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Autore: Eugenie    05/04/2012    8 recensioni
"Sono stata ad Azkaban, lo sai. La mia cella era fetida e maleodorante, i maghi con cui la dividevo pazzi furiosi. E poi, i Dissennatori... ogni alba sanciva l'inizio di un rinnovato percorso di sofferenza, cui solo il misericordioso Morfeo riusciva a porre fine. I miei sonni erano privi di immagini dolorose, Lucius, perché la mia mente ha combattutto strenuamente per non lasciarsi sopraffare.
Non puoi immaginare nemmeno lontanamente quanto sia stato terribile passare quindici anni della mia vita a patire le pene dell'Inferno in quel luogo desolante; prigione dell'anima eretta con muri muffiti che raccontano di orrori su cui la tua mente non si è mai neanche soffermata.
E ora mi trovo qui, tra i vivi, tra i senzienti. Non sono tornata per te, viscido verme ingrato."
Fece una smorfia, ripugnata dalla richiesta che l'uomo aveva osato farle.
"Assumiti la responsabilità delle tue azioni, sopporta le punizioni che ti verranno inflitte per le tue mancanze." replicò, puntandogli l'indice contro, in un gesto teatrale.
Genere: Dark, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lucius Malfoy, Sorelle Black, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Severus, Bellatrix/Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Al mio ritorno ti porterò la Manna

 

 

 

"Al mio ritorno ti porterò la manna, che si trova sulle montagne del paese di Giobbe. E' bianca e dolcissima, proviene dalla rugiada che dal cielo cade sull'erba [...]"
-Umberto Eco, Baudolino



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Era seduta sul primo gradino dell'ampia scalinata all'ingresso di Malfoy Manor, le braccia strette intorno alle gambe, il mento sulle ginocchia.

"Bella, verresti di là, per favore?" chiese Narcissa, scostante, guardandola come se fosse un'estranea. Dopo Azkaban, Bellatrix Lestrange non somigliava più a sè stessa: non solo la sua -un tempo- disarmante bellezza era stata irrimediabilmente deturpata dalla sofferenza, ma la donna che amava definirsi la più fedele serva del Signore Oscuro era diventata completamente folle; ossessionata dalla sua stessa devozione più che da Voldemort.
"Lucius vorrebbe parlarti."

La ignorò. Fissava il pavimento, lo sguardo allucinato.

"E' urgente." insistette, con lo stesso tono piatto e inespressivo.
Bellatrix, per la prima volta, guardò la sorella in faccia, torva. L'occhiata che le fu restituita non faceva trasparire alcun sentimento, solo fredda determinazione.
Un'espressione agghiacciante si dipinse sul volto scarno della donna ranicchiata per terra. Il ghigno disumano che le alterava ora i lineamenti poteva sembrare un sintomo del delirio di cui era vittima, ma Narcissa vi scorgeva null'altro che derisione.

"Oh, davvero, Cissy? In tal caso, portami di là!" replicò, beffarda, ridendo sguaiatamente.
A quella vista Narcissa si irrigidì, orripilata.

"Cosa ti prende, eh? Tua sorella ti inquieta, forse?"

Non rispose. Si avviò verso la camera da pranzo con passo incerto, in preda allo sgomento.

Lucius Malfoy sedeva ad un capo del lungo tavolo che si trovava al centro della stanza. Non appena la vide, si rivolse subito alla cognata, senza esitare:

"Bella... è tornato." mormorò.
Bellatrix annuì decisa, gli occhi che scintillavano. Lui deglutì rumorosamente.

"Ho paura. Per tutti questi anni ho mentito, ho aggirato processi e condanne architettando sotterfugi di ogni genere, corrompendo i pusillanimi cui l'intero mondo Magico affida la propria sorte; ogni giorno.
Lui sa.
Conosce la maschera che ho indossato in vece di quella da Mangiamorte... e non dimenticherà. Difendimi, Bella. In nome del legame che unisce le nostre famiglie,"e fece un cenno verso la sedia su cui si era accasciata Narcissa, "io ti chiedo di rimarcare agli occhi del Signore Oscuro la mia fedeltà nei suoi confronti." disse, le mani sudate strette convulsamente una all'altra.

L'espressione determinata di Bellatrix non cambiò, ma la donna strinse gli occhi fino a farli diventare due fessure. Aprì la bocca, come per parlare, poi la richiuse. Un attimo dopo, si rivolse a Lucius:

"Sono stata ad Azkaban, lo sai. La mia cella era fetida e maleodorante, i maghi con cui la dividevo pazzi furiosi. E poi, i Dissennatori... ogni alba sanciva l'inizio di un rinnovato percorso di sofferenza, cui solo il misericordioso Morfeo riusciva a porre fine. I miei sonni erano privi di immagini dolorose, Lucius, perché la mia mente ha combattutto strenuamente per non lasciarsi sopraffare.
Non puoi immaginare nemmeno lontanamente quanto sia stato terribile passare quindici anni della mia vita a patire le pene dell'Inferno in quel luogo desolante; prigione dell'anima eretta con muri muffiti che raccontano di orrori su cui la tua mente non si è mai neanche soffermata.
E ora mi trovo qui, tra i vivi, tra i senzienti. Non sono tornata per te, viscido verme ingrato."
Fece una smorfia, ripugnata dalla richiesta che l'uomo aveva osato farle.
"Assumiti la responsabilità delle tue azioni, sopporta le punizioni che ti verranno inflitte per le tue mancanze." replicò, puntandogli l'indice contro, in un gesto teatrale.

Narcissa, scandalizzata, stava per ribattere; ma il marito la fermò con un cenno.
Alzò il capo, che aveva incassato tra le braccia incrociate, e annuì; per nulla sorpreso dalla risposta.
Si voltò verso la moglie, gli occhi cerchiati da ombre scure, a testimonianza delle molte notti insonni passate a tormentarsi per il destino che lo attendeva, inesorabile.
Valeva la pena di fare un ultimo, disperato, tentativo.

"Ascoltami, Bella..." tentò, incerto.

Ma quella lo zittì, levando una mano a mezz'aria, di fronte al viso dell'uomo.

L'espressione sul volto di entrambì mutò, simultaneamente.
Erano una l'opposto dell'altra: se, da una parte, quella di Bellatrix tradiva incontrollata eccitazione; negli occhi di Lucius vi era terrore, ma anche rassegnata disperazione.
Narcissa Malfoy non ebbe più dubbi su cosa stesse accadendo, quando vide la sorella leccarsi lentamente l'avambraccio sinistro, in un gesto terribilmente osceno e patetico.

Un rumore sordo spezzò l'aria.
Lucius e Narcissa rabbrividirono, mentre Bellatrix fissava il suo Padrone con occhi adoranti.
Avvolto in una lunga veste nera, Lord Voldemort si era materializzato a Malfoy Manor per concedere l'onore della grazia alla sua serva più leale.
Bellatrix si inginocchiò per terra, strisciando fino ai suoi pedi; poi gli baciò l'orlo della veste, senza distogliere lo sguardo da quel volto così splendidamente inumano.

"Mia valorosa guerriera, gioisco nel vederti ancora così devota e zelante, nonostante i patimenti che sei stata costretta a subire. Lo sai bene, il Signore Voldemort ricompensa i suoi più accorati seguaci. Sei stata, di gran lunga, la mia più fidata luogotenente... riceverai gratitudine oltre ogni misura. Sarai investita di onori che nessun Mangiamorte ha mai sperimentato prima. Tu, Bellatrix, hai inventato l'arma più potente con cui si possa combattere: la perseveranza."

A quelle parole la donna, sopraffatta dalla commozione, scoppiò in un pianto talmente violento che i singhiozzi le impedivano di parlare coerentemente.
Quando si riebbe l'emozione la pervadeva ancora, ma, esortata da Voldemort, si rialzò e disse:

   "Signore, Padrone... mentre scontavo la mia pena ad Azkaban, un unico pensiero mi ha permesso di preservare la sanità mentale: sapevo che presto voi sareste tornato, conducendo noi tutti a presenziare all'altare che verrà cosparso del sangue di quei sudici ribelli che si trovano ora ad Hogwarts, per le strade di questo Paese, nelle loro case.
In questo stesso momento stanno festeggiando: levano i cappelli al vento, esultano. Ignorano che le Oscure Forze che credevano sopite per sempre hanno acquisito nuovo vigore, per spadroneggiare su di loro e privarli, finalmente, della pace di cui si illudono di poter godere per l'eternità."



 

   NdA:
1. L'aggettivo 'Patetico', attribuito al gesto di Bellatrix di leccarsi l'avambraccio, va intesto nel senso Greco: indica qualcosa di estremamente enfatico, ricco di passione e significato profondo (da 'Pathos', sentimento).

2. L'espressione "Concedere l'onore della grazia" usata da Voldemort quando si rivolge a Bellatrix, è invece da leggere in senso Latino, quindi come un sinonimo di ringraziare: nulla a che vedere con il perdono o la concessione.

3. Con accezione Latina è da intendersi anche il verbo "Inventare" usato da Voldemort; esso assume dunque il significato di 'Trovare, scoprire." (da 'Invenio')    

    
 

  
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