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Autore: MadLucy    06/04/2012    8 recensioni
Diciotto anni dopo,dopo Maka,Kid,Black*Star e gli altri,ci troviamo qui. A Death City.
Dove un tempo tutto è iniziato,e ricomincerà di nuovo.
Chi occuperà i banchi della Shibusen? Chi saranno i protagonisti di questa storia? Ma loro,ovviamente.
I figli dei nostri eroi.
La nuova generazione di Soul Eater non passerà meno guai dei loro predecessori; dovrà vedersela con manie di protagonismo,nevrosi da simmetria,lividi da enciclopedia e attacchi di panico,senza contare i loro genitori...
Ma la follia minaccia di nuovo il mondo,più forte che mai...a causa di chi? Lo scoprirete solo leggendo!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo

Dedico questa storia, ormai giunta al termine, a Donychan, Mewlove, melanita e chiunque altro l'abbia seguita dall'inizio fino ad ora; poi a chi l'ha aggiunta ai preferiti, seguiti, ricordati, a chi l'ha recensita ed a chi l'ha solo letta silenziosamente. Grazie infinite. Vi lascio all'epilogo.


Epilogo.





La brezza tiepida del tramonto agita i leggeri capelli neri, che solleticano delicatamente le sue spalle scoperte.
Non sente passi. Gli dèi sono inafferrabili. La sua presenza, però, è innegabile: lo sguardo oro del padre, oro antico d'austera compostezza, le perfora il cranio. E' quasi doloroso, stare lì con lui. Il silenzio acquisisce una consistenza di piombo e l'armonia perfetta della solitudine s'infrange misera. Ora non riesce più a guardare il cielo e pensare. Ora può solo ignorarlo.
-Shi.- Un'ammonizione, un'imprecazione, un avvertimento?
-Padre.- Voce vuota e muta, che non dice niente. Voce come acqua che scorre. Voce che non si spezza, inflessibile. Lei è inflessibile.
-Shi.- Niente da dire. Solo occhi gialli a fissarla, solo una figura voltata di spalle. Niente.
-Shi...- Una supplica. La supplica sconsolata di chi ha sbagliato tutto, e se ne rende conto quando i suoi errori sono impressi nella pietra.
Lui. Il tramonto. Quella collina. Quel silenzio contraffatto che nasconde grida silenti. Anime che piangono e gemono.
Senza fare rumore, però. Le anime di due dèi.
Padre e figlia. Una pausa che dura all'infinito, una pausa che contiene tutto quello che provano. Il dolore, la rabbia, il rimpianto.
Eppure, in quel silenzio che non è più un silenzio, Shi lo perdona. Perdona l'uomo, perdona Death the Kid, perdona un umano che sa sbagliare e pentirsene.
Perdona quel dio freddo e distaccato che non le mostrava il suo affetto, perdona quel padre che adesso è lì ad affogare nel rimorso.
-Shi!-
-Sì... papà. Lo so.-
La abbraccia, Kid. Abbraccia quella bambina che aveva creduto di non rivedere mai più. Quella bambina che aveva bisogno di lui.
La stringe come se fosse l'unica cosa che davvero conta. E o è. Ma ci ha messo troppo tempo a capirlo.
-Scusa se non sono perfetta.- Un bisbiglio incerto, quel bisbiglio malvagio che ha sempre tormentato il suo cuore a notte fonda.
-Non dire mai più quella maledetta parola.-
Shi esita. -"Scusa"?-
-Perfetta.-
Kid affonda il volto nella spalla esile della figlia.
Odia la perfezione.







-Guarda il cielo.- Adelle solleva un braccio magro. La manica verde della maglia scivola, denudando la pelle color della Luna e l'ossatura fine. Ha un polso davvero sottile.
-Cos'ha il cielo?- Ace alza il capo.
-E' bello.- risponde lei semplicemente.
Ace lo osserva. Sì, è bello. Il sole, un miraggio di luce incandescente, carezza la cima di alte montagne azzurrate, dai profili vividi. Nuvole morbide, come panna spalmata, si estendono pigramente nello sfondo arancio ambra. Death City, in lontananza, appare minuscola quanto una casa delle bambole.
-Non pensi che si stia bene qui?- commenta Adelle, sorridendogli e guardandolo con la coda dell'occhio.
Il ragazzino annuisce, distratto. Il paese dove sono nati è sempre il medesimo, familiare e rassicurante, ma quante cose sono successe, da quando sono partiti. Quante cose sono cambiate.
-Guardare in faccia la morte cambia le persone.- mormora Adelle pensosa, quasi intuendo i suoi pensieri.
-Ah-ah.-
-Abbiamo bisogno di un po' di leggerezza. Di distrarci.- Ha un'espressione cospiratrice, un po' emozionata. -Vuoi vedere una cosa che ho imparato?-
Senza attendere una risposta, agita piano due dita a mezz'aria. Inizialmente Ace non vede nulla ma qualcosa, una specie di bagliore caldo, si sta espandendo fra le sue mani.
Pochi istanti dopo stringe un fiore delicato, che emana una pacata luminescenza. L'aurea corolla si schiude in una miriade di scintille vivaci.
-Come diavolo hai fatto?!- ribatte Ace sconcertato.
Adelle sorride ancora, divertita dallo stupore sul suo viso.
-Non lo so. Mentre riprendevo le forze, lì sdraiata, è successo.-
-Cos'è?-
-Luce.- Adelle lascia che il vento le sottragga dalle dita lo stelo sottile, per poi cullarlo dolcemente finchè i petali non si disperdono e svaniscono nell'aria della sera.
-Ti voglio bene, Ace.- sbotta d'impulso. -Adesso più che mai.-
Un sorriso lento compare sulla sue labbra. -Anch'io, Addy. Per sempre, non ricordi?-
Adelle s'intenerisce nel sentire quel soprannome, che sa ancora di quella bambina spaventata che era. Ma non lo è più. Si sente diversa. Forgiata dagli eventi, rafforzata.
L'unica cosa che non cambierà mai, nella sua vita, è lui.
-Sì.- sussurra in un soffio. -Sì, per sempre.-






-Non farlo.-
-Troppo tardi, Theodore.- La voce canzonatoria di lei risuona, quasi malinconica, nello spazio che li divide.
Il ragazzo affonda le unghie corte e spezzate nel palmo, digrignando i denti. -Bugiarda. Potresti cambiare idea, qui, adesso: solo che non vuoi.-
Ran lo guarda, con quegli occhi così consapevoli e maliziosi. Non più inumani e folli, non più sanguigni, ma di contenuto cristallo.
-Nemmeno tu vuoi che io resti, anche se ora lo credi. Un giorno sarai contento di non avermi trattenuta.-
-Perchè dici così?! Non è vero!- Si rende conto di stare urlando. Di avere alzato pericolosamente la voce.
-Il tempo darà ragione ad uno dei due, immagino.- Gli sorride, ancora amara. -Ma tanto è la verità, non c'è bisogno di restare per accertarsene.-
Theodore scuote la testa, febbrile. -Stupida. Stupida. Smettila. Perchè vuoi andare?! Eh?!-
Ran gli lancia un'occhiata obliqua. -Ho già combinato abbastanza guai qui, non credi?-
-Non è colpa tua, accidenti!- Lacrime odiose, che per nulla al mondo verserà, annebbiano i suoi occhi ardenti. -Eri contagiata dalla follia!-
-Come saggiamente il mio amato cugino ha detto, la colpa è qualcosa d'ereditario. Scorre nelle vene come sangue, la si acquisisce insieme al patrimonio genetico. Ora anche io devo pagare la parte che mi spetta per gli errori di mio padre.- Le sue labbra si incurvano sardoniche. -Sono stanca di scappare, ma non voglio rovinare le vostre vite ulteriormente.-
-Non stai rovinando la mia vita.-
-Ah, giusto: l'ho già fatto.-
-Piantala, okay? E rimani. Rimani.- Le prende una mano. Una stretta supplichevole e incerta. -Permettimi di amarti da lontano, ed ammirarti senza alcuna speranza di averti. Chiedo solo questo, cazzo.-
Ran s'immerge ancora ed ancora in quegli occhi grigiastri come il fumo delle sigarette, come le nubi temporalesche. Vorrebbe acconsentire. Ma è tutto troppo complicato per cedere a quel desiderio frivolo e terribilmente umano.
-Inizia ad odiarmi, Theodore, e non farà più così male.- consiglia piano. Può solo dirgli questo.
Gli si avvicina, tanto.
Theodore la scosta, brusco. -Se mi baciassi, non sopporterei di vederti andare via.-
-Giusto. Le illusioni fanno solo male agli occhi.- La ragazza sorride, un'ultima volta. Il suo sorriso misterioso e strano e indecifrabile.
-Sarai felice, come con me non saresti mai stato.-
-Suona come un ordine.-
-Magari lo è.-
Detto questo gira i tacchi e, canticchiando una melodia sconosciuta, si allontana rapidamente fiancheggiando l'autostrada che conduce fuori Death City.
Theodore tace, osservando la sua figura farsi sempre più piccola. Sicuro che quello non è affatto un addio.
E altrettanto che Ran ne è consapevole.
Sogghigna dolente. -Ci rivedremo, stupida. E scoprirai che ti eri sbagliata.-

















Fine.























Note dell'Autrice: No, mio Dio. E' finita.
In questo momento sento solo una grande malinconia. Dire addio a questa storia è dura, a questi personaggi sono affezionata ormai.
Non so se condividete -almeno un po'- quello che provo, ma dopo questo lungo faticoso percorso dire semplicemente "stop" e lasciarla mi sembra orribile.
Ma ritengo che il mio compito, in quanto narratrice, sia ormai terminato. Ognuno di voi potrà immaginarsi il seguito che più gli aggrada.
Può darsi che Theodore abbia ragione, che lui e Ran si rivedranno: lei potrebbe tornare, lui potrebbe cercarla. Oppure si innamorerà di un'altra.
E Adelle e Ace? Beh, anche qui lascio libera interpretazione al lettore. Se vi piace immaginarli insieme come fidanzati, fate pure.
Bene bene, vi saluto, cari lettori. Grazie, grazie infinite per avermi seguita fin qui. Per me è stato importantissimo.
Spero che questa storia abbia significato qualcosa per voi, vi abbia lasciato un'emozione. Se è così, sarò la scrittrice più felice dell'universo.
Grazie ancora, davvero. ^-^
Lucy



  
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