Quando non ricordi il tuo passato, è come se un macigno fosse sempre in procinto di caderti addosso. Ce l’hai sospeso sopra alla testa, trattenuto da un filo sottile. Il terrore che il presente sfumi come il tempo trascorso è una morsa che attanaglia lo stomaco e a tratti non fa respirare.
Se sei abbastanza forte, ore, giorni, minuti e secondi, ti scivolano addosso come se il tempo non esistesse. Le tue mani sembrano vuote ai sentimenti e ti ritrovi sempre a stringere il niente. Non hai nulla per cui vivere e nulla per cui morire. Ci sono momenti in cui ti chiedi se ti buttassi di sotto, quanti passanti si accorgerebbero del tuo gesto…oppure ti illudi di poter essere un eroe: se non provi paura, puoi vivere con coraggio e gonfiare di botte qualche scellerato. Poi te ne chiedi il senso. Te ne freghi e lasci che l’altalena di onnipotenza e depressione ricominci. Guardi la gente felice sotto di te, mentre ti affacci alla finestra, e sogni di poter scendere da quella giostra infernale che è la tua vita.
Per sopravvivere, lei aveva scelto di non pensarci. Non aveva voluto amici. Non avrebbe saputo cosa farsene. Riempiva la testa di cose difficili e impegnative. Se la sua mente non aveva tempo libero, non si sarebbe creata degli stupidi castelli in aria. Viveva di nozioni, tecnica. Almeno quello le veniva bene. La tecnologia usciva come una cosa istintiva dalle sue mani, così come la lotta. L’istinto non ha bisogno di ragione per funzionare.
Quello che non aveva messo in conto, era che non si può per sempre fuggire dalla propria anima.