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Autore: Silene Nocturna    26/03/2012    5 recensioni
"Nonostante ci tenesse al suo aspetto, non era stata in grado di trovare nessun principe che le chiedesse la mano. Le sfere del drago erano l’unico rimedio per trovare il tanto desiderato uomo in grado di donarle la felicità, adorandola più di ogni altra cosa; incrociò le braccia al petto facendo trasportare quei pensieri dal vento che sferzava scompigliandole i capelli. Sorrise sbiecamente, inconsapevole di avere sotto il naso l’oggetto dei suoi desideri..."
Non potevo resistere dato che su italia uno mi stanno plagiando con DB prima serie e DBZ XD Buona lettura! Avverto:*si comincia col rating Verde.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ragazze, per farmi perdonare avevo cominciato a scrivere il continuo di questa long, anche perché l’ispirazione non perdona… Vi ringrazio infinitamente, dopo ho ricevuto anche i commenti delle persone che seguono “La sfortuna di Bulma” e che hanno commentato un altro mio lavoro facendomi sapere quanto fossero dispiaciute. Purtroppo ho davvero poco tempo da dedicare ad EFP in questo periodo. Tuttavia sono riuscita a concludere un unico capitolo lungo ^^

Cito irrimediabilmente Danaee e VegetaBulma4e; spero vivamente che il seguito vi piaccia e soprattutto un grazie particolare per aver commentato anche la mia AU. Sono davvero di fretta, data l’ora, ma un grazie lo riservo a BloodyEmily, kry333, Bella Luna, Proiezioni Ottiche e Forgio90. Cito anche le persone che seguono la storia, grazie di cuore! Arancina ;BellaLuna ;billrussell ;Doc_ ;Filira Hyuga ;FluffyHersh ;FORGIO90 ;frefro ;Gen_X7 ;Giocchan ; kagura ;Killy ;kiragreen ;kla_cat92 ;kry333 ;lady nix 94 ; lisa93 ; marrrry; marylacerda; NeDe ;Pinklink ;Rudy Nazzumi ; shanpu ; Shiokaze ;silviaelamigliore98; Silvia_sic1995; Speechless; steph2301 tisifone21; venere7610 .

SPAZIO PUBBLICITA’: una mia piccola creazione su Nana http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1002317&i=1 se qualcuno conosce l’anime/manga, può essere così gentile da lasciarmi un piccolo parere? ^^

Buona lettura!

 

 

 

 

 

 

 

 

La sfortuna di Bulma

 

 

Stupida. Stupida. Stupida.

Ma cosa le passava per la mente quando aveva invitato Iamko a dormire nella stanza degli ospiti? Poco distante da lei ma vicinissima a quella di Vegeta.

“E’ casa mia e faccio ciò che voglio!” gli aveva risposto quando il saiyan era pronto a lanciarle un’occhiataccia prima di sbattere sonoramente la porta. Voleva stare il più lontano possibile da quegli insulsi terrestri; già trovava alquanto scomoda la posizione di trovarsi presso il pianeta che aveva cercato di distruggere insieme a Napa. Era un guerriero, dannazione, quella vita era assolutamente deleteria e priva di significato. Da quando Kaaroth era tornato non aveva più avuto modo di rivederlo, nonostante ambisse a una rivalsa. La priorità era diventata raggiungere dapprima il livello di super saiyan e poi disfarsi di tutti loro nel modo più cruento. Distendendosi pesantemente sul materasso stava rimuginando di prendere la navicella e sparire nuovamente nello spazio.

Necessitava di un massacro.

Non avrebbe mai potuto arrestare la sua sete, lo sapeva bene. Neanche ora che addosso sentiva l’odore di pulito emanato da quei vestiti, da quella stanza, dall’aria tersa e leggera scaturita dalla Terra. Trascorse una notte insonne, mentre il mattino seguente suo malgrado non riuscì a destarsi tanto presto da trovare il silenzio da sempre agognato. I due erano già in cucina e, anche se lo stomaco reclamava in continuazione la moltitudine di dolci dall’insensata forma tonda e il buco al centro che la donna stava sfornando, non disse una parola, limitandosi ad avanzare. Il terrestre rideva, osservando dapprima il sedere, poi le pagnotte zuccherate e infine il petto della scienziata, tanto presa dai suoi pensieri da non rendersi conto della situazione. Il principe fece una smorfia disgustata: non credeva possibile d’essersi mescolato con simili individui. Attraversò la stanza facendo arrestare le loro inutili chiacchiere. Entrambi lo guardarono spalancare la porta e riversarsi in giardino, verso la gravity room, verso tutto ciò che rappresentava il mondo che era abituato a conoscere. Quello razionale, in cui non c’era spazio per nient’altro.

Stupida. Stupida. Stupida.

Pensò ancora Bulma prima di addentare voracemente una ciambella.

- Che muoia di fame!- disse tra un boccone e l’altro.

- Oh, a proposito. Oggi che ne diresti di venire a seguire i miei allenamenti con la squadra? Potrebbe essere divertente. Lavori troppo, Bulma. Dovresti distrarti un po’. Da quando è arrivato quel saiyan non fai altro che rinchiuderti tutto il giorno nei laboratori. Quasi non ti riconoscevo ieri. Forse trascuri anche il tuo aspetto: ho letto su una rivista che lo stress fisico e mentale possono far spuntare le rughe. Ma ci pensi? Quanti anni hai? Trentuno, trentadue? Non sei più una ragazza e dovresti seriamente pensare di… Sì, insomma, pensare a sistemarti. Nel senso che, beh, non vorrai gravare per sempre sui tuoi genitori? C-Conosco, o meglio, conosciamo una donna che alla sua età è già sposata… Da ben sei anni. Ed è più giovane di te. Ecco, l’ho detto.

Un sospiro da parte del giovane.

Il silenzio da parte di lei.

Bulma si alzò di corsa dalla sedia raggiungendo il primo specchio e, dall’espressione terrorizzata, cominciò a tirare la pelle del volto da svariati punti e angolazioni.

- Oh, per fortuna…- commentò sorridendo, ma non troppo da far uscire i segni d’espressione. Dopodiché si volse a Iamko già pronto a ricevere una sonora sfuriata, invece fu soltanto capace di sbattere più volte le palpebre.

Sposata. Matrimonio. Unione.

- Ne ho trenta.

- Che?- chiese il ragazzo timidamente.

- Ho trent’anni.

Quindi abbandonò la stanza con l’aria più pensierosa che potesse assumere.

Come poteva anche solo pensare a una cosa simile? Lei che si era lasciata toccare da quello stesso assassino, mossa da un’insana voglia che non avrebbe mai portato a nulla di concreto, ma soprattutto di buono. Anche se era trascorso del tempo da quando Vegeta aveva fatto irruzione nei laboratori, marchiandola a fuoco con il suo morso -che le sembrava ancora pulsare, quando inconsapevolmente lo sfiorava-, il tocco deciso delle mani ruvide con cui le aveva divaricato le gambe, continuava a tentare in tutti i modi di espellere il ricordo. Non si era neanche accorta di reggersi alla parete della propria camera da letto, carezzandosi il collo.

Si era sentita attratta da quell’alieno pericoloso. Sciocca e incosciente Bulma, altro che principe, stava davvero scherzando col fuoco e non voleva neanche pensare cosa avrebbero detto i suoi amici se avessero potuto leggerle nel pensiero. Si vergognava. Mordicchiò il labbro. E, dopotutto, avevano ragione a biasimarla, perché da un’unione simile non sarebbe mai potuto nascere qualcosa di buono, umano. Soltanto lei poteva invaghirsi di un essere come Vegeta. Era stanca, dopotutto, talvolta ci ripensava e soffriva la solitudine; Iamko in quel frangente aveva avuto ragione. Ormai prossima a compiere trentun anni non si era ancora decisa a mettere la testa a posto, rischiando la vita su motociclette impazzite o sfidando uno dei più pericolosi assassini in circolazione. Calciò quella stessa parete su di cui era appoggiata e rimuginò che la maggior parte delle donne alla sua età erano davvero coscienziose, mature, felicemente sposate. E lei pensava al matrimonio pur non avendo nessuno con cui condividere un simile vincolo. Rise di se stessa: probabilmente era l’unica che per un attimo aveva immaginato un principe dei saiyan pronto a saltarle addosso senza ritegno. Arrossì al pensiero e definendosi ingenua tornò seria. Sarebbe stato decisamente un inferno se gli avesse permesso di continuare quell’abuso. Sarebbe stato decisamente meglio tornare da Iamko e accettare l’invito, distraendosi. Sarebbe stato tutto più semplice se solo Vegeta non fosse stato così terribilmente interessante…

Al piano sottostante invece, il terrestre continuò a sfamarsi alzando gli occhi al cielo, anche lui irrimediabilmente pensieroso.

- Io le donne proprio non le capisco.- borbottò finché un fruscio attirò la sua attenzione.

- Ehilà, salve!

- Goku! Che cosa ci fai qui?- l’espressione sorniona dell’amico di sempre mutò facendolo sembrare alquanto dubbioso.

- Tu che cosa ci fai ancora qui?

- Che vorresti dire?- domandò inquisitorio Iamko alzandosi dalla sedia.

- C-Cioè, volevo dire, non mi aspettavo di trovarti qui. Ecco. Non dovresti allenarti?- si affrettò a sistemare le cose il mitico eroe che come suo solito aveva peccato d’ingenuità. Doveva stare attento: se avesse rivelato la verità a proposito di Trunks e del suo futuro, le cose sarebbero andate decisamente a scatafascio.

- In verità sono rimasto per far compagnia a Bulma. I genitori l’hanno lasciata da sola con quel pazzo di Vegeta.- commentò sprezzante, facendo sgranare gli occhi al suo interlocutore.

- Cosa?! E dov’è Bulma ora?- “Non ti rendi conto, ma non stai affatto aiutando, amico mio.”

- Sarà andata in camera sua. Stavo quasi chiedendole di sposarmi, facendo notare che non è più una ragazzina. E lei mi ha semplicemente risposto quanti anni ha. Ma dico, ti sembra normale?

Goku impallidì al solo pensiero del matrimonio.

- No… affatto.

- Inoltre credo abbia avuto una discussione accesa con quello scimmione. Sai, quando è tornato qui pareva mansueto, ma da qualche tempo ha cominciato a essere più dispotico: non fa altro che allenarsi, mangiare e tratta Bulma come se fosse una schiava!

Il ragazzone si grattò la nuca. Quel genere di cose non facevano affatto per lui, anche se la situazione pareva di per sé disperata; certo, la sua amica probabilmente era l’unica da non possedere senno e provare qualcosa per uno come Vegeta, pensò, ma dopotutto la loro unione era necessaria, se avrebbe generato Trunks. Sbuffò. Era davvero un bel guaio.

- Ma ancora non mi hai detto perché sei qui.- disse Iamko.

- Oh… Oh! Beh, sono soltanto venuto per… Quelle sono ciambelle?

Il predone del deserto sospirò.

- Sì, sono ciambelle. Accomodati pure.- “Non cambierà mai.”

Il saiyan quindi non se lo fece ripetere due volte e, una volta che nel vassoio furono rimaste soltanto piccole briciole impossibili da afferrare, trasse un respiro soddisfatto.

- Bene!- esclamò alzandosi dalla sedia che solitamente occupava Vegeta. – Sarà meglio che vada a trovare sua altezza.

- Goku, aspetta.- lo richiamò Iamko, estremamente serio.

- Eh? Che c’è?

- Tu… Tu sei sempre stato amico di Bulma, la conosci da più tempo di me.

- S-Sì, ma…

- Io voglio davvero sposarla, Goku! La voglio da sempre! E la scusa che ho utilizzato per stare qui è soltanto il pretesto per avere una seconda occasione.

Il saiyan arrossì violentemente, non soltanto per l’imbarazzo, ma si era ritrovato anche in una situazione decisamente fuori luogo senza volerlo. Era dispiaciuto per Iamko, anche se sapeva perfino lui delle sue continue scappatelle… e il ragazzo del futuro era la testimonianza che per il momento Bulma non era destinata a lui. Si limitò a mettergli una mano sulla spalla, mentre l’altro abbassava la testa.

- Lei saprà cosa fare.- asserì prima di voltargli le spalle.

Dalla rampa di scale, invece, la giovane aveva assistito alla discussione, meditando... Il suo ex fidanzato aveva detto di volerla; dalle sue parole era trapelato qualcosa che le era giunto dritto al cuore, maledizione. Forse perché trovava ingiusto il modo in cui l’aveva trattato, anche se lui dedicava più attenzione al fondoschiena di qualcun’altra, ma non era mai stata sicura di un vero e proprio tradimento. L’unica che si sentiva sporca era lei. Per quanto ne sapesse, Iamko non aveva permesso a una femmina aliena di mettergli le sue grinfie nei pantaloni. O toccarlo, lasciando impresse le sensazioni che mai nessuno era stato in grado di fargli provare… Bulma socchiuse le palpebre. Vegeta era un mercenario, un assassino, un uomo… Lei era una povera illusa intrappolata dalla bellezza selvaggia, creando un misterioso personaggio che forse non esisteva neppure. Se si fosse concessa, probabilmente lui avrebbe anche accettato, ricordandole costantemente con il suo sguardo quanto fosse inferiore e inutile, come un oggetto. Non l’avrebbe permesso mai, neanche per sogno! E Iamko? Lui la voleva: nonostante tutto la voleva. Si trattava solo di accettare il suo invito. Dopotutto, che aveva da perdere?

Forse anche Bulma Brief voleva essere di qualcuno, in fondo.

***

Dovette battere più volte il pugno contro il portellone della camera gravitazionale per ricevere finalmente risposta. Le luci rosse si spensero e dinanzi a lui comparve il guerriero più orgoglioso con cui avesse mai incrociato il cammino. Il volto di Vegeta era madido di sudore, contratto dall’incredibile sforzo a cui si sottoponeva ogni giorno; Goku ghignò. Dopotutto era piacevole vedere qualcuno così simile a lui.

- Salve.- lo salutò alzando una mano.

- Visite dai bassifondi?

Era la prima volta che lo vedeva, da quando entrambi avevano intrapreso strade diverse con un unico e comune scopo. Lo superò contenendo il respiro affannoso, finché la terza classe gli si parò nuovamente dinanzi; la sola espressione di quell’essere lo faceva irritare.

- Che diavolo vuoi, Kaaroth?- sibilò truce.

- Non ti andrebbe di allenarti con me per un giorno soltanto?

Il principe inarcò un sopracciglio, squadrandolo. Un agglomerato arancione, l’involucro più umano e inutile che avesse mai visto si ritrovava a detenere il potere che a lui era stato negato, nonostante fosse il prescelto.

- No.- asserì duro, togliendosi con disinvoltura l’asciugamano dal collo, deciso a rientrare in casa. Se avesse osato dire anche solo una parola di troppo, era sicuro di spaccargli quel brutto muso con un solo, violentissimo, colpo.

- Aspetta, Vegeta!

Il diretto interessato inchiodò. Come osava rivolgersi in quel modo? Approfittando della distanza coperta dall’avversario, il saiyan fulmineo gli afferrò il collo stringendo brutalmente.

- Ti ho detto no. Sparisci.- scandì ogni singola lettera mentre Goku, incrementando l’aura e indurendo lo sguardo continuò l’opera di convincimento, incurante di svincolarsi dalla presa per non sfidarlo ulteriormente.

- E io ti sto semplicemente proponendo un allenamento. Non desideravi avere la rivincita? L’hai detto stesso tu che abbiamo un conto in sospeso.- riuscì ad articolare flebilmente.

Vegeta lo scaraventò sul prato in un istante.

- Sei venuto qui per prenderti gioco di me?! Lo sai benissimo che io non sono ancora un super saiyan.

Goku sogghignò massaggiandosi il collo dolorante.

- Se è questo che ti preoccupa, sappi che non mi conterrò affatto.

Per quanto fosse orgoglioso, il principe dei saiyan covava un dubbio: dopotutto non gli era mai capitato di rifiutare una sfida, anche se ostinatamente l’imbecille lo definiva “allenamento”. D’altro canto si trattava di mescolarsi ancor più con quei maledetti terrestri e non seppe se attribuire la colpa all’odiato guerriero di terz’ordine o alla scienziata che fin da subito lo aveva accolto in casa sua. Fece un verso rabbioso, senza rispondergli apertamente. Lo vide rialzarsi e rivolgergli quel maledetto sorriso.

- Se cambi idea, sai come trovarmi. Sono quello con l’aura più potente dell’intero universo.

E sparì alle sue spalle usando la tecnica del teletrasporto, sicuro che la provocazione avrebbe sortito il suo effetto.

- Dannato Kaaroth!- urlò Vegeta stringendo convulsamente i pugni fino a ferirsi, mentre l’aura sprigionata spianava il prato della Capsule Corporation.

***

- Iamko…

- Ah, Bulma, sei qui! E’ venuto a trovarci…

- Accetto l’invito. Quando c’è l’incontro con la squadra?

Il volto del giovane parve riaccendersi di quello stesso sorriso che per lungo tempo aveva caratterizzato anche l’atteggiamento ingenuo del Iamko vissuto nel deserto, in preda ai suoi problemi con le donne.

- Sono contento tu abbia accettato.- rispose prendendole le mani.

Nello stesso istante Vegeta rientrò in cucina, più incazzato del solito, diretto verso il bagno con l’intenzione di placare la voglia di sangue che lo stava spingendo a spiccare il volo verso i Monti Paoz; non gli importava nulla se Kaaroth fosse diventato il leggendario guerriero, la soddisfazione di sferrargli numerosi cazzotti si faceva sempre più palpabile, tramutandosi in potenza nelle vene ardenti di fuoco vivo. Non si era neanche accorto del momento intimo tra la padrona di casa e il mollusco.

- Credo sia meglio uscire fin da ora! La strada per Città Centrale è lunga.- propose Bulma con un gesto stizzito del volto.

Dopodiché, congedandosi per un attimo dal suo interlocutore, raggiunse la propria camera dove cominciò a svuotare l’armadio per scegliere un abito decisamente succinto: si era rinchiusa in quella prigione per troppo tempo. Fonò i capelli tagliando alcuni ciuffi della frangetta sbarazzina che se non altro la faceva sembrare ancor più giovane. Poi scese, volutamente incurante del destino di Vegeta.

- Io esco, scimmione, guai a te se mi distruggi la casa!- urlò nel silenzio inquietante dell’intera struttura.

Quindi si riversò fuori con al seguito un Iamko meno perplesso; probabilmente vedeva la situazione come una sorta di rivalsa personale.

***

Un colpo. Poi il secondo.

Violento, maniacale e preciso.

Aveva provato un sinistro piacere quando il sangue era affiorato dalle minuscole ferite arrecate all’avversario e che lui stesso s’era procurato a causa delle estenuanti ore trascorse a scrutarlo, occhi negli occhi. Non aveva mai interrotto quel contatto visivo. Neanche una parola da quando lo scontro era iniziato. Adesso necessitava di fiato e la stupida prerogativa di Kaaroth era sempre quella di fare l’altruista; anche lui fluttuava, i muscoli sempre tesi ma la caratteristica espressione distesa sul volto. Vegeta sputò saliva mista al suo stesso sangue voltandosi in direzione del muso verde che assisteva o forse meditava, mentre alla sua sinistra se ne stava il moccioso che gli riservava continue occhiatacce.

- Hai paura che riprenda le vecchie abitudini? Per questo motivo hai richiamato i tuoi preziosi alleati?

Per controllare l’animale selvatico.

Goku sorrise.

- Sei un avversario temibile. Ma credo che se avessi voluto, la Terra l’avresti distrutta cominciando dalla Capsule Corporation. Soprattutto stando a stretto contatto con Bulma…

- Mi preme combattere e sconfiggere quei pezzi di latta, poi toccherà a te.

Il saiyan più giovane si ritrovò a deviare un improvviso colpo energetico capace di sbilanciarlo. Ancora un altro lo costrinse a rispondere, finché furono troppi, perfino da contare. Vegeta si stava battendo con furia: attaccava alla cieca, nel tentativo di distrarlo per comparire a gran velocità alla sue spalle riservandogli un calcio sulle scapole. I polmoni di Goku si svuotarono, poi l’ennesimo pugno lo rispedì a terra, sul terreno umido e impattò violentemente con il proprio petto.

- Perché non ti trasformi?! Avanti, fammi vedere quello che è capace di fare un super saiyan!- gridò il principe fino a ferirsi la gola, finché un lampo dorato l’abbagliò avvolgendolo nella luce.

Portò un braccio a coprirsi gli occhi, ma agognando la visione del guerriero che si era preso la sua vendetta, i suoi anni di indomiti allenamenti, smise di schermarsi; perfino lui, il grande Vegeta, per un singolo istante avvertì il cuore accelerare i battiti che si confusero nei timpani con un unico e martellante suono. In preda alla rabbia si lanciò all’attacco, rimembrando il maledetto sogno di quando si era ritrovato in fin di vita, ma stavolta non c’era posto per una visione portatrice di calma, né per il fastidioso azzurro delle iridi, in netto contrasto con quelle arroganti dell’acerrimo rivale. Lo colpì ancora, con un pugno, volendo saggiare la potenza del leggendario guerriero con le proprie mani; combattevano a terra, ora. Lo scrutò ancora, e l’ennesima volta si scagliò contro il muro impenetrabile di quello sguardo diventato la sua ossessione.

- Combatti con rabbia, Vegeta. Non riusciresti a battermi neanche se fossi al mio livello. Concentrati!

- Nessuno può darmi degli ordini! Come osi rivolgerti a me in questo modo?!

Dopo il corpo a corpo che lo vide in netto svantaggio, Vegeta non demorse, nonostante Goku avesse caricato una luminescente sfera piatta che velocemente scagliò contro l’avversario: incurante del pericolo, il saiyan non aveva arrestato la sua corsa e, evitando all’ultimo momento il colpo, venne gravemente ferito al fianco destro. I tessuti si lacerarono, rivelando il taglio procuratosi e una scia di sangue colorò l’erba sottostante, ma neanche ciò contrastò il suo intento. Assestò un pugno sullo zigomo di Goku riuscendo a farlo arretrare; la trasformazione si estinse ed entrambi caddero esausti sul terreno.

- Sarà meglio per te tenere il becco chiuso, Kaaroth.

- Vegeta… Stai…

- Sta’ zitto.- ridisse abbassando le palpebre, la mano convulsamente premuta sul fianco. Si concesse la debolezza di riprendere fiato, conscio che avrebbe nuovamente spiccato il volo alla volta della Capsule Corporation di lì a breve.

Goku, dal canto suo, sogghignò ansimante. Almeno aveva trovato il pretesto per parlargli.

- Ascolta, prima che tu vada, c’è una cosa che volevo chiederti.- asserì mettendosi seduto. Il principe, alzandosi a sua volta notò fieramente quanto fosse ridotto male. La tuta ormai a brandelli mal celava innumerevoli ferite.

- Il ragazzo del futuro… Chi potrebbe essere suo padre?

Il guerriero fece una smorfia infastidita.

- Cosa vuoi che m’importi.

- E’ un super saiyan anche lui. Io… Io credo che potrebbe essere…

- Apri bene le orecchie: voglio sperare che tu non stia insinuando nulla.- disse abbassando la voce, ma non abbastanza per il namecciano che schiuse improvvisamente le palpebre.

- Dopotutto non assomiglia per niente a Gohan e dato che tu sei l’ultimo saiyan rimasto…

- Non lascerei mai in vita un bastardo!- lo interruppe nuovamente assottigliando poi lo sguardo. Goku s’incupì. – Non è mio figlio. E anche se lo fosse, se solo dovesse capitare di ritrovarmelo tra i piedi, lo ucciderò.

- Dovresti esserne soltanto fiero.- commentò l’eroe della Terra sommessamente.

Non c’era razionalità nelle sue parole, quel discorso era insensato anche per uno come Vegeta, tanto orgoglioso e fiero da perire dinanzi ai suoi occhi serbando rancore verso colui che aveva distrutto il suo pianeta e fatto di lui uno schiavo.

Egli si alzò in volo subito dopo, nel cielo plumbeo: il sole era ormai tramontato.

- Non puoi farci nulla.- affermò Junior raggiungendo il guerriero ancora seduto sull’erba.

- Io credo che qualcosa l’abbia già fatta.- rispose poi con l’espressione spensierata di sempre.

***

Quando fece ritorno, le luci erano ormai spente. L’intera casa era avvolta nel silenzio, una strana quiete permeava i grossi ambienti della struttura; e lì che fecero irruzione i due giovani, trattenendo a stento delle grasse risate.

Bulma appariva più colorita: le guance diafane erano solcate da un lieve rossore dovuto probabilmente alla medesima cosa in grado di generarle tanta ilarità. Iamko la seguiva a ruota, trattenendosi su di una parete per non piegarsi in due, finché la scienziata si buttò pesantemente sul divano sfogandosi con un cuscino premuto sul volto.

- Oh, non avevo idea che potesse essere così divertente!

- Già.- concordò il giocatore di baseball agitando la sua mazza e colpendo involontariamente un vaso.

- Iamko, ma sei impazzito?! Quello era di mia madre e… Era decisamente orribile!- esclamò Bulma continuando a ridere.

- Ti chiedo scusa, ma… Non hai detto tu che sono il migliore tra quelle schiappe? Volevo mostrartelo di nuovo!

La giovane annuì convinta. – Gli hai detto di aver combattuto contro il figlio del supremo che è in realtà un alieno? Queste sono bazzecole al confronto!

Iamko le fece segno di fare silenzio, raggiungendola sul divano mentre accennavano dei sogghigni.

- Tu, mia bella scienziata, hai decisamente bevuto!

- Ma davvero? Io dico che tu hai bevuto!- asserì Bulma chinandosi sulle sue spalle; improvvisamente la stanchezza aveva cominciato a pervaderla dalla punta dei piedi, fasciati dal costosissimo decolté rosso, alla testa ormai in preda a vorticosi capogiri.

- Voglio andare a letto…- mugugnò infantilmente.

Il guerriero non se lo fece ripetere due volte e con uno scatto di lucidità fu in grado di accoglierla tra le sue braccia, trasportandola con attenzione fino alla sua camera.

- Sai Bulma, non potevo passare una serata migliore.- affermò sorridendole, mentre la donna si sistemava il cuscino dietro la testa.

- Dici? Secondo me…

Non riuscì a terminare la frase che inconsapevolmente si era ritrovata le labbra di Iamko premute contro le sue, tanto intensamente, mettendola a tacere; una sensazione conosciuta, ma decisamente inaspettata. Fu soltanto capace di spalancare le palpebre, nell’oscurità della propria camera da letto. Ma c’era qualcosa, una maledetta sensazione che la spinse a esercitare forza contro il petto del giovane.

- Ma dico, che diavolo ti prende?!- inveì contro di lui, le labbra ostinatamente serrate.

- I-Io…- stava cercando di giustificare il suo gesto insensato? – Ho sbagliato.

Rimasero in silenzio, muti come non lo erano mai stati prima.

- Non avrei dovuto, anche se…- digrignò i denti con forza.

- Cosa?- chiese più dolcemente Bulma.

- Lascia perdere!- esclamò duro prima di varcare la soglia e imboccare l’uscita.

Un lurido cane. Stava soffrendo come un cane. Si disse, riversandosi nel freddo della notte. Perché ogni volta che osservava gli occhi tempestosi di Bulma, vedeva solo Vegeta.

***

Una lacrima solitaria le rigò il volto; il mal di testa esplose ancor più imperdonabile di quanto ricordasse, costringendola ad andare in bagno per svestirsi e magari buttarsi una buona dose d’acqua ghiacciata addosso, capace di farle passare quelle terribili sensazioni. Compì piccoli passi, accendendo la luce che le ferì gli occhi. Nella stanza regnava il caos più totale. L’armadietto contenente i medicinali era aperto, numerose pillole, barattoli di creme erano riversi sul pavimento… Macchiato di sangue. Per un attimo arretrò spaventata, finché le immagini della cosa più plausibile che fosse accaduta la investirono come un fiume in piena. Dopotutto ospitava un maniaco della guerra in casa.

- Vegeta…- mormorò tra sé.

Aveva tentato tutta la serata di tenerlo lontano, non volendo ripercorrere i suoi tratti, né ricordando la sua voce. Magari dimenticarlo in quel modo non le avrebbe fatto male: e c’era riuscita. Per tutta la sera non aveva fatto altro che divertirsi, parlando, cantando al karaoke, ridendo e non pensando neanche una volta a quel saiyan. Eppure, inconsciamente, i suoi piedi stavano inconsapevolmente muovendola in direzione della camera assegnatagli fin dall’inizio. Entrò decisa, ignorando i suoi dubbi o perplessità: dopotutto si trattava delle condizioni di salute di un ospite. Si sorprese di non trovarlo dormiente, e istintivamente si voltò verso la porta, dove l’aveva accolta il giorno prima. Non era neppure lì. Raggiunse quindi il bagno; deglutendo spalancò la porta ritrovandosi dinanzi una scena che non seppe se definire inquietante, a causa dello squarcio sul fianco dell’uomo, o estremamente preoccupante, sempre a causa della ferita che era stato in grado di procurarsi.

- Vegeta!- ripeté per l’ennesima volta, mentre il saiyan l’ignorò, intento com’era a tamponare il fianco con un asciugamano, l’ennesimo di quelli che erano finiti sul pavimento.

- Fammi vedere.- non demorse, seppur un ringhio la costrinse ad arretrare. – Stai perdendo sangue nel mio bagno!- gli fece notare con le mani sui fianchi. In cambio ricevette soltanto un altro silenzio.

- Che ti prende? Hai deciso di fare il difficile?- chiese stizzita, ignorando l’espressione che indurì i lineamenti del suo interlocutore. Decise quindi di agire.

Sospirando si apprestò a raggiungerlo nel tentativo di togliergli l’asciugamano ormai completamente impregnato del liquido vermiglio, ma quando le dita sfiorarono il tessuto, in un istante si ritrovò imprigionata contro il muro, nella morsa più dolorosa che avesse mai provato. Vegeta si era avventato su di lei più veloce di un predatore, gli occhi furenti, il respiro affannoso… Dettagli che riuscì a distinguere mentre la teneva sollevata da terra, sorretta per la gola. Annaspò, si dibatté afferrandogli il polso nel vano tentativo di liberarsi, per un attimo il suo unico pensiero fu quello che l’assassino avesse deciso di ucciderla.

- L-Lasciami!- disse in preda agli spasmi e soprattutto, in balia del terrore.

Era capitato in passato che l’avesse minacciata in tal modo, ma la fredda determinazione che possedeva in quel momento ben si distingueva dal ghigno arrogante di sempre; aumentava la presa solo per zittirla, strozzandole la voce. Stavolta stringeva per farle del male. Come se non bastasse, l’impatto era stato di per sé forte, almeno, troppo per le condizioni in cui era e, con rammarico e rabbia si era ritrovata a lasciar scivolare dagli occhi due sole lacrime.

- Credi di impietosirmi?

Un suono rauco, tagliente. Il cuore sussultò al solo udire la sua voce. Ma scosse la testa con decisione. No, non voleva affatto impietosirlo.

Vegeta la scrutò per un altro istante, corrugando le sopracciglia. Chissà se il suo gesto era dovuto alla rabbia covata durante lo scontro con Kaaroth; se così fosse stato, uccidere la terrestre senza motivo, o meglio, ucciderla per lui non era la fine che si meritava. Allentò la presa fino a farla cadere ai suoi piedi, osservandola tossire e massaggiarsi il collo laddove si accorse di averle lasciato impressi i segni delle proprie dita. Ma non piangeva.

Bulma tenne lo sguardo basso, priva della forza necessaria per rimettersi in piedi. E si rese conto che per la prima volta per lei quell’uomo aveva rappresentato il nemico più temibile. Ma perché non accennava ad andarsene? Fremette all’impulso di scacciarlo, provocandolo forse, incurante più che mai della sua reazione. Dopotutto la odiava, desiderava vederla morta. Magari se la sarebbe fatta prima di strapparle la vita e lei non poteva far altro che provare lo stesso sentimento, poiché stupidamente gli aveva permesso di toccarla.

- Alzati.

Un ordine, soltanto questo.

- Alzati.- ripeté più forte, vedendola immobile.

E dopo qualche istante, la scienziata si resse sulle proprie gambe, alzando lo sguardo per fronteggiarlo ancora. Si sentiva stremata, nonostante ciò ebbe il coraggio di scrutare qualche istante quel volto imperscrutabile, finché gli fece cenno, indicando il kit medico poggiato malamente sulla vasca; Bulma assottigliò lo sguardo, mentre Vegeta abbandonava la stanza, riversandosi nella zona notte per sedersi sul materasso a braccia conserte. Comprese che quello fosse il suo permesso, quindi si affrettò a recuperare l’occorrente raggiungendolo. Inspirò profondamente sedendosi di fianco al lui e silenziosamente bagnò dell’ovatta candida con l’antisettico.

“Va bene, concentrati. E’ soltanto Vegeta… Che prima di acconsentire ha provato a strangolarti.”

- Non ci riesco.- sibilò sconfitta.

La distanza davvero troppo poca: il corpo nudo e incandescente del saiyan, insieme alla miriade di sensazioni provate quel giorno, furono capaci di annientare il suo autocontrollo. Chiuse gli occhi esercitando pressione sul vistoso taglio, il tempo necessario di avvertire un verso infastidito da parte di Vegeta. Passò quindi in rassegna delle bende, indicando al saiyan di premere affinché s’arrestasse l’emorragia.

- Sono ore che lo faccio.- sbottò come un animale ferito, capace di strapparle un sorriso che si spense incrociando il suo volto.

Maledizione, adesso arrivava la parte difficile. Avrebbe dovuto circondargli il busto, almeno abbastanza forte da fare un’emostasi, per quanto ne sapeva di certe cose… Facendo appello a tutto il coraggio rimastole, si sporse verso di lui poggiandogli il palmo della propria mano sugli addominali, duri come la roccia. Non si trattenne dal respirare, volendo ancora una volta percepire il suo odore.

“Che diavolo fai?! Sei appena uscita con Iamko, ti ha baciata! Ti ha chiesto di sposarlo!”

- Sposarlo…- mormorò inconsapevolmente, attirando lo sguardo dell’uomo.

- Ho quasi finito.- si giustificò arrossendo. – Potresti dirmi come hai fatto a procurartela? Sembra che qualcuno ti abbia attaccato con una spada…

Vegeta storse la bocca, chiuso nei suoi pensieri. E dopotutto quella donna non aveva tutti i torti.

- Oggi sei davvero di pessimo umore.- ma Bulma non demorse. – Sei meno loquace del solito e ti faccio presente che io ti sto aiutando nonostante nel bagno mi stessi soffocando.

Ancora nulla. La giovane finì di fasciare il busto stringendo con eccessiva forza le garze.

- Come se io avessi bisogno del tuo aiuto. Come se tu avessi potere decisionale.- asserì prendendole il mento con una mano, costringendola a guardarlo negli occhi.

C’era qualcosa di strano, appurò la scienziata costretta ad incrociare le iridi che parevano ardere, nonostante apparissero più cupe della notte. Improvvisamente le venne in mente la visita di Goku, dopotutto dopo aver fatto visita a Vegeta si era congedato senza neanche salutarla.

- Goku…- esclamò titubante. Il principe assottigliò lo sguardo per un istante, udendo proprio quel nome.

- E’ stato Goku!

Quelle singole parole sortirono l’effetto simile al disco d’energia in grado di recidergli l’epidermide; rafforzando la presa intorno al volto di Bulma, inconsapevolmente era tornato al momento in cui nello spazio, nonostante tutti i suoi sforzi, la rabbia scaturita da un unico ricordo non era bastata ad eguagliare l’infima terza classe che l’aveva superato, lo stesso che aveva avuto il coraggio di sub classare il proprio principe!

- Mi fai male!

Era sempre stato il numero uno: gli abitanti dei pianeti lontani temevano ancora il suo nome, ma su un miserabile sasso chiamato Terra era vincolato, costretto a non seguire il proprio istinto a causa di quello che la donna e i suoi patetici amici consideravano l’eroe. D’impeto la lasciò.

- Se te ne volessi fare davvero, a quest’ora staresti già implorando pietà.

- Non lo farei mai. Che cosa hai fatto a Goku perché ti ferisse in questa maniera?- gli inveì contro alzando il tono di voce.

Il guerriero si voltò nella sua direzione: non c’era creatura nell’universo tanto fastidiosamente insistente e soprattutto incosciente. Una sadica risata s’infranse nell’ambiente in penombra facendole schiudere la bocca per la sorpresa.

- Che cosa gli ho fatto io? Probabilmente non conosci Kaaroth bene quanto credi, razza di stupida terrestre.- ultimò sprezzante, prima di alzarsi dal materasso. Gesto che stava a significare che per lui la discussione era finita.

“E’ durata anche troppo.”

Bulma fece lo stesso, mettendosi barcollante sulle proprie gambe e toccandosi la fronte trafitta da innumerevoli fitte che le stavano procurando un’innaturale sonnolenza. Nonostante ciò volle fronteggiarlo ancora; era stufa di quel comportamento meschino. Non credeva a una singola parola e soprattutto, se le cose fossero andate avanti così, sarebbe stato difficile averlo sotto lo stesso tetto, dato che necessitava di tempo per abituarsi all’idea della proposta di Iamko.

- Io ti voglio fuori di qui.

Vegeta si voltò nuovamente nella sua direzione; si era trattato di un semplice sibilo, ma abbastanza forte da raggiungergli la mente che stava elaborando le parole. Neanche per uno come lui era difficile comprendere quale fosse il vero motivo per cui la donna volesse allontanarlo; probabilmente si era resa conto di desiderare qualcosa al di fuori della sua portata.
E questo la spaventava.

- Dovevi pensarci prima di ospitarmi. Com’è che hai detto?- si avvicinò di qualche passo, poi chinandosi a pochissima distanza dal lobo le disse: - “E tu che intenzioni hai?”

Bulma rabbrividì, avvertendo il respiro del guerriero sul proprio collo, ma non si ritrasse. Inaspettatamente, quando Vegeta poggiò le proprie labbra sulla sua pelle così pericolosamente esposta, costringendola a reclinare la testa all’indietro esercitando pressione sui capelli, non si sottrasse, socchiudendo appena le palpebre. Il saiyan le percorse la schiena con la mano nuda, facendo combaciare i loro corpi; la sensazione dei muscoli premuti contro il petto, divenuto ansante a causa della scia infuocata che si stava divertendo a tracciarle, l’indusse ad abbandonare il muro d’indifferenza che ostinatamente avrebbe voluto issare. Anche se stava ricadendo nella stessa trappola del giorno prima.

- Allora è vero.

La stava squadrando ora, il sadico ghigno nuovamente affiorato sui suoi lineamenti. Sapeva perfettamente a cosa si stava riferendo. Quella era una risposta, soltanto una risposta al discorso secondo cui Bulma avrebbe dovuto stare attenta a non provocare l’assassino. Strinse i pugni, puntando gli occhi limpidi sul pavimento. Maledisse Vegeta e lei stessa che si era nuovamente concessa.

- Bastardo.

- Attenta, terrestre.

- Almeno noi non siamo una razza estinta.- cominciò scossa da un lieve tremolio. Tanto valeva andare all’inferno. - Non ci siamo mai piegati di fronte ad un lurido verme come Freezer. Goku è un terrestre, e che ti piaccia o no è il guerriero più forte dell’universo, saiyan.

Era bastato un battito di ciglia, o forse erano i propri sensi a non essere completamente vigili da captare il veloce movimento dell’uomo che la sovrastava su quello stesso materasso su cui poco prima l’aveva medicato. Il kit cadde a terra, mentre Bulma sperimentava la terribile sensazione di ritrovarsi addosso un saiyan provocato dalla sua boccaccia. Vegeta le tratteneva con facilità, bloccandole il bacino con il proprio peso. La donna si divincolò tentando di scalciare, ma la ribellione risultò inutile quanto le sue proteste verbali. Non aveva idea di cosa sarebbe successo, anche se pregò con tutta se stessa che fosse solo una minaccia, un monito per farle comprendere di stargli alla larga; non c’era nient’altro che volesse in quel frangente.

- Toglimi le mani di dosso!- continuò, la gola ormai secca, finché, incrociando per l’ennesima volta lo sguardo del suo aguzzino, lesse soltanto un’asfissiante indifferenza, tramutata subitamente in fastidio quando ultimò la frase. – Ti stai divertendo, non è vero?- espose per la prima volta con rabbia. – Sei un sadico bastardo!

Dal canto suo il saiyan si limitò ad osservarla inerme, muovendosi nel vano tentativo di allontanarlo da sé; eppure trovava di proprio gusto la tortura a cui aveva deciso di sottoporla, perché a differenza delle molteplici vittime che aveva fronteggiato in passato, la terrestre risultava ben più interessante. Anche se ostentava una certa sicurezza, caratteristica radicata nel suo essere, il fatto che si contorcesse sotto il suo peso gli dava soltanto conferma che in realtà lo temesse più di quanto volesse dare a vedere. Ma non abbastanza. Si chinò per sorriderle contro la clavicola, risalendo lungo la sua gola percependo il frenetico pulsare del cuore.

“E tu devi essere pazza, terrestre.”

   
 
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