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Autore: Lord_Trancy    05/04/2012    11 recensioni
Una città di notte.
Due uomini, due vite.
E un solo angelo.
“La neve scendeva leggera, come piume d’angelo, ma non accennava a fermarsi.
Mail Jeevas era uscito di casa senza neanche pensarci, solo con la voglia di sentire il freddo della notte.”
[M♥M]
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Matt, Mello
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo
 
 
Los Angeles era una bella città.
Era grande. Gli era parsa enorme addirittura, complice lo smarrimento del trasferirsi in un nuovo paese così lontano. C’era così tanto da viverci che se qualcuno glielo avesse chiesto non avrebbe esitato ad affermare che era esageratamente più grande di New York.
Ma non aveva fatto fatica ad ambientarsi, per diversi motivi. Era addirittura riuscito a convivere con il caldo, che non aveva mai conosciuto, né a New York né nel paesino nella campagna bielorussa dove era nato.
Soprattutto in quel periodo, in cui l’estate scalpitava la propria presenza attraverso quei giorni di giugno inoltrato, faceva un po’ di fatica a non cedere al desiderio di prendere la statale che portava dritta alla spiaggia e godersi la frescura del mare.
- Ehi, Mihael, io e Kev pensavamo di andare a Santa Monica questo weekend. Che dici, porto una tavola in più? –
- Per questa volta passo. Grazie Alex. – rifiutò, sorridendo.
Gli veniva così naturale adesso.
Distendere i muscoli facciali, dimostrando al mondo quanto tutto andasse bene. Bastava un sorriso come conferma che niente era sbagliato, adesso.
C’era una persona dalla quale aveva imparato a sorridere con una tale gioia.
Un ragazzino dai capelli rossi e la faccia lentigginosa, infantile e dotato di un’acuta ironia.
Amava Mail Jeevas, e lo pensava continuamente. Era il suo unico e primo pensiero; quando di giorno dava lezioni di musica ai bambini, lui che aveva imparato trovandosi uno strumento vecchio tra le mani e improvvisando il resto, e poi quando la sera faceva tardi al pub dove lavorava.
Ora, con la bella stagione e le orde di giovani che continuavano imperterriti ad entrare in quel bel localino attraente anche fino alle ore più assurde, lavorare lì dentro era più che sfiancante.
Fortunatamente poteva contare di arrivare a casa, distrutto ma sano e salvo, e, nel comodo appartamento al confine tra la downtown e le eleganti villette della periferia.
Tornava a casa e tornava finalmente da lui.
Mail era sempre lì, che lo trovasse sveglio davanti allo schermo del suo laptop o che lo sorprendesse assopito nelle maniere più scomposte da qualche parte della casa.
Ogni volta che apriva, proprio come in quel momento, la porta di casa, della loro casa, tirava un sospiro di sollievo. Aveva ventitré anni e poteva finalmente (o già, a seconda dell’ottica con cui si pensa) dirsi felice della propria vita. Non ne avrebbe più cambiato una virgola, non ce n’era più motivo.
Mail dormiva a pancia in su sul divano, con l’aderente canotta giallo shock – riusciva ad essere così gay alle volte –  che gli lasciava scoperto parte del ventre piatto, e il joystick della console inspiegabilmente arrotolato ad una gamba. Il ragazzo era un maestro nel fare casino durante il sonno, Mihael ne aveva preso, inevitabilmente, atto.
Si chinò su di lui, inginocchiandosi accanto al divano. Gli lasciò un bacio leggero sulla punta del naso ma, se non fosse stato per il timore di svegliarlo troppo bruscamente, gli avrebbe volentieri preso la testa fra le mani e lo avrebbe baciato sulle labbra con tanto più calore di quella stessa estate.
Lo vide fare un sorriso un po’ storto, una smorfia nel sonno che già annunciava quanto fosse felice che fosse tornato.
- Vieni di là a letto, dai che è tardi. – sussurrò amorevole.
Mail in risposta, continuando a tenere gli occhi chiusi, si sistemò più comodamente sul divano, arricciando le labbra in un sorriso birichino.
- Prima voglio un bacio. – intimò, perseverando nella sua espressione furba.
Mihael accolse ben volentieri la sua giocosa sfida, avvicinandosi a quel suo viso scherzoso e impertinente.
- Non dovresti essere così monello, samurai. – lo prese in giro, alludendo al videogioco pieno di misteriosi combattenti giapponesi ancora in pausa sullo schermo della tv, preoccupandosi poi di accontentarlo, baciandogli le labbra schiuse, in attesa.
Mail ricambiò, vittorioso, portando una mano dietro la nuca di Mihael, tenendolo più vicino a sé.
Non si sarebbe mai pentito della scelta fatta. Non si sarebbe mai pentito di averlo seguito fin laggiù.
Non avrebbe mai immaginato di potersi separare dalla sua città, lui che non aveva mai lasciato la Grande Mela se non una volta, per una gita scolastica a Washington.
Eppure adesso si trovava lì, da sei mesi ormai.
 
- Non posso. – gli aveva detto guardandolo negli occhi.
In quel momento, in quel preciso momento, dopo quelle due secche parole, Mail non aveva provato alcun tipo di dolore o di delusione. Aveva semplicemente aspettato che quella avvilente, ma anche indispensabile, per poter smettere di aver bisogno di qualcosa che, oggettivamente, faceva male, sensazione lo avvolgesse. Aveva atteso che la rassegnazione lo salvasse, ora che non aveva più rimpianti, ora che aveva fatto tutto quello che poteva per cercare di ottenere quello che voleva.
Ma non fu così. Guardò la figura snella di Mihael salire nell’auto gialla, sparire tra la neve fitta senza più voltarsi indietro, e provò un bisogno fisico di salire su quel taxi, salire su un aereo e basta. In quel momento la rinuncia era quanto di più lontano alla sua comprensione.
Quella volta aveva scosso la testa, aveva ingoiato il boccone amaro e si era avviato verso casa, ripensando a quando Maddie, appena finite le superiori aveva deciso di fuggire con il suo vecchio ragazzo dall’altra parte della città, infischiandosene un po’ di tutto, buon senso compreso.
Magari l’idea nacque proprio mentre se ne tornava a casa quel venticinque dicembre, o magari aveva deciso giorni prima – forse quando Mihael lo aveva baciato, o aveva sussurrato il suo nome, forse quando aveva riso senza pensieri.
Il fatto che poi Madison gli disse di aver avuto un aborto, cosa che indubbiamente lo sollevò da una responsabilità che si era autoimposto, e lo scoprire di poter continuare gli studi in un’università a LA senza troppi complicati passaggi burocratici, erano stati come due richiami impossibili da ignorare. Come se il suo angelo custode gli stesse insistentemente dicendo di prendere quel volo last minute e chiamare Mihael prima che cambiasse numero. Non potevano stare separati semplicemente perché condividevano lo stesso angelo, la stessa sorte, e senza un custode sarebbero finiti sempre nei guai.
Dopo che Mihael era partito, i giorni che trascorse a New York rappresentarono solo un senso di vuoto, un ultimo veloce saluto prima di una partenza.
 
Mihael aveva ascoltato tre volte il messaggio sulla segreteria telefonica prima di capirne il significato.
“Sono io. Sono qui e… non provare a rimandarmi a casa. Chiamami e dimmi dove sei… questo posto è così… e… dai chiamami, che voglio vederti.”
 
Poi come un sogno le cose si erano sistemate, ognuna al proprio posto, nonostante fosse difficile trovare la giusta combinazione, e le loro vite avevano i contorni più frammentati di quelli di un puzzle da diecimila pezzi.
Ma il quadro, superate le prime comuni incertezze, era stato composto, rivelandosi in tutto il suo intricato splendore.
 
 
- Buonanotte. – gli augurò Mail, coprendo entrambi con il lenzuolo leggerissimo, indispensabile per combattere le temperature abbastanza alte che perseveravano anche di notte.
Mihael non rispose subito, abbandonandosi a osservare i lineamenti di Mail, sfocati dalla penombra della stanza. Avrebbe imparato a memoria la tonalità di ogni efelide sul suo viso, così come lo avrebbe fatto con le curve delle sue labbra e i suoi lineamenti regolari. E, cosa più difficile ancora, avrebbe imparato a comprendere ogni sfumatura dei suoi occhi verdi, che tanto lo avevano confuso, fino a farlo impazzire. Fino a farlo innamorare di un sogno che, grazie soprattutto all’ostinazione di Mail, erano riusciti a costruirsi.
- Ti amo. – disse, ma Mail già dormiva.
Non se ne curò.
Il tempo, la vita e la sorte erano loro complici lì, nella città degli angeli.

 
 
 
 
Qualche Nota:
… Ce l’ho fatta. Ho riavuto il pc e ho scritto il capitolo, e mi ci sono pure divertita. Che dire? Preferisco non commentare perché sono consapevole di non essere un genio a scrivere finali e temo che questo sia al limite dei finali scontati… aspetto commenti e critiche o qualsiasi altra cosa vi passi per la testa.
Sono piuttosto calma, perché ancora non mi rendo conto di aver concluso la mia prima long… chissà quando riuscirò a capacitarmene X°D
Spendendo due parole sulla storia in generale posso ovviamente dirmi soddisfatta, in quanto la storia è, con mia sorpresa devo ammetterlo, piaciuta a tante più persone rispetto a quelle che mi sarei mai potuta immaginare. Penso sia più che noto che questa fic non si basasse sull’azione e i colpi di scena, anzi, essendo il mio primo lavoro ho puntato a una trama semplice e lineare. Alla fine la storia si è retta tutta sulle seghe mentali riflessioni, che tanto mi piace scrivere. Credo che non scriverò mai più una storia del genere, ecco XD
Direi di iniziare  con i ringraziamenti, (molto sentiti, ragazze, sul serio) perché altrimenti queste note diventeranno più lunghe del capitolo stesso (o forse lo sono già?? o_O)
Grazie ad Agni, Angel666, animefan95, Atisuto _ chan, Ciel 98, D a g g e r, DaysyWay, EleIvanov, Eris_, HunterKeehl, Ignitia, Iri, KiaraAma, kibo, KiddvsVale, Kiichan_, LetalTearGas, MihaelMailNate, Niji Arashi, Nikoniko Shimasu, orihime02, Rebl_fleur, sbrixi, yackya e Yami no Koshaku fijin per aver inserito la fic tra le seguite (:
Grazie a cocol, Elis Strange e Niji Arashi per aver inserito la fic tra le ricordate (:
E ringrazio anche AllAloneInSpaceAndTime, Blackdoll16, Choco_Mella, Ciel 98, HunterKeehl, Mello Keehl, orihme02, RainbowPanda e Sarah95 per aver inserito la fic tra le preferite…
Mi avete fatto tutte davvero un grande piacere, non sapete quanto mi piacerebbe avere un vostro parere sulla storia…
E poi, ultime ma non ultime, ringrazio tutte le santissime persone che si sono fermate a recensire la storia… siete state le coproduttrici di tutti i capitoli perché senza il vostro sostegno avrei abbandonato capitoli e capitoli orsono. Ovviamente provvederò a ringraziarvi più opportunamente nelle risposte alle recensioni, che parlare faccia a faccia mi torna sempre più semplice.
Penso di aver finito. O meglio, mi dispiace per voi, ma tornerò. Ci sono one-shot e ci sono long che mi frullano per la testa e non vedono l’ora di appestare il fandom. Ma non ho voglia di fare spam quindi… vi abbraccio, cari lettori <3
Lally
 

 
  
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