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Autore: NonnaPapera    31/03/2012    1 recensioni
Storia nonsense di amore slash e di un gatto con in bocca un picicone
Genere: Comico, Demenziale, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come tutto ebbe inizio

Quella merendina era di certo avariata!
Il sapore era ottimo e anche la scadenza sulla carta indicava una data lontana però, l’unica spiegazione logica rimasta era che fosse tutta colpa della brioches.
Saltò di lato, per evitare una biga che correva per la strada di terra battuta; in storia non era mai stato un asso però era quasi certo di trovarsi nell’antica Roma.
Pochi minuti prima era seduto nel giardino della scuola, intento a fare la pausa pranzo assieme ai sui colleghi insegnati; un secondo dopo si ritrovava lì, spaesato e fuori posto in una situazione che neppure riusciva a concepire.
Maledetta merendina!
Il problema, ora, era come tornare a casa! Dubitava fortemente di  trovare un distributore automatico da poter saccheggiare, nella speranza di riuscire a scovare uno snack che lo riportasse al suo tempo.
“Vorrei tanto sapere, perché sei così convinto che sia colpa della brioches che hai mangiato!”
La voce arrivava dalle sue spalle, più precisamente sopra la sua testa, così si voltò e fissò il cielo in cerca del nuovo venuto.
“Più in basso sciocco, non sono un angelo!” sbottò il gatto visibilmente alterato.
“Chi dovresti essere tu?”
“Sono un gatto… cos’è sei cieco o solo stupido?”
“A casa mia i gatti non parlano” tentò di difendersi Massimo leggermente offeso.
“Sì, che parliamo! Semplicemente nessuno si è mai degnato di rivolgerti la parola, Non sei propriamente un interlocutore interessante”
“Capisco, siete una specie spocchiosa e maleducata a quanto pare1”
“Fossi in te io non lo insulterei. Se si arrabbia non ti farà tornare nel tuo tempo, anche se non sono certo che sia stato lui a portarti qui”
“Chi ha parlato?”
“Ehm, sono qui dietro, almeno in parte”
Il gatto si voltò di lato e Massimo poté notare un’ala d’uccello, probabilmente di piccione, che sbucava dalle sue fauci.
“Ma che roba è?”
“E’ il mio pranzo” rispose semplicemente il gatto con aria di superiorità.
“Ti piacerebbe, brutto mostro peloso!” ribatté la voce di prima, proveniente dalla gola del felino.
“Allora?! Io sto perdendo la pazienza. Qualcuno si degna di dirmi che diamine sta succedendo?”
“Secondo te, vuole sapere cosa ci faccio nella tua bocca o vuole solo sapere cosa ci fa nell’antica Roma?”
“Non saprei, io direi che vuole sapere perché non ti ho mangiato!”
“Va bene, ti rispondo io. Dunque, un giorno me ne stavo tranquillo a beccare dei chicchi di grano quando, a un certo punto, mi sono sentito sovrastare da un’ombra scura. Per farla breve era il gatto qui presente, che mi stava saltando addosso per mangiarmi; è riuscito ad ingoiarmi ma non del tutto, perché mi sono arpionato con una zampa al suo palato. Sono mesi ormai che siamo in questa posizione di stallo”
“Non me ne frega niente del perché sei nella sua bocca. Voglio sapere cosa ci faccio qui e soprattutto come fare ad andarmene!”
“Un pochetto irritabile il ragazzo non trovi?”
“Sì, pare anche a me! Sei sicuro che sia il tipo giusto?”
“Ehi pennuto, sei nella mia bocca da mesi ma questo non ti autorizza a mettere il becco nel mio lavoro”
Massimo fissava la diatriba esasperato e anche, decisamente affamato. Se non si fosse trovato catapultato in quel luogo, di certo, a quell’ora sarebbe stato in procinto di mangiare un panino.
Si guadò intorno in cerca di un bar o di qualcosa che potesse assomigliargli.
“Dove credi di andare umano? Non sei qui in gita turistica, ti ho condotto in questo tempo per un motivo” urlò il gatto, quando si accorse che Massimo si stava allontanando.
“Ho fame, mi cerco qualcosa da mettere sotto i denti”, così dicendo riprese a camminare ignorando bellamente le urla del gatto.
Aveva adocchiato un panettiere quando il gatto saltò dal cornicione e gli si parò davanti.
“Non è il momento di mangiare… seguimi ti porterò dalla tua anima gemella”
“Anima gemella?” mormorò Massimo confuso.
“Già!”
“Scusa ma di che parli?”
“Mi riferisco alla persona di cui ti innamorerai follemente e con cui passerai il resto dei tuoi giorni”
“Qui?!”
“Bhè, non necessariamente, se lui vorrà si potrà trasferire nel tuo tempo… Ma questi sono dettagli che dovrete discutere tra voi io sono solo il tramite”
“Ehi un momento! Io non voglio un Lui, voglio una Lei!”
“Sciocchezze! Faccio questo lavoro da secoli, so bene cosa ci vuole per te”
“ E che lavoro sarebbe?”
“Accoppia le persone” si intromise il piccione.
“Esatto, l’uccello ha detto bene. Io accoppio le persone”
“Cioè?”
“Secondo me è un po’ toccato” mormorò il piccione.
“Hai ragione, anche a me non pare un tipo troppo sveglio” poi, rivolgendosi a Massimo, il gatto continuò: “Io sono l’essere che aiuta gli umani a trovare l’amore”
“Una specie di Cupido insomma”
“Cupido? Ti riferisci a quel bimbetto con il pannolino armato di frecce?”
“Esattamente”
“Cupido non esiste! E’ solo una vostra invenzione, anche se non capisco perché mai abbiate associato il mio lavoro alla figura di un moccioso” sbottò irritato il gatto.
“Bhè… non saprei, forse perché i bambini sono carini”
“Carini?! Urlano, piangono, vomitano, si fanno i loro bisogni addosso… No, caro mio sei fuori strada; i gatti sono carini, non i bambini”
“Umm, ok se lo dici tu”
“Bene, ora che abbiamo chiarito tutto direi che è il caso di avviarsi. Tra poco incontrerai il tuo futuro” concluse il gatto con tono solenne.
“D’accordo, però prima ci fermiamo a mangiare qualcosa”
“Mangiare? Ma ti pare il momento?” domandò il piccione intromettendosi nuovamente nella conversazione.
“Zittò tu! L’umano ha ragione; ogni momento è buono per mettere qualcosa sotto le zanne”
“No, no e no. Dimentichi forse che la mia faccia è conficcata nella tua gola? Ogni volta che inghiotti qualcosa tutto il cibo mi si riversa addosso… Forse non lo sai, ma è una cosa decisamente disgustosa”
“Sono fatti tuoi, se tu ti lasciassi finalmente inghiottire tutta questa situazione finirebbe”
“Oh sì, ottimo consiglio il tuo; non ti lascerò campo libero per mangiarmi!”
“Come vuoi, però non lamentarti” concluse il gatto iniziando poi a guardarsi intorno preoccupato.
“La pianti di scuotere la testa, stupido gatto!”
“Ho perso il mio protetto” biascicò spaesato il felino, “E ora che cosa faccio?” mormorò preoccupato.
“Suvvia ti abbatti per un nonnulla; cercalo, di certo non sarà andato troppo lontano”
“La fai facile tu, ma che ne vuoi capire? Sei solo un uccello mezzo masticato”
“Complimenti, continua a insultarmi, così il mio aiuto te lo scordi”
Il gatto continuò a guardarsi in giro per alcuni istanti, infine si arrese e borbottò:
“D’accordo, mi arrendo! Scusa se ti ho maltrattato, adesso potresti dirmi dove posso trovare quell’umano incosciente?”
“Così, va meglio” gongolò il piccione, “Non ne sono certo, ma credo sia andato a mangiare…”
Il gatto non si prese neppure la briga di rispondere, annusò l’aria e poi si mise a correre veloce.


PICCOLO SPAZIO PRIVATO:
Rieccomi dopo eoni di assenza con una storia a capitoli, questo racconto riunisce le mie due passioni: lo slash e il nonsense.
Non aspettatevi di capirci qualcosa è solo un esperimento partorito per partecipare a due contest contemporaneamente: quello di Eylis per gli Original Concorsi ( Lala e il Gatto) e quello di Aborted per Original character yaoi   (Rivelazione!)
Spero che comunque l'idea possa incuriosirvi e come al solito vi invito a lasciare il vostro parere^^
   
 
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