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Autore: Erestor    05/04/2012    1 recensioni
Ci troviamo nelle Terra di Mezzo verso la fine della Terza Era. Gli uomini regnano sovrani, di Nani ne son rimasti ben pochi e vivono al di sotto delle montagne allacciando raramente rapporti con gli uomini. Gli Hobbit sono anch'essi ormai quasi estinti, ve ne sono solo nella vecchia Contea. Per quanto riguarda gli Elfi si sono allontanati dal resto delle popolazioni della Terra di Mezzo. Sono rimasti in un numero alquanto esiguo e così hanno deciso di riunirsi e fondare un'unica città dove vivere insieme. Questa città chiamata Valar in onore delle loro divinità, era situata al centro di Bosco Atro, nell'Ithilien e protetta da una fitta barriera creata dai grandi Saggi Elfici.
Genere: Fantasy, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Aragorn, Legolas
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Salveeeeeeeeeee
Cavoli! Dopo davvero tantissimo tempo riesco finalmente ad aggiornare! In realtà questo è già il secondo tentativo, la prima volta non mi era affatto piaciuto quel capitolo. E' stata dura riprendere le redini di questa storia ma standomi molto a cuore ho voluto riprovare, anche se ammetto che il capitolo è abbastanza corto.
Scusatemi tantissimo il ritardo ma non avevo proprio idee su come mandare avanti il tutto. Mi farebbe tanto piacere sapere voi cosa ne pensate.
Comunque bando alle ciance e buona lettura :)



L'atmosfera nella camera era intrisa del calore e dell'umidità dell'estate e gli esseri umani cercavano ogni rimedio possibile per sfuggire all'afa. Per Legolas però era diverso, riusciva a sopportare meglio i cambiamenti di temperatura ed il calore che sembrava attaccarsi alla pelle.
Era immobile appoggiato al marmo di una delle due grandi finestre che regnavano nella sua camera. Il viso riposava su una delle due mani mentre l'altra, lentamente, girava e rigirava la stessa ciocca di capelli nella mano. Il colore biondo della sua capigliatura sembrava risplendere sotto i prepotenti raggi del sole. Nei suoi occhi si poteva leggere un'aria trasognante, come se qualcosa di molto lieto affollasse la sua mente.

Sembri sereno

disse Brethil uscendo dalla camera da bagno dopo averla sistemata. Legolas si mosse come ridestato da un sogno e voltandosi incrociò lo sguardo della giovane umana.

forse... e tu sembri appena scampata ad una qualche battaglia

Rispose ridacchiando e tornando a fissare lo sguardo fuori dalla finestra. Minas Tirith era una città enorme e tutta costruita con pietre e il sangue ed il sudore di centinaia di uomini. Fortunatamente qualche albero e accenni di vegetazione erano visibili dalla sua camera. Il bosco invece era troppo lontano per essere visto anche dai suoi occhi elfici.

Bè scusami se non sono un Elfo come te... noi umani soffriamo molto il caldo

Brethil sbuffò muovendo leggermente il corpetto del suo semplice vestito.

Sento i vestiti attaccarsi a me come se fossero una seconda pelle... è irritante

Legolas si voltò nuovamente verso di lei e allontanandosi dalla finestra si sedette su quello che era ormai il suo letto.

Io invece sto benissimo

Le disse con un mezzo sorriso sornione al ché la ragazza lo guardò stizzita ma con una punta di divertimento.

Noto noto... eppure non riesco a capire il motivo di tanta serenità... la caccia di ieri è stata un fallimento, non avete portato nulla dal bosco.... a meno che...

Sussurrò lanciando uno sguardo furbo all'elfo che immediatamente si irrigidì.

A meno che la compagnia del Principe non sia stata per te di tanto gradimento

Legolas strabuzzò gli occhi sentendo un forte calore sulle sue guance. Aprì la bocca per rispondere a tono ma la richiuse subito dopo sentendo Brethil ridacchiare. Si alzò di scatto stringendo forte i pugni.

Spero che tu stia scherzando! Io sono un Principe elfico non ho bisogno della compagnia di uno stupido e presuntuoso e alto e forte e...

e bello...

Suggerì Brethil

e bello umano!

La giovane rise di gusto notando lo sguardo agitato dell'elfo dopo essersi reso conto di ciò che aveva detto. Legolas si morse leggermente il labbro indeciso sul da farsi. Era imbarazzato e stentava ancora a credere a ciò che era successo con Aragorn. Non poteva mentire, gli era piaciuto ma provava anche vergogna per la sua stupida richiesta. Si era comportato come un bambino alle prime armi, ma lui era un guerriero! Un Principe!

La sera prima la cena era stata per lui un inferno. Non voleva rincontrare Aragorn, non voleva guardarlo negli occhi, temeva che gli avrebbero raccontato troppo di ciò che segretamente desiderava. Scacciò dalla testa questi pensieri e guardò Brethil stizzito.

Pensala come vuoi... non mi interessa il parere di una stupida ragazzina umana

Brethil smise di ridere e guardò l'elfo, ansi la sua schiena visto che si era voltato per l'arrabbiatura. Sospirò scuotendo il capo.

Non credo che tu pensi davvero ciò che hai detto. Legolas sei meglio di questo.

L'elfo si voltò di scatto e una potente ferocia traspariva dai suoi occhi azzurri.

E tu che ne sai? Che ne sai di me? Non mi conosci!

Sbraitò mentre la giovane fece un passo indietro impaurita. Per la prima volta assistette alla rabbia di un elfo e notò che era molto simile a quella di un umano.

Sono stato condotto lontano dalla mia gente, dalla mia famiglia, da ciò che più amo al mondo! Sono rinchiuso in una camera e solo il volere di un uomo può decidere ciò che devo fare. Io vi odio tutti!

Continuò per poi voltarsi e assestare un forte calcio al letto.

Vi odio tutti voi stupidi umani!

Si lasciò andare sul letto sopraffatto dalle emozioni. Appoggiò entrambi i gomiti sulle ginocchia cullando la sua testa mentre le lacrime minacciavano di sgorgare dai suoi limpidi occhi. Avvertì la porta aprirsi e poi richiudersi con forza. Non aveva alzato lo sguardo, non voleva vedere il volto ferito di quella che era stata la sua unica amica in quei giorni.
Restò in quella posizione per parecchio tempo. Sentendo bussare alla porta si alzò e toccandosi il visto notò una strana umidità. Si accorse di aver pianto solo quando le lacrime si erano ormai quasi del tutto asciugate.

Avanti

Mormorò rivolto alla porta. Entrò un'altra giovane donna. Legolas sentì uno strano vuoto allo stomaco, non era Brethil la ragazza arrivata per condurlo a pranzo. Sospirò affranto ed asciugandosi definitivamente il viso seguì la giovane lungo i corridoi del palazzo.
A cena c'erano solo lui ed Aragorn, degli altri uomini non vi era traccia. Aragorn disse che aveva tutti deciso di cenare nelle loro camere private. L'elfo annuì senza rispondere.

Brethil dice di non voler più lavorare per te.

Disse Aragorn provando a parlare con l'elfo silenzioso che ancora non aveva toccato cibo. Il principe si stupì del suo cambiamento di umore, solo il giorno prima era come ghiaccio che si scioglieva nelle sue mani. Pensò che forse era dovuto ai cambiamenti ed alle nuove emozioni che provava, forse per questo aveva litigato con Brethil. Era proprio come un umano nell'età dell'adolescenza, irruento ed emotivo.

Sembrava molto dispiaciuta

Provò nuovamente a parlare ma l'elfo non dava segni di voler intraprendere una conversazione o addirittura sfogarsi con lui.

Posso tornare in camera?

Aragorn annuì e l'elfo si alzò senza neanche guardarlo in volto. Scappando dalla sala come per sfuggire ad una qualche minaccia impellente. Il problema era che, la minaccia era solo nella sua testa. Aragorn l'avrebbe consolato se solo lui glielo avesse permesso.
Legolas tornò nella propria camera e dopo un veloce bagno si coricò nel letto. La notte era ormai calata ed i suoi pensieri tornarono al suo amato Regno. Rivide i boschi, le acque, i visi della sua gente. Poteva sentire la risata spensierata di Ainwen riecheggiare nella sua mente. Poi lo scenario cambiò impercettibilmente. Vide una bellissima cascata, ne sentì lo scrosciare sereno ed un brivido attraversò il suo corpo. Rivide le mani di Aragorn toccarlo, riprovò la sensazione del suo respiro sulla pelle e scosso riaprì gli occhi come se si fosse appena risvegliato da un incubo.
Si toccò il volto sentendo la pelle bruciare di uno strano calore.

Oh Valar... che mi sta succedendo?

Domandò alla notte ma lei silenziosa non rispose.



To be continued...
  
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