Rieccomi.

Non avevo in programma di scrivere niente per questo giorno.

Ma questa cosa, qualsiasi cosa sia, è uscita da sola.

C'è dentro un po' del mio dolore personale, anche.

E' solo una flash, che come al solito non considero abbastanza per rappresentare Heath.

Ma comunque, è il mio ennesimo piccolo e modesto omaggio per lui.

Oggi avrebbe compiuto 33 anni, e manca tanto.

Il titolo è una citazione di una canzone degli Afterhours, che personalmente amo tanto..si chiama Bye Bye Bombay.

La troverete anche nella flash, è tutto il giorno che ce l'ho in testa.

Buona lettura, spero che vi possa piacere. :)

ps. Inutile dirlo, ma lo faccio lo stesso..i personaggi non mi appartengono, non scrivo a scopo di lucro, né per danneggiare in alcun modo chicchesia, tantomeno Heath o Jake.

Undici anni.

Dalla prima volta che ti ho visto.

Sei.

Da quando le nostre vite si sono inesorabilmente unite.

Legate da qualcosa che non potevo spiegare.

Che non posso definire tuttora.

Quattro.

Da quel maledetto giorno che ti ha portato via.

Eppure, in un angolo nascosto di me stesso, so che sei ancora qui.

Ti sento, Heath.

Ogni volta che leggo un copione e mi chiedo cosa mi diresti tu.

Ogni volta che guardo gli occhi di Matilda e rivedo i tuoi.

Il tuo calore. La tua unicità.

Ogni volta che sono a letto da solo, di notte e stringo il cuscino annusando l'aria in cerca del tuo profumo.

Tutti i giorni in cui mi alzo e preparo il caffè, per due.

E rimane lì a raffreddarsi, in attesa di te.

Quando corro e il vento sulla faccia mi sussurra il tuo nome mentre mi accarezza.

Nella musica che ascolto, nelle canzoni che canticchio distrattamente, in quelle che mi fanno piangere e in quelle che mi danno buonumore.

Sei nella neve di gennaio che mi fa rabbrividire.

Nei berretti che indosso e che sono anche tuoi.

Nelle vie di New York luccicanti e affollate di persone.

Negli angoli di questa metropoli che mi hai fatto conoscere tu, e che sono solo nostri.

Alle prime dei miei film quando avrei bisogno di rivedere il tuo sorriso in mezzo a tanti sconosciuti dei quali non so niente.

Volti senza nome che bramano per avermi.

Non lo sanno, ma io sono già preso.

Ti percepisco. Accanto a me, che mi metti una mano sulla spalla e mi sussurri qualcosa di dolce all'orecchio per farmi stare tranquillo.

Sei nell'aria frizzante di primavera, nel tempo incostante, nel sole incerto che fatica a scaldare.

Nei giorni tristi.

In quelli felici.

In tutti i minuti e in tutte le ore.

Vado avanti, aggrappandomi con le unghie a tutti gli attimi.

Lo faccio per te.

Ogni giorno va un po' meglio, la fitta in mezzo al petto si affievolisce, i muscoli si rilassano, il sorriso ritorna un po' più somigliante a quello di un tempo.

Ma non dimentico mai questo dolore, piuttosto ho imparato a conviverci.

A fare in modo che non mi distrugga.

Oggi Maggie mi ha telefonato.

Aveva la voce che ha sempre, ma c'era una nota diversa.

Malinconica. Appena accennata.

So cosa voleva dirmi, silenziosamente, con discrezione, tra una parola e l'altra.

Oggi è il 4 aprile, Heath.

E io non sono solo.

Non ti preoccupare, sto bene.

Io non tremo. E' solo un po' di me che se ne va.

O che ritorna. Ogni volta puntuale, a darmi un brivido.

Buon compleanno, amore mio.