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Autore: Canada    05/04/2012    1 recensioni
L'ossessione molto spesso porta alla pazzia. E se la vittima di queste attenzioni è la persona con la quale si ha una relazione, quando questa vorrà abbandonarci e lasciarci non potremo fare altro che imporle i nostri sentimenti. Ma per quanto noi amiamo tale persona, arrivati a questo punto, nulla ci impedirà di farle del male.
Lilith è sola. A farle compagnia sono rimaste solo la paura e la consapevolezza di quello che le accadrà in un futuro ormai sempre più vicino.
Genere: Horror, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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... Per sempre

 
“Per quanto io ti detesti, non posso fare a meno di amarti”.
 
Questa volta non ci sarebbe stato scampo, Lilith lo sapeva.
Niente più svenimenti, niente più sogni. Nessuna via d’uscita.
Si rassegnò a dover subire per l’ennesima, e forse ultima volta, l’ira di Vincent.
In cuor suo sperava solo che tutto potesse finire in fretta, ma sarebbe stato troppo semplice.
Il giovane la legò con la cinghia dalla quale si era precedentemente liberata, stringendo molto forte, per impedirle di ripetere quello che aveva fatto. Mentre la sistemava non smise mai di guardarla negli occhi: era diventato irriconoscibile e non vi era più alcuna traccia del vecchio Vincent. Ora c’era solamente un mostro orribile, intenzionato a farla soffrire.
“... Ma tu non vuoi proprio saperne di fare come ti dico”. Disse nuovamente con tono calmo e pacato, senza nascondere una lieve stizza mentre pronunciava quelle parole.
Lilith lo osservava senza sapere cosa fare o cosa tentare di dire. Tutto ciò le appariva troppo anomalo e strano: dove credeva che Vincent le si sarebbe scagliato contro, lui si comportava pacatamente, quasi amorevolmente, benché nelle sue parole non fosse difficile avvertire una nota di amaro. Una nota acuta, sintomo che di lì a breve qualcosa sarebbe sicuramente cambiato nel suo comportamento.
Dopo che ebbe rovistato tra le cose sparse sul pavimento, esibì trionfante il bisturi ritrovato.
A Lilith non restò altro che attendere.
Fu questione di attimi, la ragazza non si rese nemmeno conto che lui aveva già cominciato a farla a pezzi. Ad ogni taglio sentiva una piccola scossa, dapprima lieve ed insignificante, ma col tempo sempre più atroce ed insopportabile. Le azioni di Vincent erano così fulminee e letali che non si rendeva nemmeno conto che stava urlando.
L’uomo incise la lama con forza sempre maggiore sugli arti della ragazza e ad ogni suo grido il suo sorriso si allargava. Si allargò sino a che sul suo volto non comparve di nuovo quel ghigno, quella maschera d’odio e pazzia che sconvolse ulteriormente Lilith.
Dagli squarci aperti su gambe e braccia zampillava copiosamente liquido scarlatto ancora caldo. Vincent provò piacere nel sentire quell’odore ferreo propagarsi attorno a lui e si eccitò al sentire su di sé quei rivoli di sangue, che lo ricoprivano ad ogni fendente.
Assieme alle urla strazianti di Lilith si unì la sua risata macabra.
“Non ne vuoi sapere di essere mia, vero?”. Le domandò senza smettere si sorridere.
Non attese nessuna risposta e scorse la lama sul volto della giovane donna, senza badare alla sua reazione e ai suoi tentativi di divincolarsi. Incise profondamente, lasciando solchi e squarci ovunque il bisturi andasse a segno. Si concentrò sulle mani, tagliandole per sbaglio il mignolo destro. Altri fiotti di sangue lo colpirono e bagnarono il tavolo che lentamente si stava inondando.
“Non mi dici niente? Non mi rispondi?”, e mentre le parlava proseguì nella sua opera, ricoprendole il collo di tagli e accanendosi ancora contro il viso di lei. Si sentiva leggero ed appagato: non si era mai sentito meglio in vita sua.
“Eh no Lilith! Non si fa così!”.
La ragazza riusciva a stento a rimanere cosciente di fronte a quelle parole e ormai aveva perso il conto delle ferite che le erano state inferte.  Non aveva più lacrime da versare, non aveva più resistenza da opporre. Aveva perso tutto, persino se stessa.
Con sguardo del tutto vacuo accolse le minacce del giovane uomo che un tempo aveva amato e si abbandonò al lento e dolce scorrere del sonno della sua mente insieme allo scorrere del sangue.
Ma nonostante tutto, non poté fare a meno di sorridere nel vedersi immersa in tutto quel rosso e si spense con quell’espressione dipinta sul viso, quasi divertita e compiaciuta. Nemmeno da morta perse del tutto la sua dignità.
A volte sapeva essere davvero ostinata e combattiva.
Vincent non riuscì a sopportare quell’ennesimo affronto e sfogò tutta la sua insoddisfazione su quelle labbra, di cui ben poco era rimasto. Ma più la colpiva, più quel sorriso si rafforzava nella sua mente e non voleva saperne di abbandonarlo.
“Smettila! Tu sei mia, hai capito?! Mia!”. Gridò contro le spoglie della ragazza oramai senza vita.
Il giovane non volle più accontentarsi di ciò che aveva fatto e finì di slacciarle la camicetta precedentemente sbottonata. Stette a guardare il corpo della donna, ansioso di infliggerle altre ferite e di veder scorrere altro sangue. Incise a fondo partendo dalla base del collo, proseguendo centralmente sino all’inguine, creando uno squarcio in mezzo al petto. Il reggiseno della donna venne tagliato tra le coppe dopo il passaggio del bisturi, lasciandole i seni scoperti. Quando Vincent vide altro sangue defluire dal corpo di Lilith, ormai senza vita, si rallegrò e decise come avrebbe concluso la sua opera. Abbandonò il bisturi sul tavolo e si mise a tastare la gabbia toracica della donna: era una sensazione stupenda poterle toccare le ossa più vicine al suo cuore. Iniziò ad incrinare le coste di sinistra, stando ben attento a non lacerare la carne, ansioso di lasciare tutti i suoi organi indifesi. Quando ebbe fatto inserì la mano nel petto della donna e ne estrasse con cautela il cuore, ancora roseo e caldo, felice di averlo tra le mani. Non badò più a nulla, né a Lilith e al suo sorriso, né al corpo senza vita che giaceva su quel tavolo ricoperto di sangue. No, ora aveva quello di cui aveva bisogno. Il cuore di Lilith era suo, e nessuno glielo avrebbe portato via.
Si rifugiò in una delle scrivanie della stanza e si sedette su una sedia malferma, appoggiando il cuore di Lilith sul tavolo con una mano e brandendo il bisturi con l'altra.
“Sarai mia, Lilith. Mia per sempre”.
E saziò la sua fame banchettando con le sue carni.
 
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NOTA DELL'AUTRICE

 
Il titolo di questo capitolo conclusivo allude al titolo del terzo capitolo. Infatti, i puntini inseriti in “Mia ...”sarebbero dovuti continuare con “... Per sempre”. Purtroppo, per necessità, ho dovuto inserire un altro capitolo tra questi due, [Sonno d’oblio], che, per l’appunto, ho contrassegnato con le due parentesi quadre cercando di farlo apparire come un piccolo stacco dalla realtà e per concentrare l’attenzione sul titolo spezzato.
  
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