brividi lungo la schiena. Si impossessa del collo, tracciando una scia umida con la lingua e poi riesce a strapparmi un gemito, mordendolo. Rilasso i muscoli totalmente in balia delle sue azioni. Mi ero ritrovata ad esercitare una misera quantità di forza, nonostante fossi oppressa dal petto ancora in parte celato dalla camicia sbottonata; il suo corpo imprigionava il mio, forzandomi prepotentemente ad un contatto. Ciò a cui ambiva Takumi era ben altro: forse, pensai, gli sarebbe bastata anche la piccola soddisfazione di sentirmi gemere sotto di se, provocandomi piacere nonostante il modo ignobile con cui spingeva le dita contro il mio ventre. Chissà con quante altre è capitato…

Non sono mai stata contraria a questi gesti con me e non lo sarò adesso, perché se le altre donne che possiede o in passato ha posseduto hanno provato piacere ad essere sfiorate, ciò che ritengo importante è la consapevolezza che il suo cuore mi appartiene. Che sciocca sentimentale è Hachiko, penserà qualcuno.

Nonostante sia più possessivo pare riacquisire la calma e accarezzandomi il viso si sporge per darmi un bacio intenso ma meno eccessivo; avendo i polsi ormai liberi mi aggrappo disperatamente alla sua schiena nel momento in cui completa l’atto. I miei gemiti sommessi si fondono insieme ai suoi sospiri trattenuti in un univoco richiamo che pervade il silenzio della camera.

Averlo così vicino mi dona sempre quella mancata sicurezza, come se Takumi sia la mia unica ancora di salvezza: l’unico che possa davvero farmi sentire viva. Ho rinunciato a te, Nana, per averlo accanto, ma durante alcune situazioni non rimpiango di averlo fatto.

Ci lasciamo andare tra le coltri rosate ed io mi rannicchio come una bambina contro il suo petto, ascoltando i battiti del cuore. Gli accarezzo i lunghi capelli come ho sempre amato fare, non riuscirei ad immaginarlo senza e non credo mi piacerebbe allo stesso modo.

- Nana…- sospira prima di appoggiare il mento sulla mia testa.

***

La grandine comincia ad inondare il nostro davanzale ed un alito di vento gelido ci raggiunge. E’ già mattino sfortunatamente; Takumi si alza, preparandosi per andare a lavoro, ed io decido di sonnecchiare un altro po’. D’improvviso avverto uno strano calore e un ombra mi si staglia dinanzi le palpebre socchiuse… E’ lui, lui che ha afferrato il cucciolo per sistemarlo sotto la coperta, di fianco a me. Gli sorrido, baciandolo prima che se ne vada.

Al mio risveglio trovo Saki ancora qui, ma i suoi enormi occhi mi spingono a sobbalzare per lo spavento!

Nonostante il cielo sia nuvoloso mi accingo ugualmente a vestirmi per raggiungere un luogo che da tempo non ho il piacere di osservare. Utile per colmare nuovamente questa solitudine. Preparo il foulard da avvolgere intorno ai capelli ed un cappotto non troppo pesante; ho idea di portare anche Saki insieme a me, quindi afferro la borsa più grande che posseggo sistemandola al suo interno. Il viaggio non è lungo, mi basterà prendere il treno.

Ed eccolo lì, dopo interminabili minuti riesco a vederlo di nuovo, il mare. Respiro a pieni polmoni l’aria frizzante e la brezza quasi mi porta via il foulard… La distesa d’acqua è immensa e sconfinata, trovo piacevole perdere lo sguardo all’orizzonte. I piedi affondano nella sabbia bagnata e lievi brividi mi si arrampicano lungo le caviglie; non posso non pensare al canale che osservavo dal mio appartamento, luogo in cui ho trascorso il Tanabata insieme a Nobu. Chiudo gli occhi, mentre Saki miagola nascondendosi nella borsa. Cammino verso il bagnasciuga chinandomi per toccare l’acqua gelida. E’ la sensazione più piacevole… Mi domando se anche a Satsuki piacerà un giorno potersi abbandonare in questa distesa sconfinata, facendosi cullare dalle onde.

Il mare nella stagione invernale sembra rispecchiare perfettamente il mio stato d’animo quando Takumi abbandona l’appartamento.

Sai Nana, a volte mi ripeto di essere un’egoista; se non sono con lui penso a te e viceversa… Chi è che amo in realtà? Eppure non posso legarvi a me come io mi lego indissolubilmente alle persone.

Allontanandomi prima che le onde più alte mi raggiungano, data la momentanea stanchezza decido di sedermi sulla sabbia, facendo scivolare i granelli sotto le dita. Prendo in grembo Saki che mi osserva spaesata; non posso darle tutti i torti. Per fortuna c’è un rifugio composto da assi di legno, sotto cui mi sistemo, in modo tale che il vento freddo non gravi molto sulla mia condizione. Rimango ad osservare l’orizzonte ancora per un po’ e guardando l’orologio mi rendo conto che ormai è quasi ora di pranzo. Nessun messaggio di Takumi, probabilmente rimarrà a lavorare anche oggi fino a sera.

Il viaggio di ritorno non è difficoltoso come credevo, perfino il treno era abbastanza sgombro. Béh, in effetti nessuno si sarebbe diretto verso una località marittima con questo tempaccio; Saki dorme placidamente nella borsa ed ogni tanto le lancio un’occhiata giusto per vedere se necessita di qualcosa. Potrei provare ad allenarmi a fare la mamma! …Un bambino ha esigenze diverse. Hachiko, cosa vai a pensare? Sospiro affranta. Ho paura di non essere un buon genitore; e se Takumi continua con le sue assenze, non so proprio come cavarmela. Potrei tornare nel piccolo paese, insieme alla mia famiglia, ma subito scaccio questo pensiero. Ormai la mia vita è qui.

***

Apro stancamente la porta riversandomi nell’ambiente caldo ed accogliente. Per prima cosa poggio la borsa sul pavimento, prendendo Saki ed avvolgendola in una piccola coperta; ho notato che le piace essere avvolta in qualcosa di morbido.

- Sorpresa.

- Chi va là?!- urlo sobbalzando ed afferrando la prima cosa che mi capita a tiro.

- Hai un bel modo di accogliere tuo marito.

E’ buio pesto a causa delle finestre chiuse, e non avevo certo idea che Takumi tornasse così presto. Accende la luce ritrovandosi dinanzi la mia sagoma con ben stretta una padella tra le mani. Si lascia scappare una risata, schernendomi sul fatto che se ci fosse stato un vero rapinatore non me la sarei mai cavata.

- Oh insomma. Non sono abituata al fatto di vederti così spesso.- borbotto afflitta, tuttavia sono troppo felice per non correre ad abbracciarlo.

- Dove sei stata?

- Sono andata fino a Shinagawa per… Vedere il mare. Dovresti venirci anche tu.

- Non credo di avere abbastanza tempo in questo periodo; i soliti problemi con la casa discografica.

Preparo un ricco pranzetto tentando di distrarlo per un po’. Trascorriamo del tempo parlando dei progetti che ho per la bambina; sono posta con lo sguardo rivolto alla finestra e d’un tratto mi pare di vedere qualcosa depositarsi lievemente sul vetro. E ancora, ancora. Mi alzo con impeto, battendo i palmi contro la superficie lignea e Takumi tossisce per la sorpresa. Corro verso il davanzale, spalancandolo e dinanzi a me un mucchio di fiocchi di neve cadono con lentezza sulla città; rimango ad osservare quello spettacolo con la bocca schiusa. Ho sempre adorato il lento percorso dei fiocchi: in qualche modo mi rendono serena. Percepisco la presenza di Takumi alle spalle che prontamente mi cinge la vita con un braccio.

- Non volevo accusarti di avere una relazione con Reira…- dico a bassa voce, ma mi induce a tacere, sovrastando la mia voce.

- Volevi, ma ti sei pentita. Sai Nana, è per questo che ti apprezzo: sei troppo sincera.

Risulta raro sentirgli dire certe cose ed una sensazione piacevole mi avvolge.

La piccola Saki attira l’attenzione su di sé, miagolando mentre trascina la solita coperta.

- Ma… le hai dato la coperta di nostra figlia?!- domanda Takumi corrugando nuovamente le sopracciglia; ho il cuore in tumulto. Ha detto davvero “nostra figlia”?

Percepisco gli occhi inumidirsi ancora una volta e sorprendendolo mi volto rannicchiandomi contro il suo torace, stringendolo a me.

A causa delle troppe emozioni vissute, mi accascio quasi sul pavimento. Takumi, prendendomi tra le braccia prima che ciò accada, pensa ad adagiarmi sul nostro comodo letto e baciandomi diversamente dalla notte precedente si sdraia accanto. Non importa se questo momento finirà col tempo; adesso voglio soltanto vivere, come la candida neve che compie il suo lento percorso.

Sai Nana, il mio pensiero è che i sogni si avverano: se non esistesse questa possibilità la natura non ci spingerebbe a sognare.** Il mio sogno l’ho trovato, ma avrei voluto che anche tu e Ren ne faceste parte.

 

 

 

 

Fine

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*Gioco di carte esistente: fa parte dell’antico Giappone e lo scopo è quello di comporre dei versi con le carte. Il secondo nominato è molto simile.

** Aforisma utilizzato di John Updike.

   
 
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