Fanfic su artisti musicali > Coldplay
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Autore: northernlight    26/03/2012    2 recensioni
Tanti capitolo per una nuova protagonista inserita nel meraviglioso mondo dei Coldplay. Un fortuito incontro che non si sa ancora a cosa porterà.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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 Once upon a time.
 


I.
Ero in ritardassimo anche quella mattina. Avevo un appuntamento in redazione per l’assegnazione degli incarichi settimanali e poi sarei dovuta andare a fare il turno in biblioteca. Dovevo essere fuori di casa da ben dieci minuti. Mi vestii in fretta: maglia, calze, gonna e stivali. Borsa, sigarette, cellulare, chiavi e via. Ero a Londra solo da un paio di mesi, ero partita per lasciarmi tutto alle spalle, tutta la mia vecchia vita e avevo trovato due ottimi lavori che rispecchiavano le mie due più grandi passioni: il giornalismo e la lettura. Il lavoro in redazione mi piaceva molto, mi dava la possibilità di conoscere tanta gente nuova, tanti scrittori, artisti e musicisti. Infatti avevo casa piena di regali da parte loro, un’infinità di libri e di cd. Avevo preso casa poco lontano dalla zona di Camden e per andare a lavoro dovevo attraversarla. Camden era la mia seconda casa, la conoscevo bene e avevo trovato dei piccoli fantastici posti dove passare il tempo e fare acquisti: un negozio di musica che vendeva vinili e cd a prezzi stracciatissimi, un negozietto minuscolo di roba usata e una caffetteria meravigliosa che si chiamava Milkaffee. Non avendo fatto colazione appena attraversai il quartiere, il magnifico odore di dolci e caffè invase le mie narici. Decisi di entrare e prendere velocemente qualcosa che avrei mangiato per strada.

“Un cappuccino con caramello e un cupcake alla vaniglia” dissi scorrendo rapidamente il menù. Pagai e uscì. Il mio cellulare iniziò a squillare e vibrare e chiunque fosse aveva fretta di parlare con me. Sapevo già chi era: Josh, il caporedattore, mi aspettava per la riunione. Avendo entrambe le mani piene, cercai alla buona di recuperare il telefono dalla borsa.

“Cavolo, cavolo, cavolo! È la volta buona che mi licenziano se non rispon-…”
Non terminai mai quella frase perché mi schiantai contro qualcosa, o meglio, qualcosa si schiantò contro di me. Io e la mia colazione volammo sul marciapiede.

“Ma cosa cavolo…?” cercai di dire mentre tentavo di alzarmi, provando a insultare gelidamente la cosa che mi si era abbattuta contro. Poi guardai meglio. La cosa era un ragazzo in tenuta da jogging forse sulla trentina, alto circa 1.80, capelli bruni scompigliati e due intensi occhi marroni. Aveva qualcosa di familiare, ma non riuscivo a capire cosa.

“Oddio, scusa! Stavo correndo e avevo la musica altissima e… e… stai bene?” balbettava aiutandomi a rimettermi in piedi.

“Io sto bene” borbottai mentre mi prendeva per il gomito per aiutarmi a rimettermi in piedi “ma la mia colazione no e sono ancora più in ritardo di prima. Proprio ora dovevi decidere di abbattermi?”
Il ragazzo aveva l’aria veramente dispiaciuta e mi pentì subito per avergli risposto così male.

“Vabbè, dai, non importa. Niente di rotto, nessun danno” aggiunsi un po’ più gentile poco dopo.

“Beh, sì, nessun danno a parte la colazione deceduta” disse finendo la frase che mentalmente avevo formulato “quindi, vorrei riparare offrendoti una nuova colazione in una caffetteria proprio qui vicino. Si chiama Milkaffee ed è deliziosa!”

“È proprio da lì che vengo e ora devo andare, sono in ritardassimo.”
Driiiiin. Driiiiin. Il cellulare era finito fuori dalla borsa, corsi a raccattarlo e risposi.

“Scusa…devo rispondere”  dissi al ragazzo. Mi allontanai per avere un po’ di privacy.

“Sì, Josh, scusami, ho avuto un imprevisto e sarò lì tra poco! Eh? Come? Avete già finito la riunione? Oh, no. Ma io volevo l’intervista letteraria, non quella musicale. Va bene, dai. Chi è che devo intervistare? Ah, i Coldplay e come mai mi date artisti importanti? Ah, Michael è malato. Dov’è che devo andare? Perfetto, mandami la troupe lì per le 10:30, devo fare prima un salto in biblioteca a sistemare i turni. Okay, ciao!” Chiusi la telefonata e tornai dalla cosa borbottando tra me e me.

“Oh, sì, i Coldplay. Sì, vabbè e pure a ‘sto giro mi sono persa l’intervista letteraria, dannazione.”
Mi voltai poiché qualcosa mi picchiettò la spalla. Era l’attentatore pazzo.

“Sei ancora tu. Dimmi” dissi bruscamente recuperando altre cose cadute per terra durante lo scontro.

“Scusa, non ho potuto fare a meno di sentire la tua telefonata. Hai detto Coldplay, per caso?”

“Sì, ho detto Coldplay. Hai presente? Lavoro per  una rivista che tratta le varie forme di arte e mi è toccata l’intervista musicale, sfortunatamente.”

“Ah, no, perché…” iniziò a dire lui.

“Senti, ora devo proprio andare” lo interruppi “per la colazione non importa, m’è passata la fame.”
Andai via lasciandolo lì sul marciapiede a fissarmi. 
  
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