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Autore: MrEvilside    06/04/2012    1 recensioni
[CountDown 7 Days]
In realtà non avrebbero dovuto bere, ma dopotutto le lezioni erano terminate ed erano entrambi adulti, perfettamente in grado di controllarsi.
[ Hanasuke/Yu ]
[ Partecipante al "Let's ship again" su FB con prompt "Aperitivo" ]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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(Boy)friends Date
 
Mitamura dava davvero una pessima impressione di sé: gli studenti – come anche gran parte degli insegnanti – ritenevano che fosse un antipatico maleducato che ricorreva alla violenza per qualsiasi sciocchezza e tendevano a tenersi a distanza. E lui non faceva alcunché per apparire migliore, sebbene in realtà Hanasuke sapesse che riusciva a essere gentile, premuroso, dolce, persino, quando dava prova di non avere alcuna esperienza nel campo delle amicizie.
Era altrettanto ben consapevole che, se non si fossero incrociati, quello strano giorno in cui il professore stava inseguendo Shimizu, probabilmente il loro rapporto si sarebbe ridotto a quello che Yu aveva con chiunque altro – ovvero, nessuno.
Ciò lo inorgogliva, poiché era una delle poche persone a cui Mitamura tenesse per davvero, ma allo stesso tempo un po’ lo intimoriva, dal momento che si trattava di una grande responsabilità.
Il professore era come un bambino, dal punto di vista delle relazioni interpersonali, e aveva bisogno di essere preso per mano e accompagnato, altrimenti si sarebbe perso, oppure tirato indietro, spaventato, recintandosi dietro sbarre d’orgoglio e timidezza.
Se anche era lui a proporre qualcosa – come una partita a calcio – era poi necessario sostenerlo, oppure si sarebbe scoraggiato e avrebbe rinunciato a qualsiasi progresso compiuto fino a quel momento.
Stargli vicino spesso non era facile, ma neppure sgradevole.
Hanasuke si era scoperto a essersi affezionato più di quanto avrebbe immaginato a quello stravagante funzionario di Sheol, tanto da dover scacciare le lacrime quando pensava al futuro e alla sua partenza, sempre più prossima con il trascorrere dei giorni.
Era arrivato talmente oltre il punto di non ritorno in quel loro insolito rapporto che, quando Mitamura gli propose di andare a bere qualcosa tra amici, non riuscì a rifiutare.
Dal momento che Yu non aveva grande esperienza e Onigawara non aveva mai lasciato i confini della scuola, Mitamura chiese consiglio al professor Shishido sul bar in cui andare, ma non volle rivelargli nulla e Hanasuke fu costretto a seguirlo, incerto e roso dalla curiosità, ma anche preoccupato – non poche volte le “sorprese” di Yu si erano rivelate dannose per la sua salute.
Fortunatamente il bar si rivelò essere un locale molto comune e innocuo, dove spesso le anime andavano a prendersi qualcosa nelle pause tra una lezione e l’altra, poiché non distava molto dalla scuola – così gli spiegò Mitamura.
Composto di un’unica stanza rettangolare, aveva pareti bianche e la porta d’ingresso si apriva su uno dei lati più corti; il bancone si trovava alla sua sinistra, lungo, in legno scuro che contrastava con la vernice chiara dei muri, e in fondo c’erano alcuni bassi tavolini in vetro dalle gambe nere e sottili, attorniati da tre o quattro sedie ciascuno. Era un ambiente accogliente e privo di qualsiasi oggetto contundente Mitamura avrebbe potuto decidere di usare a svantaggio della sua salute.
Intrecciando le mani dietro la nuca, Hanasuke sorrise all’amico. «Com’è che non mi volevi dire dove stavamo andando? Non mi sembra male, no?»
Yu non ricambiò il suo sorriso; al contrario, aggrottò la fronte e la sua espressione assunse un’aria di perplessità. «È stato Shishido a consigliarmi di tacere» replicò con una scrollata di spalle. «Ha detto che in questi casi una sorpresa è molto vantaggiosa».
Onigawara non riuscì a capire a che cosa il rettore della scuola avesse fatto allusione con quel consiglio, tuttavia decise di lasciar cadere il discorso per non turbare l’amico – che aveva già difficoltà sufficienti senza che se ne sommassero altre – e lo seguì verso uno dei tavoli liberi, dove si sedettero.
«Vorrei prendere un aperitivo» commentò Mitamura, pensoso. «Non l’ho mai fatto, ma so che è una di quelle cose che si fanno con gli amici… vero?»
Hanasuke increspò le labbra in un sorriso intenerito. In occasioni come quelle, in cui il professore si ritrovava ad affrontare una nuova situazione, che invece per il resto dell’umanità era molto comune, i suoi lineamenti si distendevano, gli occhi neri luccicavano di curiosità e aspettativa e gli angoli della sua bocca si piegavano d’istinto all’insù.
In realtà non avrebbero dovuto bere, ma dopotutto le lezioni erano terminate ed erano entrambi adulti, perfettamente in grado di controllarsi.
«Va bene. Tu che cosa prendi?»
 
♠♠♠
 
Entrambi adulti, sì; perfettamente in grado di controllarsi, non tanto.
Hanasuke non aveva mai davvero provato un alcolico che non fosse il sakè e non immaginava che il potere degli altri potesse essere così devastante. Mitamura, d’altra parte, quasi non conosceva nemmeno il sakè.
Fortunatamente, almeno lui, Onigawara, era ancora in grado di ragionare con razionalità; Yu, al contrario, aveva le guance – solitamente così pallide – arrossate dall’alcool e gli occhi lucidi d’ebbrezza. Per chi fosse abituato a vederlo sempre indifferente e freddo – ovvero qualsiasi abitante di Sheol – faceva spavento.
«Eeehi, Mitamura» esclamò Hanasuke, sforzandosi di non far vacillare la voce, quando il professore appoggiò la fronte sul tavolino, prostrato dal suo alcolico. «Che cosa faaaai? Dormi? Ti pare il momento diii dormireee?»
Yu non diede segno d’averlo sentito, né tantomeno d’essere ancora vivo.
Inarcando le sopracciglia, Hanasuke si alzò dalla sedia – come mai il terreno tremava così tanto? –, aggirò il tavolino e gli afferrò una spalla per riscuoterlo dal suo stato inerte.
Tra un “eeeehi, Mitamuraaaa!” intervallato da “hic” e l’altro, il professore sollevò di scatto la testa e lo costrinse a tacere. Con le labbra premute contro le sue. Il sapore dell’aperitivo di Mitamura invase la bocca di Hanasuke insieme alla sua lingua e il cervello annebbiato dall’alcool di Onigawara impiegò diversi secondi a registrare che cosa stesse succedendo.
Incredulo, dapprima mugolò cose senza senso, ostacolato dalle loro labbra intrecciate, poi si ritrasse e a fatica si sforzò di tradurre quei mugugni soffocati in parole di senso compiuto. «Nhh, Mitamura, che cosa… cavolo… Che fai?»
Nonostante lo stato d’ebbrezza, Yu riuscì a mettere insieme una delle sue espressioni perplesse, si sistemò gli occhiali sul naso e infine replicò, la voce tremante e più bassa del normale: «È… è stato Shishido a suggerirmelo. Mi ha detto u-una cosa tipo “vi farà bene”».
Nel rendersi conto di quel che Shishido aveva architettato – con molto impegno da parte del suo cervello provato dall’ubriachezza –, Hanasuke impallidì, ma si impose di rimanere calmo. «Ma tu… tu sai cosa vuol dire quello che hai fatto? Il… il bacio?»
Mitamura distolse lo sguardo e – ma forse era un’impressione – arrossì un po’ di più. «Certo che lo so. È per questo che l’ho fatto».
Prima che Onigawara potesse decidere il da farsi, il discreto cameriere che li aveva serviti apparve alle sue spalle e affermò con estrema disinvoltura: «Se i signori vogliono spostarsi al piano di sopra, abbiamo diverse camere da letto libere».
Hanasuke batté le palpebre, inizialmente esitante e confuso.
Poi, a poco a poco, mise insieme i pezzi, il dubbio affondò radici dentro la sua mente turbata e perplessa. Il consiglio di Shishido di tacere il luogo dell’aperitivo. Le sue parole, “vi farà bene”. Il suggerimento del cameriere.
Era sul punto di sbottare in un’imprecazione, quando i suoi occhi scivolarono sul viso di Mitamura, che lo fissava in attesa di una risposta. Preoccupato. Speranzoso.
«Uhm…» borbottò, poco convinto. «Va bene. Prendiamo una stanza».
Mentre salivano le scale e Yu si appoggiava a lui per non crollare in ginocchio, Onigawara si domandò per quale motivo avesse accettato. Soltanto perché Mitamura l’aveva mosso a compassione? Essere amici era una cosa, quello che si apprestavano a fare era tutt’altra e non era sufficiente la pietà.
Fosse accaduto con chiunque altro, si sarebbe irritato, ma poi l’avrebbe buttata sul ridere.
Fosse accaduto con chiunque altro, non avrebbe accettato di andare nella camera da letto di un gay bar – o motel, o quello che era – insieme a lui.
Perché con Yu era stato così stranamente accondiscendente?
La stanza non era molto grande, però era accogliente, con pareti di un azzurro tenue, un letto matrimoniale e un tavolo da toeletta. In fondo alla stanza una porta chiusa, che probabilmente si affacciava sul bagno, e nell’aria profumo di pulito, di lenzuola appena lavate.
Perlomeno lo stupore e l’indecisione gli stavano schiarendo la mente; anche Mitamura appariva un po’ più lucido, sebbene fosse ancora malfermo sulle gambe.
Poiché il professore non parlava ed evitava con decisione d’incontrare il suo sguardo, Hanasuke si sedette sul bordo del letto e appoggiò le mani dietro di sé, a fare perno sul materasso soffice. «Allora, cos’è questa storia?»
Yu non si sedette, si passò una mano tra i capelli neri e, socchiudendo gli occhi, sospirò profondamente. «Non c’è niente. Ho chiesto a Shishido un consiglio, perché volevo avere un appuntamento con te».
Inevitabilmente, Onigawara arrossì. «Pe-perché proprio con me?»
Si sentiva un cretino a porre una domanda del genere e Mitamura doveva convenire con lui a giudicare dal modo in cui si decise finalmente a guardarlo in faccia. Come se stesse parlando con un ritardato mentale – il familiare sguardo assassino alla Mitamura.
«Perché ti amo».
«Ah».
Grazie a lui, la conversazione si stava abbassando a un livello vergognoso, ma, se al principio Hanasuke aveva ritenuto di dover prendere il controllo delle circostanze, aveva finito col farlo Yu, come succedeva sempre.
«“Ah” non è una risposta soddisfacente, Hanasuke Onigawara» commentò Mitamura, senza più traccia d’imbarazzo nella voce, solo freddezza. La sbornia gli era passata abbastanza da restituirgli il tono arrogante di chi si rivolge a un bambino delle elementari. Onigawara gli avrebbe tirato un pugno davvero, prima o dopo.
«E contavi di dirmelo facendomi ubriacare?» ribatté d’istinto Hanasuke, irritato.
«Forse».
Dall’alto del suo scranno, Sua Indifferenza lo graziò del beneficio del dubbio.
Onigawara corresse mentalmente le proprie riflessioni: Yu non si limitava a dare, senza poterla controllare, una pessima impressione di sé, ma sapeva darla e sembrava persino godere nel farlo.
Era suo dovere metterlo a tacere.
Tre secondi più tardi, si chiese che cosa diavolo stesse facendo. Nelle sue intenzioni avrebbe dovuto coinvolgerlo in una rissa – poco importava che Mitamura fosse di gran lunga più forte di lui –, non afferrarlo per i fianchi e baciarlo di nuovo, con molta meno passività della prima volta.
Nota mentale: mai più accettare appuntamenti consigliati da Kanbee Shishido.

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I manga di Karakara Kemuri sono semplicemente irresistibili <3 E Mitamura e Onigawara sono semplicemente stupendi insieme <3
Se qualcuno volesse lasciare un commento, mi farebbe felice :D
(La storia partecipa al Let's ship again, secondo giorno, prompt aperitivo.)
  
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