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Autore: ImInAcOmA    06/04/2012    1 recensioni
"Cosa…Cosa stava dicendo quella creatura così sovrumanamente perfetta e inspiegabile? Mi stava prendendo in giro. Ovviamente. Come poteva essere vera una tale affermazione…Ma lui aveva parlato di tuoni, di aria che bruciava…Aveva descritto quel fischio come se fosse stato anche lui provarlo…O come se fosse stato lui a…produrlo. No. No, no, no…Allontanati…Annael, allontanati da lui…
- Annael, aspetta. Fermati –
- Nathan. Hai ucciso la mia famiglia –
- Noi non abbiamo ucciso nessuno, Annael. Non ancora –
Mi prese il viso tra le mani. Oddio, un brivido. Non so se aver paura di te. Dovrei averne…?
- Ti chiedo perdono se ti ho fatto del male. Non era quello che volevo… -
Avvicinò quelle labbra perfette alla mia fronte, e le mie guance divennero rosse sotto il suo bacio."
Impatto diretto con un Buco nero di emozioni che collidono come stelle...Quel giorno in cui Amore, Amicizia, Musica e Passione scatenano la Fine del Mondo. Un amore maledetto risucchiato dentro l'universo di due occhi neri e ri-utilizzato per uccidere. Una storia che ha dentro ciò di cui è fatta l'umanità: un'anima, un cuore, una lacrima. E un omaggio ai grandissimi Muse...la colonna sonora della mia vita.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mattina. Aprii piano gli occhi, la mia guancia in attesa di essere accarezzata da un tiepido raggio di sole. Con il viso immerso nel cuscino, però, riuscii solo a scorgere la semioscurità che proveniva dalla finestra. Poco dopo capii cosa mi aveva svegliata.
- Annael, è tardi, alzati, su…! –
La voce di mia madre proveniva dalla cucina, al piano di sotto. E’ tardi…?? Sbaglio, o prima di addormentarmi quella sera era sabato, e quindi la mattina non si doveva andare a scuola?...Poi un pensiero mi destò completamente dal torpore del sonno: quello era il giorno della partenza, saremmo dovuti andare fuori città, come tutti gli anni, per colpa dei miei soliti controlli. Come miglior ospedale ci avevano consigliato quello di una città chiamata Sparks, in Nevada, e per arrivarci si prevedevano circa otto ore di viaggio. Per questo consapevolizzai il fatto che fuori fosse ancora quasi completamente buio: stabilivamo di partire al mattino prestissimo, per poter arrivare a destinazione ad un orario decente e sistemarci con calma in albergo.
 
- E’ tutto pronto?... Michael? –
- Ce l’ho io mamma, è tutto a posto - , dissi, dando un’ultima occhiata alla casa stranamente in ordine. Anche se non dovevamo stare via molto, provavo sempre un po’ di nostalgia nel lasciare il mio “nido sicuro”. Sentii Michael, il mio fratellino, stringermi con la manina, e gli sorrisi, guardandolo intenerita, buffo com’era anche lui con il suo zainetto in spalla… un piccolo giramondo.
Saliti in macchina, Michael già si agitava nel suo sediolino. Si lamentava perché aveva fame. La mamma scartabellava buste e sacchetti pieni di roba per il viaggio, controllando per l’ennesima volta di aver preso tutto, e non risparmiandosi di fare i suoi ragionamenti ad alta voce. Tra i piagnucolii di Michael, e la frenesia di mamma, io e papà sembravamo gli unici a sentire l’insofferenza dell’esserci alzati alle sei del mattino, e se la mamma ci avesse osservati in quel momento sicuramente ci avrebbe presi in giro chiamandoci “musoni”.
Tirai fuori le cuffie dal mio zaino. Decisi di rilassarmi…fratello permettendo. Premetti il pulsante “riproduzione casuale” del mio I-pod.
A volte sembra che il destino corrompa persino le canzoni affinché ti tormentino. Note lente di un pianoforte, e una voce pulita, rassicurante, ad accompagnarle… quella del cantante del mio gruppo preferito.
Senza che io potessi fare nulla per fermarle, nella mia mente iniziarono a scorrere immagini, come un film…Ma quel film era stato realtà, ed io c’ero dentro, lo avevo vissuto da protagonista, ma allo stesso tempo stando dietro le quinte…Perché sapevo che quella era una storia che non avrebbe mai avuto un lieto fine.
Io in una spiaggia, il sole che illuminava il cielo e cospargeva il mare di piccoli diamanti luccicanti…Il calore che sentivo sulla pelle, l’odore estasiante dell’estate che respiravo…Circondata da una piscina, ombrelloni, gente e bambini che giocavano e correvano ovunque…
Ma il mio vero sole, quello per cui mi alzavo col batticuore ogni mattina, quello per cui mi veniva il torcicollo a furia di guardarmi intorno furtivamente per cercare di incontrarlo con lo sguardo, quello per cui sentivo un incredibile nodo allo stomaco anche solo quando ci scambiavamo una mezza parola o uno sguardo sfuggente, quello per cui ritornavo a casa la sera col sorriso, quello che non smetteva mai di brillare, anche se scottava parecchio, e alle volte faceva anche male…Era lì…lo vidi scendere dalla passerella verso giù, verso la battigia probabilmente, o verso qualche ombrellone…Era lì, e i secondi in cui rimaneva riflesso nei miei occhi sembravano durare ogni volta un’eternità…Lo vidi camminare in quel suo modo strano, inconfondibile, solo suo…Lo vidi passarsi una mano tra i capelli neri e spettinarli…Era lui…perfetto, misterioso, bellissimo…Rividi me che gli rivolgevo la parola, sentii nello stomaco quella terribile sensazione di quando mi accorgevo di aver detto qualche cavolata assurda, o di aver fatto la figura della deficiente, per colpa dell’imbarazzo…Rividi lui che mi dava la mano, per salutarmi…E mi ricordai di non averla più voluta usare per nessuna ragione al mondo, quella sera…Lo vidi soffiarmi il fumo della sigaretta in faccia…Rividi quel sorriso…quel sorriso per cui mi alzavo ogni mattina quell’estate, per cui una giornata l’avrei fatta ripetere anche un milione di volte…Rividi i suoi occhi, e risentii la sua voce…Quella voce che ora non riesco più a ricordare, ma che so che la mia mente ha ben conservato, perché una volta mi ha concesso l’estasi di risentirla in sogno…Lo rividi dentro al bar, a mangiare pizzette, lo rividi sempre con quella sua stramaledetta sigaretta in mano…Lo rividi dare la mano a mia mamma, facendole i complimenti per sua figlia…Lo rividi caricarsi sulle spalle il bimbo a cui facevo da baby-sitter, giocarci, farlo ridere…Rividi l’ultimo giorno in cui l’ho visto, quello in cui l’ho salutato, gli ho detto addio…perché da quando non c’è più lui i giorni sembrano durare un’eternità…Sembro aspettare solo lui, e lui non torna mai…Rividi quel cielo nuvoloso del 31 di agosto…quel cielo che a me, in quel momento, sembrava esplodere per quanto sole splendesse…Rividi me e lui parlare, lui buttarmi i sassolini addosso per scherzo, risentìì quella magnifica sensazione del peso sullo stomaco che volava via, e mi lasciava leggera, quasi completamente libera dall’imbarazzo…Rividi il momento del primo ed ultimo bacio, un semplice bacio sulla guancia, per salutarsi, il bacio che avevo aspettato con un’ansia e un’impazienza inspiegabile, perché finalmente avrei sentito il suo odore, il suo profumo…puzzo di sigaretta…Ricordo il calore improvviso che sentii in viso, in un momento in cui mi parlavano di lui…ricordo di essermi sorpresa di me stessa…perché di arrossire non mi capita mai…Ricordo lo schiaffetto sulla spalla che gli ho dato…prima di andarmene…prima di continuare il più possibile a fissarlo, finché la lontananza lo permetteva, tentando disperatamente di imprimere la sua immagine nella mente, di bloccare i secondi, ascoltando e subendo il suono di quella terribile voce che mi diceva “E’ finita…è l’ultima volta…”
E giunsi così a quello strano senso di annebbiamento, quel magone che da quel giorno si è piantato sullo stomaco ed è lì, nascosto…a volte non si vede, e col tempo le mura attorno a lui si alzano sempre più…ma c’è…e sa che deve aspettare un anno intero prima di essere finalmente libero…E intanto, le mura che ogni giorno si innalzavano attorno al suo nome, avevano il compito di riuscire a contenerlo…Nascondevano il suo ricordo, sempre più, ma allo stesso tempo creavano un rifugio sicuro…un posto segreto e speciale…il posto del mio cuore dove io lo amavo, e dove avrei conservato il suo ricordo, credo, a vita…
Le ultime note della canzone si dileguarono dolcemente…portandosi dietro tutte quelle immagini così maledettamente reali dalla mia mente…Era la canzone di quest’estate…La sua canzone…Che ascoltavo ogni pomeriggio, ogni giorno…la ascoltavo mentre due lacrime di amara consapevolezza mi scendevano giù per le guance…consapevolezza che non ci sarebbe mai stato niente di ciò che io passavo tutti i giorni a sognare…
NEUTRON STAR COLLISION…Collisione di stelle…

“Our love
would be forever
And if we die
we die together…
Lie, I said never
‘cause our love
would be forever…”

 
 
  
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