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Autore: MoonClaire    28/03/2012    1 recensioni
Lui era il mio migliore amico, lui era....
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era già passato un anno da quando avevo visto per l’ultima volta Rob.
Poi, tra Twilight, promozioni varie e non so cosa, Robert non si era fatto più vedere.
Sapevo bene che agli altri nostri amici la cosa importava relativamente, ma a me, della sua assenza importava eccome. Loro erano i suoi amici. E basta, nient’altro.
Io ero la sua migliore amica, quella che lo spronava, che lo aveva incoraggiato a fare quel maledetto provino per Edward Sbriluccicoso Cullen. Quindi, dopotutto, la zappa sui piedi me la ero tirata da sola.
Odiavo quel pedofilo di un vampiro! Sbrilluccicoso, incantatore, verginello di un vampiro, che riusciva a portare via la vera identità del mio Rob.
Mio Rob?
Ma in che mondo? Da quando vive a Los Angeles circondato da gallinelle approfittatrici, ho smesso di riconoscerlo. Ho smesso di sentirlo.
Ho smesso di amarlo.
Certo, cosa credete? Sono nella classica situazione in cui mi sono innamorata del mio migliore amico.
Dell’imbranato, timido ed impacciato amico che per tutta la vita ha abitato di fronte a casa mia.
Davvero clichè.
E ancora più clichè è il fatto che mi sia accorta troppo tardi di questa cosa. Io ed il mio maledetto orgoglio.
Che c’entra l’orgoglio, vi chiederete voi.
Io sono più grande di Rob di due anni ed il pensiero di farmela con uno più piccolo, mi infastidiva. Non chiedetemi perché, ero stupida e probabilmente non ero abbastanza innamorata. Robert, specialmente in questo periodo, dimostra più dei suoi ventidue anni e non ha importanza quanto immaturo, giocherellone o cos’altro dia a vedere, lo conosco e quello non è il vero Rob.
Chissà quante persone in questo anno, sono riuscite a conoscere il vero Robert Pattinson.
Egoisticamente, spero il meno possibile.
Pensando a lui, invece, la cosa mi rattristava. Robert è uno a cui piace stare da solo, guardare film in dvd, ascoltare musica e mangiare schifezze. Ed una piccola, minuscola ed insignificante parte di me, sperava che avesse fatto qualche sana amicizia. In un’intervista, ricordo come disse che lui non cerca per natura la compagnia di altre persone. Bhe, mentiva.
La mia compagnia la cercava. Eccome se la cercava.
Anche quando si trasferì da casa con i suoi, per cercare lavoro nel cuore di Londra, tornava spesso sotto la mia finestra.
Già. Edward Verginello Cullen ha rubato a Robert l’idea di entrare dalla finestra. A differenza che Robert lo faceva quando io ero ancora sveglia e probabilmente, mentre al succhiasangue bastava un agile balzo, a Rob serviva una scala. E che volete, non è molto portato per le cose atletiche, ma dopo mi accorsi che nonostante tutto, Robert Pattinson era il ragazzo perfetto.
Altro che quel Cullen, descritto come il ragazzo perfetto. Ma dove? Ma se era perennemente in depressione?
Robert, lui sì che era il ragazzo perfetto, pur tentando di non esserlo. Ti faceva ridere, ti stava ad ascoltare, e non esitava a parlarti dei suoi problemi. Ti faceva sentire importante, più di ogni altra cosa al mondo e nonostante lui e lo shampoo facessero a pugni e la doccia ogni tanto dimenticava di farsela, Rob era assolutamente e dannatamente perfetto.
E questo era stato l’unico motivo che mi spinse a convincerlo a fare quel dannato provino.
Concordavo con lui, sul fatto che probabilmente esistevano ragazzi molto più belli ed idonei fisicamente, ma ai miei occhi, lui non aveva difetti. Ed in quel momento, mi sentii come Bella mentre contemplava quel… coso.
Odio Edward Cullen, non si era capito? Chiedo scusa, ma voi non vi trovate nella mia stessa situazione. Lui me l’ha portato via, ed in quel momento ho potuto fare solamente una cosa.
Iniziare ad odiare anche Rob. Mica potevo prendere ed andare in Italia per cercare di farmi ammazzare…
Era partito senza voltarsi indietro, dimenticandosi di me.
Ma cosa avrei potuto fare? Una sola parola da parte mia e so bene che lui non sarebbe partito. Avrebbe fatto di tutto per me. E’ per questo che la sua ex ragazza super bionda lo ha mollato, perché lo ha obbligato a scegliere tra me e lei, e Rob ha scelto me.
E sapete il motivo? Perché mi aveva scritto una canzone.
Eh già… l’unica canzone che ha scritto in vita sua per una ragazza, l’ha scritta per me.
E ripensando a queste cose, mi accorsi che in certi momenti era davvero difficile odiare Robert.
“Sta arrivando…” borbottò sua sorella Victoria spuntando con la testa dalla porta della cucina, dove ero intenta a preparare le salsine per la fonduta.
Ritornando al presente, respirai a fondo. Alla fine era arrivato alla classica cena pre Natalizia che organizzavamo sempre. L’anno scorso l’aveva saltata, era andato a fare l’eremita in Oregon, riuscendo con questa mossa a stravolgere il Robert che conoscevo, ma ora, era arrivato. L’avrei rivisto.
Ero emozionata?
Sì…
No… certo che no! Lo odiavo a morte, come potevo essere emozionata per il solo fatto di…
“Ti mettono sempre in cucina, eh?” esordì lui ignorando completamente gli altri che lo aspettavano in sala da pranzo.
“Sono l’unica che ha voglia di preparare da mangiare per tutti, lo ricordi, vero?” replicai acida.
Spiazzato, Rob rispose come faceva sempre in queste occasioni. Rise lievemente.
Il silenzio calò immediatamente tra di noi, mentre il mio cervello si impegnava solamente a lanciargli delle onde negative. Volevo solo che lui andasse via. Lontano da me. Come era stato fino a quel momento.
Ma lui non cedette.
E diavolo cornuto, perché non si comportava come faceva con tutti gli altri? Lasciami perdere e basta, Robert! Non puoi pretendere di andare e tornare così nella mia vita senza che io faccia qualcosa per tentare di proteggere il mio cuore.
Sarebbe stato così tra noi due? Lui andava in America, lasciandomi qui da sola, e quando sarebbe tornato, avrei dovuto accoglierlo a braccia aperte?
Dovevo essere forte, anche se la mia paura più grande era quella di guardarlo negli occhi, vedere il suo sorriso e perdere ogni proposito che mi ero imposta…
E fu per questo, che evitai di guardarlo.
Avvicinandosi ancora di più, posò una mano sul banco da lavoro accanto a me, e chinò il capo vicino al mio orecchio.
“Non eri a nessuna delle première, eppure i tuoi inviti sono stati i primi ad essere spediti… ti aspettavo, ci sono rimasto male…”.
A quel punto, dovetti alzare gli occhi.
Mi voltai in sua direzione ed il fiato mi morì in gola.
 Era bello, dannatamente bello, con quegli occhi azzurri che sapevano leggermi così bene, con quell’espressione intimidita che mi faceva venir voglia di abbracciarlo. E con quei capelli che… erano completamente spariti!
O cavolo… perdo tre giorni o poco più di pettegolezzi sul web e questo mi si rasa la testa…
Ok… da un lato non era un male, dato che non mi sarei più trovata davanti quella massa spettinata, unticcia e sporca di capelli, ma dall’altra… non avrei più visto le sue dita passarci dentro e sperare che un giorno, avrebbe accarezzato anche il mio corpo in quel modo…
Deglutendo e cercando di trovare le parole giuste, mi accorsi che non ne avevo.
“Non ho voglia di vedere Twilight…”.
Bugiarda… appena è uscito al cinema sei andata a vederlo da sola…
Ok: due facce, una medaglia. Se da un lato odiavo Twilight per avermi portato via Rob, dall’altro ero stracuriosa di vedere l’innata bravura del mio amico nell’interpretare un personaggio tanto complesso. Ed infatti, Robert non mi deluse. Adorai il film. Ma allo stesso tempo, il mio disprezzo per quella parola non accennava a diminuire.
“Oh…” borbottò lui deluso e… ferito? Possibile che fossi riuscita a ferirlo in nemmeno due minuti di conversazione? “Cosa ti prende?” chiese “E’ quasi un anno che non ci vediamo, perché fai così? Lo sai che gli altri sono preoccupati da questi modi di fare che hai nei miei confronti? Iniziano a pensare che tu sia invidiosa…”.
“Invidiosa?” domandai cadendo dalle stelle.
“Già, ma io ti conosco e so che non è così… tu mi vuoi troppo bene per odiarmi…”.
“Volevo…” lo corressi.
“Che bel ritorno a casa…” borbottò lui passandosi la mano sulla testa.
Il vizio, allora, non era andato perso con i capelli.
“Cosa ti aspetti Rob? Fanfare e feste in piazza come ti hanno fatto gli altri? Vai via per un anno e ti dimentichi di… tutto…”.
“E’ il mio sogno…” replicò lui ferito.
“Lo so… ed è per questo che io ho deciso di uscire dalla tua vita, perché non riesci a far combaciare il sogno con la realtà…”. Togliendomi il grembiule, uscii dalla cucina, andando dritta a prendere il cappotto.
“Dove vai?” domandò Victoria perplessa.
“A casa… mi è passata la voglia di stare qui… ormai è tutto pronto, dovete solamente mangiare…”.
Avviandomi verso la porta senza aspettare alcuna risposta, tentai di aprirla, ma una mano con delle dita lunghe ed affusolate mi bloccò il passaggio.
“Ma…” borbottò Robert aggrottando le sopracciglia. “Non ti riconosco più…”.
“Un anno è lungo, le persone cambiano…”.
“Io non sono cambiato! E onestamente non so perché tu non sia più la ragazza che era riuscita a diventare il mio mondo…”.
Perché va in giro a dire che con le ragazze non ci sa fare?
Ripeto, altro che Edward Cullen…
Lo guardai in silenzio e onestamente non trovai la giusta risposta.
O meglio, la trovai ma decisi di non usarla, altrimenti mi sarei esposta in prima fila ed avrei dovuto dirgli che ero innamorata di lui.
Qualcuno alle nostre spalle si schiarì la voce e voltandoci verso Mark, lo osservammo impazienti.
“Vischio…” borbottò intimorito indicando il ramoscello sopra le nostre teste.
“Non adesso!” replicammo scocciati io e Robert.
“E volete infrangere la tradizione? Direi che porta sfortuna…”.
“Insomma, Vicky, lo vedi o no, che la qui presente vorrebbe uccidermi con un solo sguardo? Ti sembra anche solo pensabile che io mi avvicini per baciarla?”.
“Fate quello che volete, mi avete scocciato! Tu, avresti potuto farle qualche telefonata in più, fratellino e tu… avresti dovuto dirgli che eri innamorata di lui prima che partisse! Siete ridicoli!” e con questo, se ne andò.
Frena…
Che aveva detto quella biondina? In quel momento, adorai Jacob e le sue battute sulle bionde.
Il mondo smise letteralmente di girare. Il tempo si fermò. Guardai Rob, che era rimasto a bocca aperta ed occhi spalancati a fissare il punto dove fino a poco tempo prima era rimasta la sorella.
Poi, lentamente, così lentamente da fare quasi male, si voltò verso di me.
“In questo momento, oltre a te, odio anche tua sorella…”.
“Zitta…” e velocemente si avvicinò prendendomi la testa tra le mani, “Siamo sotto al vischio, devo baciarti…” e senza darmi il tempo di ribattere o di divincolarmi, mi baciò.
Bella aveva dovuto aspettare la fine di New Moon per essere baciata così, ed io baciavo il ragazzo dei miei sogni, sotto il vischio, in casa di alcuni amici per la prima volta inaspettatamente.
Non capivo come volesse baciarmi. Prima era aggressivo e possessivo e mi graffiava il viso con la barba mentre le sue labbra facevano proprie le mie e la sua lingua si infilava furtiva nella mia bocca. Poi, nel giro di pochi secondi senza darmi il tempo di rendermene conto, mi baciava delicatamente, dandomi solo dei lievi baci, e sembrava non aver fretta di cercare un contatto più intimo.
Si posò contro di me e mi spinse lievemente contro il muro.
Sospirai ed inconsciamente portai le mani nei suoi capelli. Soddisfatta mi accorsi che finalmente, erano puliti e mi solleticavano le dita.
Il suo corpo era morbido e mi infondeva calore.
Altro che quel pezzo di ghiaccio, io volevo l’originale, il Made In England.
Allontanandosi da me, completamente senza fiato, chiuse gli occhi e mi baciò la fronte. “E’ tutto a posto, sono qui…”.
Già…
“Ma per quanto?”. E mettendogli le mani sulla camicia scozzese di flanella, lo allontanai. “Ti sei dimenticato di me, non voglio passare ancora le notti a piangere perché non ci sei…”.
E senza aspettare una risposta, uscii dalla porta correndo giù dalle scale.
Stupida… stavo per cascarci. Il suo profumo, le labbra così morbide… anzi, le sue labbra morbide e dolci contro le mie…
Ero ormai in mezzo alla strada, quando la voce di Robert alle mie spalle mi obbligò a fermarmi.
Intorno a noi il silenzio, interrotto ogni tanto da qualche macchina di passaggio e dalla neve che aveva iniziato a cadere dai cieli di Londra.
“Almeno io ho fatto qualcosa! Quando a vent’anni ti ho dato la mia lettera d’amore, l’unica risposta che ho ricevuto è stata quella di vederti avvinghiata a Jon!”.
“Lettera d’amore? Sei già ubriaco? Una novità di Los Angeles? Magari sei anche sotto strane droghe?” replicai voltandomi verso di lui.
“Cosa credi che fosse quella canzone? Mi ci vedi davvero chino su un foglio a scriverti una lettera? Ho usato la mia musica e basta...”.
Lo osservai e notando la sua espressione triste, sospirai. “Non ne avevo idea…”.
Ridendo sarcastico, Rob scosse la testa. “Certo che no… ero ‘troppo giovane per te’, queste le testuali parole. Ti ho sentito sai, mentre lo dicevi a Victoria e le altre vostre amiche. Le ho sentite quando mettevano una buona parola per me e onestamente, credevo che accaparrandomi la parte di Cedric Diggory,  sarei riuscito a fare colpo su di te, invece… Niente, non ti hanno mai attratto queste cose. Ho fatto di tutto per farmi notare da te, non sapevo più cosa inventarmi e poi… il capodanno dell’anno scorso, mentre ero qui per le vacanze, ti sei ubriacata. Non ti ho mai visto così ubriaca in vita mia. Eri triste e sei venuta da me. Ed allo scoccare della mezzanotte, mi hai baciato. Wow… un bacio così… erotico, mi ha dato l’ispirazione per come far baciare Bella da Edward…” ridendo e scuotendo la testa, si guardò in giro. “Eravamo ad un passo così” ed enfatizzò il concetto con le dita “dal far sesso, ma ho deciso di fermarmi; non volevo rovinare tutto ed approfittare di te ubriaca persa e disperata per aver rotto con Jon…”.
Lo guardai orripilata e lui notò l’espressione immediatamente. “Non lo ricordi, vero?”.
Scuotendo la testa, arrossii ancora di più quando Rob proseguì nel racconto. “Eravamo già sul letto, entrambi mezzi nudi, toccavo la tua pelle più di quanto avrei dovuto, ma non so come, sono riuscito a fermarmi. Non volevo mancarti così di rispetto e non volevo fare l’amore con te mentre pensavi ad un altro…”.
Sentendo quelle parole, risi. “Pensare ad un altro? Con Jon, in primo luogo è finito tutto per colpa tua!”.
“Dovevi dirmelo…”.
“E cosa sarebbe cambiato Rob? Tu saresti partito ugualmente, così come partirai lo stesso tra qualche giorno…” replicai scuotendo la testa. “Non fa alcuna differenza…”. Voltandomi, sussurrai “Buon Natale…”. E con il cuore pesante, me ne tornai a casa.
 
Il giorno seguente, dopo aver passato la maggior parte della notte a odiare più che amare Rob, riaprii gli occhi alle due del pomeriggio, notando immediatamente il mio cellulare suonare per l’aver ricevuto un messaggio.
‘Stesso posto, stessa ora’
Sbuffai. Alla stessa ora mancava troppo poco, non sarei arrivata puntuale.
Sbuffai nuovamente. Ieri sera non ero stata chiara sul fatto di non volerlo vedere?
Ancora assonnata,  mi buttai fuori dal letto e sotto la doccia.
Me la presi con calma, sperando che nell’aspettarmi si scoraggiasse e mi lasciasse in pace, ma non fu così.
Arrivai con un’ora di ritardo al luogo dell’appuntamento, e quando non vidi alcuna traccia di Rob, tirai un sospiro di sollievo.
“Sei arrivata finalmente!” esclamò comparendomi alle spalle.
“Grazie per lo spavento…”. E mettendomi una mano sul cuore tentai di calmarlo.
Ma era davvero per lo spavento che batteva così veloce? Oppure era il solo fatto che lui fosse davanti a me sorridente?
“Uno dei due è troppo elegante…” borbottò Robert guardando prima i suoi abiti e poi i miei.
“Indovina chi… quanti giorni sono che vai in giro vestito così?”. E arricciando il naso osservai i suoi jeans strappati, la camicia di flanella della sera precedente che pendeva dalla giacca di pelle nera e la sua inseparabile berrettina nera che lo riparava dal freddo.
“A dire la verità, stanotte ci ho anche dormito dentro!” rise lui porgendomi un bicchiere di cioccolata fumante. Lo sorseggiai attenta a non sporcare il mio cappottino bianco neve. Dopo qualche istante di silenzio, Rob riprese a parlare. “Tu invece, sei splendida come al solito…”.
Mi fermai con il bicchiere a metà strada per la bocca ed alzai gli occhi incredula. Non era assolutamente tipo da fare complimenti così gratuiti ed infatti, lo trovai con le guance arrossate mentre si guardava intorno con finta non chalance.
“Sono… molto natalizia…” replicai riferita alla sciarpa e berretto rosso coordinato sovrapposti con cura sopra il famoso cappottino bianco. Riportò gli occhi azzurri su di me e mi resi conto che avrei dovuto abbattere le mie barriere. O almeno provarci. Dopotutto Rob si stava sforzando e, come spesso succedeva, ignorava totalmente la mia luna storta, tentando disperatamente di riportare le cose alla normalità.
Ma sarebbero mai tornate normali? Ormai erano cambiate e basta. Sapeva quello che provavo per lui, ma io ero ancora confusa per i suoi sentimenti. Mi ricambiava? Era passata la sua cotta da teenager? Non lo sapevo ed a quel punto, a pochi giorni dalla sua partenza, non sapevo neppure se volevo una risposta a quelle domande.
“Allora… la prima tappa?” chiese lui riferendosi a tutti i negozi che ogni anno gli facevo girare per finire di comprare i regali di Natale.
Abbassando gli occhi sulla cioccolata, scossi la testa. “Ho già fatto…”.
I suoi occhi azzurri si spalancarono sorpresi. “Come hai già fatto? Non sei sempre in un ritardo colossale?”.
Annuii e ripensai all’anno precedente quando si era completamente dimenticato del nostro solito appuntamento e mi era toccato girare Londra da sola, carica di borse di ogni dimensione per tentare di finire lo shopping in tempo. “Bhe… non credevo ti ricordassi…”.
Annuendo e guardandosi intorno Rob propose. “Ruota panoramica o pista di pattinaggio?”.
“Cosa vuoi fare?” domandai confusa.
Con la sua migliore espressione da ‘ma è la cosa più naturale del mondo’, scrollò le spalle. “A te piace passeggiare per le vie illuminate, sfruttiamo il Natale!”.
Lo guardai ancora scuotendo la testa.
“Non è meglio se vai a casa a riposarti? Credi che non ho notato le occhiaie che hai?”.
“Oggi non voglio dormire…”. Gettando il suo bicchiere ormai vuoto in un cestino per la spazzatura, Rob mi guardò. “Voglio trovare un po’ di serenità, voglio cancellare tutta la frenesia che mi ha circondato in questi mesi e sai benissimo che per farlo ho bisogno della mia città e… di te…”.
Era cambiato davvero, adesso sapeva lavorarsi benissimo le persone a parole.
Iniziavo a cedere?
Certo che sì, come siamo volubili noi ragazze innamorate?
“Sei cambiato Rob e nemmeno te ne accorgi” sussurrai imboccando la strada che portava alla pista di pattinaggio.
“Hollywood ti cambia…” replicò lui dalla parte opposta, con il piede ormai sulla via che si dirigeva alla ruota panoramica.
Lo guardai aggrottando le sopracciglia.
“Ok… diciamo che sei ancora arrabbiata con me e vuoi vedermi soffrire sui pattini?” sospirò lui arrendendosi.
Mentre aspettavo che si avvicinasse, sorrisi tra me stessa. Io non ero cambiata affatto. Ero vendicativa, e avrei goduto nel vederlo ruzzolare di continuo sul ghiaccio.
Ma a quel punto, passeggiando con Rob nelle strade illuminate a festa di Londra, mi resi conto che la mia vendetta sarebbe stata solo quella. Non avrei potuto fare altrimenti con lui.
Fino al giorno prima lo odiavo con tutta me stessa e poi… lui rientrava nella mia vita ed il mondo cominciava a girare nuovamente.
Che poca forza di volontà.
Ma questo era un problema solo mio, oppure era così per tutte le ragazze innamorate?
Per anni, probabilmente dal momento in cui iniziai a dargli lezione di matematica, iniziammo ad essere compatibili. Lui iniziava una frase ed io la terminavo senza difficoltà. Eravamo così. Grandi amici in mezzo ai quali purtroppo, o per fortuna decidete voi, si è intromesso l’amore.
Non chiedetemi come ho  fatto ad innamorarmi di lui, perché non saprei cosa rispondervi. Il giorno prima era il mio migliore amico e la mattina dopo, mi batteva forte il cuore solo a pensare a lui.
Mi riportò alla realtà, dandomi una lieve spinta con l’anca.
“Come dicevo… anche se presumo che tu non abbia ascoltato mezza parola… Stare lontano mi ha cambiato, ma credo nel senso che mi abbia fatto maturare. Tu sai bene come sono. Mi piace stare da solo, sono un po’ sfigato, senso della moda zero” e a quelle parole mi risultò impossibile non squadrarlo dalla testa ai piedi “amo la mia musica e mangiare le schifezze, il mio appartamento ha ancora la plastica sui mobili, guidavo una macchina che cadeva a pezzi”. Ecco tempo imperfetto, ora hai un’Audi che vale un patrimonio, “e i nuovi amici che mi sono fatto a Los Angeles sono costretti a venire a tirarmi fuori di peso da casa, passo il mio tempo a guardare dvd oppure a leggere. Sai bene che sarò sempre tutte queste cose e molte altre ancora, ma… questo successo così improvviso è strano da gestire, specialmente se si è da soli. Passavo le serate a contemplare il telefono indeciso se telefonarti oppure no. Però, era strano… non sapevo come avresti reagito. Soprattutto dopo il nostro ultimo incontro…”.
Arrossendo al solo pensiero del racconto che lui stesso aveva confessato la sera prima, mi voltai verso le vetrine, tentando di evitare il suo sguardo.
“Incontro che io non ricordo neppure…” borbottai.
Ridendo lievemente, notai Rob alzare le spalle. “Io di questo non ero del tutto convinto… Poi tu non mi hai mai cercato e quando chiedevo di te agli altri, mi dicevano che te la cavavi alla grande senza di me, quindi… che posso dirti? Ho dedotto solamente che senza di me saresti stata molto meglio. Questa fama improvvisa non ti avrebbe investito e avresti potuto vivere tranquillamente, anche se io ti volevo al mio fianco…”.
Fermandomi di scatto, lo osservai stupefatta mentre proseguiva il suo cammino.
Bloccandosi quando non mi trovò più accanto a lui, si voltò in mia direzione. Scuotendo la testa e facendo quel orrido sorrisetto storto che mi ricordava come non mai il vampirazzo, si avvicinò.
“Perché sei così stupita? Una cosa in cui Hollywood mi ha cambiato, sei tu… voglio dire… quando sono partito per l’Oregon, non avrei voluto far altro che aprirti il mio cuore e dirti tutto quello che mi sono portato dentro per anni e anni, ma… non ne avevo il coraggio. Adesso invece, tutto questo mettermi sempre in primo piano, davanti a fotografi, fans e paparazzi” e con il dito indicò un punto non preciso dietro di noi. Voltandomi, scorsi un uomo munito di macchina fotografica con super obiettivo “mi ha dato quella forza in più per tornare da te. Vedi, adesso sono al top del mio successo e voglio che tu viva questo successo con me, così come quando tutto il casino finirà ed io tornerò ad essere il normale, anonimo Robert, voglio ancora averti con me. Ci ho messo un anno a realizzare tutto questo e spero che tu sia pronta e disposta ad entrare a far parte della mia vita come voglio, come ho voluto fin dal principio…”.
Poche persone riuscivano a lasciarmi senza parole, ed in quel preciso momento, Rob era uno di quelle. Il mio cervello aveva smesso di funzionare totalmente. In quel preciso momento, per le strade affollate di Londra, esistevamo solamente noi due.
Sì, lo avevo totalmente perdonato, non c’erano altre spiegazioni. Quegli occhi azzurri sapevano lavorarmi per bene.
“Andiamo…” rise lui lievemente prendendomi per mano. “Ci sono tante cose di cui dobbiamo parlare…”.
A giudicare dal mio attonito silenzio, dedussi che sarebbe stato lui l’unico a parlare.
Passandomi un braccio intorno alle spalle continuò a camminare passando davanti ad una vetrina e sotto un festone illuminato. Lo sentii sospirare sonoramente ed alzando gli occhi vidi un sorriso sornione dipinto sul suo volto coperto di barba.
Mi sentivo come Bella in quel momento.
Uffa. Basta paragonare la mia vita con quei personaggi inventati.
“Sei stato divino ad interpretare Edward” non mancò una smorfia di disgusto nel pronunciare quel nome “Hai conquistato letteralmente tutti…”.
Una sonora risata eruttò da Rob.
Rideva e diventata a dir poco bellissimo.
“Lo sapevo che eri andata a vederlo!” e cingendomi il collo con un braccio, mi baciò la testa. Ed io arrossii.
“Certo… eri stato così criticato dai fans del libro, che non volevo perdermi le loro espressioni quando ti avrebbero visto esprimerlo in maniera straordinaria…”. Voltando il viso ancora verso una vetrina, ammisi. “E mi hai fatto anche piangere…”.
“Bene… vuol dire che mi hai ritenuto bravo…”.
Già, molto bravo, peccato che per interpretare il tuo ruolo perfetto, tu sia dovuto andare dall’altra parte del mondo.
Sospirò ancora una volta. “Sai… era da una vita che aspettavo di tenerti tra le mie braccia…” ammise.
Sorpresa, lo guardai con la coda dell’occhio.
“Già… forse ancora dai livelli in cui mi limitavo a guardarti dalla finestra…”. Realizzando le sue parole, rise. “Detto così fa molto pervertito, ma ti assicuro che non sono mai arrivato ai livelli di Edward con Bella…”.
Risi lievemente con lui e quando un fiocco di neve mi colpì la guancia, alzai lo sguardo al cielo.
“Con questo tempo, non ci faranno pattinare...”.
Questa volta mi baciò sulla guancia. “Guarda cosa può fare una star del cinema…”.
Ed infatti, quando arrivammo alla pista di pattinaggio ormai quasi chiusa, Rob mise in azione il suo nuovo charme Hollywoodiano.
Pochi minuti dopo, avevamo a disposizione tutto il posto per noi.
“Almeno non mi vede nessuno fare questa figura penosa…” borbottò lui entrando tutto traballante in pista.
Volteggiandogli davanti, gli sorrisi “Questo è il prezzo per esserti dimenticato di me…”.
Attaccandosi con entrambe le braccia al bordo in legno per evitare di cadere, Rob scosse la testa. “A dire la verità…” iniziò tentando di rimettersi in piedi. “Non sono riuscito a smettere di pensare a te nemmeno un momento…” allargando le braccia per cercare di mantenere l’equilibrio si raddrizzò. “Kristen, Nikky e soprattutto Camille, mi hanno buttato a calci sull’aereo raccomandandosi di riportarti con me…”.
Bloccandomi a metà pista, mi voltai verso di lui.
“Portarmi dove?” domandai confusa.
“A Los” e cadendo per terra pestando il sedere, vidi una smorfia di dolore dipingersi sul suo volto “Angeles…”.
Lo guardai esterrefatta.
Cioè, non solo ritornava nella mia vita, sconvolgendola con le sue rivelazioni, i suoi cambiamenti, il suo sorriso e la sua presenza, ma voleva pure portarmi via con lui.
“Aiutami…” mi rimproverò aggrottando le assurde sopracciglia scure.
Avvicinandomi, gli porsi entrambi le mani, e tentando di non cadere insieme a lui, lo rimisi in piedi.
Frugando nella tasca dei jeans bucati, osservai mentre ne tirava fuori una chiave.
“Bhe… quest’anno ho trovato i soldi per farti dei bellissimi regali e questo è il primo…”.
“La chiave del tuo cuore?” domandai scettica.
Ridendo, Robert si aggrappò di scatto a me non appena si accorse che stava per cadere nuovamente a terra.
“Simpatica…”. Rimettendosi ancora in piedi, a stento tentò di mantenere ancora l’equilibrio. “E la chiave del mio nuovo appartamento a Los Angeles… e questa è la tua…”.
“E cosa me ne faccio?” chiesi incredula.
Socchiudendo lievemente gli occhi e cercando di capire se scherzassi o meno, mi sventolò la chiave davanti agli occhi.
“Forse non ti è chiaro che non me ne vado senza di te…” e concluse la confessione capitolando a terra rovinosamente.
“Aiutami…” ripeté ancora una volta alzando le mani verso di me.
Pattinando all’indietro, mi allontanai da lui.
Dov’era finito il mio Robert? L’insicuro, impacciato e imbranato Robert? 
Mi voltai verso di lui e lo vidi pulirsi le mani piene di ghiaccio sui pantaloni.
Tornando verso il ragazzo, lo aiutai a rimettersi in piedi e poi gli porsi la mano.
“Forza…”. Aggrappandosi saldamente, Rob traballò leggermente quando iniziai a pattinare portandomelo dietro. In silenzio, volteggiai lentamente sulla pista, cercando di chiarirmi la testa da tutte quelle rivelazioni, e di concentrami per qualche istante, solamente sul vecchio Robert.
Che in quel momento era lì con me e continuava a fare battute per tentare di farmi ridere.
C’era poco da dire, lo preferivo così.
Quello nuovo, che sapeva sempre cosa dire, non gli si addiceva.
“Non parlare più come prima…” sussurrai senza voltarmi indietro. “Non sembri nemmeno tu. Il mio Rob non direbbe mai cose così… sdolcinate e profonde. Tu non sei uno romantico. Io preferisco di gran lunga quando balbetti cercando di trovare le parole giuste e poi arrossisci in attesa di una mia reazione…”.
“Recitare aiuta a farti sentire più sicuro di te stesso…” ammise sottovoce.
“Ma con me non devi recitare, devi essere te stesso. Non hai niente di cui preoccuparti, perché io ti conosco, so come sei e ti accetto. Sei fantastico quando ti comporti da Rob. Mi fai ridere fino a farmi venire il mal di pancia, e preferisco di gran lunga i tuoi regali squattrinati, le serate passate insieme svaccati sul divano a giocare con i videogiochi, che tutti questi soldi che ti dà la gente più falsa che possa esistere…”.
Facendo scivolare via le mie mani dalle sue, guardai il terrore dipingersi sul suo volto. “No! Non lasciarmi!” esclamò scivolando per qualche secondo sul ghiaccio prima di sbilanciarsi e cadere a terra, atterrando ancora una volta sul proprio sedere.
Ridendo, mi avvicinai porgendogli le mani e aiutandolo ad alzarsi. “Sai che non sono bravo…” mormorò stringendomi ancora di più pensando che stessi per lasciarlo andare ancora.
“Oh Rob… mi hai visto tu stesso quanto tempo ci ho messo prima di imparare a stare in piedi… eppure sono qui… non è difficile pattinare, hai fatto di peggio, quindi, basta piagnucolare!” lo ammonii trascinandomelo dietro ancora un po’ per la pista.
“Odio gli sport…”.
“Lo so… non fare la femminuccia…”.
Portandolo a bordo pista, gli dissi nuovamente di attaccarsi alla ringhiera e di pattinare in tondo.
“Non guardarmi così Robert Pattinson, affronti orde inferocite di ragazzine urlanti, ed hai paura di stare qui da solo con me per pattinare?” domandai portandomi le mani sui fianchi.
“Non è questo…” disse lui con passo incerto. “Il fatto è che sai che mi piace stare con te… ma…” e guardandomi con quegli occhioni azzurri, un sorriso tutt’altro che innocente gli si dipinse sul viso. “…vorrei fare altro da solo con te…”.
Flirtava con me…
Stava tornando ad essere il vecchio Rob, ma adesso, nascosti sotto le sue battutine, vedevo molti più significati.
Morsicandomi il labbro, notai come il suo sguardo si spostò sulla mia bocca.
“Dopo…” replicai vaga.
Se lui flirtava, perché non potevo fare lo stesso?
Sia se lui fosse rimasto con me, sia se fosse partito senza di me, non avrei perso questi piccoli momenti di paradiso che avevo con lui.
Continuammo a fare il giro, chiacchierando del più e del meno e, dopo una ventina di minuti, avevamo già ritrovato tutto quello che avevamo perso.
Tutto e molto di più…
Adesso io e lui, eravamo davvero di più. Non avevamo bisogno di parole inutili per saperlo. Tutto quello che dovevamo dire era, in un modo o nell’altro, già stato detto e a noi bastava.
Lo guardai e lo vidi molto più sicuro rispetto a qualche momento prima.
Curvando ed attraversando la pista in senso orizzontale, mi fermai al centro.
“Vieni Rob!”.
“Sto bene qui!” replicò restio a staccarsi dalla balaustra.
“Sei un fifone… non hai paura dei pregiudizi nel recitare la parte di un omosessuale, ma te la fai in mano all’idea di pattinare da solo!” lo provocai. Sorrisi vittoriosa nel vederlo staccarsi dalla sua ancora di salvezza ed muoversi in mia direzione. “Lasciati scivolare Rob! Più morbido!” lo incitai osservandolo.
“E’ una parola…”.
Era bello, alto e con le spalle larghe. Tutto quello che avevo sempre voluto e che mi ero accorta tardi di avere proprio sotto al naso. Non era perfetto, perché fisicamente era proprio un tipo normalissimo, ma a me piaceva. Non aveva tanti muscoli, non aveva gli addominali scolpiti ed era piuttosto peloso. Però, era perfetto ai miei occhi… lo era sempre stato. Capelli lunghi o corti, sporchi o puliti. Sobrio o sbronzo. Faceva i suoi errori, e ne faceva anche tanti, però se davvero sbagliava, tentava sempre di rifarsi.
Ero il suo mondo.
E lui era il mio.
Risi vedendolo cadere ancora con il sedere per terra.
“Basta! Ci rinuncio! Aiutami a tornare a bordo pista, donna!” mi ordinò ridendo. Sospirando, si domandò come faceva ad essere così negato negli sport.
Era sorridente e mi resi conto che quello era il sorriso che aveva quando ero insieme a lui. Quello era il sorriso che io gli dipingevo sul viso.
Sedendosi, mi osservò esasperato. Aprendo le gambe davanti a lui, gli pattinai con agilità in mezzo. Accovacciandomi gli posai una mano guantata sul viso. “Sei una schiappa Rob… ma sei così carino…” e chinandomi velocemente su di lui, lo baciai.
Era inutile aspettare oltre… probabilmente da quando si era staccato da me il giorno prima, mi ero resa conto di volerlo baciare, di voler sentire le sue morbide labbra ancora sulle mie, di sentire il profumo del suo respiro. Di essere totalmente rapita da Rob.
Nonostante fu colto di sorpresa, ricambiò il lieve bacio che gli stavo dando e quando feci per allontanarmi, le sue lunghe dita si persero nei miei boccoli scuri. Socchiudendo le labbra e aprendo lentamente gli occhi, mi trattenne a lui.
“No ti prego… vieni qui e lasciati baciare…”.
Inginocchiandomi davanti a lui, incurante del freddo che ci circondava, lasciai che le nostre labbra si incontrassero ancora.
Sospirai e rabbrividii quando mi prese il viso nelle mani ghiacciate. Lo sentii sorridere lievemente alla mia reazione.
Mi appoggiai con le mani alle sue spalle, come per cercare di sorreggermi mentre il mondo intorno a me girava e poi le lasciai scivolare lungo il suo collo.
Mi baciò lentamente, assaporandoci il più possibile e quando schiusi lievemente le labbra, Rob non esitò a far scivolare lentamente la sua calda lingua dentro la mia bocca per incontrare la mia. Nell’attimo in cui accadde, mi lasciò andare il viso per passarmi le braccia intorno alla vita, tirandomi il più possibile vicino al suo corpo.
Quello era il bacio più romantico che avessi ricevuto in vita mia.
Quando si allontanò da me, Rob mi diede dei delicati baci sulle labbra, ma quando mi accarezzò una guancia, mi spostò i capelli dietro ad una spalla e mi sorrise, capii seriamente cosa voleva dire amare un uomo.
“Credo seriamente di amarti…” sussurrò sorridendomi lievemente.
Risi nel sentire quelle parole. Eravamo in sintonia, c’era poco da dire. Avevamo persino gli stessi pensieri.
“La cosa è reciproca…” replicai baciandogli il naso freddo.
“Andiamo a casa?” implorò mostrandomi gli occhi tristi da cucciolo.
“Devo impacchettare i regali…” lo avvertii aiutandolo ad alzarsi in piedi.
“Ok ti guarderò mentre lo fai…” rise Rob.
Uscendo dalla pista per poterci rimettere le scarpe, il ragazzo alzò gli occhi al cielo.
“Guarda, una stella…” e mi indicò una stella brillante all’orizzonte.
Alzando lievemente le spalle, lo guardai sorridendo. “Ma non mi interessa quella stella, la mia stella preferita ce l’ho proprio qui davanti a me!”.
Alzando le sopracciglia, Rob mi osservò scettico.
“Senti… restiamo che sono io quello che fa le battute, perché le tue sono penose…” ed alzandosi, iniziò a ridere e mi prese tra le sue braccia.
Sorridendo, lo strinsi forte e nascosi il viso nel suo collo.
Ma dopotutto, quel Natale mi aveva davvero portato una stella.
La mia stella, quella che mi aveva illuminato per tanti anni e che ora era finalmente e solamente mia.
Robert Pattinson era l’amore perfetto per me…
 
   
 
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