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Autore: nuvoledifango    31/03/2012    0 recensioni
Terza fanfiction! Riguarda la coppia Sage-Finn. Perché proprio loro? Ritengo sia una di quel modello di coppie che tutti noi abbiamo nei nostri sogni, trovo fantastica la cosa che lei l'abbia aspettato per secoli, è una dimostrazione che il vero amore non muore mai. Fatemi sapere se vi piace, un bacio. c:
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capelli rossi. I capelli rossi erano quella cosa che la distinguevano dalle altre ragazze. Per loro, non doveva esserci niente da provare per loro, che non fosse fame. O piacere. Ma il piacere nasceva dal nutrimento. Dal nutrimento, di loro. Ma era davvero obbligato ad ascoltare i suoi istinti? No, lui era un vampiro; e come usavano dire loro, un vampiro prende, perché può.

 
 
Sage, ultima arrivata in paese, era una ragazza di vent’anni rotti, di origine danese. La sua caratteristica dominante era la sua voglia di vivere, e di sottomettere. Nonostante tutto, era una brava ragazza. Aveva strane lotte interiori che tutti definivano postadolescenziali, ma a nessuno importava veramente. La società francese era quel tipo di gente che si faceva i fatti suoi. E forse era meglio così. 
Sage – ormai chiamata da tutti “la tipetta tutta pepe dai capelli rossi” – si era già stabilita bene tra di loro, aveva tentato di trovare un lavoro ma alle donne non era permesso.
Nessuno sapeva definire bene che tipo fosse Sage. Era un tantino misteriosa, una di quelle tante ragazze maliziose che vogliono essere al centro dell’attenzione.
Ma era amata e stimata da tutti, comunque. 

 
Finn ancora fremeva, l’uomo che aveva afferrato e portato al buio in vicolo, era sulla via di morte. Nuovo record, una morte in meno di un minuto.
Ci credeva. Gli aveva letteralmente squarciato la gola, il desiderio era troppo. Oh, Finn, cominciò una voce dentro di lui, devi imparare a controllarti. E lui sapeva che il suo subconscio aveva ragione. Era stanco di vivere nella notte, nell’oscurità, aveva voglia di vivere in mezzo agli altri, mai più da solo. E se voleva vivere in pace, non avrebbe dovuto farsi notare. Era troppo pericoloso.
Si era nutrito abbastanza quel giorno. Avrebbe potuto permettersi una serata pacifica, da trascorrere con altre persone…
Senza accorgersene, stava letteralmente smembrando quel pover’uomo. Il suo istinto crudele suggeriva di usare la sua pelle come accessorio. Il che era ironico pensarlo, perfino per un vampiro.
’Sarà meglio andare’, pensò. ‘La città mi aspetta’.


 
Un urlo nella notte aveva svegliato Sage. Il cane della città accanto cominciò ad abbaiare, spaventato.
Un secondo dopo, il vuoto.
«Dannazione, ma che sta succedendo?»
La ragazza era uscita per strada, unendosi ad un gruppo di persone che proveniva dalle case accanto. Tutto era confuso fino a che qualcuno non accese una candela. E tutto fu molto più chiaro.
A terra, accanto ad una fontana, giaceva un cadavere. Tutti si avvicinarono, incuriositi. Gente che piangeva, che si abbracciava, chi si copriva gli occhi per non guardare.
Mrs. Bradford, la proprietaria della biblioteca più grande della Francia, era morta. O meglio, era stata uccisa, era evidente. 
Accanto a lei, una pozza di sangue che sembrava non avesse fine. 
Sage osservò ogni tratto del corpo, per nulla spaventata. Era preoccupata però. Chi mai aveva potuto conciare un corpo in quel modo? La gola era come tagliata in due, il sangue ormai secco delle ferite ricopriva il petto.
Realizzò che avrebbe potuto trattarsi di un animale. Era l’unica soluzione logica che le veniva in mente. Ma qualcosa in quel viso pallido della donna assassinata, narrava molto. Non era finita qui.


 
Come immaginava, quella sera non era riuscito a controllarsi. Si era rifugiato in una vecchia casa, dopo aver ucciso la proprietaria della biblioteca, quella donna dagli occhi quasi a mandorla e i capelli bianchi, sempre tirati sulla nuca.
Era stato uno stupido. Aveva dovuto immaginarlo. Adesso, aveva seminato terrore in città, si era accorto della fila di persone che erano intorno al corpo della sua vittima. 
Avrebbe dovuto almeno preoccuparsi di nascondere il cadavere. Ma era stato troppo stupido, non aveva neanche avuto tempo.
Ma quello che lo ossessionava adesso, era la sua smania di andare alla ricerca di gente nuova. Gente che ti sappia amare. Amici.
Da quando lui e suoi fratelli si erano detti addio, non era più lo stesso. Non era il solito Finn, calmo e tranquillo.
Era sempre ossessionato dal sangue, uccideva e poi se ne pentiva, rinchiudendosi in se stesso.
Sapeva che questo non gli avrebbe giovato. Avrebbe dovuto trovarsi uno psicologo. 


 
Sage tornò in casa alle cinque del mattino. Era rimasta fuori con gli altri, attorno al corpo della donna.
Era esausta. Ma nonostante la stanchezza, si ostinava a voler rimanere sveglia. Forse per riflettere, forse per paura di avere incubi orribili.
Alle sette del mattino, quando il sole primaverile aveva già iniziato a splendere, era uscita. Voleva degli indizi.
Il suo istinto di sopravvivenza le urlava di rinunciare, di dimenticare, di farsene una ragione. Si sarebbe occupato di tutto la giustizia, lei era solo una giovane ragazza che non sapeva stare tranquilla.
Ma era ostinata. Ormai nulla poteva più dissuaderla.
Dopo due ore di girovagare senza una meta precisa, si sedette su una panchina, per riposare.
Ma lentamente, cominciava a rilassarsi, finché non riuscì a sentire gli arti e…


 
Finn camminava per le strade di città, sfoggiando un sorriso brillante. Era davvero egoista a volte, pensò. Ma poi si rese conto che effettivamente, non gli importava nulla di quello che la gente avrebbe potuto pensare di lui. In tutta la città, era l’unico che sorrideva quel giorno.
Non era male come inizio. Gli era sempre piaciuto distinguersi dal branco. Continuò a farsi paranoie mentali, finché qualcosa non catturò la sua attenzione. Una chioma rosso fuoco, abbinata ad un corpo snello e flessuoso. 
Una ragazza stava dormendo su una panchina, lì vicino.
Sorrise divertito. Aveva sempre pensato che gli umani fossero strani. Le si avvicinò, finché non si sedette anche lui.
Con una mano la scosse leggermente, per svegliarla.
«Sembri una ragazza che non vuole mai l’aiuto degli altri. Ma a volte, è necessario, sai.»



FINE CAPITOLO 1.
 
  
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