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Autore: Daenerys_Snow    05/04/2012    8 recensioni
"Sbarro gli occhi. Quel boato si fa sempre più forte, più irruento: lo sento sempre più vicino ma non riesco a capire cos’è. Non fino a quando qualcosa poco lontano da voi fa la sua comparsa."
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Goccia del passato

 
Mare. Divertimento. Amicizia.
Cos’è che caratterizza al meglio questo lasso di tempo se non queste parole?
L’estate è tutto questo: luoghi ancora inesplorati, gioia di vivere tutti i giorni e rapporti con vecchi e nuovi amici.
Ma è sempre tutto così perfetto?
 
 
Mi giro di nuovo verso di te: sei con i tuoi amici a giocare, facendo anche cose stupide. Sorrido, compiaciuta del fatto che ti stai divertendo un mondo, anche se non sono lì con te.
 
Correte dietro a quel pallone di plastica, più grande di quello di cuoio che usate in campo: non si può utilizzare quest’ultimo in spiaggia, non credi, David?
 
Ti giri anche tu verso di me: mi sorridi e mi fai cenno di andare lì, con te e il resto della squadra. Scuoto la testa in modo da farti capire che non ne ho voglia in quest’istante.
 
Mi cerchi di convincere ad entrare in acqua con te, Joe e mio fratello, Jude. Ma tanto la mia risposta è sempre quella: non la cambio facilmente.
 
Prendete il materassino di Harley che prende comodamente il sole. Quella massa di plastica colorata scintilla sotto al sole cocente di fine giugno.
-   Dai, Celia: vieni!
Anche mio fratello cerca di convincermi, ma tanto non ci riuscirà mai.
 
Correte tutti e tre verso l’acqua verde-acqua a causa delle alghe e vi tuffate; solo Joe non lo fa poiché tiene tra le braccia il materassino. Vi sorrido nuovamente.
 
Il sole spacca davvero gli scogli più lontani. Eppure voi lo ignorate: forse perché in acqua non ci fate tanto caso. Ma io da sotto l’ombrellone ce ne faccio.
 
Vi vedo schizzarvi l’acqua. Poi arrivate sempre più lontano: sembrate quasi dei puntini da qui, ma fortunatamente riesco ancora a distinguervi tutti e tre.
 
Sali sul materassino, come se volessi imporre il tuo potere ai tuoi amici di sempre; e sembra proprio che loro stiano al gioco. Scoppiate a ridere, come sempre, d’altronde.
 
Loro ti nuotano attorno: non toccano più la sabbia sotto i piedi, probabilmente perché siete arrivati oltre le boe. Ed infatti non mi sbagliavo: quegli oggetti galleggianti fosforescenti sono più vicine alla riva di voi.
 
Ma a voi non importa, a quanto pare. Ridete, scherzate, vi schizzate: sembra che tutto intorno a voi non abbia senso.
 
Sto da sola: Silvia, Camelia e Nelly sono andate al bar vicino per prendersi un gelato. Io non ne ho tanta voglia. Perciò me ne sto all’ombra dell’ombrellone giallo e bianco.
 
Vi sento quasi urlare: felici, siete contenti di stare per un’intera giornata tutt’insieme, proprio come ai vecchi tempi. Ti mancano, vero, David, i tempi della Royal Accademy?
 
Mi giro verso il resto della squadra: tutti sono troppo intenti a giocare a calcio sulla sabbia calda di mezzogiorno per osservare quello che sta per accadere a voi… a te.
 
Sento un boato. Nessuno è in acqua, ne sono certa. Giro di scatto la testa e vedo solo te, mio fratello e il portiere della Royal giocare ancora sul materassino, anzi: solo tu sei sopra, gli altri due ti girano attorno.
 
Sbarro gli occhi. Quel boato si fa sempre più forte, più irruento: lo sento sempre più vicino ma non riesco a capire cos’è. Non fino a quando qualcosa poco lontano da voi fa la sua comparsa.
 
-   David, fratellone, Joe: andate via di lì, svelti!!!
Urlo in preda al panico arrivando sul bagno asciuga. Gli occhi ricolmi di paura, ansia e terrore: un’onda alta non so quanti metri si sta avvicinando velocemente a voi… a te.
 
Continuo ad urlare ma voi non mi sentite, forse a causa delle vostre risate; o magari a causa del boato sempre più forte.
 
Eppure non vi accorgete di nulla: c’è un muro d’acqua dietro di voi ma voi state lì, tranquilli come sempre.
 
Tutto accade in pochi attimi: vedo Jude che alza lo sguardo dietro le tue spalle e urla un qualcosa con una voce che trasmetteva solo che paura e voglia di scappare via. Joe guarda quella cosa che si innalza sempre più velocemente dietro a te.
 
Ma tu… tu sembri non credergli: non ti accorgi che c’è qualcosa dietro a te di estremamente pericoloso. Mi sento una stupida: sono capacissima a nuotare eppure non riesco a muovere un dito.
 
Gli altri non fanno ancora caso alla scena che gli si presenta dietro le spalle. Troppo intenti a rincorrere quel pallone. Diavolo!
 
Sento le mani tremare. Senti gli occhi pizzicare. Non mi sento più Celia Hills: mi sento come una bambina di 7 anni, incapace di distinguere il giusto dallo sbagliato.
 
Questa scena davanti ai miei occhi l’ho già vista: è accaduto anche a me 7 anni fa, ed ora mi sento come te in questo momento. Fragile, debole, incapace di agire nel modo più giusto.
 
-   No!
Si sente solo il mio urlo rimbombare per tutta la spiaggia, finché un rumore più forte, decisamente più chiassoso, lo rompe.
 
Quell’onda è caduta proprio su di te: ha avuto la sua fine… ma di certo, anche tu ce l’hai avuta.
 
Corro solo ora in acqua per pochi metri, e non mi spiego il motivo per cui pochi secondi prima non mi sono mossa.
 
Paura.
Mi sento le gambe tremare: mio fratello, Joe e te… dove siete?
 
Terrore.
Vedo Joe avanzare con Jude accanto verso di me.
 
Sollievo.
Ma la mia domanda ora è: dove sei tu, David?
 
Ansia.
Mi butto su di loro chiedendogli dove ti trovi e loro mi guardano con una faccia scioccata.
 
Confusione.
Mi sento il cuore esplodere in petto: perché non sei con loro, Dave?
 
Dubbio.
Corro verso il punto dove ti ho visto per l’ultima volta e incomincio ad andare in profondità per trovarti…. Ti vedo!
 
Speranza.
Stai scendendo sempre più verso gli abissi marini ed io sto per finire l’ossigeno nel mio corpo.
 
Presentimento.
Mi spingo finché posso verso il basso e ti sfioro il piede. Hai gli occhi chiusi e non riesco a farmi vedere da te. Nulla.
 
Rabbia.
Non riesco a prenderti come hanno fatto con me 7 anni prima. Ti vedo scivolare lontano da me. Sento qualcuno afferrarmi per il braccio. Jude.
 
Ira.
Mi tira completamente fuori dall’acqua.
-   Dovevo salvarlo, dovevo salvare il mio migliore amico, fratellone!
Urlo disperata dandogli dei colpi sul petto. Le lacrime di prima si fanno sentire sempre di più finché non hanno via libera.
 
Angoscia.
Mi porta via verso la costa dove tutti mi stanno aspettando. Ma perché, dico io, nessuno si preoccupa per te? Perché solo io ho questi sensi di colpa? Perché nessuno capisce che ho perso qualcuno di importante?
 
Disperazione.
Alzo lo sguardo dal petto di mio fratello. Guardo il punto dove ti ho visto andartene via, da me. Rivedo la scena di quando è accaduto a me; ma io sono stata fortunata perché mio fratello mi ha salvata. Stavolta per te non è stato lo stesso. È solo colpa mia.
 
 
Ed ora sono qui, dopo tanti anni, sempre su quella spiaggia. Quel luogo dove un’onda ha messo fine alla tua esistenza. Dove io ho dovuto dirti addio. Dove non ho saputo salvarti.
Mi manchi David, mi manchi… amico mio.

 
 

Angolo dell’autrice

Questa fanfiction, se si può definire tale, ha 1.183 parole. Io mi aspettavo di scriverne di meno, ma credo che vada bene anche così.
Di errori grammaticali sicuramente ne troverete in abbondanza. Ma non sono qui per farmi correggere, almeno non oggi, in quest’istante. Sentite: lo so che in realtà nella serie Haruna e Sakuma non sono così amici e nemmeno che vanno al mare insieme, ma avevo intenzione di scrivere questa fic da diverso tempo, in questo fandom; visto che sono cose accadute veramente, ho voluto inserirlo in questo fandom. Io mi sento come Celia; il mio amico è rappresentato da David. Questi fatti cono accaduti diverso tempo fa, ma quasi sempre mi ritrovo a rivedermi passare davanti gli occhi l’occasione di poterlo salvare, cosa che purtroppo non sono riuscita a fare, anche perché mio cugino mi ha fermata. Mi sento in colpa tutt’ora, perché quand’è successo io avevo già fatto 5 anni di nuoto e non ero tanto male. Ok, lo so: non vi interessa. Scusate.
Tolgo il disturbo. Tantissimi baci.
Beatrice
  
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