Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: Sparrowhawk    01/04/2012    1 recensioni
- Senti...
Il suo sguardo ti brucia la pelle.
- …forse dovremmo…
No. Non gli permetti di finire la frase. Gli tappi la bocca con le mani e prendi dei respiri profondi, guardando il pavimento. Fai fatica a rimanere in piedi e anche la testa la senti pesante.
- Cosa stai cercando di dirmi? Guarda che non…non è facendo il martire che sistemeremo le cose. A me non importa cosa ti stia passando ora per l’anticamera del cervello, so solo che anche io ti amo e che…c-che non mi va di perderti. Noi due dobbiamo stare assieme, ricordi? L’hai dimenticato?
Staccandosi i tuoi palmi dalle labbra, ti prende per le spalle e ti stringe al suo petto, accarezzandoti i capelli con delicatezza. Sospiri, perché sono mesi che non fa una cosa del genere. Lui non se ne può andare perché tu, dopo solo poco tempo, stavi quasi per impazzire senza la presenza di attimi tanto semplici nella tua vita. Hai bisogno della sua vicinanza, del suo amore, hai bisogno di tutto ciò che lo riguarda, è inutile.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

How could you turn Heaven into Hell?

 

Di recente c’è qualcosa che non va, fra di voi. Tu lo guardi, piena dello stesso amore e delle stesse speranze che hai sempre nutrito nei suoi confronti e in quelli della vostra storia, ma quando lui ricambia noti che nel profondo nel suo sguardo si nasconde un’ombra.

È piccola, poco importante forse, però tu la vedi. Se ne sta lì, in quelle iridi grigie, fredde come il ghiaccio, e quando i vostri sguardi si incrociano in un certo senso ti fa quasi rabbrividire. Hai sempre saputo che in lui qualcosa era diverso, che insieme a tutto ciò che tu ami c’è una rilevante stonatura. Lo sai perché anche per te vale il medesimo concetto. Voi due avete vissuto lo stesso genere di abbandono ed è anche questo che vi ha fatti finire insieme, vincolati l’uno all’altra dalla promessa di non lasciarsi mai, qualsiasi cosa accada. Dentro al tuo petto, il cuore batte veloce, ancora sanguinante per la perdita di un genitore che non ti è stato mai accanto o che, molto probabilmente, non ti voleva abbastanza bene per riuscire a farlo. E la prima volta che hai visto lui hai percepito che anche nel suo, di petto, c’era la stessa mancanza.

Per un po’ vi siete studiati, non è vero? Nessuno di voi voleva rischiare di essere preso in giro. Avete cominciato a frequentarvi con il preciso intento di raccogliere il maggior numero d’informazioni sul conto dell’altro, mantenendo però una certa distanza. Tutta quella che era necessaria ad impedirvi di cascare nel giogo dell’attrazione troppo presto. Vi siete presi in giro, avete giocato, le liti che vi siete lasciati alle spalle – e che ancora adesso condiscono le vostre giornate – sono innumerevoli…eppure, nonostante questo, siete arrivati al punto di non poter neanche pensare normalmente se separati. Quello che in principio era solo un amico, e che ancora prima non era altro che una spina nel fianco, è diventato indispensabile: il tuo amore, signore e padrone.

Ora però è diverso.

Senti ancora il vostro legame indissolubile, lo senti talmente tanto forte che ti stupisci alle volte, ma insieme a questo si è insinuato un dubbio. Ti lacera, ti riempie la testa con paure magari infondate, ti uccide giorno dopo giorno mentre lasci che le tue insicurezze crescano fino a diventare insopportabili. In un baleno hai cominciato a chiederti se il suo affetto non si sia affievolito. Se le sue carezze ed i suoi abbracci abbiano realmente perso di dolcezza o se sei solo tu a pensarlo. Se quegli occhi che non poco tempo addietro ti guardavano pieni di devozione, ora non fossero stanchi di posarsi su di te.

E allora ti butti nello studio, cerchi di non pensare perché sai che se ti perdi in certe intricate congetture poi non sarai più capace di uscirne. Non da sola. Non quando sei così spaventata. La tua vita corre come ha sempre fatto, la mattina sei in classe, il pomeriggio a spasso con le amiche e la sera a casa, a guardare la televisione con il tuo gatto appollaiato al tuo fianco sul divano. Di momenti vuoti e poco rilevanti ce ne sono pochi, ma, in fondo, per un adolescente è sempre così.

Quando però le cose non migliorano, non è più la paura ad animarti, bensì la rabbia. Non lascerò che sia lui a dirmi che si è stufato, pensi, non gli permetterò di farmi passare per un giocattolo che improvvisamente ha smesso di essere interessante. Angosciata e priva di una vera linea d’attacco, cerchi in tutti i modi di parlargli, di ragionarci assieme, ma notando il suo totale disinteresse cedi dinanzi all’evidenza e ti abbandoni alla disperazione. Chissà, forse eri solo tu a vedere la vostra storia come qualcosa di davvero, davvero importante.

- “Alla mia musa”…? –

Un ragazzo, di recente, ha preso l’abitudine di farti piccoli doni. Lo conosci, fate parte dello stesso club di Musica, e per quanto tu non sia incline a dare spettacolo non puoi fare a meno di trovare dolci i suoi tentativi di farti tornare a sorridere. Gli posi una mano sulla spalla, quasi a confortarlo quando, fra i due, sei tu quella che ha bisogno di un simile gesto.

- Sei sempre troppo gentile, Cecil.

Lui, imbarazzato, si scompiglia i capelli con un mano, lo sguardo basso.

- Beh, non è essere gentili… - ammette - …io penso veramente che tu sia la mia musa. Da quando ti ho vista, scrivo melodie così belle.

A sentirlo non puoi fare a meno di reprimere uno strano calore, a nascere dentro al cuore. Sono mesi che la persona con cui stai non ti dice cose del genere: ormai ti sembra di essere un’estranea per lui, un incomodo di cui avrebbe fatto volentieri a meno, e per quanto tu voglia essere arrabbiata non riesci a non sentirti enormemente triste per come stanno finendo le cose fra voi. L’amore che vi univa dove diamine è andato? Può, qualcosa di così perfetto, svanire con tanta velocità?

- Grazie, Cecil. Non sai…quanto mi fai felice a dirmi una cosa del genere.

Allontanandoti dal tuo amico, percepisci di non aver usato le parole che meglio avrebbero potuto interpretare i tuoi sentimenti. Probabilmente Cecil avrà frainteso ciò che hai detto e, ora, avrebbe cominciato a fantasticare su qualcosa che non poteva proprio accadere: perché quel ragazzo era bello, dolce ed intelligente, però non era lui. Non aveva i suoi occhi, né il suo sguardo sicuro sempre di tutto. Non aveva le sue mani, né possedeva il suo tocco. E, poco ma sicuro, quelle labbra sottili e rosate non avrebbero mai baciato le tue come quando è quel tuo maledetto lui a farlo.

Sospiri, giri su te stessa e torni indietro, ripercorrendo i tuoi passi per il cortile della scuola. Cerchi Cecil con lo sguardo ma, prima ancora di scorgere il suo capo biondo, ti ritrovi a scontrarti con un piccolo gruppo accerchiato nel bel mezzo dello spiazzo sotto alle mura dell’Istituto. Tutti borbottano sommessamente, c’è chi ride addirittura, e mentre ti fai spazio fra gli studenti per capire cosa stia accadendo distingui i rumori tipici dei pugni poco distanti da te.

Finalmente ti apri uno spiraglio, e dopo aver passato gli ultimi due minuti a spingere e chiedere “permesso”, qualche anima pia ti ha concesso il proprio posto in prima fila. Eppure, ritrovandoti lì, avresti decisamente preferito il contrario.

Davanti al tuo volto attonito trovi una scena sconcertante. Lui lo sta picchiando, senza sosta, ed ogni colpo piomba sulla faccia diafana del povero Cecil con una foga inaudita. Apri la bocca per chiamarlo, però non esce alcun suono. Le parole ti muoiono in gola ancora prima che tu riesca a pensarle. Assurdo, se ci pensi. Una cosa del genere non è neanche possibile, no?

- Avanti, ora smettetela!

Qualcuno alle tue spalle si mobilita per fermare la rissa e, frapponendosi fra vittima e carnefice, schiva per un pelo un suo nuovo affondo prima di venire aiutato da un altro ragazzo. Due si curano di tenerlo fermo ed un gruppo di giovani – alcuni che conosci per lo stesso motivo per cui conosci Cecil – portano via il tuo amico, diretti con tutta probabilità in Infermeria.

Una volta che la lotta è terminata, il pubblico sciama lontano, alla ricerca di qualcosa di nuovo per cui elettrizzarsi e/o sorprendersi. Anche i suoi immobilizzatori si sono dileguati. Siete rimasti solo tu e lui, a guardarvi ognuno senza capire l’altro. Tu ti chiedi cosa lo abbia spinto a picchiare il povero Cecil e lui, noncurante, pensa solo al fatto che una cosa simile l’avrebbe volentieri rifatta, per le sue ragioni.

Titubante ti avvicini, inclini il capo da un lato e con la mano scosti una ciocca di capelli da davanti ai suoi occhi, passandola poi sulla sua guancia. Scopri così che non è stato l’unico a picchiare, il buon caro vecchio Cecil si è saputo difendere e ha lasciato il segno del suo passaggio sul viso serio del tuo ragazzo. Cominciando a scuotere il capo emetti un sospiro prima di prenderlo per un braccio e portarlo in classe. È fortunato, tieni sempre dei cerotti nella tracolla, in caso di necessità, e per quanto tu non possegga un disinfettante sai per certo che non morirà senza che qualcuno lo curi in modo più che adeguato.

Faccia a faccia, tu a controllare le sue ferite coprendole come meglio puoi, ve ne state in silenzio per un po’, ponderando ognuno la gravità dei propri pensieri. Nell’attimo stesso in cui ti pieghi per mettere via ciò che hai appena adoperato, percepisci del movimento e alzando lo sguardo lo vedi a spostarsi verso la finestra. Ti da le spalle. Non ne vuole sapere di avere a che fare con te, di spiegarsi.

Tu, però, vuoi delle risposte.

- Cosa ti è preso?

Domandi.

- Perché lo hai picchiato?

- Non lo so, il perché. L’ho fatto e basta.

- …sappiamo entrambi che questa non è la verità.

- E anche se fosse?

Sbotta lui, scrollandosi appena, le mani nascoste nelle tasche dei pantaloni della divisa scolastica.

- Gli ho dato una lezione per gelosia, perché ultimamente ti girava attorno più di quanto io potessi sopportare. Ecco la verità.

Ora, la tua espressione, potrebbe far ridere chiunque. Andandogli accanto lo fissi con gli occhi sgranati, incapace di trovare un senso alle sue azioni. Prima ti ignora e poi fa così…per gelosia? Ma quale processo mentale lo porta ad essere sempre così dannatamente diverso?!

- Spero tu comprenda il fatto che…non avevi e non hai tutt’ora alcun motivo per poterti ritenere geloso. Io non potrei mai, mai, tradirti o pensare ad un altro.

Gli sorridi, appoggiando una mano sul suo braccio.

- Sono innamorata di te, dovresti saperlo.

Chissà come mai, invece di accettare quella tua notizia come chiunque altro – ovvero con gioia – lo vedi rabbuiarsi, e non di poco.

- Credevo… - parla con voce così flebile che, nonostante la vicinanza, fatichi a sentirlo - …credevo che volessi punirmi, in qualche modo.

- Punirti?

- Sì. Per quello che ti ho fatto.

Ancora una volta non ti viene difficile immaginare di che stia parlando. Prima che le cose prendessero quella strana piega, quando tutto andava ancora a gonfie vele, c’era stato un avvenimento poco felice all’interno della vostra storia: avevate cominciato a punzecchiarvi, proprio come facevate sempre, ma stavolta c’era più tensione nell’aria e tu, non accorgendotene, avevi finito col dire qualcosa di troppo, facendo un giochetto che sebbene ti apparisse sì malizioso, però innocente, aveva mandato all’aria il vostro pomeriggio assieme. Lui si era arrabbiato, ti aveva spinta sul divano, e contro la tua volontà aveva cominciato ad esplorare il tuo corpo senza permesso, con prepotenza.

Avevate già fatto l’amore, tuttavia stavolta a te non erano piaciute le sue attenzioni. Inizialmente ridesti del suo comportamento, cercando di convincerlo a parole di smettere di fare certe cose. Eri convinta che stesse ancora scherzando, in fondo. Però non era così. Era serio. E non si fermava.

Ripensare a quel momento ti fa mancare l’aria, e questo non perché quel giorno lui avesse seriamente finito col farti del male – fortunatamente era rinsavito prima – quanto più perché non sopporti l’idea che una cosa del genere lo abbia tormentato sino ad adesso. Improvvisamente capisci cosa gli è preso, sai come mai si è staccato da te. Ti senti in colpa per non aver compreso prima.

Tu lo avevi perdonato subito, addirittura la sera stessa, ma lui invece aveva continuato a vivere nella paura di poter rifare una cosa del genere alla persona amata.

- Ti ho vista, in questi giorno, sempre dietro a parlare con quel tizio…a sorridergli. Avevo dato per scontato che fosse per punire me, che lo facevi.

Corrughi la fronte, scuotendo il capo, però ti precede ancora impedendoti di rispondere a quelle mal celate accuse.

- …mi sono detto che me lo meritavo, che era giusto così. Ho provato a farti una cosa orribile e se tu avessi smesso di amarmi non potevo di certo biasimarti.

Sebbene tu non possa vedere le sue mani, senti la tensione sul suo braccio e capisci che le sta stringendo in due pugni. Ti fai avanti di un passo, decisa a non lasciarlo solo stavolta.

- Volevo lasciarti libera. Volevo che tu mi lasciassi per stare con qualcuno che meritava più di me di starti accanto. Io non potevo troncare la nostra storia perché ti…amo. Ti amo da morire.

- Non serviva fare tutto questo, sciocco. Io non…non ho mai dato peso a quella giornata, credimi!

- E così…sarai sempre disposta a perdonarmi? Qualsiasi cosa faccia, non importa quanto brutta?

Ancora una volta ti ritrovi senza parole. Lo guardi, sorpresa, e vorresti rispondergli, però non ci riesci. Il cuore batte fortissimo, le gambe ti tremano. Non ha ancora finito di parlare. Sta per darti il colpo di grazia.

- Senti...

Il suo sguardo ti brucia la pelle.

- …forse dovremmo…

No. Non gli permetti di finire la frase. Gli tappi la bocca con le mani e prendi dei respiri profondi, guardando il pavimento. Fai fatica a rimanere in piedi e anche la testa la senti pesante.

- Cosa stai cercando di dirmi? Guarda che non…non è facendo il martire che sistemeremo le cose. A me non importa cosa ti stia passando ora per l’anticamera del cervello, so solo che anche io ti amo e che…c-che non mi va di perderti. Noi due dobbiamo stare assieme, ricordi? L’hai dimenticato?

Staccandosi i tuoi palmi dalle labbra, ti prende per le spalle e ti stringe al suo petto, accarezzandoti i capelli con delicatezza. Sospiri, perché sono mesi che non fa una cosa del genere. Lui non se ne può andare perché tu, dopo solo poco tempo, stavi quasi per impazzire senza la presenza di attimi tanto semplici nella tua vita. Hai bisogno della sua vicinanza, del suo amore, hai bisogno di tutto ciò che lo riguarda, è inutile.

- Io non smetterò mai di fare così.- continua l’altro, senza lasciarti andare. – Non riesco a sopportare che qualcuno che non sono io ti stia accanto, ti faccia sorridere…ti sfiori o anche solo ti guardi. Non ci riesco. Fino a che tu non torni a dedicare la tua attenzione solo a me, la rabbia mi assale ribollendo all’infinito.

Con le dita afferra una ciocca dei tuoi capelli, baciandola appena. Senti un brivido percorrerti la schiena, perché nonostante tutto in un certo senso sei contenta di essere tanto importante. Ti rendi conto che il suo affetto non è sano, che incorrerai in altri guai, e forse è anche per questo che non sai proprio cosa dire di fronte a certe rivelazioni. Dovresti magari consolarlo, fargli sapere che tu gli dai fiducia. Dovresti, giusto?

- Alle volte, quando ti guardo, io non vedo la mia ragazza. Vedo un bellissimo, bellissimo angelo. Quell’angelo è dolce, intelligente, e possiede un sorriso che sa scaldarti l’anima… Però ha delle ali e può volare via.

Fa una pausa e si stacca, lasciandoti addosso la stessa sensazione che ti coglie quando esci dal letto, abbandonando il caldo abbraccio delle coperte. Quasi ti pare di aver perso qualcosa, in quel distacco. Qualcosa di importante, un calore che prima inondava tutto il tuo corpo, ergendoti sopra al resto dei comuni mortali. Persone che non conoscevano la tua stessa gioia.

Ora l’hai persa. Non c’è più.

- …vorrei strapparle quelle ali.

Rivela infine.

- Strapparle, staccarle di netto perché con quelle…tu puoi volare via da me.

- Ma io non voglio volare via da te…

Lo dici sommessamente, con fare straziante, grandi lacrime a solcarti il volto mentre tieni lo sguardo basso e le mani strette ai lembi della gonna scozzese. È la verità. Non hai alcuna intenzione e nessun desiderio nel vivere lontana da lui, dall’unica persona che ami e che sai di volere più di tutto il resto. Il fatto che non lo capisca o che, ancor peggio, non abbia fiducia in questo, in qualche modo ti ferisce. Ti offende. Cominci a domandarti quante volte lui non ti abbia creduta quando, con il cuore in mano, gli hai detto “ti amo”, “non lasciarmi mai”, “voglio essere il motivo per cui sorridi”.

Senza neanche rendertene conto torni a chiedere la sua attenzione, rifugiandoti fra le sue braccia, stretta stretta al suo largo petto. Hai fatto una cosa del genere almeno un centinaio di volte, ma non ricordi di aver mai pianto a quella maniera facendolo. È la prima volta che succede. La prima.

- Non sono stata capace di vedere la tua sofferenza… - mormori, aggrappandoti alla sua camicia con tutta la forza che possiedi - …perdonami. Perdonami, ma non mi allontanare da te! Non ignorarmi! Non comportarti come se…questa decisione spettasse solo a te!

Subito lo guardi, decisa nonostante le lacrime non abbiano ancora smesso di scendere. Hai tenuto per te questa tristezza per così tanto tempo che, forse, i tuoi dotti lacrimali hanno semplicemente ceduto di fronte all’eccessiva pressione. Un po’ come farebbe una vecchia diga, malridotta e fuori uso, dinanzi all’instancabile potenza dell’acqua.

- Non fare cose tanto stupide quando il mio unico desiderio è quello di rimanerti sempre, sempre accanto…! Ovunque tu possa andare io…io voglio seguirti. Non voglio più…essere lasciata indietro. Basta...smettila di farlo…

E mentre tu lo supplichi, lui ti osserva senza parole, praticamente sconvolto. Si porta una mano sugli occhi, mordendosi un labbro, e tu sei così presa dalle tue stesse frasi che quasi ci rimani male quando ti bacia. Ancora una volta gli dedichi la tua attenzione, gli permetti di stringere le mani attorno alle tue spalle e di attirarti a sé, per un secondo contatto. Più intenso del primo, più passionale di qualsiasi altro ti abbia mai concesso.

Abbandonarti al tuo amore è così semplice e bello. Così tanto.

 

- Ehi…hai notato che l’aria si è fatta più calda?

- Direi che è normale. Siamo a Giugno ed è estate, scema.

- Non chiamarmi scema, stupido!

Scoppia a ridere lui, stringendo la tua mano e camminando al tuo fianco sul marciapiede. Il sole è ancora alto in cielo, ma pur con quel tepore c’è una leggera brezza a scompigliarti i capelli neri. Tieni il viso basso, un po’ per timore che qualcosa ti entri negli occhi spinto dal vento, un po’ perché sai che sulle tue guance è comparso un fastidioso rossore. Tutta colpa sua, ovviamente.

- Si è fatto tardi…

- Ah?

- Guarda. – ti indica il sole, lo stesso che prima ti pareva d’aver visto ancora splendente. Stava tramontando? – Siamo rimasti molto in quella classe…

Un’altra risata da parte sua e tu scatti sull’attenti, mollandogli una gomitata nelle costole prima di fare qualche passo in avanti e sorpassarlo. Non lo sopporti quando se ne esce con certe frasi, sottolineando il fatto che ti sei concessa a lui per l’ennesima volta. Sembra che te lo voglia far pesare, e per quanto conosci il suo essere dispettoso non riesci ad abituarti.

- Sei proprio…uno stupido.

Ti abbraccia da dietro, baciandoti la guancia. È dolce. Dolcissimo.

- …e tu sei il mio angelo.

Non rispondi.

- Le cose che mi hai detto prima…sono vere, dico bene? Tu non te le rimangerai mai, no?

Stavolta tocca a te ridere. Ti volti e gli accarezzi le guance, divertita. Oggi hai scoperto un nuovo lato del suo carattere, una sfaccettatura che ti era sfuggita in precedenza ma che adesso non puoi fare a meno di adorare. È rimasto un bambino, il tuo adorabile ragazzo, un bambino spaventato che ha solo bisogno di essere rassicurato. Coccolato. Amato.

- Sono tutte vere, amore mio. Tutto quel che ho detto era dettato dal mio cuore e quello, che ti appartiene in ogni parte, non mente mai.

Abbozza un sorriso e si avvicina, cercando nuovamente le tue labbra.

- Mai, mai, mai…?

- …mai.

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Sparrowhawk