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Autore: Shakechan    02/04/2012    4 recensioni
In questa fic ho voluto posticipare il primo incontro tra Gon e Killua e anche la ribellione di quest'ultimo.
All'inizio Killua sarà ancora la macchina assassina che i suoi genitori vogliono che lui sia ma per uno scherzo del destino incontrerà l'innocente Gon che incuriosendolo lo trascinerà sempre di più nel mondo in cui vive. La mia storia si basa sui cambiamenti che subirà Killua grazie a Gon e ai lenti sentimenti che nasceranno nel frattempo.
[KilluaxGon]
Genere: Fluff, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gon Freecss, Killua Zaoldyeck
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho sempre desiderato scrivere una yaoi sul fumetto di HxH e finalmente ce l’ho fatta! Anche se questa è la prima storia che scrivo riguardo HxH, probabilmente non sarà l’ultima! °w°
Buona lettura cari!

 

 

CAP1

 

-Incontri casuali scelti dal destino.

 

 

Se ho freddo, non posso coprirmi.

Se ho fame, non posso mangiare.

Se mi fanno male tutti i muscoli, non posso riposarmi.

Perché? Perché io sono un assassino, non un semplice assassino però… sono il terzo figlio della famiglia Zaoldyeck.

Il mio nome è Killua Zaoldyeck e fin da quando sono nato mi hanno insegnato l’arte dell’assassinio.

Non ho mai potuto lamentarmi, ho sempre subito torture sul mio corpo per irrobustirlo a qualsiasi situazione mi venga messa davanti.

Sono immune alla maggior parte dei veleni che esistono, posso sopportare con facilità elevate scosse elettriche, ho imparato a modificare il mio corpo per strappare il cuore del mio avversario a mani nude e ho una forza molto più elevata dei normali ragazzi della mia età.

Ah giusto, ho solo dodici anni ma i miei genitori hanno già visto un grande talento in me.

Non provo sentimenti, mi hanno proibito anche quelli.

Non ho amici ne conoscenti, sono una promettente macchina assassina.

Oggi ho il mio primo incarico da assassino professionista: devo uccidere un certo uomo di nome Kaito per un ricco cliente che si è rivolto a noi.

Il luogo dove mi sto dirigendo è l’Isola Balena, una modesta isola ricca di fauna, gli abitanti sussistono in pesca e agricoltura.

Una volta sbarcato prima troverò quel cacciatore di nome Kaito e poi agirò grazie al favore del buio.

Arrivai sull’isola nel primo pomeriggio e senza perdere tempo iniziai a memorizzare tutte le facce delle persone che mi passavano accanto.

Raccolsi informazioni origliando le conversazioni della gente.

Scoprii che un forestiero si aggirava da qualche tempo nella foresta.

Senza perdere tempo mi precipitai dentro la grande vegetazione di quell’isola.

Non mi fu difficile adattarmi a quell’ambiente selvatico e pieno di pericoli, anche perché erano gli animali a scappare da me.

Vidi un agile ombra scattare via tra la folta vegetazione.

Con il minimo sforzo, senza pensarci troppo, scattai in avanti all’inseguimento di quell’ombra.

“E’ lui, è sicuramente lui! Nessun uomo normale si aggirerebbe con tanta agilità in una foresta così pericolosa!” Pensai saltando di ramo in ramo e tenendo sott’occhio i movimenti agili di quell’ombra.

Vidi l’ombra saettare a destra.

“E’ mio!” Pensai con sicurezza lanciandomi con tutta la forza che avevo nella gambe verso destra.

Afferrai al volo l’individuo e rotolammo per qualche metro sullo smussato terreno.

Sdraiato sopra di lui ero già pronto a rompergli l’osso del collo.

Afferrai con forza la testa del ragazzino e…

“Cosa?!” Gridai osservando meglio l’individuo sotto di me.

“Ciao!” Mi fece lui sorridendo.

Era un ragazzo intorno alla mia età, dagli ispidi capelli neri a spazzola, dei tondi occhi marroni e uno stupido sorriso stampato in faccia.

Indossava dei semplici calzoncini verdi abbinati alla giacca.

Lo fissai, incredulo del mio fallimento.

Senza dire niente mi rialzai in piedi e ripresi a camminare per la foresta.

“Hey! Sei nuovo?” Mi chiese il ragazzo mentre si alzava goffamente dal terreno.

Provai ad ignorarlo e continuai il mio percorso nella foresta.

“Io mi chiamo Gon e tu? Non ti ho mai visto qui!” Continuava a dirmi quello strano ragazzo.

Per seminarlo ripresi improvvisamente a saltare fra i rami degli alberi.

“Dai! Perché non mi dici come ti chiami?!” Mi gridò il ragazzino sorprendendomi per il fatto che riuscisse a seguirmi correndo agilmente tra le piante sotto gli alberi.

Irritato, scesi dall’albero e mi parai davanti a lui, afferrai con uno scatto la sua fragile gola.

“Ragazzino, smettila di seguirmi!” Gli gridai minaccioso.

“Hey!Abbiamo praticamente la stessa età secondo me! Non puoi chiamarmi ragazzino!” Mi gridò di rimando, sembrava essersi offeso.

Rimasi stupito.

“Sei stupido o cosa?” Gli chiesi lasciando la presa dal suo collo.

“Io voglio solo sapere come ti chiami!” Mi rispose allegramente .

Lo guardai a lungo, nei suoi occhi non c’era la minima paura, solo squisita innocenza mischiata a curiosità.

“Mi chiamo Killua e sono il terzo figlio di una famosa famiglia di assassini.” Gli dissi guardandolo negli occhi.

Ecco, adesso scapperà a gambe levate come minimo. Chi vorrebbe mai avere a che fare con un assassino?

“Oh! Deve essere un lavoro molto impegnativo!” Mi disse con aria innocente e con uno sguardo illuminato.

 Lo fissai stupito, nei suoi occhi non c’era il minimo accenno di paura.

“Chi è questo ragazzo?” mi chiesi dentro di me “Chi mai avrebbe il coraggio di continuare a parlare con una persona che per sopravvivere uccide il prossimo?”

“Ah, non so se prima mi hai sentito ma io mi chiamo Gon, Gon Freecss!” Continuò a dirmi lui.

Lo continuai a fissare restando immobile.

“Quanti anni hai? Io ne ho dodici!” Mi disse avvicinandosi a me.

“Anche io ne ho dodici.” Gli risposi.

Già, perché gli risposi? Non lo so nemmeno io. Cosa mi stava passando per la testa?! Parlare con uno sconosciuto invece di cacciare la mia preda!

“Fantastico!” Mi gridò il ragazzino facendomi rinvenire dai miei pensieri “Devo assolutamente presentarti a zia Myto! Vieni con me!” Mi gridò Gon e senza che potessi dire niente, mi trascinò per mezza foresta fino ad arrivare davanti ad una decrepita casupola.

Avrei potuto benissimo liberarmi dalla presa di Gon, ma non lo feci. Quel ragazzo mi aveva sorpreso e incuriosito, volevo studiarlo! Se Kaito avesse voluto abbandonare l’isola io lo avrei saputo subito grazie alla mia rete di informazioni che mi ero creato. Quindi per il momento decisi di rimanere accanto a quel ragazzo fino a che non mi fossi stufato.

“Zia Myto! Zia! Voglio presentarti un mio nuovo amico!” Gridò Gon.

“Amico?!” Pensai “Ma se ci siamo conosciuti pochi minuti fa! Sta scherzando, vero?!” Pensai dentro di me mentre mostravo all’esterno un comportamento del tutto calmo.

“Cosa c’è Gon?! Sono impegnata con il bucat… O santo cielo! Gon, ma quando hai intenzione di dirmi che abbiamo ospiti?!” Gridò una donna affacciandosi dal terrazzo, tenendo in braccio un cumulo di lenzuola bianche.

“Lui è Killua! Ha la mia stessa età!” Gridò eccitato Gon, indicando prima lui e poi me.

Non riuscii a trattenere un sorriso.

“Che buffo ragazzo…” Pensai ridacchiando.

“Oh! Hai riso!” Mi fece notare parandosi davanti a me con uno strano sorriso sul volto, come per dire: “Ti ho beccato!”.

“Eh? No! Stavo solo tossendo!” Dissi sbrigativo voltando velocemente la testa, sentivo la mia faccia che divampava piano, piano.

“Guarda che se ridi non succede nulla!” Continuò a insistere Gon, mettendo di nuovo la sua faccia a poca distanza dalla mia.

“Piantala di starmi così vicino!” Gli gridai mettendogli una mano in faccia per allontanarlo da me.

Ma cosa mi stava succedendo? Perché mi stavo agitando così tanto? Per un assassino professionista perdere la calma è la peggior cosa che possa succedere!

“Va bene! Ho capito! Lasciami!” Si lamentava Gon, tentando inutilmente di togliere la mia mano dalla sua faccia.

Riscosso dai miei pensieri mollai subito la presa.

Intanto la donna chiamata Myto riprese a parlarci.

“Hey, ragazzi! Che volete fare? Ormai è ora di pranzo! Perché non entrate? Vi preparo un bel banchetto!” Gridò la donna rientrando sbrigativa in casa.

 “Sei forte, Killua! Che ne dici di pranzare da me prima di tornare a esplorare la foresta?” Mi chiese allegramente.

La sua faccia sorridente non accettava no.

Sentii il mio cuore accelerare leggermente a quella tenera espressione.

“Va bene…” Risposi imbarazzato.

“E’ la prima volta che vado a pranzo da qualcuno…” Pensai stupito “ma di cosa mi stupisco? Queste sono sicuramente le abitudini di un ragazzo normale…” sospirai.

“Sei triste?” mi chiese Gon all’improvviso “tranquillo, zia Myto cucina molto bene! Vieni!” Ancora una volta quel ragazzo sconosciuto mi stava trascinando da qualche parte senza chiedere il mio parere, ancora una volta non mossi un dito per impedire di essere trascinato nella sua vita.

  
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