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Autore: FCq    01/04/2012    3 recensioni
"Non posso"... "Dimmelo"... "Qual è il problema. Il ritorno a Volterra?"... "Bella?", mi chiamò, la voce fredda come il ghiaccio. E fu in quel momento che la sentì arrivare: la consapevolezza di ciò che sarebbe stato. Lacrime calde iniziarono a rigarmi il volo e capì che non avrei più mentito. Edward doveva sapere.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Volturi | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo rivisto e postato con html, spero vi piaccia!

Prologo(Edward)

Una luce accecante mi colpì in pieno viso.

Diverse voci si sovrapponevano le une alle altre.

Lievi sussurri appena pronunciati si trasformavano in dialoghi spezzati che si sperdevano nell’ampia stanza luminosa. Odori, sensazioni, pensieri si abbatterono su di me con ardore appena fui nella grande sala. I miei occhi rimasero accecati dall’antica bellezza di quel luogo, che solo un’altra anima antica poteva comprendere. L’enorme stanza circolare dalle pareti di un bianco immacolato era sovrastata da un soffitto affrescato, le cui immagini raffiguravano un Dio buono e misericordioso. I colori appariscenti e luminosi donavano all’affresco le sembianze di un’allucinazione, che si trovava lì per caso, senza alcun significato ma che, pure c’era e quella bellezza non poteva essere ignorata come s’ignorano le cose insignificanti e banali. Ai lati dell’affresco, a illuminare la stanza, vi erano diverse piccole finestre di forma quadrangolare la cui luce sembrava cadere perfettamente sui tre troni che incombevano sul resto della sala. Anche la mia famiglia, come me, era rimasta affascinata dalla bellezza di quella stanza. I miei occhi corsero a loro. Mi soffermai sui loro volti familiari, così simili al mio eppure così diversi. Loro non erano la mia famiglia in senso strettamente biologico, ma eravamo uniti. Ad accomunare il nostro aspetto esteriore vi era la pelle bianca come gesso, la bellezza inumana e gli occhi di un singolare color ambra.  Avevamo tutti caratteri molto diversi, ma non potevamo amarci gli uni con gli altri più di quanto non facessimo. Amavo ognuno di loro per ciò che erano. Amavo Carlsile ed Esme: l’anima e il cuore di questa famiglia.  Amavo Emmet e Rosalie: il mio grosso fratello bambino e la mia bellissima e testarda sorella. E amavo Alice e Jasper: la mia sorellina veggente e il mio silenzioso fratello soldato. A unirci era la scelta comune di essere diversi da quelli della nostra specie. Carlisle aveva trovato me, Esme, Rosalie ed Emmet e ci aveva trasformato, salvandoci dalla morte. Aveva dato a ognuno di noi la possibilità di scegliere che cosa volevamo essere: mostri, assassini oppure esseri dannati in cerca di redenzione? Tutti noi lo avevamo seguito e avevamo trovato in lui il nostro porto sicuro; un leader degno di essere seguito. Un padre meritevole di essere amato. Al clan dei Cullen si erano in seguito aggiunti Alice e Jasper, due creature che avevano trovato da soli la loro coscienza e avevano deciso di adottare il nostro stile di vita.

Carlisle incontrò i miei occhi e sorrise. Un sorriso dolce, comprensivo che ricambiai. Nonostante fosse apparentemente tranquillo, sapevo che temeva per noi. Prima di incontrarmi in un ospedale di Chicago, Carlsile aveva vissuto alcuni anni della sua vita eterna in questa rocca. Aveva apprezzato chi sedeva su quei troni, la loro passione per le arti e le scienze e per tutto ciò che era concreto. Ma il loro modo di essere era troppo diverso. I signori della rocca avevano cercato in tutti i modi di convincere Carlisle ad abbandonare il suo credo vegetariano e lui aveva fatto altrettanto con loro. Non sopportava la leggerezza con cui toglievano delle vite. Alla fine li aveva lasciati per raggiungere il nuovo mondo. Qui si era dedicato alla medicina e aveva trovato me. Non apprezzai immediatamente il modo di fare di Carlisle. Odiavo che m’impedisse di saziare la mia sete e andai via. Vagai a lungo e riuscì a trovare un compromesso con la mia natura, divenendo così assassino di assassini. Facendomi carico di un concetto degno di un Dio: decidere chi doveva vivere e chi morire. Capì presto che non spettava a me decidere una cosa del genere e, dieci anni dopo, con due occhi splendidi color miele, ritornai da Carlisle. Trovai me stesso, ero e sarei sempre stato: Edward Anthony Masen Cullen.

L’entrata dei Cullen dalla grande porta in mogano, alla quale eravamo arrivati dopo aver percorso un lungo e buio corridoio nei sotterranei della rocca, non aveva destato molti scompigli. Osservai uno a uno i volti bellissimi nella stanza. C’erano volti noti, di amici, conoscenti. Riconobbi il clan irlandese, quello egiziano e gli occhi dorati dei nostri “cugini” in Alaska: il clan di Denali. E poi c’erano alcuni tra i nomadi che avevamo conosciuto anni fa come il giovane Garret. Innumerevoli ospiti che non conoscevo. Mi accorsi di chi mancava all’appello: Maria, le amazzoni. Ogni volto era diverso: c’erano vampiri selvaggi, oppure composti, come noi Cullen. Vampiri che vivevano a contatto con gli umani e altri che li evitavano se non nei momenti in cui la sete ardeva la gola. La cosa che ci accomunava tutti era il motivo per cui quel giorno di novembre del 1991 ci trovavamo in quella sala, chi con espressione rilassata, chi in attesa, chi impaziente, chi impaurito: l’Agorà. L’Agorà consisteva nella riunione di tutti i clan e i nomadi noti che appartenevano al mondo degli immortali. Chi non vi prendeva parte accettava di non avere alcun rapporto con i signori della rocca. Non potevo ancora definirmi un veterano dell’Agorà, vi avevo partecipato soltanto una volta nella mia vita da immortale, ma per Alice e Jasper le cose erano diverse. Non avevano mai preso parte a queste riunioni dei clan. Alice non faceva ancora parte del mondo degli immortali quando vi fu l’ultima Agorà. Jasper era già rinato, ma all’epoca aveva abbandonato Maria e viveva con Peter e Charlotte che avevano preferito non parteciparvi visti i loro trascorsi negli eserciti dei neonati durante le guerre del sud. Infatti, un’Agorà era stata dedicata a quell’episodio. Un’altra ai bambini immortali e molte ai licantropi e al pericolo che costituivano un tempo, prima di essere uccisi fin quasi all’estinzione. Per questo motivo i pensieri di Carlisle erano un groviglio di emozioni distinte: paura, apprensione, amore, fiducia... Sapeva fin troppo bene che i Volturi apprezzavano i talenti come Alice e Jasper. Temeva di scatenare la gelosia di Aro quando avesse conosciuto Alice e le sue straordinarie capacità. Temeva che facesse a Jasper una colpa per aver partecipato alle guerre del sud così apertamente. Già una volta Carlisle aveva mostrato questo genere di pensieri e preoccupazioni, quando Aro aveva conosciuto me e il mio talento così simile al suo ma che non doveva sottostare ai suoi stessi limiti. Eppure, non potevamo sottrarci dal partecipare all’Agorà - una nostra assenza avrebbe sicuramente destato sospetti - né potevamo impedire ad Aro di conoscere Alice e Jasper. L’unica cosa che potevamo fare era sperare...

Percorsi uno a uno i volti dei presenti, nel tentativo di allontanare quei macabri pensieri dalla mia mente. Non fu difficile trovare una distrazione, mi bastò allentare la tensione e lasciare che tutte le voci che avevo in testa scorressero liberamente come un fiume in piena. Che strano, chissà chi sarà... è un odore delizioso... cos’avranno in mente i Volturi... chi è?... i suoi occhi, mi è parso...  Che strani pensieri, sembravano tutti convergere attorno ad un unico punto invisibile. Soltanto in quel momento mi accorsi dell’agitazione di ognuno dei presenti, nella loro mente: angoscia. I pensieri di Jasper penetrarono nella mia mente: “Tutta quest’angoscia e agitazione non mi piace; mi fa star male”. Il suo particolare talento di percepire e mutare le sensazioni e gli umori altrui a volte era una vera e propria maledizione per Jasper. Era così sopraffatto dall’angoscia e dalla preoccupazione che avvertiva negli altri da non riuscire quasi a respirare. Mi avvicinai a lui e poggiai una mano sulla sua spalla: ≪Tutto bene?≫, sussurrai.

Annuì, cercando di controllare il respiro, mentre Alice gli stringeva la mano e gli carezzava il volto.

≪Non riesco a capire che cosa li preoccupi tanto. Mi stanno facendo impazzire...≫.

Le sue parole furono interrotte da un singhiozzo smorzato, un sussulto appena accennato proveniente da Rosalie. Tutti e tre seguimmo il suo sguardo, accorgendoci che combaciava perfettamente con la direzione delle occhiate furtive che lanciava il resto dei vampiri nella stanza. E poi la vidi, così piccola da passare quasi inosservata di fianco al nerboruto vampiro che la sorvegliava con il classico atteggiamento della guardia del corpo, una bimba dai capelli color mogano e le guancie rosse. Stava seduta per terra, nell’angolo più remoto della stanza. Indossava un delicato abito chiaro, panna con le bordature bianche che lasciava scoperte le braccia e le gambe paffute classiche dei bambini piccoli. La sua pelle era chiara come crema, velata di un invitante rossore soltanto sulle guance paffute.  Sul volto adorabile l’espressione più dolce, matura... consapevole e assurdamente triste che avessi mai visto indosso a una bambina di... due anni. Le labbra piene sporgevano in un adorabile broncio, le lunghe ciglia incorniciavano due occhi grandi color cioccolato. Tra le mani stringeva una palla rossa, troppo grande per le sue piccole braccia. E la lanciava e rilanciava. In quel momento notai una donna bellissima seduta al suo capezzale, le gambe incrociate; prendeva la palla e gliela restituiva, in uno scambio continuo che non sembra per niente entusiasmare la piccola. Tutto mi apparve improvvisamente chiaro: i pensieri dei presenti, la preoccupazione, l’angoscia e la confusione che aleggiava nelle loro menti. Tutte queste sensazioni adesso appartenevano anche a me. Chi era quella bimba così triste? Perché i Volturi sembravano così ben disposti nei confronti di questa nuova vita? I Volturi non avevano alcun rispetto per la vita umana ma questa bambina... sentivo il suo piccolo cuoricino battere e pompare sangue, il suo odore, così delizioso che poteva essere soltanto umano. Ma allora...? I miei pensieri furono interrotti dall’entrata silenziosa dei signori di Volterra... Fu difficile spostare lo sguardo dalla bambina, ma i miei occhi corsero automaticamente a loro e la preoccupazione per la mia famiglia ritornò prepotente. Avevo avuto rare occasioni di vedere di persona i tre vampiri millenari che adesso avanzavano aggraziati verso i loro troni. Sulla destra, annoiato, osservava la platea di vampiri che si era fatta da parte per permettere loro il passaggio, Marcus. La pelle bianca come gesso sembrava incredibilmente fragile. I lineamenti spigolosi e allungati del volto erano incorniciati da lunghi capelli scuri che ricadevano sulle spalle larghe. Sul lato sinistro, gli occhi vispi e sadici di Caius si posavano su ognuno dei nostri volti e contavano i presenti. I capelli biondi, quasi bianchi, più corti di quelli del fratello incorniciavano il suo volto allungato e anch’esso spigoloso. Al centro dei tre Aro osservava ognuno di noi con gli occhi di un bambino che aveva appena ricevuto un regalo meraviglioso. Gli occhi rossi brillavano di soddisfazione. I capelli neri ricadevano lunghi sulle sue spalle. Fu l’unico dei tre ad alzarsi dal trono, facendo qualche passo avanti verso di noi. Con lui si mosse una donna smilza, il suo scudo, e alcuni membri della guardia che costeggiavano il lato nord della grande sala. Il silenzio calò nella stanza e Aro ne approfittò per parlare: ≪Amici, benvenuti. Io e i miei fratelli≫, disse, facendo un cenno ai due al suo fianco, ≪vorremmo ringraziare tutti voi per essere qui, oggi≫.

≪Sono trascorsi molti anni dall’ultima volta che siamo stati insieme, in pace, ma prima di iniziare a discutere vorrei dare il benvenuto ai nuovi arrivati≫, disse.

≪Mi presento a voi senza ulteriori indugi come Aro, signore di Volterra e amico. Gli uomini che vedete al mio fianco sono i mie cari fratelli, con cui condivido questa grande responsabilità. Marcus, Caius, mie cari, presentatevi ai nostri nuovi ospiti≫.

Entrambi i due uomini, all’unisono, si alzarono.

≪E un piacere avervi qui con noi. Spero in una pace duratura≫, fu Caius a parlare, mentre Marcus annoiato, annuiva. La scomparsa di Didime aveva smorzato ogni entusiasmo in lui.

≪Concordo con quanto detto da mio fratello. Adesso, Aro, che dici di far venire avanti le nuove aggiunte alla nostra famiglia≫, soffiò tra le labbra l’anziano.

≪Sagge parole Caius; concordo. E adesso, per rendere felice il nostro impaziente Marcus, direi di presentarvi. Ho visto molti volti nuovi quest’oggi≫.  Avrei definito tutt’altro che impaziente, il vecchio Marcus, ma il suo talento di avere una chiara percezione dei legami che univa ogni membro al proprio clan doveva essere l’unico interessa nella sua altrimenti monotona viva reale. Uno alla volta le nuove aggiunte si presentarono. Uno di loro colpì particolarmente l’interesse di Aro, quando, con un tocco della mano, riuscì ad ascoltare i suoi pensieri e ciò di cui era capace.

≪Ah, ah, ah. Caro amico, tu porti con te un grande dono. Una nuova aggiunta ai nostri annali già di per se prosperosi. Sarebbe molto utile al nostro Marcus≫.

Rise della sua battuta. Il vampiro storse le labbra e Aro rise ancora.

≪Non temere mio nuovo amico. Il tuo è un limite cui tutti siamo costretti a sottostare≫.

Il vampiro replicò: ≪Nessuno ha mai potuto niente contro il mio potere≫.

≪In effetti la tua singolare capacità di figurare alle persone una stato di assoluta felicità ed ilarità non ha mai sbagliato un colpo, ma vedi lei è molto particolare≫.

Se non avessi letto dai suoi pensieri che stava parlando della bambina, non lo avrei capito. I miei occhi corsero ancora a lei. Aveva smesso di giocare con la palla e osservava i nuovi arrivati con singolare attenzione. Tutti gli occhi dei presenti furono in un attimo su di lei.

≪Questa bimba è molto particolare≫, continuò Aro, ≪non è una semplice umana come può dare a pensare il suo aspetto così fragile e il battito del suo cuore, ma non è neanche un vampiro≫.

Ci fu una lunga pausa silenziosa e milioni di pensieri mi riempirono la testa. Li allontanai, concentrandomi sulle parole di Aro e sul volto della bambina. Mi parve... infastidita, da tutte quelle nuove attenzioni. Corrugò le sopracciglia e mi sfuggì un sorriso. Jasper mi lanciò un’occhiata convulsa che finsi di non aver notato.

≪I più anziani di voi forse ricorderanno dell’esistenza di una specie che non è umano, né vampiro, né licantropo≫.

≪E’ una di loro...≫.

Una voce si levò dal fondo della sala e i miei occhi si soffermarono sul volto livido di Eleazar.

≪Sì, mio vecchio amico. E’ lei, fa parte del loro clan: i prescelti≫.

≪A...Aro≫, sussurrò uno dei vampiri che non conoscevo.

≪Ma loro sono tutti...≫, proseguì.

≪“Morti?≫, lo precedette Aro.

≪Sì≫, replicò il vampiro.

≪Bé, non è così≫, lo corresse con tono allegro di voce.

≪Lei è l’ultima, una rarità, come un vivo pregiato”, sussurrò. L’associazione con la bevanda umana non sfuggì ai più assetati e irrequieti, ma nessuno osò muovere un muscolo contro la bimba.

≪I prescelti sono sempre esistiti; nascondendosi nelle ombre, tra gli umani. I licantropi gli hanno dato la caccia per tanto tempo, nel tentativo di avere la supremazia su di noi, impossessandosi delle loro straordinarie capacità, ma nascondendosi loro hanno impedito questo≫, concluse il suo discorso, rimettendo a terra la bimba che aveva precedentemente sollevato tra le braccia, in modo tale da incrociare il suo sguardo .

≪Cosa sono questi prescelti?≫, chiese il vampiro talentuoso.

≪I prescelti impedivano i contrasti tra le razze di vampiri e licantropi. I prescelti sono immuni ai nostri poteri, ma non ad un nostro attacco fisico. E sono immuni al veleno dei licantropi. Ma l’odio fra vampiri e licantropi era troppo forte e i prescelti persero il loro posto di guide sulle due razze. Da allora i licantropi hanno sempre ricercato i prescelti, nel tentativo di utilizzare i loro poteri come armi contro di noi≫.

≪Questa bimba è dotata di straordinari poteri che ancora devono nascere. Noi dobbiamo proteggerla. Perché i prescelti sono sempre stati il fulcro del nostro mondo segreto Tenta quanto vuoi amico mio, ma è immune ai nostri poteri, di qualsiasi natura essi siano. E’ immune persino a me≫.

Prescelta... immune ai nostri poteri. Ero rimasto talmente affascinato da quella creatura da non prestare alcuna attenzione ai suoi pensieri. Tentai di ascoltare la sua mente, ma fu vano. Da quella bambina non veniva altro che silenzio. Alice mi lanciò uno sguardo preoccupato: neanche lei riusciva a vederne il futuro.

≪Ma adesso basta parlare di lei; lo faremo a tempo debito. C’è ancora qualcuno che devo conoscere. Carlsile, amico mio, perché non mi presenti i tuoi nuovi figlioli≫

. Carlsile annuì e avanzò. Una mano poggiata sulla spalla di Jasper che stringeva Alice per la vita. Lo seguimmo silenziosi, come gli altri clan avevano seguito i loro nuovi membri inesperti. Non distoglievo lo sguardo da Aro e dalle guardie accostate alle pareti. Ascoltavo i loro pensieri, in cerca di qualcosa che potesse mettermi in allarme. A un tratto udì un gorgoglio, e mani impazienti battere. Mi voltai verso l’origine di quel suono così musicale e i miei occhi incontrarono per la prima volta da quando mi ero accorto di lei due grandi stelle di cioccolato fuso. La bimba inclinò leggermente la testa di lato, mentre mi osservava curiosa. Le labbra corrucciate a formare una o che mostrava tutto il suo stupore. Non allontanava il suo sguardo ed io lo sostenevo con altrettanta curiosità. Il suo sguardo brillò per un istante e il suo occhio destro cambiò improvvisamente colore, divenendo di un rosso brillante e stupefacente. Il contrasto tra i suoi occhi rendeva il suo volto ancor più magnifico. Poi tutto sparì, come se fosse stata una semplice allucinazione; i suoi occhi ritornarono alla normalità e la stanza si riempì di un suono cristallino, come di tanti piccoli campanellini. Il broncio sparì dal suo volto, sostituito da un sorriso abbagliante. Rideva e batteva le mani ed era impossibile non rimanere affascinati da quel suono e da quello spettacolo. Le risa divertite di Aro mi riportarono alla realtà: ≪Incredibile≫.

≪Hai compiuto il miracolo ragazzo; non l’ho mai vista sorridere a nessuno≫, mi disse con tono paterno.

≪Le piaci≫, proseguì.

Mi voltai nella sua direzione scuotendo la testa, mentre il suono argentino si spegneva pian piano.

≪E adesso... amico mio, non ci vediamo da un sacco di tempo≫.

≪Troppo tempo≫, replicò cordiale Carlsile.

≪Vedo con piacere che la tua famiglia si è allargata di altri due elementi. Ah, meraviglioso. Ascoltiamo la vostra storia≫.

Aro ascoltò i pensieri di Jasper e di Alice, quando ebbe finito, ci voltò le spalle.

≪Incredibile... assolutamente stupefacente. Vedere un evento ancora prima che si compia. Alice, hai un dono meraviglioso≫.

≪E ciò che sono≫, rispose lei, apparentemente tranquilla.

La vidi stringere la mano di Jasper con ancor più forza, il suo compagno ricambiò la stretta.

≪Devo proporti ciò che ho già domandato a gli altri. Saperti parte di questa famiglia mi riempirebbe di gioia. Apparterresti a qualcosa di grande≫.

≪Me ne rendo conto Aro, ma io amo la mia famiglia, e soffrirei ad allontanarmi da loro≫, rispose lei prontamente.

≪Capisco≫, rispose lui.

≪E tu, ragazzo?≫.

≪Mi dispiace rifiutare la proposta, ma mi vedo costretto a dirti di no≫, disse Jasper cautamente, sondando l’umore del vampiro.

 ≪Ovvio, come potresti allontanarti dalla tua compagna≫, replicò Aro, che non sembrava turbato dalle loro risposte negative.

≪E’ stato interessante e... terribile al tempo stesso vedere il tuo passato...≫.

Sentì Esme stringermi la mano: temeva per i suoi figli.

≪Il tuo straordinario potere ha reso le cose molto più difficili. Spero non ti dispiaccia, sai che dovrò dare la caccia alla tua creatrice; si è macchiata di un crimine imperdonabile≫.

Maria sarebbe stata punita, esattamente come tutti gli altri. Dopo un attimo, Jasper rispose:≪Capisco≫.

≪Cacciatela pure, quella vita non appartiene più a me≫.

≪Anche lui ha combattuto nelle guerre del sud, fratello? Sai bene che la nostra legge è molto severa a riguardo≫.

≪Lo so Caius, ma tu non hai visto con i suoi occhi≫, tentò Aro.

≪Il ragazzo è stato costretto, come la maggior parte dei partecipanti a quelle guerre inutili e portatrici di distruzione e morte. Non conosceva un’altra strada≫.

≪Le cose non cambiano; pagherà come gli altri≫.

 Aro sospirò.

Eravamo tesi come corde di violino.

≪Potresti scontare la tua pena rimanendo al nostro servizio≫, propose il vampiro a Jasper, con sguardo indagatore.

≪Lui non fa più parte degli eserciti dei neonati... non ha colpe≫, intervenne Alice, perdendo la sua solita calma.

Jasper la strinse ancor di più a se.

≪Pace, mia giovane amica. Capisco il tuo stato d’animo. Ma devo chiederti... ti dichiari forse sua complice?≫.

Alice s’irrigidì, Jasper ringhiò al suo fianco.

Carlisle intensificò la presa sulla sua spalla.

≪Il suo destino è il mio≫.

Rispose semplicemente Alice.

≪Demetri, Jason≫, chiamò Aro, senza distogliere lo sguardo da Alice.

≪Aro, parliamone≫, intervenne Carlisle.

≪Mio vecchio amico, hanno deciso. Rispetta la loro volontà≫.

Jasper ringhiò in posizione d’attacco, cacciando Alice alle sue spalle. Uno dei due aguzzini, Jason, lo strinse nella morsa delle sue braccia. Riuscì a tenerlo fermo soltanto grazie all’aiuto di un altro membro della guardia. Emmet si fece avanti, lo affiancai in un attimo.

≪No≫, urlò Carlsile, bloccandoci.

≪Aro ti prego...≫.

≪La legge li reclama. Gli sto offrendo la possibilità di unirsi a noi per scontare la sua pena. Lui ha rifiutato e la sua compagna è diventata sua complice. Non hai idea di quanto mi dispiaccia distruggere due talenti come i loro ma io non ho scelta. Su di me grava il fardello della responsabilità≫.

Non c’era nulla che potessimo fare per salvare coloro che amavamo? Non poteva finire così... nell’istante in cui Demetre avanzò verso un’Alice pietrificata, qualcosa cambiò. Un gridolino acuto spezzò il terrore di quegli attimi e la bimba fu in un attimo tra le braccia di Alice. Le due si guardarono negli occhi per un lungo istante, poi la bimba sorrise e si accoccolò su di lei. Alice la strinse automaticamente a se, come se non potesse farne a meno. Il loro, fu un lungo abbraccio carico d’amore. Quelle sensazioni investirono Jasper e di conseguenza si diffusero a tutti noi. Passarono minuti, oppure ore, ma quando l’abbraccio terminò, la bambina si voltò verso Aro e Demetre, impietriti come il resto degli spettatori nella sala e parlò: ≪Non fate loro del male, per favore≫.

  
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