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Autore: _dareto    31/03/2012    85 recensioni
È incredibile quanto la vita ti prenda alla sprovvista.
È incredibile che tu mi faccia questo effetto.
È incredibile che in questo momento io ti odio con tutto il cuore…
… ed è incredibile che ti amo, Louis.
***
Non sapevano quali sarebbero state le conseguenze, ma erano certi che quello sarebbe stato il loro futuro.
Si staccarono e si toccarono con le fronti.
Lo sguardo dell’uno penetrava in quello dell’altra.
Perché infondo, loro si capivano così, con uno sguardo.
E quello sguardo diceva: ti amo.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Undici mesi. Undici .
Manca un mese all’anno. Sono felice per voi.
Incoerenza portami via… Sto una merda.
Non è possibile che mi batte il cuore al solo pensare di te vicino a me.
Non è possibile che sei perennemente il protagonista dei miei sogni.
Non è possibile che aspetto quella benedetta gita scolastica che durerà cinque giorni, nella speranza che, stando a contatto ventiquattro ore su ventiquattro, succeda qualcosa tra di noi. Anche se alla fine ci rimarrei ancora più male.
Tutto questo è assolutamente, completamente, immensamente sbagliato.
Tu sei solo il mio migliore amico, niente più.
Tu stai con lei e lei ti rende felice ed è questo quello che voglio.
Sei un fottuto bastardo, hai capito? Ti odio profondamente.
Sai perché?
Perché sei un coglione del cazzo, perché non mi sei mai piaciuto ed io non sono mai stata attratta o innamorata di te.
Solo a pensare questa parola mi vengono i brividi…
Ma cosa ne so io dell’amore, a soli diciassette anni?
Beh, quello che provo in questo momento non so definirlo, ma sicuramente è qualcosa che gli si avvicina:
Il cuore martella contro il mio petto di fronte alla tua immagine, gli occhi brillano quando incontrano quei due oceani che mi scrutano a fondo, ogni tipo di pensiero si ferma, non connetto più quando ci sei tu vicino a me.
Tu sei sempre stato mio fratello, la mia spalla, la mia casa, il mio rifugio. Mi confidavo solo con te ed ora non posso farlo più, almeno non completamente.
Questa è colpa tua.
Perché ti comporti così con me? Perché mi prendi sempre tra le tue braccia, mi dai piccoli baci sul collo, mi provochi e dici di volermi sposare quando poi sei fidanzato?
E soprattutto, perché ora non lo fai più?
Mi fai impazzire. Non riesco proprio a capirti.
Io che ti capisco con uno sguardo, ora non ci riesco.
Cosa mi sta succedendo?
Cosa ti sta succedendo?
Cosa ci sta succedendo?
Perché di punto in bianco ti sento distante?
Sei un coglione del cazzo. È come se avessi voluto farmi cadere ai tuoi piedi per il gusto di farlo, poi nel momento in cui hai raggiunto il tuo obiettivo, hai perso ogni tipo di interesse.
Bene, è così che tratti la tua migliore amica? Non tieni per niente conto dei sentimenti altrui.
Ed ora mi ritrovo qui, con il cuore spezzato in tanti piccoli pezzettini, con qualche goccia di acqua salata che ogni tanto scende dai miei occhi, con lo stomaco chiuso, mentre tu sei lì fuori con la tua splendida ragazza.
Non ha senso quello che mi hai fatto, non dovevi farlo.
Sappi che hai rovinato una bellissima amicizia, per sempre.
E pensare che ci credevo nella nostra amicizia, sai? Tutti mi dicevano che non esiste l’amicizia tra maschio e femmina, ma io non li ho mai ascoltati. Io avevo fiducia in noi.
E i nostri progetti?
Avremmo comprato un appartamento in cui vivere insieme, io avrei fatto la testimone al tuo matrimonio e avrei fatto un discorso strappalacrime ricordando le nostre “pazze” avventure adolescenziali e tu avresti fatto lo stesso al mio di matrimonio, avrei conosciuto i tuoi figli e perché no, qualche volta avrei anche badato a loro...
Ora mi ritrovo a desiderare tutto tranne che questo.
È incredibile quanto la vita ti prenda alla sprovvista.
È incredibile che tu mi faccia questo effetto.
È incredibile che in questo momento io ti odio con tutto il cuore…
… ed è incredibile che ti amo, Louis.


Erano le tre del pomeriggio e dalla finestra della stanza di Amber si riusciva a vedere il cielo, il quale non prometteva niente di buono; a breve la pioggia sarebbe venuta a far visita alla cara cittadina di Doncaster.
Amber finì di scrivere l’ennesima lettera con gli occhi che le brillavano a causa di qualche lacrima scesa giù per le guance e la ripose nella scatola insieme alle altre. Ormai era un mese che continuava a scriverle e tutte queste lettere avevano un unico destinatario, il suo migliore amico Louis.
La ragazza non si definiva un’inguaribile romantica, non aveva mai fatto una cosa del genere.
Razionale, Intelligente, Bella, Premurosa.
Erano questi i quattro aggettivi che la descrivevano al meglio. Insomma, era davvero una ragazza perfetta, quella che tutti desideravano.
Eccetto uno.
Aveva avuto varie storie con qualche ragazzo, ma niente che lei considerasse davvero importante.
Per lei i veri valori erano l’amicizia, la famiglia ed in ultimo l’amore. Infatti, lei credeva nell’amore o al massimo ci sperava, ma questo sembrava non arrivare mai.
Il suo animo razionale le diceva di smettere di credere alle favole, di dare alla sua vita una svolta, di divertirsi con i ragazzi perché alla sua età era questo quello che contava, il divertimento. Poi, più in là, ci sarebbe stato spazio per l’ “amore”.
Questo era il loro motto: “Divertirsi prima di tutto, senza esagerare”.
Questo era il motto di Amber e Louis.
Fino a quando Louis non l’abbandonò per una ragazza, Sofy.
Ormai Louis e Sofy stavano insieme da undici mesi e sembrava che lui l’amasse.
Non che i due migliori amici si fossero persi di vista, ma sembrava che Amber fosse stata messa in secondo piano, all’inizio.


Amber si alzò dalla sedia e si recò di fronte allo specchio della sua stanza.
Si guardò a lungo.
Aveva una carnagione pallida, tipicamente inglese, occhi color nocciola che si mescolavano a piccole scaglie dorate, corporatura standard con forme al punto giusto.
Eppure c’era qualcosa che non andava in lei.
Din don.
Il campanello di casa suonò e Amber, risvegliatasi dal suo stato di trans, prese il cofanetto con le lettere poggiato sulla scrivania e lo ripose nel cassetto. Lo socchiuse e si recò alla porta.
Indovinate un po’ chi era?
Il cuore di Amber fece una giravolta doppia.
“Ciao Lou.” Salutò Amber un po’ sorpresa. “Cosa ci fai qui?” continuò.
“Sono venuto a trovare la mia migliore amica. È un reato?” rispose con quel sorrisetto che la snervava tanto.
Quel giorno Louis indossava un semplice jeans con una felpa, quella verde, la preferita di Amber.
“Non fare il coglione, cosa vuoi?” Domandò Amber incrociando le braccia al petto e fingendosi annoiata.
“Voglio te.” Rispose Louis avvicinandosi pericolosamente al suo viso per poi darle un semplice bacio sulla guancia ed entrare in casa.
Amber fece in tempo a dargli uno schiaffo sulla nuca.
Ormai questo era il loro gioco:
Lui la stuzzicava, lei reagiva stando al gioco.
Fino a quando un bel giorno Amber non reagì più.
Fino a quando non si accorse che gli atteggiamenti di lui avevano fatto nascere qualcosa che prima non c’era.
Fino a quando lui iniziò ad essere lunatico: un giorno la ignorava e si comportava come se Amber fosse solo una conoscente e l’altro la riempiva di attenzioni.
“Avanti cretino, oggi non dovresti essere con Sofy per festeggiare l’undicesimo mese?” domandò Amber senza far trasparire nessun’emozione.
Era sempre stata brava in questo.
Louis prese posto sulla sedia davanti alla scrivania di Amber e quest’ultima si sedette sul letto.
“Indovina un po’? Abbiamo litigato anche oggi. Quella ragazza è una cosa incredibile, non ce la faccio più. Un giorno sono a tanto dal mollarla e l’altro è il contrario. Ti giuro questo è un periodo di merda per me.”
Io di certo me la passo peggio di te e per di più per colpa tua, stronzo. Pensò Amber.
“Se potessi tornare indietro, non farei l’errore di mettermi con Sofy.” Concluse Louis.
“Lou, sei noioso. Ormai ripeti questa frase da undici mesi. Poi quando fate pace la ami più di prima.” Disse Amber con un tono malinconico. “Però, quello che dico io, è che se litigate sempre, ci sarà una motivazione no? Allora perché voi due belle testoline di cazzo non vi venite incontro? Perché non analizzate la situazione e cercate di capire qual è il vero problema? Così salvate il vostro rapporto, perché infondo vi amate e lo sai…” Continuò mentre moriva dentro.
Nonostante Amber provasse qualcosa per Louis, metteva sempre la loro amicizia al primo posto e lei, da amica, aveva il dovere di consigliare il meglio per lui.
Louis guardava l’amica con il sorriso sulle labbra. Riusciva sempre a dargli i consigli giusti al momento giusto.
Lei lo faceva ridere ed inoltre si sforzava di ridere alle sue battute squallide solo per non farlo dispiacere, lo accompagnava durante il suo cammino nei momenti migliori e in quelli peggiori. Louis si augurava sempre che Amber trovasse un ragazzo perfetto che la facesse stare bene, perché lei lo meritava davvero.
Non si conoscevano da tantissimo tempo, erano si e no cinque anni. Ma dal primo momento in cui si trovarono, non si lasciarono più. Erano complementari, l’uno non poteva stare senza l’altro e nonostante le varie liti, i cambi di comitive, le strade diverse, loro erano sempre lì, come il primo giorno. Loro erano sempre uno al fianco dell’altro, perché si volevano un bene dell’anima e anche se a volte non lo dimostravano, un bene che valeva tanto perché partiva dal cuore. Potesse cadere il mondo, loro non sarebbero cambiati, avrebbero affrontato tutto l’uno al fianco dell’altra. Riuscivano a tirare fuori il meglio dell’altro a vicenda, lui era indispensabile per lei e viceversa.
Né lui né lei avevano mai ferito, deluso o fatto del male all’altro. Almeno fino a quando Amber non iniziò a provare quel che provava.
“Ti giuro sono confuso al massimo. Meno male che ci sei tu qui con me.” Le disse Louis guardandola negli occhi e cominciando a torturarsi le mani.
“Io ci sarò sempre, cazzone. E comunque come faresti senza di me?” Domandò Amber stuzzicandolo con quel sorrisetto sghembo.
“Per fortuna non ho questo problema.” Le rispose Louis fiondandosi su di lei e facendole il solletico.
“Basta, basta!” esclamò Amber. “Time out, devo fare pipì!” continuò.
“Okay, non vorrei che a diciassette anni tu bagnassi ancora il letto. In quel caso dovrei vergognarmi di essere tuo amico.” Le disse spostandosi e facendola passare per farla andare verso il bagno.
Amber gli fece una linguaccia per poi dirigersi verso la porta.
Lo sguardo di Louis la seguì fino a quando non si richiuse le porta alle spalle. Era davvero bella. L’aveva sempre pensato.
Louis si guardò intorno per la stanza ormai familiare e osservò le varie foto, tra cui quelle di loro due insieme poste sulla sua scrivania, che ormai conosceva a memoria.
Il suo sguardo scese un po’ più in basso ed un cassetto semiaperto catturò la sua attenzione.
Un difetto di Louis? Era un ficcanaso di prima categoria.
Si avvicinò al cassetto e lo aprì.
Scoprì tra le varie cose, una scatola colma di lettere.
Dato che il diciottesimo compleanno di Amber era prossimo, Louis pensò che fossero un abbozzo degli inviti alla sua festa.
Fece per aprirlo ma sentì dal corridoio la porta del bagno chiudersi.
Mise la lettera nella tasca dei jeans e chiuse il cassetto.
Le avrebbe fatto un piccolo scherzetto facendola impazzire nel cercare l’invito perduto.
“Allora dove eravamo?” Domandò Amber rivolgendosi a Louis che aveva preso posto sul suo letto.
Amber sporse le sue mani in avanti, tutte bagnate, e si avvicinò a Louis.
Gli si fiondò letteralmente addosso facendoli cadere entrambi sul letto e bagnandogli tutta la faccia.
“Bastarda!” esclamò Louis.
“E non è finita qua, questo è solo un assaggio.” Affermò Amber divertita infilando le mani congelate sotto la felpa di Louis, appoggiandole dietro la sua schiena nuda.
Louis fu percosso dai brividi a causa di quel contatto freddo.
Però fu capace di ribaltare la situazione e ricominciò a farle il solletico con lei sotto di lui che ansimava dalle risate.
“Ti arrendi?” Le domandò lui con aria di sfida.
“No!” Esclamò Amber tra le risate, dimenandosi come una pazza.
Louis allora ci mise più impegno.
“Ed ora?” continuò divertito.
“Okay, okay tregua.” Urlò Amber ansimante. “Mi arrendo.”
“Era proprio questo quello che volevo sentirmi dire.” Affermò Louis trionfante. “Ed il mitico Louis William Tomlinson vince sempre!” continuò esaltandosi ed assumendo una specie di posizione di trionfo alla superman.
“Ora voglio un abbraccio.” Disse d’un botto Amber facendo la sua tipica faccia da cucciolo, quella a cui Louis non resisteva mai.
“Lo sai che non ti resisto quando fai questa faccia.” Le rispose Louis con una strana luce negli occhi.
Si buttò a peso morto su di lei stringendola in una morsa, tipica di un orso. Poi prima che lei cominciasse a lamentarsi perché le mancava l’aria, la fece adagiare con la testa sul cuscino e poi fece lo stesso anche lui, mettendosi al suo fianco.
La guardò negli occhi per qualche secondo ed il cuore di Amber perse un battito.
Odiava quando erano così vicini. Non riusciva a connettere, perdeva ogni tipo di cognizione.
Louis l’abbracciò di nuovo circondandole la vita e lei adagiò le sue braccia intorno al collo del ragazzo.
Riusciva a sentire il suo profumo ed il suo respiro cominciò ad essere irregolare.
Louis cominciò a darle tanti piccoli baci partendo dalla scapola ed arrivando fin dietro l’orecchio, facendole sentire tanti piccoli brividi ad ogni contatto delle sue labbra con la pelle di lei.
Nel momento in cui lui stava per darle un morso, gli squillò il cellulare, facendo sussultare entrambi.
Amber riuscì a leggere il nome sul display. Sofy.
Louis rispose senza pensarci due volte, si alzò dal letto ed uscì dalla stanza per parlare con la sua ragazza.
Amber, che ormai si era messa a sedere, sentiva la voce di Louis provenire dal corridoio mentre parlava con Sofy, ma non stava ascoltando le sue parole.
Si trovava ancora sotto shock. Era questo quello di cui parlava nella sua ultima lettera.
Louis non si comportava da amico con lei da un bel po’, andava ben oltre.
Ed era questo quello che faceva innervosire Amber, non riusciva a capire il perché. Però non aveva mai avuto il coraggio di parlargliene. Si riprometteva sempre che nel momento in cui sarebbe successa una cosa del genere avrebbe affrontato l’argomento, ma poi si ritrovava sempre a rimandare.
Ma oggi avevano sconfinato il limite.
Era pronta a scommettere che se le cose fossero continuate così per un altro po’, si sarebbero baciati, prima.
E se fosse successo? Sarebbe stato un bene o un male per lei? Ci sarebbe rimasta ancora più male se in seguito al bacio lui fosse corso da Sofy e per di più avrebbero perso un’amicizia fantastica.
La posta in gioco era troppo alta. Ecco perché rimandava sempre quel discorso.
No. Oggi avrebbe cacciato le palle e gli avrebbe parlato.
Louis rientrò nella stanza e si avvicinò ad Amber.
“Senti Lou…” iniziò lei.
“Mi dispiace Amber, ora devo andare da Sofy, mi ha chiamato. Magari riusciamo a chiarire e a goderci il nostro undicesimo mese insieme.” Le disse sorridendo dispiaciuto a mo’ di scusa.
Il viso di Amber si incupì.
Ecco perché lo odiava. Non lo capiva, non capiva i suoi atteggiamenti da coglione.
Con Amber non si sarebbe comportato così solo per divertirsi, lei era la sua migliore amica.
Che quelli che stavano facendo prima lui li vedesse solo come gesti amichevoli?
Louis non era scemo, sapeva cosa stava facendo.
“O-okay. Fammi sapere come va a finire. Magari troverete questo benedetto punto d’incontro.” Le disse Amber sorridendogli malinconica.
“Magari.” Fu la risposta di Louis.
Le si avvicinò, le diede un bacio sulla guancia dicendole “ci sentiamo dopo” e se ne andò lasciandola lì da sola, imbambolata, sul suo letto.


Un temporale era in arrivo.
Louis lo capì dall’aria fredda che lo investì non appena la porta di casa di Sofy si spalancò per far sì che uscisse.
Si girò verso la sua ragazza e la guardò.
Oggi avevano festeggiato gli undici mesi insieme e per lui erano davvero tanti. Quella con Sofy era la sua storia più lunga in assoluto, nemmeno ci aveva creduto di arrivare fino a questo punto.
Forse Sofy era davvero la donna della sua vita.
Peccato che l’aveva conosciuta così presto, era ancora giovane, aveva molto tempo davanti a sé.
Si impose di smettere di pensare. Ultimamente lo faceva di continuo, non capiva nemmeno lui cosa stava passando, per non parlare poi delle sue azioni.
Guardò Sofy negli occhi e le sorrise.
Sofy ricambiò il sorriso e gli si avvicinò circondandogli il collo.
“Siamo ad undici amore, ci stiamo avvicinando.” Gli disse sorridendo eccitata.
“Meno trenta giorni.” Rispose lui ricambiando il sorriso e avvicinandosi alle sue labbra.
Le cinse la vita e le diede un bacio, che però non gli fece provare niente.
Perché non aveva le farfalle nello stomaco come la prima volta?
Sarà che forse non si era ancora ripreso dall’arrabbiatura con lei.
“E’ stato davvero bellissimo prima.” Gli sussurrò lei interrompendo il contatto con le sue labbra.
Louis le sorrise e le sfiorò il naso con il suo.
“Ora vai, non vorrai beccarti tutta l’acqua. Non voglio un fidanzato raffreddato.” Sofy gli diede una piccola spinta incitandolo ad andarsene.
Louis le stampò un bacio sulle labbra e si diresse verso la sua vespa nera.
Indossò il casco e mise in moto.
Come non detto. Neanche a farlo a posta un vero e proprio temporale si scatenò cogliendo Louis in pieno che però riuscì ad arrivare sano e salvo a casa, solo un po’ bagnato.
Posò la vespa nel garage e prima di entrare in casa vide alla fine della sua strada la luce della stanza di Amber accesa. Era ancora in casa. Dopo una bella doccia calda l’avrebbe chiamata per dirle che aveva sistemato tutto con Sofy.
Louis entrò in casa ed andò dritto nel bagno dove iniziò a togliersi la felpa bagnata e i jeans.
Ma nel momento in cui sfiorò la sua tasca si ricordò dell’invito della festa di Amber.
Sicuramente si era rovinato ed ora doveva subirsi i rimproveri della ragazza.
Mise la mano nella tasca e lo recuperò. Non era tanto bagnato, anzi forse non si era nemmeno rovinato poi così tanto.
Verificò aprendolo e riconobbe da subito la scrittura minuscola della sua migliore amica.
Solo che non era un invito ad un compleanno.


Amber odiava i temporali.
Non che ne avesse paura, ma il solo rumore e la luce dei lampi e dei tuoni la snervavano.
Quel pomeriggio non aveva fatto un bel niente: era stata nella sua camera ad oziare. Aveva cercato a stento di fare i compiti per il giorno dopo, ma con la confusione che ormai aveva preso la meglio su lei non ne fu proprio in grado.
Chiuse il libro di trigonometria e si alzò per mettere in ordine la stanza.
Chi conosceva Amber, sapeva che nel momento in cui lei decideva di mettere in ordine di sua spontanea volontà, c’era qualcosa che non andava.
Peccato che non c’era molto da mettere a posto, ormai lo faceva quasi ogni giorno. Così prese posto davanti alla scrivania e aprì il primo cassetto.
Come d’abitudine prese meccanicamente il cofanetto delle lettere e cercò fra queste l’ultima che aveva scritto.
Dopo un’accurata ricerca durata ben due minuti e dopo essersi assicurata che davvero non ci fosse, si fece prendere dal panico.
Dove l’aveva messa?
Aprì tutti i cassetti, controllò sotto la scrivania e poi sotto il letto, nell’armadio, ma niente.
Il panico divenne paura.
E se l’avesse presa qualcuno? Ma chi? Non aveva ricevuto nessuna visita nelle ultime ore a parte… Louis.
Non ebbe nemmeno il tempo di far recepire al cervello quel messaggio che il campanello suonò.
Suonò una, due, tre volte. Suonava incessantemente.
Amber corse alla porta e l’aprì.


Louis era lì davanti a lei bagnato fradicio che reggeva nella mano destra una lettera, quella lettera.
La sua espressione era indecifrabile, era un misto di emozioni.
Inchiodò senza esitazione lo sguardo su lei aspettando che fosse la prima a parlare.
Non appena Amber vide la lettera nelle mani di Louis spalancò la bocca coprendosela con una mano e facendosi prendere dall’ansia che le fece battere il cuore a mille.
Meno male che c’era la gabbia toracica a contenerlo, altrimenti di lì a poco sarebbe fuoriuscito.
“Cos’è questa?” Chiese Louis con un tono più alto del solito.
Amber lo fissò senza dargli risposta, non sapeva da dove cominciare e soprattutto cosa dirgli.
“Allora?” La voce di Louis si alzò ancora di un’ottava.
“Cosa vuoi che ti dica Louis?” urlò Amber.
Quando veniva alzato il tono di voce con lei, lei si spazientiva ed urlava.
Louis lo sapeva, infatti dopo si moderò .
“Ehm, non so. Magari cosa ti è saltato per la mente?” Domandò non nascondendo un pizzico di acidità.
Amber sentiva un buco all’altezza dello stomaco, anzi più che un buco era un vero e proprio peso.
Era come se avesse un macigno e non riuscisse a farlo spostare e per di più aveva un groppo alla gola.
Non si aspettava questo tipo di reazione da parte di Louis, anzi non si aspettava proprio tutto questo.
La situazione le era sfuggita di mano, solo perché non era stata discreta. Un momento… Lei aveva posato le lettere nel cassetto.
“Tu! Come hai osato frugare nella mia roba?” Domandò a questo punto Amber arrabbiata.
Louis, colto alla sprovvista cambiò espressione.
“Ehm, io…” abbassò lo sguardo contemplando le sue nike grigie ormai rovinate dalla pioggia. “Ma non è questo il punto. Da quanto tempo va avanti questa storia? Quando avevi intenzione di dirmelo? Hai rovinato tutto.” Disse pronunciando l’ultima frase a bassissima voce, al punto che Amber quasi non lo sentì, quasi.
“IO ho rovinato tutto? TU hai rovinato tutto! Non è colpa mia se sei un coglione del cazzo che è più lunatico di una ragazza col ciclo! Non è possibile che quando litighi con Sofy fai tutto il carino con me al punto da farmi illudere che forse sarebbe potuto nascere davvero qualcosa tra noi e poi non appena chiarisci con lei mi lasci sola come l’ultimo dei tuoi scarti!” Gli urlò contro.
Si sfogò come non aveva mai fatto, ne aveva davvero bisogno. Le lacrime ormai le rigavano il viso e scendevano incessanti. Sapeva che dopo quella sera qualcosa sarebbe cambiato tra loro due e per questo stava malissimo.
Louis rimase sbalordito, non solo dalle parole della ragazza ma soprattutto dai suoi occhi, erano cupi e vuoti. In quel momento qualcosa si ruppe dentro di sé e gli crollò tutto il mondo addosso. Non capiva più la sua vita, non capiva più niente. Ebbe vari flashback di quando conobbe Sofy e di quanto lo rendeva felice, dei loro bellissimi momenti passati insieme.
Poi, ecco Amber: eccola, la ragazza seduta al banco davanti al suo che gli rivolgeva un sorriso tenero chiedendogli una penna, poi eccola quando gli spiegava latino con una santa pazienza perché lui proprio non voleva saperne, quando ansimava dalle risate per qualche cretinata combinata dal sottoscritto, ecco la sua espressione rilassata quando si trovava tra le sue braccia ed ecco i suoi occhi, i quali emanavano gioia e felicità, quella voglia di vivere che veniva trasmessa alla persona che gli era accanto.
Ora i suoi occhi brillavano, ma dalle lacrime. Louis si sentiva morire dentro e sapere che la causa di tutto quello era lui lo faceva stare ancora peggio.
Si accorse di non stare davvero bene. Ripensando ai momenti passati, quando Amber era triste, lo era anche lui. Perché Louis viveva dei sorrisi di Amber e non poteva farne a meno, erano la sua droga. Non poteva fare a meno di starle vicino e per lui era una cosa talmente scontata da essersene reso conto solo ora. Ora, quando ormai tutto era andato a monte.
Ancora tra la soglia di casa e la pioggia, Louis la guardò per un ultima volta negli occhi.
“Mi dispiace che sia finita così, devo andare.” Disse abbassando gli occhi perché non riusciva a reggere lo sguardo della ragazza.
Nel voltarsi sentì scendere una gocciolina di acqua salata dagli occhi. Lui, che non piangeva dai tempi delle elementari, stava piangendo.
Si avviò sotto la pioggia incessante dapprima a passo lento, poi si diede un ultimo sguardo alle spalle.
Amber era lì, tra i singhiozzi che lo guardava forse per l’ultima volta. Era straziata, glielo si leggeva in faccia.
Non sopportando quell’immagine Louis aumentò il passo fino a ritrovarsi a correre.


Amber sbatté la porta di casa e si appoggiò con le spalle ad essa cadendo man mano a terra. Non riusciva a smettere di piangere, ormai la sua era un’agonia. Non riusciva ad immaginare la sua vita senza Louis e pensare che quello forse era stato un addio la faceva morire dentro.
Rimase così, a terra e da sola, nel più totale silenzio colmato solo dai suoi continui singhiozzi.


Il temporale non ne voleva proprio sapere di cessare e Louis finalmente si fermò sotto ad un balcone per riprendere fiato. Aveva corso senza una meta per dieci minuti non fermandosi nemmeno per un secondo, sicuramente il giorno seguente si sarebbe ammalato. Stringeva ancora la lettera di Amber tra le mani che ormai era zuppa; le parole si sarebbero distinte a stento.
Perché era scappato via così? Non era da lui. Forse era stato investito da una situazione troppo grande anche per lui che non gli aveva lasciato nemmeno lo spazio per riflettere.
L’immagine di Amber non tardò a riapparire nella sua mente. La vedeva lì sull’uscio di casa, che gli urlava contro. Louis sapeva che alzando la voce con lei l’avrebbe fatta arrabbiare, di solito lo faceva di proposito perché amava vedere quella piccola vena sul collo che si rigonfiava ogni volta che urlava e amava vedere le sue guance che cambiavano colorito in un batter d’occhio, dal bianco pallido al rosso pomodoro. Era davvero buffa quando succedeva e lui amava prenderla in giro; amava il suo sorriso che gli ricordava che la vita era bella, che il suo posto era lì, che lei ci sarebbe sempre stata; amava i suoi occhi che gli trasmettevano calore, come quelle giornate di puro gelo dove non puoi desiderare altro che stare rannicchiati sotto una coperta davanti ad un camino, magari con la tua migliore amica; amava il corpo di lei a contatto con il suo ogni volta che si abbracciavano, amava il suo shampoo alla vaniglia ed il suo profumo che gli ricordava la primavera. Il suo carattere aggressivo, ma dolce allo stesso tempo; il suo modo di rassicurarlo dicendogli che sarebbe andato tutto bene anche quando non era così…
Immerso nei suoi pensieri, Louis aprì meccanicamente la lettera ed i suoi occhi balzarono alle ultime righe ormai quasi illeggibili:
È incredibile che in questo momento io ti odio con tutto il cuore…
… ed è incredibile che ti amo, Louis.”
D’improvviso un sorriso spuntò sul volto del ragazzo. In effetti, lui l’amava.


Prosciugata dalle lacrime, Amber era riuscita a trovare la forza di alzarsi da terra e a sedersi sulla sedia davanti alla finestra. Sentiva le gocce di acqua picchiettare sul vetro e le osservava incantata. La sua mente avrebbe dovuto essere travolta da pensieri, invece era completamente vuota.
Spostò lo sguardo sul lampione del suo viale, attraverso la luce che emanava riusciva a vedere quanto forte fosse la pioggia che stava cadendo dal cielo.
Fu distratta poi dall’immagine di un ragazzo che correva in lontananza e man mano che si avvicinava la sua sagoma si faceva sempre più grande e più chiara. Poi, vide una felpa verde.
Si alzò di scatto dalla sedia e ed uscì di corsa di casa per andare, senza alcuna ragione precisa, incontro al ragazzo che la stava raggiungendo.
Il contatto con la pioggia la gelò, provocandogli brividi lungo tutto il corpo.
Si arrestò di colpo. Perché correva da lui?
Louis ormai l’aveva quasi raggiunta.
“Cosa ci fai ancora qui?” domandò Amber malinconica.
Louis si fermò e mantenne le distanze da lei. Erano lontani quasi un metro.
“Perché non me le hai mai dette queste cose?” Rispose Louis con un’altra domanda sollevando in bella vista la fantomatica lettera.
“Certo che sei di coccio. Forse perché non volevo che finisse così?” Controbatté Amber indicando l’aria vuota.
“E’ incredibile, riesce a prendermi in giro anche in situazioni del genere.” Pensò Louis accennando un sorriso che subito fece scomparire.
“Avrei preferito che me le avessi dette faccia a faccia.” Affermò serio Louis.
Amber tacque per qualche secondo. Era completamente zuppa ed il rumore della pioggia misto al silenzio tombale che regnava rese l’atmosfera ancora più triste e pesante.
Che diamine, non passava mai nessun auto di lì?
“Cosa vuoi che ti dica Louis?” Domandò ormai disperata sollevando le braccia all’aria.
“Voglio che tu me lo dica ora, voglio che tu mi dica quello che hai scritto nelle lettere.” Disse serio avvicinandosi di qualche passo.
Quel ragazzo era capace di farla impazzire.
“Okay, vuoi che ti dica cosa ho scritto? Eccoti accontentato.” Amber si avvicinò al ragazzo e gli diede un ceffone.
Louis sgranò gli occhi sorpreso e si massaggiò la parte colpita.
Lo inchiodò con lo sguardo.
“Ho scritto che sei un coglione, che tu per me eri come un fratello ma hai rovinato tutto. Hai rovinato tutto perché sei un egoista e hai pensato solo ai tuoi di sentimenti senza preoccuparti di quello che potevo provare io in base a determinati gesti tuoi. Ho scritto che io credevo nella nostra amicizia, che eravamo inseparabili ma purtroppo tutto è finito. Ho scritto che forse questo era il nostro destino, che forse doveva andare a finire così, forse avresti sposato Sofy e prima o poi ti saresti dimenticato della tua insulsa migliore amica…”
A man a mano che Amber parlava, alzava un po’ la voce.
“…Ho scritto che sono stata male e sto così tutt’ora, che mi manchi e che ho bisogno di te qualunque cosa accada, perché la mia vita senza te è vuota. Ho scritto che non avrei mai potuto confessarti tutto, perché la posta in gioco era troppo alta, non valeva la pena perderti per i miei inutili sentimenti. Mi ero imposta di spegnere le emozioni, sai, come fanno i vampiri, ma questo succede solo in televisione a quanto pare. Ho scritto che non ho mai provato niente per te che vada oltre l’amicizia, che mi sono avvicinata a te e ti sono diventata amica non per il tuo bell’aspetto o per quello che hai in tasca, ma perché vedevo in te una persona diversa, una persona pronta a regalare amore e affetto a chiunque gli avrebbe aperto il proprio cuore. Io con te l’ho fatto ed è stato il giorno più felice della mia vita...”
Le lacrime scendevano silenziose ad ogni sua parola.
Louis intanto ascoltava con una stretta al cuore e con gli occhi lucidi. Sì, avrebbe pianto per Amber e ne sarebbe valsa la pena. Nessuna ragazza avrebbe meritato le sue lacrime al di fuori di Amber, nemmeno Sofy.
Amber riprese a parlare.
“…Ho scritto che ti odio con tutta me stessa perché mi fai questo effetto. Perché la sola tua visione è capace di influire sull’umore della mia giornata, un tuo sorriso mi fa stringere il cuore che quando mi sei troppo vicino mi inizia a battere all’impazzata. Non sono abituata a questo genere di cose e ti odio anche per questo. Ti odio perché sei un’ abitudine, sei la parte più bella dei miei giorni. Ti odio perché esisti…”
A quelle ultime parole il cuore di Louis perse un battito.
“…e ti odio perché ti amo.” Finì Amber guardandolo negli occhi.
Si sentiva bene ora. Non importava come sarebbe andata a finire, ma si era liberata di un peso.
Si, Amber che non aveva mai amato nessun ragazzo, affermò di amare il suo migliore amico.
E se l’amasse davvero, il suo migliore amico?


“e ti odio perché ti amo.”
Queste parole rimbombavano nella testa di Louis. E’ vero, gliel’aveva già scritto nella lettera, ma sentirlo provenire dalla voce della diretta interessata era un altro paio di maniche.
Perché il cuore gli batteva all’impazzata? Perché aveva il respiro affannato?
Louis si avvicinò ad Amber e colmò quella distanza che c’era tra loro.
Si incantò alla vista di quegli occhi stupendi, che aveva sempre avuto davanti a sé e senza mai approfittarne.
Vide un’altra lacrima scendere dal viso di Amber e gliel’asciugò con un dito prima che cadesse. Rimase con la mano fissa sulla sua nuca bagnata.
“Sai Amber, la lista delle cose che odi di me è lunghissima, ma la mia sarà molto più breve.” Le disse non staccando mai lo sguardo.
“Odio il fatto di vederti in questo stato e sapere che la causa sono io, odio vederti triste e vedere le tue lacrime. Odio il fatto che tu abbia scritto tutte queste lettere per dirmi cose che non ho mai visto o che non ho voluto vedere, odio il fatto che in questo momento io provi delle sensazioni indescrivibili, dovresti essere al mio posto…”
Alle ultime parole sussurrate, Louis accennò un sorriso e si avvicinò sempre più al viso della ragazza.
Era bellissima.
Era tutto ciò che voleva in quel momento.
Era il suo presente.
Era la sua felicità.
“…E soprattutto odio con tutto il mio cuore di aver capito solo ed unicamente ora, che sei tu la ragazza con cui voglio stare e che ti amo, da sempre amore mio.”
Louis le sorrise e lei lo ricambiò.
Amber appoggiò una mano sul petto di lui. Era bellissimo sentire il cuore del ragazzo che batteva all’impazzata sotto le sue mani.
Louis prese l’iniziativa e colmò tutta la distanza che c’era tra di loro baciandola.
Era un bacio nuovo, un bacio dolce. Era un misto di acqua salata e di acqua dolce. La pioggia ormai li aveva inzuppati per bene e questo si capiva anche dai brividi che provavano i ragazzi.
O forse non erano dovuti solo a quella.
La ragazza sorrise sulle labbra di Louis senza staccarsi e gli si aggrappò al collo.
Louis, dopo aver schiuso gli occhi per ammirare, ancora una volta, il sorriso di Amber che ormai conosceva a memoria, riprese a baciarla per non interrompere quel contatto che lo mandava in estasi.
Era tutto ciò che voleva in quel momento, non poteva che essere felice.
Finalmente Amber provava quello che voleva da tempo, le fatidiche farfalle allo stomaco.
Era sicura che ora, dopo averle scoperte, sarebbero diventate la sua droga.
Rimasero lì, sotto la pioggia, per un tempo indeterminato.
Non li assaliva nessuna preoccupazione, perché in quel momento non ce n’era nemmeno lo spazio.
Per ora c’era spazio solo per un sentimento puro, l’amore.
Non sapevano quali sarebbero state le conseguenze, ma erano certi che quello sarebbe stato il loro futuro.
Si staccarono e si toccarono con le fronti.
Lo sguardo dell’uno penetrava in quello dell’altra.
Perché in fondo, loro si capivano così, con uno sguardo.
E quello sguardo diceva: ti amo.
Allora Amber finalmente capì che le favole esistevano davvero, che l’amore era una cosa meravigliosa e augurò a tutti di trovarlo e capire quanto bene poteva fare.




--- Spazio Autrice---
Ccciao Carote! Questa è una One-shot
che mi è venuta in mente al momento, mentre scrivevo la mia FF.
Boh, volevo scrivere una storia d'amore tra migliori amici, mi piaceva (?)
ed ecco il nostro Tommo in azione.
Mi sono ispirata anche al tipo di amicizia con il mio di migliore amico,
però ovviamente non ci amiamo u.u
Beh, spero che vi sia piaciuta e mi farebbe piacere
se lasciaste una piccola recensione, anche tu che stai leggendo in incognito (?) :3
P.s: Scusatemi per il banner penoso, ma non avevo nulla da fare e quindi mi sono data alla pazza gioia con photoshop. Perdonatemi x°D
Un bacio, Olly xx

  
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