Come tutto
ebbe
inizio
Quella merendina era di certo
avariata!
Il sapore era ottimo e anche la scadenza sulla carta indicava una data
lontana
però, l’unica spiegazione logica rimasta era che
fosse tutta colpa della
brioches.
Saltò di lato, per evitare una biga che correva per la
strada di terra battuta;
in storia non era mai stato un asso però era quasi certo di
trovarsi
nell’antica Roma.
Pochi minuti prima era seduto nel giardino della scuola, intento a fare
la
pausa pranzo assieme ai sui colleghi insegnati; un secondo dopo si
ritrovava lì,
spaesato e fuori posto in una situazione che neppure riusciva a
concepire.
Maledetta merendina!
Il problema, ora, era come tornare a casa! Dubitava fortemente di trovare un distributore
automatico da poter
saccheggiare, nella speranza di riuscire a scovare uno snack che lo
riportasse
al suo tempo.
“Vorrei tanto sapere, perché sei così
convinto che sia colpa della brioches che
hai mangiato!”
La voce arrivava dalle sue spalle, più precisamente sopra la
sua testa, così si
voltò e fissò il cielo in cerca del nuovo venuto.
“Più in basso sciocco, non sono un
angelo!” sbottò il gatto visibilmente
alterato.
“Chi dovresti essere tu?”
“Sono un gatto… cos’è sei
cieco o solo stupido?”
“A casa mia i gatti non parlano” tentò
di difendersi Massimo leggermente
offeso.
“Sì, che parliamo! Semplicemente nessuno si
è mai degnato di rivolgerti la
parola, Non sei propriamente un interlocutore interessante”
“Capisco, siete una specie spocchiosa e maleducata a quanto
pare1”
“Fossi in te io non lo insulterei. Se si arrabbia non ti
farà tornare nel tuo
tempo, anche se non sono certo che sia stato lui a portarti
qui”
“Chi ha parlato?”
“Ehm, sono qui dietro, almeno in parte”
Il gatto si voltò di lato e Massimo poté notare
un’ala d’uccello, probabilmente
di piccione, che sbucava dalle sue fauci.
“Ma che roba è?”
“E’ il mio pranzo” rispose semplicemente
il gatto con aria di superiorità.
“Ti piacerebbe, brutto mostro peloso!”
ribatté la voce di prima, proveniente
dalla gola del felino.
“Allora?! Io sto perdendo la pazienza. Qualcuno si degna di
dirmi che diamine
sta succedendo?”
“Secondo te, vuole sapere cosa ci faccio nella tua bocca o
vuole solo sapere
cosa ci fa nell’antica Roma?”
“Non saprei, io direi che vuole sapere perché non
ti ho mangiato!”
“Va bene, ti rispondo io. Dunque, un giorno me ne stavo
tranquillo a beccare
dei chicchi di grano quando, a un certo punto, mi sono sentito
sovrastare da
un’ombra scura. Per farla breve era il gatto qui presente,
che mi stava
saltando addosso per mangiarmi; è riuscito ad ingoiarmi ma
non del tutto,
perché mi sono arpionato con una zampa al suo palato. Sono
mesi ormai che siamo
in questa posizione di stallo”
“Non me ne frega niente del perché sei nella sua
bocca. Voglio sapere cosa ci
faccio qui e soprattutto come fare ad andarmene!”
“Un pochetto irritabile il ragazzo non trovi?”
“Sì, pare anche a me! Sei sicuro che sia il tipo
giusto?”
“Ehi pennuto, sei nella mia bocca da mesi ma questo non ti
autorizza a mettere
il becco nel mio lavoro”
Massimo fissava la diatriba esasperato e anche, decisamente affamato.
Se non si
fosse trovato catapultato in quel luogo, di certo, a
quell’ora sarebbe stato in
procinto di mangiare un panino.
Si guadò intorno in cerca di un bar o di qualcosa che
potesse assomigliargli.
“Dove credi di andare umano? Non sei qui in gita turistica,
ti ho condotto in
questo tempo per un motivo” urlò il gatto, quando
si accorse che Massimo si
stava allontanando.
“Ho fame, mi cerco qualcosa da mettere sotto i
denti”, così dicendo riprese a
camminare ignorando bellamente le urla del gatto.
Aveva adocchiato un panettiere quando il gatto saltò dal
cornicione e gli si
parò davanti.
“Non è il momento di mangiare… seguimi
ti porterò dalla tua anima gemella”
“Anima gemella?” mormorò Massimo confuso.
“Già!”
“Scusa ma di che parli?”
“Mi riferisco alla persona di cui ti innamorerai follemente e
con cui passerai
il resto dei tuoi giorni”
“Qui?!”
“Bhè, non necessariamente, se lui vorrà
si potrà trasferire nel tuo tempo… Ma
questi sono dettagli che dovrete discutere tra voi io sono solo il
tramite”
“Ehi un momento! Io non voglio un Lui, voglio una
Lei!”
“Sciocchezze! Faccio questo lavoro da secoli, so bene cosa ci
vuole per te”
“ E che lavoro sarebbe?”
“Accoppia le persone” si intromise il piccione.
“Esatto, l’uccello ha detto bene. Io accoppio le
persone”
“Cioè?”
“Secondo me è un po’ toccato”
mormorò il piccione.
“Hai ragione, anche a me non pare un tipo troppo
sveglio” poi, rivolgendosi a
Massimo, il gatto continuò: “Io sono
l’essere che aiuta gli umani a trovare
l’amore”
“Una specie di Cupido insomma”
“Cupido? Ti riferisci a quel bimbetto con il pannolino armato
di frecce?”
“Esattamente”
“Cupido non esiste! E’ solo una vostra invenzione,
anche se non capisco perché
mai abbiate associato il mio lavoro alla figura di un
moccioso” sbottò irritato
il gatto.
“Bhè… non saprei, forse
perché i bambini sono carini”
“Carini?! Urlano, piangono, vomitano, si fanno i loro bisogni
addosso… No, caro
mio sei fuori strada; i gatti sono carini, non i bambini”
“Umm, ok se lo dici tu”
“Bene, ora che abbiamo chiarito tutto direi che è
il caso di avviarsi. Tra poco
incontrerai il tuo futuro” concluse il gatto con tono solenne.
“D’accordo, però prima ci fermiamo a
mangiare qualcosa”
“Mangiare? Ma ti pare il momento?”
domandò il piccione intromettendosi
nuovamente nella conversazione.
“Zittò tu! L’umano ha ragione; ogni
momento è buono per mettere qualcosa sotto
le zanne”
“No, no e no. Dimentichi forse che la mia faccia è
conficcata nella tua gola?
Ogni volta che inghiotti qualcosa tutto il cibo mi si riversa
addosso… Forse
non lo sai, ma è una cosa decisamente disgustosa”
“Sono fatti tuoi, se tu ti lasciassi finalmente inghiottire
tutta questa
situazione finirebbe”
“Oh sì, ottimo consiglio il tuo; non ti
lascerò campo libero per mangiarmi!”
“Come vuoi, però non lamentarti”
concluse il gatto iniziando poi a guardarsi
intorno preoccupato.
“La pianti di scuotere la testa, stupido gatto!”
“Ho perso il mio protetto” biascicò
spaesato il felino, “E ora che cosa
faccio?” mormorò preoccupato.
“Suvvia ti abbatti per un nonnulla; cercalo, di certo non
sarà andato troppo
lontano”
“La fai facile tu, ma che ne vuoi capire? Sei solo un uccello
mezzo masticato”
“Complimenti, continua a insultarmi, così il mio
aiuto te lo scordi”
Il gatto continuò a guardarsi in giro per alcuni istanti,
infine si arrese e
borbottò:
“D’accordo, mi arrendo! Scusa se ti ho maltrattato,
adesso potresti dirmi dove
posso trovare quell’umano incosciente?”
“Così, va meglio” gongolò il
piccione, “Non ne sono certo, ma credo sia andato
a mangiare…”
Il gatto non si prese neppure la briga di rispondere, annusò
l’aria e poi si
mise a correre veloce.
PICCOLO SPAZIO PRIVATO:
Rieccomi dopo eoni di assenza con una storia a capitoli, questo racconto riunisce le mie due passioni: lo slash e il nonsense.
Non aspettatevi di capirci qualcosa è solo un esperimento partorito per partecipare a due contest contemporaneamente: quello di Eylis per gli Original Concorsi ( Lala e il Gatto) e quello di Aborted per Original character yaoi (Rivelazione!)
Spero che comunque l'idea possa incuriosirvi e come al solito vi invito a lasciare il vostro parere^^