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Autore: angelad    28/03/2012    9 recensioni
Un brutale omicidio scuote il dodicesimo. Un gioco perverso al quale Kate è costretta a giocare...
Non tutto però è come sembra...
Genere: Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione, Contesto generale/vago
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Prologo "Prova a fermarmi Kate, ti sto aspettando"

I MILLE VOLTI POSSIBILI DELLA VERITA’

 

È notte fonda, il buio ricopre ogni cosa. Solo la luna rischiara un poco quell’oscurità.

Una giovane donna si guarda intorno spaesata: non sa dove si trova, non riconosce quel posto. La strada è completamente deserta, non si sente neanche un rumore, tutto è avvolto in un silenzio surreale.

La testa le duole, non riesce a stare in piedi. Non sa come ha trovato la forza, ma è riuscita a sfuggirgli.

I suoi movimenti sono alterati, non ha il pieno controllo del suo corpo, deve essere stata drogata. La vista le si annebbia, ma non vuole fermarsi, non vuole ritornare in quell’inferno.

Sa che dovesse arrestarsi lui la ritroverebbe, sente la sua presenza dietro le sue spalle, sente l’odore del marcio.

Spesso si dice che il terrore non abbia suono, finchè una mano non ti afferra da un vicolo oscuro per trascinarti di nuovo in quell’incubo, allora la paura si trasforma in un urlo disperato, un grido lanciato nel vento, dove nessuno può sentirlo, dove nessuno può aiutarti.

La giovane donna capisce ciò che sta per accadere, il suo cuore martella nel suo petto fino a scoppiare.

Lo guarda, ma non vede nulla tranne che un demone.

Ha gli occhi spiritati, la sua voce sembra un ringhio: “Non avresti dovuto farlo.. hai rovinato tutto..”.

Cerca di parlare: “Ti prego, non..”, ma uno schiaffo sonoro la scaraventa a terra. Batte violentemente la testa contro l’asfalto e sente il calore del sangue attraversarle il viso fino a giungerle alla bocca.

Non ha nemmeno il tempo di rialzarsi.

Su di lei si abbatte un uragano violento ed impetuoso.

Chiude gli occhi e cerca di proiettare nella sua mente i suoi ricordi più cari: la sua famiglia, la sua vita, il suo amore.. Vuole allontanarsi da tutto quel dolore, in fondo non potrà durare in eterno.

Accennò un lieve sorriso, non  avrebbe mai pensato di poter perdere tutto in così poco tempo, per un motivo che, in realtà, nemmeno conosce. In fondo voleva solo aiutare un amico.

Non riesce a versare nemmeno una lacrima, non ne ha il tempo.

Quando quella furia si ferma, lei non si muove più. Quell’animale la volta, ma i suoi occhi ancora aperti non possono più guardare il cielo stellato. Il suo sguardo, ormai, può ammirare solo mondi ancora più lontani..

****************************************************************

Le volanti della polizia di New York giunsero in prossimità del vicolo al sorgere del sole.

Victoria Gates uscì dall’abitacolo della prima autovettura stringendosi nel cappotto. L’aria era decisamente frizzante. Non aveva l’abitudine di recarsi sulla scena del delitto da quando era diventata il nuovo capitano del dodicesimo, ma quella telefonata anonima l’aveva colpita. Il suo sesto senso le aveva detto che era meglio accertarsi delle reale  gravità della situazione in prima persona.

Questa volta non poteva restare seduta dietro ad una scrivania, doveva scendere in trincea.

Il luogo del ritrovamento non era nel suo distretto, ma avendo ricevuto la chiamata il caso era ufficialmente il loro, almeno fino al probabile arrivo dei federali.

Si rese conto che la polizia scientifica era già arrivata quando vide la patologa forense della sua squadra china su un corpo di donna orribilmente mutilato. Aveva lunghi capelli biondi, corporatura minuta, doveva essere molto giovane, ma era totalmente irriconoscibile.

 La dottoressa Parish non si era accorta del suo arrivo, guardava e studiava il cadavere con attenzione.

“Mi aggiorni dottoressa” comandò secca la donna.

Lanie alzò lo sguardo alquanto sorpresa di trovarsi davanti il capitano in persona e non la sua amica detective Kate Beckett, probabilmente si stava chiedendo come mai non fosse lì.

“Dottoressa, allora?” incalzò la Gates.

“Mi scusi signore. Donna bianca, sui 30 anni, identità sconosciuta. Per accertare la vera causa del decesso dovrò attendere di effettuare l’esame autoptico, ma credo di non sbagliare ad affermare che questa donna è morta in conseguenza alle percosse ricevute”.

“Sta cercando di dirmi che l’ha uccisa a pugni?” concluse il capitano con reale disgusto.

Lanie si limitò ad annuire con la testa.

Guardando il corpo straziato di quella povera ragazza era evidente ciò che le era stato fatto, ma la donna non riusciva  nemmeno lontanamente immaginare, né ciò che doveva aver provato né il motivo da scatenare una furia del genere. Quella donna era stata massacrata di botte, ma prima era stata fatta prigioniera. Aveva notato i segni di una corda attorno alle sue mani, anche se la dottoressa Parish non li aveva menzionati. L’assassino aveva instaurato con lei un rapporto intimo, morboso, malato. Non era un elemento da sottovalutare.

La Gates aveva sperato che quell’animale, in un attimo di pietà, l’avesse finita senza ulteriori sofferenze, ma la parola “misericordia” non doveva essere scritta sul suo vocabolario.

 Strinse forte i pugni dentro alle tasche cercando di non farsi notare dai suoi agenti e giurò a se stessa che avrebbe sbattuto a marcire in galera quella bestia. Chiunque fosse, non avrebbe avuto nessuna pietà.

 “Sono già stati fatti i rilievi fotografici?” domandò vedendo avvicinarsi la componente maschile della sua squadra.

“Sì signore” rispose Esposito avvicinandosi alle due donne “abbiamo già imbustato tutto”.

“Voglio vedere il messaggio” rispose piccata.

Ryan le passò una bustina di plastica dove all’interno si trovava un foglietto di carta. Era stato travato sul cadavere, l’assassino aveva lasciato un messaggio per loro.

La scritta era eloquente.

 Alla straordinaria KB e a tutti i miei amici del dodicesimo. Il nostro gioco è appena cominciato. Prova a fermarmi Kate, ti sto aspettando”.

La Gates capì di essere davanti a una e vera e propria sfida e non sarebbe stato facile vincere. L’assassino aveva un conto in sospeso col suo distretto, aveva sfidato apertamente uno dei suoi.

Si girò verso i suoi uomini e parlò: “Ryan, Esposito avete delle opinioni in proposito? Collegamenti con vecchi casi arretrati?”

“La frase è la dedica che Castle ha scritto sul primo romanzo di Nikki Heat..” rispose Esposito, ma venne bruscamente interrotto dalla donna: “So benissimo, cos’è quella frase detective. So chi è il signor Castle e quali romanzi ha scritto. Non sono mica nata ieri! Intendevo se questo massacro poteva essere collegato a qualche caso regresso qualcuno seguito da Beckett, qualcuno che, uscito di prigione, voglia vendicarsi di lei”.

Ryan scosse la testa: “No.. Solo uno psicopatico di nome Scott Dunn che aveva attentato alla vita di Beckett mettendole una bomba in casa, ma per quanto ne so è ancora in prigione.. Inoltre non dimentichiamo che lui uccideva le sue vittime con un colpo di pistola”.

Si fermò per un attimo, prese fiato e guardò il suo capo dritto negli occhi:  “Signore se posso permettermi, suggerirei di richiamarla in servizio. È stata citata personalmente, potrebbe essere in pericolo senza saperlo”.

La donna sospirò: “Lei ha ragione Kevin, ci penserò io. Voi controllate che questo Dunn non sia stato rilasciato, ma non credo c’entri molto. Siamo davanti a qualcosa di più complesso” sentenziò la poliziotta e si allontanò.

 Alla straordinaria KB”.

Perché voleva proprio che fosse Kate Beckett ad indagare su di lui? Forse semplicemente aveva letto Heat Wave ed era affascinato da  Nikki Heat.

No, non voleva Nikki al comando delle operazioni. Non aveva associato il personaggio letterario alla reale Beckett. Non era una fantasia malata di uno psicopatico.

Voleva Kate, in carne ed ossa.

Quella consapevolezza la inquietò, non ne capiva il reale motivo, ma sapeva che qualcosa non andava. Pregò con tutto il cuore non si avverasse il terribile presentimento passatele nella testa.

 Lo scacciò prontamente, non era possibile. Non era ancora il momento, c’era ancora troppo da perdere, la posta in gioco era troppo alta. Sarebbe stato un rischio troppo grande.

Suo malgrado si rese conto di dover stare al gioco dell’assassino, almeno per il momento.

Non amava mettere in pericolo i suoi uomini, ma quell’uomo voleva Kate Beckett?

Bene, Kate Beckett avrebbe avuto.

Per un attimo le sue paure scomparvero lasciando il posto alla fierezza tipica di un investigatore.

“Ti sei fregato con le tua mani tesoro. Montgomery aveva ragione, quella donna è la migliore che si sia mai vista. Hai le ore contate” pensò, mentre digitava il numero della detective sul cellulare.

Angolo mio!

Ecco la mia nuova long... Il capitolo è un po' corto, ma diciamo che è solo un prologo, altrimenti veniva troppo lungo da leggere.

Ho introdotto la vicenda, non succede granchè, ma come ho scritto nella descrizione in questo racconto "non tutto è come sembra". 

Ricordatevelo, specialmente nei capitoli successivi..

un bacione ragazze

  
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