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Autore: Dolcestellina21    29/03/2012    1 recensioni
Storia ispirata alla fiction televisiva "Elisa di Rivombrosa" (che adoro) e rivisitata in chiave Potteriana. La fanfiction era stata già inserita e cancellata, e questa volta, anche se con aggiornamenti tardivi (molto tardivi, lo annuncio da ora) cercherò di finirla perchè mi ha sempre appassionato...
Forse il raiting subirà dei cambiamenti nel corso della storia, ma ovviamente niente è sicuro!
Ultimo avviso: la storia è incentrata soprattutto su Hermione, quindi limiterò al minimo ciò che non la riguarda direttamente, come anche il complotto verso il Re! Spero che possa piacervi e interessarvi :)
Genere: Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Narcissa Malfoy, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Quella mattina, come sempre, Hermione si era svegliata alla buon ora e, dopo aver indossato un abito sui toni del verde, chiaro come l’erba del giardino bagnata dalla rugiada che riluceva ogni mattina sotto il sole, si era diretta nelle stanze della contessa per aiutarla a pulirsi e vestirsi. La nobildonna, quando ebbero finito, pregò la ragazza di andare in biblioteca, il posto che entrambe più amavano, per poter essere deliziata da qualche brano letto dalla sua dolcissima dama di compagnia.

Mentre Hermione leggeva lentamente il libro seduta su di una sedia, la contessa ascoltava, le palpebre abbassate, mentre sedeva elegantemente su una poltrona. La ragazza sovente lanciava delle occhiate nella direzione della signora, sperando che non le accadesse niente, ma comunque premurandosi per evitarlo. Dopo la loro consueta ora di lettura, Hermione riaccompagnò la contessa Narcissa nelle sue stanze e approfittò del raro momento di libertà per tornare in biblioteca e leggere un libro che aveva incominciato pochi giorni prima.


Nel momento in cui era assorbita dalla lettura del libriccino, quasi senza che se ne accorgesse, si sentirono dei passi avvicinarsi alla stanza dove la fanciulla si trovava.
Improvvisamente la serratura della porta della biblioteca scattò e si aprì, rivelando un giovane vestito con la divisa dell’esercito. “Madre!” esclamò questo, prima di avvistare la giovane che sedeva su di una poltroncina. Hermione, colta alla sprovvista, lasciò andare il libro e, alzandosi, indietreggiò fino alla finestra.

In quel breve, piccolo attimo, i loro sguardi si scontrarono, si incrociarono e si osservarono.
Hermione, incuriosita, studiò quel giovane, dalle sembianze familiari. Aveva un aspetto piacevole, era alto e prestante, la pelle era pallida, ma sembrava segnata dalla fatica e dalla durezza; i capelli biondi ricadevano compostamente sul collo e sugli occhi, di un grigio chiarissimo, un strano argento, molto profondo, che ricordava quei pomeriggi un po’ uggiosi.

Anche il giovane sconosciuto esaminò quella fanciulla dal viso deliziosamente fine, dai capelli castano scuro con riflessi color miele, che ricadevano in boccoli naturali sulla schiena e sulle esili spalle, dagli occhi scuri, ma profondissimi. La osservava e la trovava bellissima.

“Scusate signora. Mi avevano detto che… Vi ho spaventata, scusate” fece qualche passo avanti mentre pronunciava quelle parole. La voce del giovane era gradevole a sentirsi e il suo tono era a metà tra le scuse appena pronunciate e la curiosità che lo attanagliava sull’identità dell’estranea.

Hermione, riprendendo coscienza di dove si trovava, senza staccare i suoi occhi da quelli dell’ufficiale, mosse un passo nella sua direzione “No… Non mi avete spaventata!” e chiese, con aria interrogativa “Voi siete…?”

“Conte Draco Lucius Malfoy” rispose il giovane immediatamente, chinando appena il capo. La ragazza accusò un piccolo colpo nell’apprendere l’identità di colui che le stava davanti. Egli continuò “Ai vostri ordini” e si piegò leggermente, portando il braccio destro davanti al petto e il sinistro dietro la schiena, sempre senza dividere i loro sguardi. La fanciulla fece un piccolo inchino, prendendo due lembi della gonna tra le mani “Onoratissima”

I due non smettevano di fissarsi e la cosa indusse il conte a chiedere “Ci conosciamo?”

Hermione arrossì un poco sulle gote e il conte pensò che quel timido rossore non faceva altro che aumentare la sua femminilità e la sua bellezza “In un certo senso, direi di si…”
Il giovane la guardò incuriosito, interessato dal fatto che potessero già essersi visti. “Ho visto il vostro ritratto, nella camera della contessa Narcissa” Il nobile fece spuntare un sorrisetto sulle sue labbra. Egli pensava che si fossero già visti realmente. “Vi abbiamo aspettato tanto…” Le parole di lei lo indussero ad allargare il suo sorriso: aveva notato che la ragazza si era inclusa in quel ‘Vi abbiamo aspettato’.

“Venite” Continuò lei con un sorriso, precedendolo verso la porta della biblioteca. Il conte Draco rimase un momento al suo posto, ma poi si voltò e raggiunse a passo veloce la fanciulla per poterle aprire l’uscio. Le mani dei due si sfiorarono per un solo istante e un brivido li percosse. Hermione, imbarazzata abbassò gli occhi e uscì dalla biblioteca, dirigendosi verso le stanze della contessa. Il conte la seguì, ammaliato dal suo portamento. Camminò dietro di lei, osservando quelle spalle sottili e fiere, riflettendo su dove lei lo stesse conducendo. Il suo cuore ebbe un piccolo sobbalzo pensando alla sua dolce madre che da troppo ormai non rivedeva.

Finalmente, dopo un percorso che ricordava molto più corto, si ritrovò davanti a quella porta famigliare che tante volte da piccolo aveva aperto nel cuore della notte.
La ragazza bussò leggermente, poi aprì la porta e chiamò “Contessa…” La nobildonna stringeva un rosario e stava recitando le consuete preghiere. Notò la giovane ma non smise la sua litania, finché i suoi occhi non si posarono sulla figura nascosta dietro la porta. Hermione fece un passò di lato e nell’uscio apparve suo figlio, il ragazzo, ormai uomo, che per tanti anni aveva aspettato e chiamato a gran voce attraverso la preghiera. Il suo cuore, anche se anziano, sobbalzò ancor prima che la sua mente registrasse la situazione.
“Madre” mormorò lui, allargando le sue labbra in un sorriso. La contessa al suono di quella voce, incespicò nelle sue parole e aumentò il respiro “Oh… Oh Signore Iddio! Draco” tese le mani verso quel voltò che tanto aveva agognato di rivedere prima della fine dei suoi giorni.
Il conte fece qualche passo avanti e poi si buttò letteralmente tra le braccia della madre, abbracciandola e dandole la soddisfazione di poter avere nuovamente il suo diletto figlio maschio stretto a lei, come era stato quando era nato “Draco, oh Draco” dagli occhi commossi sfuggirono delle lacrime. Il nobile, in ginocchio vicino al letto si scusò per la proprio assenza e per la sofferenza causata alla madre.

Hermione osservò la scena, ancora vicino alla porta. Sorrise di quella tenerezza tra madre e figlio, ripensando alla sua famiglia e al padre che non c’era più e, sentendosi di troppo, indietreggiò silenziosamente, chiudendosi la porta alle spalle.

***

Il giorno dopo il sole splendeva fiero e allegro su Hogwarts, come a voler beneficiare tutti con la sua luce e il suo calore.

Hermione entrò nella biblioteca e salutò l’amica che stava pulendo lì “Buongiorno Angelina! Hai visto la contessa?”
“Si, si è svegliata presto e ha voluto fare una passeggiata con il conte. Ha detto di lasciarti dormire, questa mattina voleva godersi il ritorno del figlio” le disse la ragazza con un piccolo sorriso e continuando a spolverare. Hermione la ringraziò e si diresse verso la grande portafinestra per poter uscire fuori a vedere l’immenso giardino. Si affacciò dalla balconata e notò la signora contessa e il figlio che passeggiavano immersi nel verde, tra le grandi aiuole e i fiori profumati.

I due parlavano, chiacchieravano amabilmente, ma lei da lì, non riusciva a sentire quale fosse l’argomento. Immaginò che, dopo tutto quel tempo passato senza vedersi, madre e figlio stessero semplicemente cercando di recuperare il tempo perduto.
La ragazza li osservava sorridendo, appoggiata al balcone e notando come il sole si rifletteva in maniera simile sia sui capelli della nobildonna, sia su quelli del figlio più grande.
Improvvisamente il conte Draco alzò lo sguardo, esattamente come se avesse sentito una sensazione strana farsi strada tra i suoi pensieri, ed incrociò gli occhi della giovane. Ella, improvvisamente consapevole di ciò, voltò la testa, arrossendo leggermente sulle guance, e facendo finta di ammirare il panorama.

La contessa Malfoy intanto continuava a parlare, cercando l’appoggio del figlio per organizzare un ricevimento in suo onore, alla quale tutti i nobili sarebbero stati invitati.
Il figlio, dopo aver riabbassato lo sguardo, deviò il discorso “Chi è quella signora che ho incontrato ieri in biblioteca? È stata molto gentile con me… Premurosa…” spiegò ripensando al giorno precedente.
“È la mia dama di compagnia, mi è molto cara!” rispose immediatamente la donna. Il figlio notò che le si erano accesi gli occhi, soltanto nel nominarla “In questi anni è stata accanto a me più di chiunque altro!” riprese “Senza voler offendere tua sorella, direi che è quasi una figlia”
A quanto pare quella ragazza aveva solo qualità positive “E ha anche un nome?” chiese lui, impaziente di conoscere il nome di quella creatura che sembrava averlo stregato al primo sguardo.
La donna, leggermente riluttante a dirlo, rispose “Si chiama Hermione. Hermione di Hogwarts”
Qualcosa colpì il biondo al cuore “Ah” mormorò ricollegando qualcosa “È lei…”
Ma la madre l’aveva sentito “È una bravissima ragazza e le voglio molto bene” disse, a mo’ di rimprovero “E non vorrei che le accadesse qualcosa di male” concluse con un dito alzato, come a redarguirlo. Il nobiluomo si chinò a baciarla sulla guancia morbida, ricordando i tempi in cui era bambino e ripeteva quello stesso gesto. Gli era mancato davvero tutto ciò…

Improvvisamente entrambi sentirono un procedere di passi sulla ghiaia del vialetto e una voce famigliare, roca, dietro di loro “Avanti canaglia, fatti vedere!” Draco si voltò subito e vide un uomo davanti a lui, della sua stessa età: la pelle di un leggero color cioccolato e i capelli neri e ricci chiusi da un nastrino alla base del collo “Che cosa credevi?” continuò lo sconosciuto, facendo sorridere il biondo “Che potessi tornare qui a Hogwarts senza che io ne fossi informato?”
“Conte Blaise Zabini” fece l’altro per dargli il benvenuto, quasi rassegnato nel doverlo dire. Il moro circumnavigò l’uomo per ritrovarsi davanti alla donna “Contessa” la salutò con un elegante baciamano e fu ricambiato da un sorriso cortese.
Dopodiché tornò davanti all’altro, guardandolo con aria di sfida. Pochi secondi dopo entrambi si stavano abbracciando, ridendo, come due vecchi amici. Si guardarono negli occhi mentre continuavano a darsi pacche sulle spalle. La lontananza non avrebbe potuto abbattere un’amicizia come quella.



Qualche ora dopo, il conte Draco Lucius Malfoy sedeva alla scrivania della biblioteca, ripensando alla madre, all’amico Blaise, ai servi, alla tenuta, a quanto gli era mancato tutto ciò, a come sarebbe voluto restare in quelle mura famigliari, ma a come, probabilmente, non avrebbe potuto…

Inaspettatamente la porta della biblioteca si aprì di scatto e ne susseguì un incedere di passi sicuri e decisamente femminili. Davanti al conte si presentò la bella Hermione.
Non appena la ragazza notò il nobiluomo, si fermò al centro della stanza. Boccheggiò un attimo prima di parlare “Scusatemi. È che… Io non sono abituata a bussare”
Il conte rispose con un sorriso accattivante “A quanto pare condividiamo gli stessi difetti” fece, sporgendosi sulla scrivania.
Hermione si torturò una piega del vestito color avorio, ma rispose guardandolo negli occhi, come se volesse discolparsi “È che di solito in biblioteca non c’è mai nessuno. Scusate ancora” si inchinò per congedarsi, ma prima che facesse in tempo a voltarsi, il conte si alzò dalla sedia “Venite signora” Si portò di fronte a lei lentamente “Volevo parlarvi” enunciò guardando i suoi capelli ricci sciolti sulle spalle. Lasciò trascorrere un secondo, durante il quale studio il suo aspetto angelico.
“Voi siete molto cara a mia madre”
“E lei a me!” rispose subito la fanciulla con sussiego “Io devo moltissimo alla contessa Narcissa” spiegò sorridendo timidamente.
Lui la osservò attentamente, e poi chiese, poggiandosi alla scrivania dietro di lui “È per questo che mi avete scritto?” La ragazza all’udire queste parole, sembrò spaventarsi “Vi prego, signore” mormorò “Io non ho detto a nessuno di quella lettera” A parte Molly si corresse mentalmente. Ma la donna era come una madre per lei, perciò la cosa non aveva motivo di essere espressa.
Il conte, sorridendo, sussurrò anch’egli, come a voler far intendere il grado di complicità per quel segreto che li univa “Non né ho parlato con nessuno, state tranquilla” finì sorridendo. Anche Hermione aprì le sue labbra in un sorriso e il conte rimase per un attimo a fissarla, abbagliato da quel semplice gesto, come se non avesse visto nessun’altra donna sorridergli.
“Anche se non capisco” incominciò il conte, preoccupato e alzandosi dal suo appoggio, per girare attorno alla ragazza “Perché vergognarsi di un gesto che vi fa solo onore?” soffiò da dietro le sue spalle. “Se io non avessi ricevuto quella lettera non sarei mai tornato” concluse serio, tornando di fronte a lei.

Hermione tentò di spiegare “Non è così semplice, sapete… La contessa, vostra madre, è una donna mooolto orgogliosa. E anche vostra sorella Ginevra. Il marchese Corner, poi…”
“Insomma” concluse divertito lui “Una famiglia con un pessimo carattere”
Hermione si lasciò scappare una piccola risata, per poi abbassare riservatamente il capo.

Rimasero in silenzio qualche secondo, poi una voce li interruppe “Signor conte” era Lavanda, tentennante nel vano della porta, i capelli castani e crespi acconciati in una crocchia e un vassoio in mano.
“Vieni pure Lavanda” acconsentì il conte “Poggialo lì sopra” fece, accennando ad un tavolino. Poi, dopo uno sguardo alla ragazza che ancora le stava di fronte, ordinò “E porta un’altra tazza di the per la signora”

Lavanda, sorpresa, si immobilizzò all’istante. Hermione alzò lo sguardo sbalordita e chiese incredula, come se non avesse capito “Per me?”
Il conte, confuso, le chiese “Non vi piace il the? Preferite qualcos’altro?”
La ragazza rimase un attimo imbambolata, osservando gli occhi grigi del conte. Si riscosse appena in tempo per elaborare una risposta sensata “No… No, un the va benissimo, grazie!” rispose sorridendogli.
“Sentito, Lavanda?” fece lui rivolgendosi all’altra donna nella stanza, con una punta di durezza nella voce. Hermione lanciò uno sguardo colpevole alla compagna, prima di abbassare lo sguardo.
Ma la mora non si muoveva. Tentennava, sembrava sul punto di dire qualcosa ed Hermione sperò tanto che non avesse intenzione di rivelare ciò che il conte, evidentemente, ancora non sapeva. Ma quando il biondo nobiluomo riprese “Bè, che aspetti? Vai” la ragazza rispose “Subito, signore” e si congedo con un breve inchino, non senza prima aver lanciato un’occhiata all’altra.

Quando Lavanda fu uscita, Hermione si riprese e parlò per prima, per informare il conte delle condizioni della madre “Da quando ha avuto la sua prima crisi, vostra madre non ha smesso un momento di parlare di voi. Sembrava terribile non avvertirvi” concluse, riallacciandosi al discorso abbandonato poco prima, riguardo la lettera segreta.
Il conte, sospirando, si avvicinò alla grande finestra, e guardando fuori “Sta così male come mi avete scritto?” domandò preoccupato.
“Purtroppo” rispose la giovane mordendosi le labbra, preoccupata per la salute della signora “Le crisi continuano a susseguirsi” ingoiò il groppo che le era salito alla gola, per riprendere più positivamente “Ma adesso che siete tornato starà senz’altro meglio!” terminò, sorridendo speranzosa.

Il conte si voltò di scatto “Se non ché, io non intendo restare!”
L’indole impulsiva della ragazza ebbe il sopravvento “Come sarebbe a dire che non restat…?” chiese, facendo un passo avanti e andando a sbattere contro il tavolino, facendo traboccare del the dalla tazza poggiata sopra.
Draco fece un piccolo sorriso “Vedo che anche voi avete un bel temperamento”
Hermione si morse il labbro e abbassò lo sguardo, prima di rispondere “Io mi preoccupo per vostra madre!”
“Anch’io” replicò immediatamente il biondo “Ma, vedete, non mi va che altri decidano il mio futuro” dichiarò, con un piccolo ghigno “Senza darsi pena di avvertirmi, s’intende!” concesse con un piccolo movimento del capo.

“Non volevo offendervi, signore” riprese la fanciulla dopo una breve pausa imbarazzata “Insomma, vostra madre ha atteso molto il vostro ritorno e adesso ve ne venite fuori che ripartite!” affermò con un tono di critica.
“Tra un mese, per la precisione.” proferì lui, fermo e deciso “Sono un soldato signora, il mio reggimento mi attende, ho doveri precisi da assolvere” Hermione ormai non vedeva nessuna speranza di convincerlo a rimanere, data la piega che aveva preso il discorso. Lavanda, nel frattempo, era tornata con un’altra tazza, e stava ripulendo il tavolino che la ragazza aveva urtato poco prima.
“A meno che…” riprese Draco, lasciando intendere qualcosa. Hermione rialzò il capo, guardandolo interrogativa “…Non accada qualcosa che mi convinca a rimanere” concluse lui, guardandola in modo allusivo. Ma la ragazza sembrò evitare la trappola e rispose, con fare ingenuo eppure sicuro “Allora speriamo che questo qualcosa accada” I due rimasero a fissarsi intensamente, scrutando a vicenda i propri sguardi.



Angolo autrice:
Ebbene si, sono tornata, finalmente!! ^^ Eh si, so che sono stata tanto lontano, ma purtroppo ho pure notato che questa storia non riscuote molto successo e le poche recensioni non mi spingono a portarla avanti :( Ma io continuerò (anche se lentamente) perchè mi piace descrivere di questa coppia, senza contare che adoro Elisa di Rivombrosa ^^
Bè, come avrete notato questo capitolo è proprio lunghetto, che ne pensate?? :)

   
 
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