Two Sides of a Coin
Il Sole fa
capolino dalla cima di quello che sembra un mare infinito di nuvole, bagnando
il cielo di un oro scintillante. Secondo il cronometro sono appena le cinque
del mattino e il turno di notte aspetta ancora il cambio, ma la Destiny è
già sveglia e attiva mentre emerge dalla foschia e inizia a distendere i
collettori solari.
Chloe sente la nave
tremare leggermente sotto i propri piedi e si alza dal divano su cui è
seduta per avvicinarsi alla vetrata del ponte d’osservazione. Non importa
quante volte abbia assistito a quel ciclo, è sempre spettacolare come
fosse la prima. I collettori si bloccano in posizione, scintillando al tocco
dei primi raggi di luce, e quasi all’istante Chloe
sente il suono inconfondibile delle macchine a vapore della Destiny che prendono
velocità mentre il calore della stella riscalda le particelle
d’acqua che la nave ha raccolto durante la notte, trasformandole in
vapore surriscaldato.
Tirando fuori il
fiato che non si è accorta di trattenere, stringe la presa sulla
balaustra d’ottone prima di rilassarsi, e le dita formicolano mentre il
sangue torna a scorrere. Prima di ieri credeva che non avrebbe mai più
potuto rivedere il Sole e la Destiny, prima di ieri credeva...
“È
finita, Chloe.”
Sussulta e si
volta per scoprire Rush, in piedi sulla porta aperta: ha l’aria esausta,
ma i suoi occhi scuri sono sempre penetranti mentre la guarda intensamente. Le
sue parole sono come una doccia fredda, e all’improvviso ecco di nuovo
quel gelo a filtrarle la pelle.
“Davvero?
Allora perché il mio cervello è ancora capace di lavorare come un
motore alieno? Perché riesco ancora a risolvere equazioni che non dovrei
più capire? Per me non è finita.” Stancamente torna a voltarsi
verso la finestra e guarda fuori, senza vedere niente.
Rush lascia
scorrere lo sguardo sulla sua figura abbattuta: anche se i Nakai
hanno invertito i mutamenti fisici dell’etere sul corpo di Chloe, sa che la sua mente non ne sarà mai del tutto
libera. Una volta che ti ha toccato, l’etere resta con te fino alla
morte.
Non le ha mai
detto che non ha temuto, come Matt o Young, che parti del suo corpo
diventassero meccaniche, ma che si è preoccupato per lei. Non stava a lui dirglielo. Però potrebbe
averglielo letto negli occhi, una di quelle volte in cui l’ha guardata
per un istante di troppo.
Con un sospiro
profondo comincia ad avvicinarsi, a passi lenti e misurati, fino ad arrivarle
accanto, il corpo che sfiora il suo. Per pochi lunghi secondi restano fianco a
fianco in silenzio, a guardare le isole galleggianti che oltrepassano.
È solo
quando Rush si accorge che Chloe si torce le dita, il
corpo teso per via delle emozioni represse, che non può più
sopportare di vederla soffrire da sola e gentilmente copre quelle mani inquiete
con la sua, offrendole senza parole un conforto e un sostegno. Lei sobbalza
lievemente al contatto, ma le sue mani si fermano quasi subito e, quando gli
lancia uno sguardo confuso, lui le stringe le dita, rassicurante. Dopo qualche
istante sorride appena, e Rush ha la certezza che il cuore gli salti un battito
quando lei intreccia le dita alle sue.
“Mi
dispiace, non volevo colpirla. Mi ha salvato la vita... di nuovo,” ride
piano, e le labbra di lui si curvano in un sorriso. “Ma non posso fare a
meno di sentirmi...” La voce le si affievolisce e abbassa gli occhi sulle
loro mani, mordendosi il labbro inferiore.
“Ti senti
impotente, tradita. Ma per lo più pensi che tutto questo disastro sia
colpa tua,” finisce per lei, e Chloe annuisce
convulsamente. Senza pensarci due volte, Rush le libera le mani e
l’attira tra le proprie braccia, insinuandosela sotto il mento. Chloe è troppo sorpresa per opporre resistenza e,
mentre il calore del suo corpo l’avvolge come una coperta, non può
impedirsi di sciogliersi nel suo abbraccio.
“Chloe, tu non hai fatto niente di male. I Nakai avrebbero avuto le loro risposte in un modo o
nell’altro. Sì, vogliono la Destiny ora più che mai, e
dovremo cercare di essere sempre un passo davanti a loro, ma noi abbiamo un
asso nella manica.”
“Davvero?
E quale potrebbe mai essere?” La sua maglia le smorza la voce, ma lui
riesce a percepire il sarcasmo. Stringendola più forte, sfrega il naso
tra i suoi capelli prima di rispondere a mezza voce: “Abbiamo te.”
Per una frazione
di secondo Chloe pensa di aver sentito male, ma poi
Rush ripete tranquillo quelle due parole che fanno sussultare tutto il suo
mondo e le fanno serrare le dita nei suoi vestiti. Non può pensarlo sul
serio. Se non fosse stato per lei... Cerca di ritrarsi, ma lui non la lascia
andare, e così deve sollevare la testa per poterlo guardare negli occhi.
“Di cosa
diavolo sta...?”
Il respiro caldo
di Rush si mescola al suo mentre si china a invadere il suo spazio vitale.
“Brody, Park, Volker,
Eli ed io possiamo anche essere dei geni, ma sei tu ora a conoscere la Destiny, a
conoscerla davvero. Grazie all’influsso dei Nakai
e all’aiuto dell’etere ti sei connessa con la stessa Destiny, una
cosa che noi non avremmo mai creduto possibile. Questo ci darà
finalmente la possibilità di lavorare in un tutt’uno con la nave,
di essere una cosa sola, ed è questo il vantaggio di cui abbiamo
bisogno.”
Chloe lo fissa, le
dita che gli si avviluppano addosso mentre cerca nei suoi occhi un qualunque
segno di menzogna, ma tutto ciò che trova è sincerità e
persino un po’ di ammirazione. Rush crede ad ogni parola. Era così
avvinta dalla propria sofferenza, che si è dimenticata di guardare alla
situazione da un’altra prospettiva.
Le sfugge un
suono che è a metà un singhiozzo e a metà una risata,
mentre abbandona il tessuto della maglia per gettargli le braccia al collo.
“Grazie,” sussurra, la bocca vicina al suo orecchio, un soffio
umido e caldo che gli solletica la conchiglia e il lato del collo. Il suo
“Di niente.” si perde tra le onde dei capelli di lei.
Quando Chloe alla fine si ritrae, Rush sente subito la mancanza
del suo calore, e per un istante stringe più forte le mani sui suoi
fianchi prima di lasciarle cadere.
Non è il
solo cui sarebbe piaciuto mantenere la vicinanza ancora per un po’, ma Chloe ha paura che, se non traccia un confine adesso, dopo
non sarà più in grado di impedirsi di cedere. Negli ultimi mesi
Rush è stato l’unica persona che mai, non una volta, l’ha
guardata con la paura in volto. A differenza di Matt. Il che le ha
letteralmente aperto gli occhi, e ora sa che un giorno, forse prima di quanto
creda, non sarà più la ragazza di Matt. Il pensiero non la
rattrista.
Arrendendosi al
bisogno di toccarlo ancora una volta, tende la mano e gli accarezza la nuca, il
collo. Il battito di lui sussulta sotto le sue dita e Rush le cattura la mano
nella sua, se la porta alle labbra e le posa un bacio leggero sulle nocche, gli
occhi scintillanti di comprensione.
La radio alla
sua cintura crepita e la voce di Brody, venata di
panico, echeggia nel vano. Rush le lascia andare la mano con riluttanza.
“Sì,
signor Brody?”
“Dovrebbe venire quaggiù. Il sistema
di orologeria non risponde ai nostri comandi e l’energia delle armi a
raggi è esaurita. Di nuovo.”
Prima che Brody abbia finito di parlare, Chloe
è tornata al divano e ha recuperato il suo taccuino, una volta
appartenuto a Rush.
“Arrivo.
Porterò anche Chloe.”
“Oh, grazie a Dio.”
Sorridendo
dell’evidente sollievo nella voce di Brody,
Rush lancia a Chloe un’occhiata penetrante mentre
insieme lasciano il ponte d’osservazione. “Te l’ho detto,
sarebbe un disastro senza il tuo aiuto.” Ed è sicuramente meglio
avere a che fare con quel sorrisetto che riceve in risposta, piuttosto che con
l’incompetenza del suo team.
Due giorni dopo
le armi a raggi funzionano di nuovo, ma la relazione tra Chloe
e un certo tenente non più. Si lasciano da amici, senza rancore.
Il
venerdì successivo, Brody trova Rush e Chloe seduti al ponte d’osservazione alle sei del
mattino, a parlare sottovoce mentre smontano uno dei lumi a gas. Loro non si
accorgono di lui, troppo presi dalla conversazione e l’uno
dall’altra.
‘Quei
due,’ rimugina Brody. ‘Sono proprio due
facce della stessa medaglia.’