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Autore: madoka94    03/04/2012    1 recensioni
Da nobile a ladra,
da ladra ad Assassina.
Vendicherò la mia famiglia uccidendo chi ci ha tradito e scoprirò la verità
su chi sono veramente.
Sono Rita Angiolini da Firenze
e questa è la mia storia...
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ezio Auditore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il caldo sole mattutino che riscalda la mia pelle accompagnato dal fresco vento di primavera.
Un cielo tanto azzurro quanto il mare.
Firenze è grande, ma i suoi abitanti sono formiche al suo confronto.
Un piccolo risolino si fece strada sulla mia bocca, com' era buffo il mondo e gli esseri umani.
Stavo per saltare quando...
-Rita!RITA!!!-
...quando la voce di mia madre non mi richiamò risvegliandomi dal mio sogno ad occhi aperti.
-Rita Angiolini, scendi subito giù da quell' albero!-mi ripetè sgridandomi.
-Chiedo venia, madre.-le dissi ironica scendendo ramo per ramo dall' albero del nostro giardino.
Quando le saltai davanti vidi i suoi occhi castani guardarmi storto in piena crisi di nervi.
-Quando ti deciderai a comportarti come una signorina?-
-Madre, non lo sembro già abbastanza?-
Come risposta alzò gli occhi al cielo disperata, ormai a quella povera donna ho fatto venire così tanti infarti che ne usava come scusa per le sue rughe.
Mi scompigliò i capelli sorridendomi leggermente.
-Ogni giorno assomigli sempre più a tuo padre.-
Abbassai lo sguardo con un sorriso amaro, ogni volta che lo menzionava era come se il suo umore cambiasse diventando malinconica di colpo.
Le presi la mano sorridendole.
-Allora, credo che ci sia qualcosa che mi deve dire se è venuta qui.-cercai di sviare l' argomento, non mi piaceva mai parlare di lui.
-Infatti è così.Tuo fratello Giorgio è tornato da Roma.-
I miei occhi brillarono quando sentì nominarlo e un enorme allegria si fece strada fra le mie vene, la implorai trascinandola al mio fianco di andare subito a salutarlo.
Semplicemente mi sorrise aggiustandosi una piccola ciocca nera dietro l' orecchio e mi accompagnò verso la sala di ricevimento.
Giorgio Angiolini, mio fratello, è sempre stato via di casa studiando insieme al nostro amico di famiglia che per me divenne anche nostro zio: Rodrigo Di Spada.
Un uomo molto rispettabile e amorevole che stette sempre vicino alla nostra famiglia dopo la morte di nostro padre, certo, ma anche molto misterioso.Non ci raccontava tutto dei suoi viaggi, ci diceva solo delle grandi opere che aveva visto in giro per il mondo, delle persone che aveva incontrato e conosciuto, il resto era tutto nascosto sotto ad un velo di cui non ci azzardavamo toccare.
Guardai il viso di Luisa, mia madre appunto, serenarsi pian piano.
Quando sapeva che Giorgio doveva lasciare la città le prendeva un ansia incredibile e ogni sera gli scriveva una lettera per sapere sue notizie, delle volte pensavo che esagerava e che lo trattava ancora come un lattante, eppure lei sapeva bene che quello che vedeva ora era un uomo di appena venticinque anni.Una madre resta pur sempre una madre infondo, assai ansiosa, ma sapeva gestire bene quel ruolo.
Arrivate alla sala vidi la figura girata del mio fin troppo alto fratello con il suo mantello rosso e i suoi corti capelli castani.
Non resistetti alla tentazione di corrergli contro e abbracciarlo.
-Giorgio!-lo chiamai.
-Rita, piccola peste!-mi disse lui girandosi con tono allegro abbracciandomi.
-Non sono piccola, sei tu che sei una pertica!-
-Rita, che modi sono di accogliere tuo fratello dopo un lungo viaggio.-mi rimproverò nostra madre ed io le sorrisi con aria furbetta.
Giorgio le si avvicinò abbracciandola, dal suo volto sembrava felice, qualcosa però lo tormentava, lo vedevo dai suoi occhi azzurrini abbassati.
In qualunque caso ero felice che lui fosse tornato, mi era mancato fin troppo.
-Ah, Rita, credo che ci sia qualcosa nella mia carrozza che ti potrebbe interessare.-disse lui sciogliendo l' abbraccio.
Alzai un sopracciglio incuriosita, non me lo feci dire due volte che mi fiondai verso il cancellone fuori casa raggiungendo il trabicolo.
I servi stavano ancora scaricando i bauli e nel frattempo cercavo con gli occhi qualcosa che mi potesse parere nuovo.
Uno di loro, vedendo la mia agitazione mi sorrise e mi mostrò una stoffa in pelle che copriva qualcosa.
-Padroncina, penso che questo sia per voi.-disse l' uomo con tono scherzoso.
-Ti ringrazio Francesco.Sai per caso cos' è?-gli chiesi prendendo l' oggetto misterioso.
-Penso che anche solo al tocco riuscirete a capire cosa sia.-
In effetti sentivo che era abbastanza pesante, nonostante tutto riuscivo a maneggiarlo con cura e a sollevarlo.
Scoprì la stoffa e ne ritrovai un volume in cuoio pregiato rosso mattone.
Strabuzzai gli occhi più volte interdetta.
Era spesso settanta pagine come minimo, la carta era ruvida e al solo toccarlo mi dava un leggero solletichio ai polpastrelli.
Sentì i passi di Giorgio avvicinarsi a me e  cingermi le spalle guardandomi, susseguito da nostra madre.
-Allora, ti piace?-mi chiese incuriosito.
- è bello ma a cosa mi servirebbe?- chiesi semplicemente voltandomi verso di lui.
-Puoi usarlo come ti pare e piace: come diario, quaderno per i tuoi schizzi o per segnarti le cose che non devi assolutamente dimenticarti.C' è anche una borsa per contenerlo.-mi informò dicendo le cose lettera per lettera.
Guardai prima il volumetto e poi lui alzando un sopracciglio sorridendogli sarcastica.
-Posso usarlo per entrambe le cose...sì, mi garba proprio questa idea!-ci rimurginai soddisfatta.

Quella sera, dopo la cena passata a parlare del viaggio di Giorgio, la passai in camera mia scribacchiando qua e là sulle pagine di quel volume che mi aveva regalato.
All' improvviso sentì un repentino ticchettio che proveniva dalla finestra e incuriosita andai a vedere cosa stesse succedendo.
Mi affacciai al balcone guardando sotto casa, non vidi nessuno...
-Psst!Rita!-mi bisbigliò una vocina trattenuta.
Questa volta guardai meglio e vidi un berrettino che spuntava da dietro un barilotto, lo riconobbi al volo con un ghigno sotto i baffi.
-Che fai Marco?!Cerchi di interpretare un barile?-lo presi in giro schernendolo.
-Piantala!Già tu mi devi delle spiegazioni!-
Il mio ghigno si trasformò in un sorriso un pò ebete di chi non si ricorda che cosa aveva dovuto fare quel giorno e, per l' appunto, improvvisamente mi ricordai il perchè Marco cel' avesse tanto con me: quel giorno dovevamo vederci presso Piazza della Signoria. Ero così tanto eccitata e presa dal ritorno di mio fratello che me ne ero completamente dimenticata.
-Ah!Mi ero dimenticata!Ti prego sali sul tetto, che adesso ti spiego.-gli chiesi mentre salì per prima stando attenta elle travi e alle tegole.
Mi piazzai in un punto ed aspettai.
Dopo qualche istante lo vidi un pò traballante che si teneva il braccio sinistro, notai che aveva un occhio nero e qualche livido sulla faccia.
-Che ti è successo?!-gli chiesi preoccupata.
-Tsk!Come mai così tanta premura?-chiese acido.
-E non si rispondere con un' altra domanda!-improvvisamente mi sentii come mia madre quando mi sgrida.
Lo vidi sedersi accanto a me e sbuffare di tutto punto, come se fosse stata una scocciatura affrontare quel discorso.
-Sai come siamo fatti noi maschi...amiamo le baruffe.-disse ironico sorridendo di sottecchi.
Aggrottai le soppracciglia guardandolo in malomodo.
-Idiota!-gli ringhiai dandogli un coppino alla nuca facendogli cadere il berrettino.
Si lamentò del mio schiaffo chiedendo il motivo di ciò ma non gli risposi, infatti tornai in camera mia prendendo la mia tanica d' acqua fresca e ritornai sul tetto cercando di non far cadere nemmeno  una goccia.
Lui restava lì a guardarmi coi suoi occhi dorati illuminati dai raggi lunari di quella notte, senza dire niente, quasi a studiare ogni mio movimento.
Ormai ero abituata che quel ragazzo si cacciasse sempre nei guai, d' altronde era un ladro ed era anche il mio migliore amico.
Come ha fatto una ragazza di nobile rango a frequentare un ladruncolo di strada voi vi chiedete?
La risposta è semplice: quando avevo appena undici anni giravo per le strade della città con mia madre mentre lei aveva una consegna da fare ad un artista, nel mentre che aspettavo sentì delle urla di un giovinetto, che non era altri che Marco, preso per il polso da una guardia che lo aveva beccato a rubacchiare nelle bancarelle solo per una mela.All' ora, come adesso, avevo un carattere da maschiaccio e non sopportavo che qualcuno facesse del male a degli innocenti, così, senza che nessuno mi vedesse, presi un sasso e lo tirai contro la guardia che imprecò lasciando il ragazzino e questi scappò subito.Da lì in avanti ci vedemmo più spesso, aiutandoci a vicenda vivendo le nostre avventure e diventammo amici.
Mi risveglia da quei ricordi e mettendomi accanto a quella testa quadra presi le bende per tamponare  le sue ferite.
-Non c' è nè bisogno...-cercò di dirmi ma io ero più testarda di lui.
-Con te ne dovrei fare una scorta invece, se continui così.-lo rimproverai.
Quando ebbi finito di bendarlo lo guardai con il volto corrucciato, delle volte sono apprensiva quando si tratta delle persone a cui tengo.
-E quindi?Non mi dici nulla?-
Spostò i suoi occhi verso il basso grattandosi dietro la nuca, proprio nel punto dove avevo colpito all' inizio.
-Che vuoi che ti dica...i Rossi ci hanno attaccato alle spalle mandandoci le guardie su di noi per derubare la nostra preda e noi gli abbiamo dato man forte, tutto qui.-disse alzando le spalle come se si fosse già dimenticato dell' accaduto.
Mi alzai di scatto con i pugni stretti dalla rabbia, quella banda rivale rovinava sempre i piani di Marco e io ne avevo basta!Perchè lui non reagiva?
-Dimmi, quella banda è comandata da Andrea, vero?-gli chiesi cercando di mantere calma la mia voce.
-Sì, perchè?-
-Perchè adesso gli vado a ricordare di stare al suo posto e non derubare le prede altrui.-
Stavo per scattare quando lui mi prese subito il polso, ormai aveva imparato che ho un carattere davvero suscettibile.
-Se lo fai ti caccerai in guai seri.-mi riprese serio.
-Tsk!Anche io sono fatta per le baruffe, dovresti saperlo.-
-Lo so bene ma ormai tu sei...!-si bloccò per un attimo e io lo guardai male.
Capì cosa volesse dire con quella frase: ormai io ero una donna e non una bambina!Quanto non sopportavo farmelo ricordare...
-Anche tu devi darmi delle spiegazioni, comunque.-mi schernì lasciandomi la mano ed io non potei fare altro che sbuffare.
Stavo per rispondergli quando entrambi sentimmo il rumore della porta che portava al giardino aprirsi e chiudersi e le voci di mia madre e mio fratello che discutevano su qualcosa mentre raggiungevano il terrazzo che stava proprio sotto di noi.
Ci abbassammo un poco cercando di non farci notare, intanto già mi pregustavo le scuse di Marco visto che si era appena accorto del motivo della mia assenza di questo pomeriggio.
Sentivo però che c' era qualcosa che non andava nella voce di Giorgio, aveva un non so che di preoccupato e ansioso.
-...dobbiamo preparaci Madre, potrebbe succedere da un momento all' altro.-
-Giorgio, ti sembrerà sciocco, ma non ho alcuna intenzione di lasciare la nostra casa per nulla al mondo.-
-Ragionate, ve ne prego!Altrimenti perchè tanti misteri...-
Per metà ascoltavo la conversazione e per l' altra no, cosa intendeva per "lasciare la nostra casa"?!Per quale motivo poi?
-E Rita?Non pensi a tua sorella?-gli controbbattè nostra madre.
-Certo che ci penso, ma delle volte mi chiedo se ci pensate anche voi a lei.Non le avete ancora detto la verità!-
Il mio cuore perse un battito mentre i miei occhi fissavano le ombre ovattate dalla luce della candela che teneva Luisa e la mia mente vagava in esse.
"Quale verità?"
-Non penso sia pronta...-rispose di rimando la donna.
-E quando potrà esserlo?Ormai ha vent' anni e non sa ancora che non è vostra figlia.-
Come sentì il suono secco dello schiaffo che gli aveva dato alla guancia, una parte di me si era rotta in mille pezzi e da quel momento in poi sentivo che non si sarebbe più potuto riparare.La voce e le piccole scosse che Marco mi dava per richiamarmi mi parevano come i ronzii di una mosca fastidiosa o la puntura di una zanzara.Tutto ciò che mi circondava era svanito.
Gli occhi mi pizzicavano e una lacrima prepotente che cercavo di trattenere scese rigando la mia pelle arrossata.
Con una mano mi toccai la guancia sinistra, nello stesso mondo in cui fece Giorgio.Anche io come lui avevo ricevuto uno schiaffo, ma al confronto del suo faceva ancora più male.
-Lei per me sarà sempre mia figlia.Anche se non di sangue farà sempre parte di questa famiglia...qualsiasi cosa accada.-
La voce di Luisa tremò, sospirando e singhiozzando allo stesso tempo.Un sentimento che aveva represso da molto tempo si era liberato, dopo che l' aveva tenuto in una gabbia in tutti questi anni.
"Provi rancore...Madre?"
Pensai a quella frase quasi con tono amaro e in quell' istante provai qualcosa che si avvicinava alla rabbia ed infine alla tristezza.Nello stesso modo mi asciugai le lacrime senza farmi vedere dal ladro .
Sentì la donna abbracciare il giovane uomo che cercava di consolarla, scusandola dello schiaffo perchè sapeva in fondo di aver toccato un argomento troppo dolente per lei.
Scesi dal tetto, senza salutare Marco.Andai in camera mia, chiusi le ante e mi buttai sul letto con la faccia sprofondata nel cuscino.
Sperai per tutto il tempo che appena avrei chiuso gli occhi dimenticassi quello che avevo ascoltato, ma era difficile, come potevo dimenticare quelle parole che avevano stravolto in un istante un intera esistenza?
Un esistenza fatta di illusioni e falsità.
Pensando al mio passato, a tutti quanti i miei ricordi di quando ero piccola, la mia gola si faceva sempre più pesante come un macigno e altre lacrime prepotenti solcarono i miei occhi bganndo anche la stoffa delle mie coperte che avevo tirato su cercando di coprirmi meglio.
Sì, per il momento avrei dimenticato.Il giorno seguente avrei imparato anche io a mentire con un falso sorriso disegnato sulle mie labbra.
Non avrei detto di sapere...volevo aspettare ancora un pò...
Quella sera del 29 Marzo 1498 seppi parte della verità che mi fu nascosta per anni.                                                                                             Fu un anno molto significativo.

L' anno in cui i seguaci di Savonarola assediarono Firenze, l' anno del tradimento, della fine della famiglia Angiolini...l' inizio di una nuova vita per me.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SPAZIO AUTRICE:

Ciao a tutti! Lo so che il primo capitolo è corto ma non sono riuscita a fare di meglio ^-^' ...spero che come primo impatto vi piaccia, in seguito poi spiegherò bene il legame tra i personaggi e il resto.

Ci si vede!

 

  
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