Valentine’s Chess
L’ultimo
San Valentino è arrivato e passato senza che nessuno se ne accorgesse.
Si sono trovati – come è accaduto spesso in quei giorni –
nel mezzo di un rapimento e fuga dagli alieni blu, il che non ha lasciato loro
il tempo di ricordare (figurarsi di festeggiare) festività o compleanni.
Solo dopo il bagnetto per T.J. hanno lentamente ricominciato con le tradizioni. Ai
compleanni e ad ogni ricorrenza, ogni membro del gruppo festeggia,
perché in quei momenti hanno davvero bisogno di un’aspettativa
luminosa e allegra che li tenga su di morale.
Chloe lo capisce, sul
serio – lei è stata una delle prime a suggerirlo e pianificarlo
– ma adesso...
La sua testa si accascia sul cuscino e
un profondo sospiro le sfugge dalle labbra, gli occhi serrati.
L’isolamento non è così male.
No, davvero, non lo è.
Geme. Ma chi diavolo vuole prendere in
giro.
Se potesse si prenderebbe a pugni da
sola, ma in quel caso, probabilmente, Young penserebbe che si tratti di un
altro black-out e la metterebbe sotto un’ancor più stretta
sorveglianza e questa è
l’ultima cosa che vuole. L’ultima di cui ha bisogno.
Allora volta il viso a sinistra, preme
la bocca nel cuscino e grida. Dà sfogo a tutta la frustrazione e alla
rabbia, alla tristezza e alla paura, a tutto ciò che non può
esprimere a parole e che non può raccontare a nessuno perché
più o meno tutti l’hanno abbandonata.
No, non l’hanno fatto davvero, ma
al momento può contare il numero dei suoi visitatori sulle dita di una
mano. È così... Una lacrima le scivola sulla guancia e Chloe la spazza via con rabbia.
Si sta lentamente trasformando in
‘qualcos’altro’, ma quel qualcosa
non spaventa solo gli altri. Lei stessa è terrorizzata da ciò che
sta diventando e quel che nessuno sembra capire è che ha bisogno di qualcuno che le stia accanto,
che l’aiuti a superarla, non importa quel che succederà.
Beh, Matt ed Eli
dicono tante belle parole ma, quando arriva il momento di fare qualcosa e di mantenere le promesse, sembra sempre che siano
da qualche altra parte. E Rush... oh, sì, lui è davvero...
Il rumore della porta blindata scrolla Chloe dal suo rimuginare. Prima ancora che l’anta si
apra, sa già chi ci sarà dall’altra parte. Il tempismo
perfetto e via dicendo sono le sue specialità.
“Salve, Chloe.”
In pochi secondi ha attraversato la
stanza e si è accomodato ai piedi del suo letto, spostandole le gambe da
un lato, prendendosi un po’ di spazio per sé.
Non sa se ha più voglia di
strangolarlo o di abbracciarlo. Il contatto con gli altri, piccole cose come
una mano che ne sfiora un’altra, lo scorrere dei polpastrelli sulla
pelle, gli abbracci e le strette di mano, tutto ciò non fa più
parte della sua vita e Rush è l’unico che sembri ignorare gli
ordini del colonnello Young e invadere i suoi spazi personali quando più
gli piace.
Questa volta non è diverso.
Bastardo. Lui sa che lei ne gioisce, ma dovrà gelare l’inferno
prima che gli mostri quanto ciò significhi per lei, e così
ricorre al sarcasmo.
“È venuto a portarmi un
altro po’ di equazioni?”
Rush scuote la testa, le lancia un lungo
sguardo e Chloe sente il sangue affluirle alle
guance. Da quando lui ha capito di cosa è capace, a volte la guarda con
quella luce negli occhi che le fa correre i brividi giù per la spina
dorsale e formicolare le punte delle dita. È un peccato che non possa
semplicemente andarsene. Dannazione.
“Beh? Allora perché
è qui?”
Sistemando uno zaino nel centro del
letto, comincia a rovistarci dentro, sbirciandola intanto una volta o due, e
sorride al vedere il suo evidente interesse, per quanto lei cerchi di nasconderlo;
ma le belle sorprese sono rare di questi tempi.
“Ho pensato che forse le avrebbe
fatto piacere una partita a scacchi.” Lo dice senza guardarla, e Chloe è a corto di parole perché lui... e gli scacchi... e San Valen– e cosa?
Rush tira fuori la scacchiera e la
piazza vicino allo zaino, continuando a ignorare lei e gli stati d’animo
che le scorrono sul viso.
“Né lei né io siamo
dell’umore giusto per festeggiare San Valentino, così speravo che
potessimo fare qualcos’altro?” Le ultime parole suonano come una
domanda e per un attimo lei riesce a vedere dietro quella facciata, vede che
Rush non è così sicuro di sé come vuole farle credere. Con
gli occhi va dal suo volto alla mano che le offre un pezzo degli scacchi.
È nero, con qualcosa di giallo avvolto in cima.
Lei lo prende, le dita che sfiorano
leggermente le sue, e Rush si schiarisce la gola. “Allora? Che ne
pensa?” Chloe apre la bocca per rispondere, ma
poi vede la strisciolina di carta avvolta attorno al cavallo e scoppia in un
accesso di risatine, spezzando la tensione e al tempo stesso cambiando
l’atmosfera per il resto della serata.
Rush le dà tutti i nomi. Il
cavallo che ha in mano è il Ten.
Scott e poi c’è Young,
il re, e Camile,
la regina, laggiù il Sig. Brody, un alfiere, e Lisa Park, una torre, e...
“Oh, Dio...” Le ci vuole un
po’ per calmarsi ma alla fine ci riesce. Non le porterebbe alcun bene se
i suoi guardiani la scoprissero a ridere isterica insieme a un Rush
dall’aria assolutamente felice.
“Suppongo che l’idea ti
piaccia...?”
Lei alza un sopracciglio, ricambia il
suo sorriso, e afferra la regina bianca dal mucchio di pezzi sul letto.
“Io prendo i bianchi.”
(Non
c’è bisogno di dire che quella sera i neri persero sempre. Non
importava chi giocasse con i bianchi.)