Accettare se stessi
Capitolo 1
Cameron entrò furiosa nel suo ufficio.
“Cavolo quando si arrabbia è davvero carina”fu il pensiero fulmineo che attraversò la mente di House, pensiero che altrettanto fulmineamente si tradusse in parole “Cameron..ma lo sai che mi ecciti di più quando sei furiosa? Stai imparando dalla Cuddy?”
“C'è poco da
scherzare House!”, con occhi lampeggianti d'ira lo stava praticamente
incenerendo, quell'uomo di cui era innamorata, ma che
la prendeva solamente in giro, si divertiva a vederla soffrire in
silenzio...che cavolo aveva ora da sghignazzare?!
“Come hai potuto,
come hai potuto?! Perchè diavolo lo hai chiamato?”
“Chiamato chi? Ah
si, è vero l'ho chiamato io il ristorante cinese...ogni tanto mi piace variare
un po' la dieta, perchè a te no?” House faceva finta di non sapere e le lanciò
un'occhiata a metà tra il malizioso e l'innocente. “Non fare finta di niente!
Tu hai chiamato Kyle! Lo hai fatto venire qui a sconvolgermi di nuovo la vita! Non ti basta affondarmi
ogni giorno con le tue battute?!” Cameron
era sconvolta, stava per piangere e cercava disperatamente di non darglielo a
vedere...oh, ma che importava, tanto lui l'aveva già capito!
“Non pensavo che
dare notizie di te al migliore amico del tuo maritino ti avesse sconvolta”. Non c'era nulla da fare, continuava a colpirla
con la sua indifferenza. Cameron biascicò un “non
dovevi non dovevi” e uscì velocemente dal suo ufficio, quasi
scontrandosi con Chase e Foreman,
che si scambiarono uno sguardo di rassegnazione: un'altra discussione con House,
ci risiamo, la piccola Cameron proprio non riusciva a
dimenticarlo.
Cameron corse via: si
sentiva inutile, piccola, impotente contro quell'uomo che le stava rovinando la vita, anzi no, era lei
che se la stava rovinando. Cosa ci doveva fare lui se non l'amava? Doveva
rassegnarsi, doveva!
Forse non sai quel
che darei
perchè tu sia felice...
Piangi lacrime di
aria
lacrime invisibili che
solamente gli angeli san portar via
ma cambierà stagione
ci saranno nuove
rose[...]
Vorrei rinascere
per te
e ricominciare
insieme
come se non sentissi
più dolore
ma tu hai tessuto
sogni di cristallo
troppo coraggiosi e
fragili
per morire adesso
solo per un rimpianto.
La sua anima
gridava ad House “Guardami! Sono qui perchè ti amo!
Voglio amarti!”
Ma lui era sordo,
il suono del suo dolore sovrastava tutti gli altri. Quando sembrava guarito,
allora forse la avrebbe potuta ascoltare. Ma era durato troppo poco perchè un
uomo come House si aprisse. E ora che soffriva di
nuovo sembrava provarci ancora più gusto a farla soffrire. Cosa credeva House?
Credeva che trattandola così lei si sarebbe arresa? E ora, che si metteva a
fare poi? Chiamava Kyle! L'uomo per il quale si era
sentita uno schifo, innamorata di lui, mentre suo marito moriva. L'uomo che era
arrivato di corsa in ospedale chiedendo di lei, della dottoressa Allison Cameron. L'uomo che
l'aveva affrontata duramente “Perchè non mi hai più richiamato? Pensavi che
stando lontana da me avresti fatto la cosa migliore? Io ti amavo, sono passati
anni e non ho smesso di pensarti, no Cameron non
fuggire di nuovo!”
Cameron si era trovata
completamente spiazzata dall'ingresso di Kyle nella
sala riunioni del team. Non aveva saputo rispondere, lo aveva fissato inebetita
per qualche minuto, per poi piantarlo in asso, era corsa via. Come poteva
dirgli che quella ferita le bruciava ancora tantissimo, che aveva desiderato
solo dimenticare tutto, suo marito e Kyle, scappare e
terminare gli studi di medicina a Boston, lontano.
Aveva capito
immediatamente che a chiamare Kyle era stato House.
Perchè l'aveva
fatto? Non se lo spiegava. No, doveva saperlo. Fece dietro-front e ritornò
nell'ufficio di House, presenti stavolta anche Foreman
e Chase.
“Ahi ahi, gattina inferocita in arrivo! Meglio che andiate se non volete beccarvi qualche graffio...”ironizzò
subito House, senza alzare nemmeno gli occhi dalla cartella del paziente. “Il
capo ha ragione stavolta, perchè non andate a farvi un giro?”replicò subitò Cameron. “Ehi, ma il
paziente...”stava dicendo Chase, ma Foreman lo tirò per la
giacca, lanciandogli una chiara occhiata che diceva tutto e che fece subito
desistere Chase, il quale si avviò verso la sala
riunioni insieme a Foreman.
“Cosa c'è ancora?
Hai finito di piagnucolare?”ancora House non la guardava “Voglio solo sapere
perchè l'hai fatto. Tu sai benissimo della non-storia tra me e Kyle, sai che ne ero innamorata
nel momento più sbagliato, e sai che ho sofferto molto”
“Impara ad
affrontare i fantasmi del tuo passato, piccola Cameron”
- “Con il Vicodin o andandoci a letto e poi mandarlo
via, che consiglio mi dai?”. Aveva colpito il bersaglio. Si sentì un po'
cattiva per questa battuta, questa era bella, lei si sentiva cattiva. House la
guardò. “Vedi che qualcosa ti ho insegnato?” - “Come ti sei permesso di
impicciarti della mia vita privata?” - “Non è quello che fai tu tutti i
giorni?” - “E' diverso e lo sai! Non lo faccio certo per ferirti..” - “Ah, già, allora semplicemente perchè sei curiosa, o perchè vuoi fare la crocerossina con me. Ok ti perdono lo stesso, puoi andare...” - “Ehi!” Cameron sbattè la mano sulla
scrivania “Qui stiamo parlando di me! E del perchè hai chiamato Kyle” -
“Ah si, scusa, avevo perso il filo, ops,
l'ho perso di nuovo, cosa volevi sapere?”. Cameron
era ormai esasperata, e andò via di nuovo. Quella mattina non aveva fatto che
scappare.
'Forse stavolta ho
esagerato un pò..' pensò House 'Poco male, lei mi
perdonerà...come sempre...' e ritornò alla cartella del paziente, sorridendo.
Entrò qualcuno nel
suo ufficio, ma lui non alzò nemmeno gli occhi, troppo concentrato a formulare
una diagnosi per quel caso difficile.
“Lei...lei è il
dottor House?” - “Si, sono io, non si usa più bussare” rispose il medico non
degnando il nuovo arrivato di uno sguardo “Io...sono Kyle
Norton, lei è il capo di Allison
vero?”. Stavolta House lo guardò dritto in faccia: ecco com'era una persona
“normale” che piaceva a Cameron. Niente male:
lineamenti regolari, alto, giovane, si direbbe prestante. 'Si,
ma io sono più alto di lui' pensò House e si alzò sul
bastone quasi per provarlo. “Sono io si, guardi, Cameron
ora può essere in due posti, intendo uno dei due posti, chiaramente. O è andata
a casa, o è corsa sul tetto, ma penso più che sia ancora nell'ospedale, sa, Cameron non mollerebbe mai il lavoro su due piedi solo per
una banale discussione tra amici, la conosce immagino...troppo onesta quella
ragazza! - stava finendo di riordinare le cartelle ma
il suo interlocutore non accennava ad andarsente - La
raggiunga sul tetto, le dica che la ama, insista parecchio, magari le dica
anche che è malato o è invalido e vedrà che le si butterà tra le braccia...”
“Dottore, lei la
conosce bene?”, domandò con un pizzico di timidezza Kyle
- “Beh sa, lavoro con lei da 3 anni, è possibile che lei la conosca molto
meglio di me, anzi no, davvero non è possibile, io la conosco meglio di
chiunque altro” e detto questo lo guardò dritto negli occhi, con un sorrisetto di sfida. Kyle fece
finta di niente “Perchè mi ha fatto chiamare? Voleva che la portassi via?” -
“No, mi basta...che la renda felice”House pronunciò queste ultime parole
lentamente, scandendole una ad una, quasi per capirne
meglio il significato. “Lei la ama, dottore?” - “Io?!Ma
è impazzito! Neanche per sogno, solo che mi fa tenerezza vederla...sospirare
per un uomo...che non potrebbe mai renderla felice... - House si incupì - In fondo mi sento suo padre, la piccola Cameron lavora troppo, è circondata da colleghi stupidi che
ogni tanto le fanno la corte, penso che abbia già visto il biondino australiano
lì fuori, lui ci è persino andato a letto quando lei era strafatta. Comunque
non si preoccupi è una storia passata quella.” -
“Crede che lei, riuscirà a dimenticare...quell'uomo?”
- “Me dice? Beh, sarà difficile, certo io ho un
fascino indiscutibile sulle donne, ogni tanto tornano perchè hanno bisogno di
qualcuno che le tratti male, e io ci riesco benissimo,
poi ne hanno abbastanza e se ne vanno di nuovo. Eh, che vuole fare, è la vita!”
“Allora è lei
l'uomo di cui Allison è innamorata?” Kyle cominciava ad innervosirsi, i modi di fare così
diretti di House lo mettevano a disagio. “Beh sa, signor Norton,
Cameron forse non ha capito ancora che non è
innamorata di me, semplicemente è attratta dalla mia gamba zoppa, dai miei modi
scorbutici, per la crocerossina che è in lei...Su, ora vada, Cameron sarà ancora sul tetto”, e lo congedò girandosi di
spalle a guardare la finestra. Presto si sarebbe levato un peso di dosso:
faceva male anche a lui vedere qualcuno che soffrisse a causa sua. Quel Kyle era la persona adatta per fare dimenticare a Cameron di lui: era esattamente il suo opposto. Sarebbe
andato al loro matrimonio nel giro di pochi mesi. Lui sarebbe rimasto di nuovo
solo, ma ormai ci era abituato. Dolce Cameron, non si meritava un uomo così disgraziato come lui.
Così dannatamente
infelice. E contento di esserlo.
Come era facile
mentire a quella ragazza. Era troppo ingenua, oltre che irresistibilmente
carina. “Tu piaci a tutti Cameron” - “...e a te
piaccio?...ho bisogno di saperlo”. In quei lunghi
secondi prima di rispondere House per un attimo aveva pensato che forse lei
avrebbe allieviato il suo
tormento quotidiano. Ci aveva pensato per un attimo, ma subito dopo pensò che
lui sarebbe diventato sicuramente il suo tormento quotidiano, meglio
risparmiarglielo “No”.
Aveva costruito un
discorso razionale, per spiegare a lei la sua cotta per lui. Ci credeva anche
lui al suo discorso. Con il passare del tempo si era abituato a questo amore silenzioso, che lei non faceva nulla per
nascondere. Ma del resto ad House bastava guardarle
gli occhi per capirla, e per fidarsi istintivamente di lei.
Ora però era meglio
darci un taglio. Era bello avere una persona che ti adorava, ma questo gioco
doveva finire: preferiva il suo odio al suo amore.
Il dottore usciva
dall'ospedale pensando a tutto questo, ma non riuscì a trattenersi dal gettare
un'occhiata verso il tetto del Princeton Plaisborough. Era la cosa giusta, sperava solo che quel Kyle non l'avrebbe trascinata troppo lontana da lui. In
fondo si era affezionato a quella sua dottoressina
ingenua, si, si era proprio affezionato.
Salì sulla sua
moto, non prima di aver inghiottito la sua solita pastiglia di Vicodin.
Il giorno dopo Cameron avvisò la Cuddy che non
sarebbe andata all'ospedale. Più che perplessa la Cuddy
andò a cercare House, li aveva sentiti litigare il giorno
prima, Dio solo sapeva cosa lui le avesse detto, sicuramente qualcosa di
molto grave.
“Ah eccoti!” -
“Ciao, mio raggio di sole! Sono puntuale stamattina, hai visto? Ho solo un'ora
di ritardo...anche se ti confesso che Wilson ha
firmato al posto mio proprio un'ora fa...” - “Lo sai che Cameron
non viene a lavoro oggi?”. House rimase un attimo interdetto “Non lo
sapevo...ti ha chiamato lei?” - “E chi se no, House! Cosa le hai detto ieri? Sono convinta che c'è il tuo zampino in questa
faccenda” - “Io?! Ieri non le ho detto proprio niente...però pensandoci...è venuta qui una sua vecchia
fiamma, immagino che abbiano fatto una bella rimpatriata stanotte...” - “Cameron non eviterebbe mai di venire al lavoro per questo!”
- “Beh, forse anche lei si è svegliata, era l'unica che ti obbediva qui, forse
si sentiva un po' sola” - “House tu pensa solo questo: stai attento. Forse non
te ne sei accorto, ma lei ti dà stabilità almeno quanto
il Vicodin. Non ti puoi permettere di perderla, e
l'ospedale non può permettersi di raccogliere di nuovo quello che resta di te,
House!”. Detto questo la Cuddy lo lasciò solo. 'Ma in fondo che vuole la Cuddy
per un misero giorno di assenza? In fondo non ha mica dato le dimissioni.
Probabilmente era come diceva lui: Cameron aveva
ritrovato il suo amor perduto, e desiderava trascorrere un po' più di tempo con
lui. A quest'ora si staranno rotolando nel letto...', a questo pensiero House
sentì la testa che gli girava. Di certo Cameron era
una bellissima donna, capacissima di fargli girare la testa, con un solo movimento
dei fianchi. Aveva perso la possibilità di farla sua, e ora probabilmente quell'imbranato stava mettendo le sue mani addosso al suo
corpo. La sua dottoressina ingenua tra le braccia di
un altro. House si rendeva conto che la desiderava, l'aveva sempre desiderata.
Eppure non bastava desiderarla per pensare di volerla al suo fianco, no.
Così pensieroso House entrò nella sala riunioni del team, dove Foreman e Chase discutevano già
del prossimo caso. “A proposito Cameron che fine ha
fatto?”domandò Chase - “Oggi non viene, dovremo fare
a meno di lei” - “Oh no! Chi esaminerà le analisi senza Cameron??” finse di disperarsi Foreman -
“Sarai tu, viso pallido, e tu, cangurino, farai tutto
il resto. Anzi no, ho cambiato idea, non voglio rimetterci un paziente, Foreman affido a te il caso, Chase
sostituiscimi in clinica. Chiamatemi se necessario,
non ammazzate nessuno, io...adesso vado nel mio ufficio”
I due dottori si
scambiarono un'occhiata: la giornata prometteva guai ancora prima di
cominciare.
House chiuse le tende del suo ufficio e si immerse in un buio totale. Non
voleva pensare, aveva solo tanto sonno. Avrebbe schiacciato un pisolino, non
prima però di aver controllato le sue e-mail: bah, una mail
dai suoi genitori, molte dai rappresentanti di case farmaceutiche, qualche ex
paziente in cerca di consigli stupidi su sintomi stupidi(ma come avevano avuto
la sua e-mail?) e...si non c'era dubbio, c'era una mail di Cameron!
Esitò prima di
aprirla, poteva contenere tutto: una dichiarazione d'amore, una di odio eterno,
un virus informatico... Finalmente la aprì.
“Gentile dottor
House,
le comunico che a
breve presenterò le mie dimissioni dall'ospedale, in quanto gravi questioni mi
richiamano a New York. Mi auguro che riuscirà a sostituirmi in poco tempo.
Provvederò entro stasera ad inviarle personalmente una lista di candidati. Nel
frattempo la saluto, è stato un onore lavorare con lei.
Distinti saluti
dottoressa Allison Cameron”
House si sarebbe
aspettato tutto, tranne che una lettera tanto formale. Si immaginava
al limite una lettera del tipo “Non potrò mai dimenticarti, ti amo” o al
massimo “Ti odierò per sempre, scappo per non rivederti mai più”. Forse era
davvero troppo presuntuoso. Ecco, la dolce dottoressina
gli stava dando il benservito nella maniera più fredda e indifferente del
mondo, attraverso la formalità di una lettera di dimissioni. Non poteva credere
che Kyle la potesse spingere in così poco tempo a
lasciare Princeton, a lasciare lui. Strano, si sentiva proprio come un fidanzato
lasciato. E tradito.
Quali potevano
essere questi gravi motivi che la stavano portando via? E poi talmente gravi di
pensare di non tornare più, invece di prendersi dei semplici giorni di ferie!
'Ohhh basta!' si urlo mentalmente House. Lui l'aveva sempre
saputo che Cameron prima o poi se ne sarebbe andata,
quella fastidiosa alunna in cerca di continue attenzioni da parte sua. Quelle
attenzioni che lui non le aveva mai voluto concedere,
se non sotto la forma delle battutine sul suo aspetto.
Decise di rispondere
all'e-mail, voleva darle un'ultima lezione di vita. Si, ma quale?
House si fermò
davanti allo schermo bianco: non aveva idea di cosa scriverle.
Forse avrebbe
dovuto usare lo stesso registro formale “La ringrazio dottoressa per il lavoro
svolto nel mio team, le auguro una splendida carriera ma perchè mi lasci qui? Ti ho davvero esasperata
a tal punto?Perchè ti sei arresa con me?Ah, già. Con me si arrendono tutte. Hai
ragione non è colpa tua, è solo colpa mia. Ciao”
House rinunciò a
rispondere: forse lei stava solo giocando, per vedere
se lui correva a casa sua e la supplicava di rimanere. Beh, lui non gli avrebbe
dato questa soddisfazione.
Wilson, aveva
bisogno di prenderlo un po' in giro. Non ora, meglio farsi un
sonnellino prima.
Gregory! Gregory! Ah ciao Stacy, sei tu. Cosa c'è? Greg mi
fa male il cuore mi fa male il cuore mi fa male il cuore. Stacy
non urlare, ho mal di testa, adesso ti visito, vediamo se il cuore ha qualcosa
che non va. Gregory devi
aiutarmi, non voglio andarmene. Già te ne sei andata Stacy,
comunque il cuore è apposto. No! Mi fa malissimo, non me ne voglio andare! Stacy...Stac...Cuddy?! No
non sono la Cuddy, sono Cameron.Mi
fa male il cuore! Ehi mi tormenti anche nei sogni?Vattene, piccola Cameron. Se hai deciso di andartene te ne devi andare. Si,
ma mi fa male il cuore, guariscimi House, guariscimi! Ciao Cameron,
invitami al tuo matrimonio. Nooooo!!!
Cameron? Cameron? Sei andata? Hai visto, te ne sei andata anche tu.
Il sogno era stato
breve e confuso, ma anche lì House l'aveva lasciata andare.
'Questo dimostra che di
lei davvero non me ne importa nulla.' sorrise soddisfatto House, appena le
immagini del sogno gli ritornarono in mente.
'Comincerò da subito a
cercare un sostituto, tanto di persone con le abilità di Cameron
ce ne sono a decine tra questi medicuncoli appena
usciti dall'università'.
Cercò la Cuddy nel suo ufficio. “Cameron
mi ha avvisato che dà le dimissioni, preparami subito una lista di candidati.
Ah, mi raccomando, segui i miei criteri: bionda, occhi
azzurri, provocante e soprattutto obbediente. E che non abbia le manie
di eticità di Cameron, voglio che sia glaciale,
almeno quanto Foreman...”
“Cameron ti ha detto perchè dà le dimissioni?” - lo
interruppe la Cuddy con aria preoccupata - “Oh che
importa, morto un papa se ne fa un altro. Comunque non me l'ha detto, mi ha
solo mostrato la sua abilità di scrivere una lettera ad un capo. Dai, fai
presto con quella lista, ho bisogno di un medico per colmare il posto vuoto nel
mio team, e al più presto...” - “E al vuoto nel tuo
cuore non ci hai pensato?” - lo provocò la Cuddy -
“Ma quale vuoto! Certo si, era molto carina e una brava alunna, però che
problema c'è? La volete finire tu e Wilson con questa storia?!
L'unico vuoto che ho adesso è quello nel mio stomaco, sto morendo di fame...” - “Eppure sia io che Wilson ci abbiamo
visto giusto su di te. Puoi dire quello che vuoi, ma io lo so che ti piace, e
molto anche” - “Ok, allora aspetta, vuoi che ti dia
una soddisfazione? Si mi piace, sono innamorato di
lei, a tal punto che farei qualunque follia per riportarla qui. L'unica cosa
che non va è che..non è vero niente, non mi piace e questo è garantito.
Andiamo, hai visto come l'ho trattata in questi anni, povera piccola Cameron! Volevo farla desistere dalle sue manie di crocerossina,
ora ci sono riuscito, pazienza se se ne va, troverò un
altro medico da stuzzicare al posto suo, anzi no, per quello ho già Chase.” - “A chi la vuoi dare a bere House...” sospirò rassegnata la Cuddy -
“Senti, ora vado, Wilson sta andando a pranzare e non voglio perdermelo.” - si
avviò verso la porta - “E questa storia – le disse ancora – deve finire.
Trovami un candidato e basta. Ciao”