Crossover
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Autore: Registe    06/04/2012    3 recensioni
Prima storia della serie "Il Ramingo e lo Stregone".
In una Galassia lontana lontana (ma neanche troppo) l'Impero cerca da anni di soffocare l'eroica Alleanza Ribelle, che ha il suo quartier generale nella bianca citta' di Minas Tirith, governata da Re Aragorn e dal suo primo ministro lo stregone Gandalf. I destini degli eroi e malvagi della Galassia si intrecceranno con quelli di abitanti di altri mondi, tra viaggi, magia, avventure, amore e comicita'.
In questa prima avventura sulla Galassia si affaccia l'ombra dei misteriosi membri dell'Organizzazione, un gruppo di studiosi dotati di straordinari poteri che rapisce delle persone allo scopo di portare a termine uno strano rito magico da loro chiamato "Invocazione Suprema"...
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anime/Manga, Film, Libri, Telefilm, Videogiochi
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Ramingo e lo Stregone'
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Capitolo 20 - A bordo della Black Moclips


Black Moclips, black Moclips

La Black Moclips




Il ponte di legno oscillava lievemente sotto i loro piedi. L'acqua verde azzurra del lago era placida, appena increspata dalla brezza del mattino. Ma la nave non poggiava sull'acqua; il lago si trovava diversi metri sotto di loro, e l'enorme veliero fluttuava nell'aria, sospeso nel mezzo di una valle incontaminata e ricoperta di alberi dalle chiome verdi e folte.
“Di nuovo una piattaforma fluttuante.” il tono di Tarkin era annoiato. “Il Castello sta esaurendo la fantasia.”
La nave volante sembrava deserta, ma Mara non si faceva illusioni. Fece cenno agli altri di tenere la voce bassa e non muoversi, mentre lei estendeva le sue percezioni nell'ambiente circostante, in cerca di pericoli. Sperò che anche il ragazzino stesse facendo lo stesso, anche se il pensiero di doversi affidare ai suoi poteri non le piaceva per niente.
Il veliero aveva tre alberi, le vele bianche ammainate, i posti di vedetta apparentemente abbandonati. La chiglia era nera come l'ebano; da dove si trovavano non si riusciva a leggere il nome scritto sulla fiancata, ma Mara non ne aveva bisogno. Dopo tutto quel tempo era ancora inciso profondamente nella sua memoria, e nemmeno tutte le stregonerie del Castello dell'Oblio avrebbero potuto cancellarlo... o almeno così sperava.
“La Black Moclips.” sussurrò.
“Una missione ai tempi del tuo addestramento Sith?” chiese Daala a voce altrettanto bassa.
Mara scosse la testa, e stava per rispondere quando un tremito nella Forza le lanciò un avvertimento.
Anche il ragazzino se n'era accorto, e la anticipò. Corse verso una botola sul ponte e la spalancò, facendo loro cenno di entrare in fretta. Appena la botola si richiuse sopra le loro teste sentirono il ponte rimbombare dei passi di parecchie persone, dalla mole molto pesante a giudicare dal rumore. Anche senza vederli, Mara li riconobbe immediatamente.
La stanza dove si trovavano era buia, ma Mara non osava accendere la spada laser per timore che la luce filtrasse dalle fessure nel legno e qualcuno dei rettili di sopra se ne accorgesse. Lasciò che i suoi occhi si abituassero all'oscurità, e ben presto riuscì a distinguere delle sagome: casse, botti, sacchi, vele ripiegate, reti da pesca. La stiva, sicuramente.
“Dove diamine siamo?” la voce di Tarkin era poco più di un sussurro, ma non aveva perso la sua sfumatura tagliente.
“Nei miei ricordi.” rispose Mara. “Vi ricordate la missione sul Pianeta dei Druidi, quando ero ancora all'Impero?”
“Ah... vuoi dire quella missione? Quella in cui papà Impe...”
“Sì, non c'è bisogno di ripeterlo, grazie. Ti assicuro che me lo ricordo benissimo.”
Narratore: "Mara non ama molto parlarne, ma a voi lettori basti sapere che i Signori Oscuri fallirono quella missione in malo modo, e l'Imperatore... beh, diciamo che sbizzarrì la sua fantasia sadica, facendo impallidire persino i sogni più sanguinari della Ninfa Selvaggia."
Il solo pensiero bastava a farla rabbrividire, ancora dopo tutti quegli anni. Scacciò quelle immagini raccapriccianti dalla mente, concentrandosi invece su cosa significava per lei quel luogo, quella nave...
“E' dove hai incontrato Luke.” disse Daala all'improvviso.
“Sì.” sorrise al ricordo. L'Imperatore aveva mandato lei e il conte Dooku sul Pianeta dei Druidi a spiare i Ribelli, ma le cose non erano andate come previsto e Mara era stata presa prigioniera dagli scagnozzi del Morgawr, uno stregone di quelle terre. Nelle celle della Black Moclips, il veliero volante del Morgawr, aveva trovato un Ribelle, un Cavaliere Jedi, anche lui finito nelle grinfie del perfido stregone. Un nemico, una persona che avrebbe dovuto odiare e distruggere... ma si erano trovati a fare causa comune per sfuggire al Morgawr, e da quel momento in poi per Mara le cose non erano più state le stesse.
Per Luke aveva tradito l'Impero, per Luke aveva rinnegato il suo addestramento Sith e accettato di unirsi all'Alleanza Ribelle... per Luke, che a quel tempo era sposato con un'altra donna.
Ma lei aveva lottato per conquistarlo, e alla fine aveva vinto. Viridiana se n'era andata, era tornata da suo padre e non si sarebbe mai più fatta rivedere. Quel pensiero la riempiva ancora di una profonda soddisfazione.
“Luke deve essere prigioniero su questa nave.” disse. “Forse la Prova è liberarlo. Ma dobbiamo stare attenti, potrebbe esserci il Morgawr in giro...”
“Lui non è qui.” tutti si voltarono a guardare il ragazzino dell'Organizzazione. “Ci sono solo i suoi tirapiedi. E credo che questo Luke si trovi in una cabina a prua. E' l'unico essere umano che sento, oltre a noi.”
“So benissimo dove si trova la cella di Luke!” sbottò Mara. E come avrebbe potuto dimenticarlo? Era nella semioscurità di quella cabina che si erano scambiati il primo bacio. Quel ragazzino aveva l'incredibile potere di mandarla ai matti.
Zexion scrollò le spalle, incurante della sua rabbia. “In ogni caso sarà meglio che vi guidi io. Eviteremo le guardie, e ci metteremo di meno.”
Cos'è, ti si scuoce la pasta, ragazzino?
Da quando era tornato da loro Zexion sembrava avere una fretta tremenda di finire l'ultima Stanza della Memoria e arrivare all'Invocazione Suprema. Qualcosa doveva essere andato storto nei piani dell'Organizzazione, ma alle loro domande il ragazzino si era trincerato dietro un muro di silenzio, e senza l'aiuto di Mistobaan non potevano sperare di cavargli nemmeno una sillaba di bocca. Il demone incappucciato si teneva in disparte e non proferiva parola, e Mara non poté fare a meno di chiedersi per l'ennesima volta perché si rifiutasse di collaborare con loro.
Zexion non aveva mentito: con il suo aiuto impiegarono solo pochi minuti a raggiungere il ponte di prua. Riusciva a percepire la presenza degli scagnozzi dello stregone molto meglio di lei, e questo le dava fastidio. Mistobaan aveva lanciato su tutto il gruppo un incantesimo di insonorizzazione, così che nemmeno l'eco dei loro passi sul legno avrebbe attirato attenzioni indesiderate.
“Ci sono due guardie davanti alla cella.” annunciò il ragazzino in un sussurro, ben prima che la porta fosse in vista. Mara si concesse un sorriso.
Sarai anche un ottimo radar, ragazzino, ma ci sono certe cose che non sai fare.
“Ci penso io. Voi restate qui e non fatevi vedere.”
Senza voltarsi per controllare se avevano seguito il suo consiglio Mara avanzò in piena vista e camminò verso le guardie con perfetta tranquillità, come se facesse parte dell'equipaggio della nave. I due energumeni appartenevano alla stessa specie del Morgawr, creature che sembravano l'incrocio tra un umano e un rettile: camminavano su due gambe, ma il loro corpo era ricoperto di scaglie e avevano il muso appuntito tipico di coccodrilli e lucertole. Ed erano grossi. Incredibilmente grossi. Al vederla fecero per scattare a intercettarla, i pugni chiusi intorno alle loro armi, lunghe lance che avrebbero potuto abbattere un cinghiale, ma Mara aveva già sollevato una mano e si stava insinuando nella loro mente, veloce e invisibile come il pensiero.
“Il vostro turno è finito.” disse “Ora andrete a godervi il meritato riposo.”
Le menti semplici erano le più facili da influenzare. Un gioco da ragazzi anche per gli apprendisti Jedi alle prime armi.
“Il nostro turno è finito” ripeterono le guardie, lo sguardo vacuo e distante. “Ora andremo a goderci il meritato riposo.”
Quando i due rettili se ne furono andati Mara poggiò il palmo sul chiavistello della porta e lo fece saltare con una breve pressione nella Forza. Gli altri l'avevano raggiunta, e tutti insieme entrarono nella cella buia e soffocante.
“Luke?”
Una sagoma si mosse lungo la parete di fondo e avanzò verso di loro, un braccio davanti al volto per proteggere gli occhi dalla luce improvvisa.
“Chi... chi siete? Non sembrate servi del Morgawr...”
I suoi abiti erano laceri e sporchi, ma non era ferito. Mara avrebbe voluto gettargli le braccia al collo e baciarlo, ma quel Luke era un'illusione, un ricordo, e ancora non la conosceva.
“Siamo amici” disse invece. “Siamo venuti a liberarti.”
Luke strabuzzò gli occhi, batté le palpebre più volte. Poi il suo sguardo mise a fuoco Tarkin e Daala.
“Imperiali!”
La prigionia lo aveva indebolito, perciò la sua reazione fu lenta. Non appena lo vide sollevare una mano Mara gli si lanciò contro e gli afferrò i polsi, cercando di non fargli male ma con fermezza.
“Luke, non c'è tempo per spiegarti, ma vogliamo davvero aiutarti. Ti prego, seguici prima che tornino le guardie!”
Luke si divincolò inutilmente nella sua stretta. Avrebbe potuto darle un calcio e liberarsi, ma il Jedi non era mai stato il tipo da colpire a cuor leggero una donna. Un altro dei tanti motivi per cui lo adorava: il suo Luke, cavaliere nobile, galante e incredibilmente testardo.
“Chi sei?”
“Qualcuno che ti ama.” disse semplicemente lei, e lo guardò negli occhi.
Narratore: "spiacente Mara, nel 90% degli anime o dei film una frase così strappalacrime avrebbe funzionato, ma non hai fatto i conti con il sadismo delle Registe... "
“Viridiana?” la voce di Luke era un sussurro, gli occhi sgranati per lo stupore. “Sei sotto un incantesimo di illusione?”
Narratore: "immaginate la tradizionale incudine da 50 chili che precipita sulla testa della nostra povera Mara.... "
“Luke, sono io, Mara...”
“Non conosco nessuna Ma....” improvvisamente lo sguardo di Luke si fece vacuo e il ragazzo si afflosciò a terra senza un lamento. Mara si ritrovò faccia a faccia con l'espressione spazientita di Tarkin. Il governatore aveva colpito Luke alla nuca con il calcio del suo blaster.
“Non c'è tempo per le spiegazioni” disse. “Andiamocene di qui, alle dichiarazioni d'amore penserai dopo.”
La cosa veramente fastidiosa del terrificante cinismo di Tarkin era che il più delle volte diceva cose sensate. Mara non protestò e si caricò il corpo svenuto di Luke sulle spalle, seguendo gli altri fuori dalla prigione.
“Suppongo ci tocchi saltare giù.” disse il ragazzino. “Non c'è altro modo per andarsene di qui.”
Tarkin alzò gli occhi al cielo. “Ci voleva un membro dell'Organizzazione per farci dono di questa brillante deduzione.”
“Tanto per dire un'altra ovvietà...” intervenne Daala. “Mi sa che la Prova non era liberare Luke.”
Mara vide il governatore aprire la bocca e lo anticipò sul tempo: “Io non lo abbandono qui, scordatevelo.”
“Comunque dobbiamo lasciare la nave.” decretò Zexion. “Mistobaan, puoi farci levitare in qualche modo?”
“L'incantesimo di volo dei demoni è individuale.”
“Posso farlo io.” disse Mara. “Avvicinatevi al parapetto.”
Mara spostò il peso del corpo inerte di Luke da una spalla all'altra e sollevò una mano, lasciando scorrere la Forza dentro di lei. Un istante dopo i piedi di Daala si staccarono lentamente dal ponte di legno, e l'ammiraglio fluttuò pian piano oltre il parapetto, guidata dalla concentrazione della guerriera Jedi. La fece poggiare con delicatezza sulla riva erbosa del lago, parecchi metri più sotto.
Stava per fare la stessa cosa con Tarkin quando il ragazzino mandò un grido d'allarme.
“Dannazione, arrivano!”
Mara imprecò tra i denti. Impegnata a far levitare Daala si era distratta dalla percezione dell'ambiente circostante.
Lo sapevo che non dovevo fare affidamento sul ragazzino!
L'atterraggio di Tarkin sulla riva fu molto meno delicato di quello di sua moglie: bisognava fare in fretta. Mara non badò agli insulti del governatore che venivano dal basso, ma concentrò il suo potere sul ragazzino, scaraventandolo direttamente in acqua. Almeno una piccola soddisfazione doveva levarsela.
In quel momento comparvero i rettili. Erano almeno una dozzina, tutti armati di asce pesanti o lance, e dall'aria decisamente poco rassicurante. Uno di loro, il capitano a giudicare dal pennacchio rosso che svettava dal suo elmo, grugnì qualcosa di incomprensibile indicando il loro gruppo con un dito dal lungo artiglio ricurvo, e i guerrieri partirono all'attacco.
Uno svolazzo del lungo mantello viola e Mistobaan si parò tra lei e la mandria di bruti in avvicinamento, le mani già scintillanti di magia.
“Vai, ti copro io!”
Non se lo fece ripetere due volte. Con uno sforzo sollevò Luke oltre il parapetto della nave e si gettò con lui nelle acque verdi-azzurre del lago, tenendolo stretto a sé con tutta la forza che aveva. L'impatto con l'acqua gelida le mozzò il fiato per un attimo, ma la sua prima preoccupazione fu far affiorare verso l'aria la testa di Luke. Lo sentì agitarsi lievemente tra le sue braccia: il contatto con l'acqua lo stava facendo rinvenire. Nuotando con un braccio solo e aiutandosi con le gambe riuscì a trascinarlo sulla riva, dove Daala le diede una mano a tirarlo fuori dal lago.
In quel momento una fragorosa esplosione le fece voltare entrambe verso la nave volante.
La Black Moclips era in fiamme. Urla e versi animaleschi segnalavano il panico evidente della ciurma, e Mara vide un paio dei grossi rettili buttarsi giù dal parapetto con gli abiti in fiamme e venire inghiottiti dalle acque del lago senza più riemergere. Poi i suoi occhi furono catturati dalla figura ammantata sospesa in aria vicino alla nave in fiamme, un angelo della morte che contemplava la propria opera distruttiva. Le sue dita artigliate brillavano ancora della magia che aveva inferto quel colpo tremendo alla Black Moclips.
La voce di Mistobaan risuonò chiara e possente al di sopra del crepitio del fuoco, degli schianti del legno che andava in pezzi e delle urla di terrore dei rettili: “QUESTO E' IL FATO CHE ATTENDE COLORO CHE OSANO CONTRAPPORSI AL VOLERE DEL GRANDE IMPERATORE PALPATINE!”
A quelle parole il cuore di Mara mancò un battito. Improvvisamente un ricordo le attraversò la mente come una scarica elettrica, e i pezzi del puzzle iniziarono lentamente ma inesorabilmente ad andare al loro posto.
Sul Baan Palace Daala le aveva detto che secondo lei le Stanze della Memoria non mostravano ricordi casuali, ma sceglievano i più importanti per ciascuna persona. Aveva ragione. Aveva maledettamente ragione... ma non del tutto. Avevano rivissuto i loro ricordi più importanti, questo sì, ma ogni volta c'erano state delle differenze.
Daala aveva rivissuto il suo primo incontro con Tarkin. Ma aveva anche visto Kratas invitarla ad uscire con lui, cosa che non era mai accaduta. E ora Daala credeva di essere innamorata di Kratas, e non di Tarkin.
Tarkin aveva rivisto il ricordo di come aveva conosciuto i suoi due migliori amici. Solo che quando aveva provato a parlare con loro quelli lo avevano trattato con superficialità e disprezzo. E ora Tarkin aveva dimenticato quell'amicizia, come se non fosse mai esistita.
Mistobaan... non era difficile intuire che per lui la nomina a Braccio Destro del suo Grande Satana doveva essere stato uno dei più grandi onori mai ricevuti. E mentre riviveva quel ricordo il volto del GSB si era trasformato in quello dell'Imperatore Palpatine, e i suoi generali erano diventati i Signori Oscuri...
… e adesso Mistobaan inneggia all'Imperatore, e scommetto che se gli chiedessi del Grande Satana non ricorderebbe neppure chi è...
Poi quel pensiero perse ogni importanza di fronte a un altro ben più terribile.
Vuol dire che anch'io dimenticherò di amare Luke?
Aragorn e Gandalf le avrebbero detto che era impossibile, fuori discussione, che non esiste incantesimo abbastanza potente e terribile da non poter essere sconfitto dall'amicizia e l'amore... ma Mara aveva visto con i suoi occhi Daala e Tarkin cambiare, e rinnegare tutto ciò in cui avevano creduto per anni....
“Mara?” la voce di Daala sembrava arrivare da un altro mondo. “Mara, stai fissando il vuoto da due minuti, che succede? Hai percepito qualcosa?”
Mara non le rispose. I suoi occhi cercarono il ragazzino, e lo trovarono steso sulla riva erbosa del lago a pochi metri di distanza, fradicio fino al midollo e con il ciuffo che gli nascondeva la faccia che lo faceva sembrare un cucciolo abbandonato nella tempesta. Non le ispirò alcuna tenerezza.
Stavolta gli avrebbe cavato la verità di bocca, costi quel che costi. Mistobaan era ancora impegnato a incenerire gli ultimi rettili che ancora si agitavano goffamente in acqua, e non poteva opporsi. Si mosse verso di lui, ma non aveva fatto neanche due passi che il ragazzino si alzò in piedi di scatto, indicando un punto alle loro spalle, verso il bosco che cresceva poco lontano dalla riva. Non riusciva a vedergli la faccia oltre la cortina di capelli argentei bagnati, ma era chiaro che aveva percepito qualcosa di pericoloso.
Un attimo prima di voltarsi nella direzione indicata dal ragazzino lo sentì anche lei.
Con la Forza allontanò Daala e Tarkin appena in tempo: un raggio oscuro apparve tra gli alberi diretto proprio nella loro direzione, ed i due atterrarono nuovamente nell’acqua gelida.
Nel sentiero appena creato nel fogliame comparve il Morgawr, proprio come lo ricordava: il suo corpo alto e muscoloso aveva ancora una forma umana, ma assomigliava molto ai rettili con cui aveva trascorso gran parte del tempo. La pelle era grigia, scagliosa e priva di peli, e gli occhi ambra erano simili a quelli di un serpente. Mara ricordava molto bene le crudeltà che aveva commesso.
La sola idea che quel mostro avesse torturato Luke la riempiva di rabbia.
Il ragazzino col ciuffo si appoggiò ad un albero, impacciato dalla sua tunica gonfia d’acqua. “Ecco, adesso un aiutino ci farebbe davvero comodo” commentò Tarkin nella sua direzione.
Non occorrevano poteri Jedi per capire come si sentisse.
La creatura discese verso di loro, supportato da un bastone nodoso con cui allontanava le pietre sul suo cammino. Non aveva bisogno dei suoi compagni rettili, la magia che scorreva in lui era più che sufficiente. La cosa che in quel momento la colpì furono le mani: molto più sottili e scarne di quelle di un essere umano, e le dita grigie terminavano in artigli scuri. Le dita che non stringevano il bastone si muovevano nervosamente.
“Umani fuggiti dalla Black Moclips, vedo” sussurrò, fermandosi proprio a pochi passi da lei. La sua voce ricordava il sibilo di un serpente, e Mara scoprì che non lo aveva dimenticato nemmeno per un istante. La creatura puntò il bastone verso di lei “Molto coraggiosi, molto coraggiosi davvero …”
Perché il ragazzino non interviene?
Tutta la fretta sembrava svanita, così come la sua presunzione. Ancora troppo stordito per lanciare un incantesimo, il Membro dell’Organizzazione si rivelava una palla al piede peggiore di Mu; alla luce dell’incendio della nave volante la pelle del Morgawr si tinse del colore del latte, dandogli un aspetto ancora più sinistro “E tutto questo … solo per lui?”.
La ragazza non aveva bisogno di guardare per sapere cosa stesse puntando il rettile con il suo bastone. Quella persona forse insignificante, quel ragazzo dall’abito strappato, quel semplice umano che giaceva privo di sensi sulla riva della spiaggia: la pelle dello stregone era troppo contratta per sorridere, ma doveva trovare molto divertente quella scena. Cinque persone avevano rischiato la loro vita e distrutto una nave volante preziosa per la vita di un umano. Agli occhi di un essere sibilante come lui, che probabilmente aveva abbandonato i sentimenti e le emozioni durante una delle tante mute della sua pelle, tutto quello non aveva senso.
Ma per lei sì. Aveva liberato l’uomo che amava.
L’uomo che probabilmente avrebbe dimenticato una volta uscita da quella maledetta stanza. Perché era così, ne era certa ormai, era quello il gioco crudele dei Membri dell’Organizzazione. I ricordi di Luke sarebbero scivolati via senza che lei se ne potesse accorgere una volta superata da fatidica prova; aveva un mostro davanti a lei, ma l’unica cosa a cui riusciva a pensare era l’idea di perdere ogni memoria dell’uomo che amava, e gli occhi le si riempirono di lacrime.
“Sì”
Accese la spada laser, fiduciosa nel familiare ronzio. La luce rossa tinse anche gli occhi del mostro di un colore di fiamma, e si ridussero a delle fessure che traboccavano d’odio.
“Soltanto per lui”.
“SOLTANTO PER LUI” fece una seconda voce. Mara ed il Morgawr si voltarono insieme, guardando il cielo. Della nave volante ormai non restava che un’impalcatura in pezzi che andava lentamente cadendo, sfracellandosi sulla superficie del mare, e l’aria sopra di loro era così carica di cenere che poteva oscurare il cielo. Il vento mosse un mantello candido “SOLTANTO PER IL GRANDE IMPERATORE PALPATINE!”
Mara si lanciò sul corpo di Luke, rotolando insieme sul fango e sulla sabbia, e nel farlo urlò. Contro chi, non ne era sicura. Forse contro Mistobaan, che adesso idolatrava un nuovo sovrano. O forse contro il ragazzino dal ciuffo, per dirgli quanto lo detestasse. Ma in parte urlava contro se stessa e contro la sua debolezza, perché una volta sconfitto lo stregone rettile la prova sarebbe stata superata ed i suoi ricordi sarebbero … non può, non deve finire così!
Cercò il piccoletto con il ciuffo, ma l’attimo seguente vide soltanto Mistobaan, avvolto nel suo mantello che piombava tra di loro alla ricerca del suo avversario; il corpo era avvolto in un’aura luminosa e gli occhi le bruciarono, e strinse con maggior forza il ragazzo svenuto mentre il loro alleato preparava il suo incantesimo. Il rettile sibilò, ma quando si protesse con il bastone quello era già in pezzi, spezzato dagli artigli d’acciaio del suo avversario.
In una furia cieca, quasi animalesca, Mistobaan proseguì nel suo volo, e penetrò attraverso le maglie difensive del suo nemico mandandole ad infrangersi contro la sua aura luminosa. Le piante intorno a loro diventarono cenere e l’acqua si illuminò di rosso mentre dal palmo della sua mano esplose un ultimo, grandioso incantesimo. Il ragazzino mosse una mano, e con un turbine d’aria protesse Daala e Tarkin, lasciando che il potere dell’essere incappucciato si abbattesse solo sul reale avversario.
Quando gli artigli di Mistobaan attraversarono il ventre del Morgawr non ci fu nessun suono tranne quello del corpo da rettile che ricadeva in pezzi sul terreno ormai deserto “Questo è quello che avviene a chi sfida il mio sovrano”.
No, Mistobaan, è solo una bugia! Non è questo in cui credi davvero, ti stanno ingannando!
Quando vide la luce bianca pianse a dirotto, lasciando liberi tutti i singhiozzi. Strinse il corpo di Luke pregando che si risvegliasse, perché anche se era soltanto un’illusione avrebbe potuto portarlo fuori di lì, farlo innamorare di lei, cambiare le regole di quella Stanza, sarebbero …
Il chiarore tra le mani di Daala occupò ogni cosa, e Mara sentì il corpo che aveva tra le braccia assottigliarsi, inghiottito da una nebbia impalpabile.



“Luke? Chi, quel ribelle?”
“Beh, sì, certo che è un Ribelle, Mara” fece l’Invocatrice, guardando con meraviglia i loro vestiti. Una volta usciti dalla Stanza tutto era tornato come prima, ed i loro abiti erano caldi ed asciutti. Zexion constatò con piacere che anche l’odore di quel mondo paludoso era svanito dalla sua tunica. “Insomma, credevo fossi felice di averlo rivisto!”
“E perché dovrei? E’ un ribelle come tutti gli altri, non capisco per quale motivo dovrei ricordarmeli tutti a memoria”.
E anche questa modifica ha funzionato. Per quanto non credevo fosse così necessaria.
Il n. VI dell’Organizzazione aprì un Portale Oscuro. Anche questo gruppo aveva superato la quarta prova, e da quello che poteva percepire l’altra Invocatrice con il suo Intercessore erano stati già trasportati nella stanza dell’Invocazione Suprema da Marluxia e Larxen.
Adesso occorreva solo portare a termine il piano, per quanto nel cuore del ragazzo ci fossero ancora molti dubbi. Prese per mano l’Invocatrice.
“Ma Mara, che ti prende? Luke è tuo marito!”.
“Mio marito? Daala, ma quale olomovie ti sei …”
Con molta meno gentilezza del previsto Zexion trascinò la donna nel Portale Oscuro, e ne aprì un altro proprio sotto i piedi dell’Intercessore, che scomparve senza dire una parola “Ora abbiamo altro da fare”.
Con un gesto lasciò le due persone nella stanza finale, senza nemmeno rivolgere loro la parola. Tutti i pezzi del puzzle stavano andando lentamente al loro posto: il disegno risultante era l’Invocazione Suprema, il mistico potere che avrebbe permesso a loro cinque di riportare il Castello nella loro dimensione e dominarla come padroni. Ma l’amara verità era che vedeva le tessere del puzzle, ma non la mano che le stava disponendo. Un pensiero inquietante, con cui lasciò il gruppo e si trasportò davanti a Marluxia e Larxen, abbandonando Mistobaan e Mara nell’anticamera.
“Possiamo procedere”.
  
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