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Autore: Fiore del deserto    28/03/2012    3 recensioni
Dopo quattro anni, Sarah ha dimenticato tutto ciò che riguarda il Labirinto. Jareth, incapace di arrendersi all'amnesia di Sarah, per tutto questo tempo, non ha fatto altro che osservarla dalle sfere di cristallo. Ma un giorno, stanco dell'assenza della sua amata, decide di rapirla nel tentativo di farle riacquistare la memoria!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti quanti. Allora. Innanzitutto, voglio scusarmi se troverete errori e/o anomalie, ma non lo faccio apposta: è la prima volta che pubblico una storia. Spero che vi piaccia. Un saluto a tutti! Baci!
P.S. Le parti scritte tra virgolette e in corsivo descrivono le scene visualizzate nelle sfere di cristallo di Jareth!

 
Con occhi inespressivi, o forse distrutti da una grande sofferenza, guardava la sua preziosa Sarah nella piccola sfera di cristallo. Erano passati quattro anni da quando lei aveva superato il Labirinto, il loro ultimo incontro. E lei era cresciuta. I lineamenti di dolce bambina si erano un po’ induriti, dando spazio ad una fisionomia di giovane donna di vent’anni; si era fatta anche un po’ più alta. Ma lo sguardo dolce non era per niente cambiato. Quanto bramava il re di Goblin per poterla rivedere un’altra volta. Ma sapeva benissimo che ciò non era possibile: la sua Sarah aveva deciso da tempo che ormai per lei era giunto il momento di diventare grande e, di conseguenza, aveva dimenticato tutto sul Labirinto. Dimenticò quanto avesse faticato per salvare il suo fratellino, dimenticò i suoi cari amici Ludo, Hoggle, Sir Dydimus. Dimenticò Jareth, il re di Goblin.
Jareth non lo accettava. Per tutto quel tempo, non aveva fatto altro che struggersi dentro, addirittura stava quasi ignorando il proprio regno; non faceva altro che stare nella sala di Escher, seduto su qualche scala per osservare dai cristalli la sua Sarah. Maledizione, quanto le mancava!
Quel giorno, la scena che gli si presentava fu per lui come una pugnalata:
 
“Sarah, la sua Sarah, quella sera aveva deciso di uscire un po’ con la sua amica Pat  per recarsi in una discoteca. Indossava una maglietta verde militare molto aderente che faceva risaltare il suo seno ben prosperoso, un blue-jeans altrettanto aderente che evidenziava le sue curve sensuali, e delle scarpe nere con dei tacchi non molto alti. Era stata Pat a suggerirle di vestirsi in quel modo: pensava che per la sua migliore amica fosse arrivato il momento per rimorchiare. Infatti, il primo rimorchiatore non tardò ad arrivare. Si trattava del ragazzo più carino della città, alias Leonard. Era un po’più alto di Sarah, aveva i capelli castano chiaro, ricci, un po’ abbronzato dal fisico atletico ,dagli  occhi scuri per nulla rassicuranti. Alla vista di tale figura, non poté fare a meno di presentarsi...”
 
Jareth andò su tutte le furie! Per la prima volta, sentì dentro di sé quello strano sentimento chiamato gelosia. Avrebbe voluto tornare nell’ Aboverground per riprendere la sua Sarah e tenerla sempre con sé. Ma sapeva che non avrebbe potuto mettere piede nell’ Aboverground se non veniva evocato. La sua pazienza si perse totalmente quando vide quel brutto bavoso prendere Sarah sottobraccio e trascinarla fuori dalla discoteca; Sarah, ovviamente, cercò di liberarsi da quella stretta, ma quel ragazzo aveva la presa ben salda
- Leonard, per favore... – la voce di Sarah era quasi un urlo
- Dai, non fare la difficile! Qui non ci vede nessuno! – rispose Leonard con tono tutt’altro che piacevole
- Lasciami andare! – Sarah tentò con ogni mezzo di liberarsi, era disposta anche ad alzare le mani, infatti, come Leonard l’attirò a sé per baciarla, Sarah lo schiaffeggiò. Il ragazzo rispose al gesto, più violento di quello ricevuto, facendo cadere la povera Sarah per terra; Leonard ne approfittò per buttarsi addosso a lei. Sarah cercò di liberarsi dal peso del ragazzo che la schiacciava, impedendole ogni mossa, gridava aiuto. Le lacrime le scorrevano a fiotti.
Non appena Leonard compì queste azioni, Jareth perse completamente la ragione e, senza preoccuparsi delle conseguenze, decise di tornare nell’ Aboverground. Bastò un attimo per raggiungere la sua Sarah, la quale si presentava tra le muscolose braccia di quel ragazzo. Improvvisamente, un lampo squarciò il cielo e dei rombi ti tuono superarono gli assordanti suoni della musica del locale. I due mortali si staccarono di scatto, Sarah ne approfittò per sfuggire dalla presa del ragazzo. Un barbagianni sbucò dal nulla, volava sopra la testa di Leonard quasi volesse attaccarlo o, più semplicemente, per allontanarlo dalla sua Sarah
- Ma che diavolo...- imprecò Leonard mentre Sarah osservava impotente la scena. Non sapeva se scappare o se starsene lì. Sebbene non fosse concesso ad un abitante dell’Underground recare danni ad un mortale dell’Aboverground , il barbagianni violò leggermente la regola, limitandosi a dare diverse artigliate al braccio muscoloso di Leonard con il quale tentava di coprirsi il viso. Il ragazzo gemette per il dolore, per sua fortuna sopportabile. Ma il barbagianni avrebbe voluto fare ben altro a chi infastidisse la sua Sarah
<< Colpirò la mano che ti ha toccato, Sarah! >> pensò Jareth, e così fece: affondò i lunghi artigli nella carne della mano destra di Leonard, la mano che aveva schiaffeggiato la sua preziosa Sarah! Finalmente, la ragazza decise di scappare. Non capì esattamente cosa stesse accadendo, ma qualcosa le diceva che quel rapace fosse volato lì proprio per lei, in suo soccorso. Sarah correva a perdifiato senza meta, l’importante era stare alla larga da quel maniaco. Aveva appena deciso di tornare a casa quando il rapace notturno la raggiunse. Sarah sobbalzò, ma le parve male gridare all’animale che l’aveva salvata. In men che non si dica, il barbagianni si tramutò sotto gli occhi della fanciulla accompagnato da un’infinità di polvere di stelle. Sarah rimase allibita da quello che le si presentava
- Chi sei? – balbettava con qualche lacrima agli occhi, non si era ancora ripresa dallo shock di prima, e adesso aveva appena visto un rapace trasformarsi in un umano, o meglio, da un essere dalle sembianze umane vestito con un abito nero accompagnato da un lungo ed elegante mantello dello stesso colore, un abbigliamento del tutto inusuale nel mondo degli umani. Quella domanda fu per Jareth molto dolorosa, ma del resto, se l’aspettava. Sapeva che la sua Sarah non ricordava nulla. Si limitò a sorridere con fare beffardo
- Stai bene? – le chiese
- Credo di sì... ma cosa sta succedendo? – le emozioni erano state troppe per lei quella sera. Si accasciò a terra, distrutta. Jareth si avvicinò a lei, appoggiandosi sui talloni
- Ti ho portato un regalo, Sarah... – le sussurrò plasmando una sfera di cristallo sulla punta delle dita coperte da un guanto nero. Gli occhi di Sarah brillavano. Come faceva quello strano tizio a conoscere il suo nome? 
– Ti regalo i tuoi sogni, Sarah – continuò il fae – ma per farlo, dovrai venire con me! – il tono del re si fece più imperativo, come se non gli fosse importato cosa fosse accaduto alla giovane. Quest’ultima si rivelò più confusa che mai! Improvvisamente, la giovane si coprì il viso con ambo le mani, iniziando un lungo pianto dirotto. Era così confusa, così stanca. Jareth non sapeva come reagire davanti alle lacrime della mortale che tanto amava. Sarah non ne voleva sapere di smettere. Piangeva come se volesse versare tutte le sue lacrime. Istintivamente, Jareth la prese tra le braccia, nel tentativo di calmarla. Lei parve non accorgersi di stare abbracciando un perfetto sconosciuto, ma si lasciò cullare dal dolce battito del cuore del sidhe.
  
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