(¯`•.¸ IL PUNTO. E LA SFERA ¸.•´¯)
Ragazze mie, eccoci alla fine!
Che bello, quasi mi sento
libera da un peso io stessa!
Non fraintendetemi,
intendo dire che terminando questa fic, è come
se avessi detto definitivamente addio anche io, a quella vecchia storia
là. ^^
Vi ringrazio di tutto
cuore, una ad una, per le ultimi recensioni e il
supporto sempre continuo.
Grazie!
Vi ho torturato i sensi
con la canzone “Unfaithful” di Rihanna, me ne scuso, ma l’ho scritta e pensata con
codesta colonna sonora, per cui a qualcosa è
servita! ^^’
Dopo questo breve
passaggio tornerò nella sezione romantica, per completare una mia
vecchia storia lasciata a metà; se volete, ci rincontreremo presto,
sempre e comunque su questo eccezionale sito!
Godetevi il finale!
Bacio e a presto,
LuNaDrEaMy
“IL PUNTO E
Chap n10
“Ecco brava, fermati qua! Sicura di volerlo
fare?”
“Sei tu, che
dovresti dirmelo. Per me è già passato.”
“Sì, hai
ragione. Perché è così difficile, Clio?!”
“E’ sempre
così, quando ci sono di mezzo i sentimenti.”
“Già. Dopo
che farai?!”
“Non ci ho mai
pensato veramente. Tutto quello che voglio è ricominciare.”
“Spero di avere la
tua stessa forza.”
“Ce
l’hai! Guarda dove mi hai portata!”
E’
così che ti lasci andare in una risata, Valentina.
Sotto casa del
tuo ex, intenta a chiudere la portiera della tua auto.
Va a vedere,
che la più forte fra di noi, sei proprio tu.
Hai avuto un
piano geniale.
Un po’
devastante forse, ma il tuo coraggio è da premiare.
“Tiziano?”
“Chi è?!”
“Clio. Sono sotto casa tua, apri per favore, voglio
parlarti.”
“Oh, Clio! Sì, sali!”
La sua voce
è suonata un po’ troppo mielosa, per i miei gusti.
Sorrido a
Valentina, apprestandoci a salire nell’ ascensore
che lento, ci condurrà al quarto piano, di questo palazzone grigio e
rosso.
“Allora, aspetto
che tu mi venga a chiamare.”
“Sì, ti
lascio la porta un po’ aperta, così potrai sentire meglio. Forza e
coraggio, amica mia!”
L’abbraccio
forte, prima di lasciarla seduta fra le scale, appoggiata malinconicamente al
muro. Fatti forza, cara mia.
Suono al
campanello, un po’ agitata.
Tiziano
compare sull’uscio, con il cellulare fra le mani, vestito di una sola
tuta e una felpa.
Un borsone,
lasciato in terra, poco vicino l’ingresso.
“Stavi uscendo?!”
“Ti stavo venendo a
prendere, veramente.”
“Venire a prendere,
me? Tiziano sono Clio, sveglia!”
“Stupida. Lo so
benissimo chi sei. Volevo parlarti.”
“Bene, sono qui
adesso. Mi fai entrare?”
“Sì infatti. Strana come cosa.” “Prego,
entra.”
“Lo sai… che
non posso fare a meno di te.”
I suoi occhi
s’accendono, di un verde immenso, bellissimo.
Quante di
quelle volte, mi ci sono specchiata.
Quante di
quelle volte ho desiderato averli sempre per me.
Ma ora nulla.
Ti guardo;
sì sei un bel ragazzo indubbiamente, ma dal mio cuore rimbalzi via.
Ti trascino in
casa, accorta a non spingere la porta troppo forte come promesso a Valentina, e
con fare ammaliante, ti conduco nella tua stanza da letto.
“Anche io, non
posso fare a meno di te.”
Ti sento
appena.
Parole vuote,
spente.
Non mi tocchi,
Tiziano. Non mi tocchi più.
Ti spingo sul
letto, intenta ad apparecchiare il nostro banchetto.
“No
aspetta. Stavolta voglio parlarti sul serio.”
Mi tiri
indietro, dalle spalle.
E lo fai con
assoluta convinzione, tranquillità.
Mi sconvolgi
davvero.
Hai me sul tuo letto, provocante e selvaggia come ti sono sempre
piaciuta, e mi tiri per le spalle, solo per parlare?!
Mi siedo al
tuo fianco, sistemandomi i capelli scomposti, con la mano.
Non so cosa
pensare, fisso il pavimento vagamente dubbiosa.
“Mi sei mancata
davvero tanto. In questi giorni, non ho fatto altro che pensarti, notte e
giorno.”
Ma davvero?
Quasi- quasi
mi commuovo.
O do di
stomaco. Scegli.
Vorrei
vomitarti addosso, ma non posso.
Impossibile
è darti una risposta.
Non riesco a
reagire, neanche non lo volessi per giunta!
Te ne accorgi,
ma fai finta di nulla, continuando a parlare con vena un po’ apprensiva.
“Questa cosa mi ha
fatto riflettere, come l’intera situazione. Non mi ero mai accorto di
quanto ci tenessi veramente a te; Starti lontano mi ha
fatto capire me stesso, mi ha fatto aprire gli occhi. Su di te. Ho tentato di
scacciare via il dubbio, ma non ci sono riuscito.”
“Quale dubbio,
scusa?!”
“Di essermi
innamorato di te, Clio. Esserlo sempre stato forse, e
non averlo mai capito.”
Schietto,
sincero, senza compromessi.
Sei arrivato
in diretta, senza pubblicità.
Crudele,
bastardo. Egoista, ancora una volta.
Ho aspettato
due anni, per sentirti pronunciare queste parole.
Ho pianto, non
ritenendomi all’altezza.
Ho imbruttito me stessa per queste quattro sporche parole, ed ora che le
sento pronunciare, si limitano a riecheggiare nel vuoto della stanza.
Non mi
tentano.
Non
accarezzano il mio cuore, come facevano una volta, anche
solo per dirmi i tuoi no.
No
all’amore.
No alla luce
del sole.
No alla
verità.
Ti guardo
impassibile. Fredda.
E tu non sai
che fare. Non sai che pensare.
Nei tuoi si
leggono altri dubbi, altri pensieri.
Non ho mai
goduto così tanto in vita mia, nemmeno quando
premevi le tue sporche mani contro il mio povero corpo.
Non sei
abituato a vedermi inerme, con te.
Ti ho qui, fra
le mie mani, che mi guardi con lo sguardo da cucciolo, e non provo pietà
per te, nemmeno tristezza. Sono immobile.
Nulla.
E tu sei fragile,
sei arrendevole.
Nessuno mi
darà una seconda opportunità come questa.
Valentina,
questa è per noi.
“Spogliati,
subito.”
Ubbidisci,
senza battere ciglio.
Ti levi la
felpa, appoggiandola lungo le mie gambe, che a cavalcioni,
ti cingono la vita.
Addominali
perfetti, pelle liscia e morbida.
Praticamente
l’eden, ma da sopportare e tenere a debita distanza.
Ti butto
giù, cominciando a far scorrere la mia lingua lungo
tutto il tuo corpo.
Ti ecciti,
ogni singolo movimento di più.
E ad ogni
movimento, ti ritrovi sempre più nudo.
Ma sei avido e
frettoloso, porti le tue mani su di me, tenti di spogliarmi, perché così
denudato ti senti solo, smarrito.
Ti blocco le
mani, le lego al letto con la tua stessa felpa, provocando in te ancor
più eccitazione.
“Clio?!”
“Sì,
dimmi…”
“Io ti amo.”
Ti odio.
Io ti odio
invece, con tutta me stessa.
Fasullo,
verme, ingrato.
Avevi tutto il
mio amore fra le mani, cosa ne hai fatto?
Polvere.
Aria.
Pagherai per
questo.
Piano, dondolo
su di te; lo sfrigolio dei miei jeans sulla tua pelle rosa, ti ammalia.
“Mi vuoi?!”
“Da pazzi, Clio…”
“E Valentina?!”
“Di lei, non mi
importa più nulla. E’ te che voglio.”
E’ in
quel preciso momento, che mi alzo da te.
Ti muovevi
sotto al mio corpo, ti agitavi come una foglia nel vento, ma adesso mi guardi
perplesso e scontento; adesso sai, cosa significa restare a bocca asciutta.
E godo, godo
per questo.
“Vediamo… se
hai il coraggio di dirglielo in faccia.”
La tua espressione
stupita, adesso sembra più che altro impaurita.
Mi sistemo i
vestiti, che tu sei ancora a guardarmi sul tuo letto, solo e nudo come un
verme.
E’
così che resterai. La tua sorte è già scritta.
Sto per uscire
da quella stanza, quando torno sui miei passi e mi avvicino nuovamente a te:
“Ah, io non ti
amo.”
Resti a
guardarmi immobile, così come un povero diavolo, mentre ti rubo un bacio
a fior di labbra.
L’ultimo.
E poi sorrido.
E tu muori.
Ti lascio,
esco dalla tua vita. Per sempre.
Avanti la
prossima.
Mi porto fuori
casa, Valentina è in piedi sullo stipite della porta, pronta a prendersi
la sua rivincita.
La bacio sulla
guancia, sorrido appena porgendole una mano sulla spalla; lei mi sorride,
inspirando dolorosamente.
Le do un
ultimo sguardo, prima di lasciarla andare al suo destino.
aaa w aaa
Non so a cosa
le servì, sbattersi contro il muso una verità ormai palese.
Quello che sono arrivata a pensare tempo dopo, mi fa letteralmente
pensare che infondo Valentina era un po’ come me, subdola e sottomessa al
fascino di quella sirena, ammaliante e convincente, anche in consapevolezza che
sia traditrice.
Quando si
dice, che si debba sbatterci il muso forte, insomma.
Ma è
stata forte, la piccola Vale.
Gli ha rigurgitato addosso la sua rabbia, e da quel che si
racconta fra i corridoi dell’università, sembra lo abbia
letteralmente ammanettato al letto.
Sì sì, pare che il tipo fra i suoi vari cimeli del
sesso nascosti sotto al letto, custodisse delle
luccicanti manette; troppo stupido da non ricordare che anche Valentina, lo
ricordava.
Pare sia rimasto
legato a letto un’intera pomeriggio, prima del
rincasare dei suoi genitori, visibilmente scossi dal ritrovamento.
Avrei pagato
non so quale somma, per godermi la scena!
Lei, non
l’ho più vista da quel giorno.
Beh sì,
ad eccezione all’uni, ovviamente.
Credo sia
stata una scelta molto naturale, giusta ecco.
Certe ferite
è meglio lasciarle rimarginare, in silenzio e lontananza.
Credo cha nel
momento giusto, ci ritroveremo con la stessa naturalezza, di
quando ci siamo lasciate.
Per quanto
riguarda me, ora sto bene. Sì, molto.
Ho guardato al
futuro e lo fatto nel preciso momento, in cui ho messo
piede fuori casa di Tiziano.
Una volta in
strada, ho cominciato a pensare al mio domani.
Sorridevo
dalla contentezza, estasiata da quella totale gaiezza.
Ricordo d’aver
bevuto ad una fontanella, zampillante d’acqua fresca.
Lì, mi
sono disfatta del suo sapore, una volta per tutte.
Sì
è stato come lavarmi via lo sporco. Pulirmi, dal peccato.
Tornerò
ad ispirare l’arte e l’ingegno di un altro uomo, che magari in
questo momento, mi starà anche cercando.
Sono fiduciosa,
nel domani. Sono viva, stramaledettamente viva!
E forse,
questo è il momento buono, per sfruttare il numero in rubrica, di quel
ragazzo tanto simpatico, conosciuto alla festa dell’università.
Quello con il
nome strano, mitologico…
Ora non sei più la mia ossessione.
Adesso
sì, che mi
sento nuova. Mi sento me. Libera.
Libero
è il mio cielo.
La mia
costellazione.
E noi due non
siamo più, come il punto e la sfera.
Hai smesso di
battere piccolo puntino nell’oscuro, ma la sfera continua a girare su se
stessa, perché non c’è punto, che possa tenerla rilegata a
sé.