Ho un
nuovo compagno di banco
Guardai fuori dalla finestra della classe con aria annoiata. Non ne
potevo più di stare ferma: volevo uscire all’aria aperta e fare … già, cosa
volevo fare? Nemmeno io lo sapevo.
Riportai una parte del cervello nell’aula: il professore stava
presentando un nuovo ragazzo. Com’è che ha detto che si chiama? Socchiusi gli
occhi e provai a concentrarmi. Nulla. Avevo il vuoto in testa.
-Vai pure a sederti là- disse l’insegnante indicando il posto vuoto
accanto al mio. Sbuffai.
Vidi prima la tracolla malandata cadere sul banco che il mio vicino di
banco. Solo quando si sedette riuscii ad osservarlo meglio. Non che mi misi a
osservarlo spudoratamente come molti altri in classe, ma quegli occhi erano
veramente belli. Azzurri, come il mare.
Immagino che si accorse di me perché si girò, sorridendomi. Che
sorriso affascinante, commentai tra me e me.
-Percy Jackson- mi tese una mano – Piacere di conoscerti.-
Contemplai la sua mano per qualche attimo. Che coraggio, nessuno mi
aveva mai rivolto la parola da quando ero arrivata alla June Academy, quattro
anni prima.
-Aelle Amazon. Piacere mio- gli strinsi la mano, tuttavia non gli
sorrisi. Tornai a guardare la pioggia fuori dalla finestra, mentre Percy
Jackson si voltava verso la lavagna con un’alzata di spalle.
Rimasi gran parte della lezione con la testa da un’altra parte, anche
perché non riuscivo a seguire le parole del professore per più di tre minuti
consecutivi. I libri erano il mio peggior nemico, soprattutto quando cercavo di
impegnarmi sul serio: le lettere di ogni parola cominciavano a girare su se
stesse e non riuscivo a capire nulla. La faccenda mi metteva particolarmente a
disagio, ma la June Academy vantava un programma per dislessici da far invidia
a qualsiasi altra scuola.
-Jackson, spiegami il significato della frase che ho appena scritto
alla lavagna-
Il mio compagno di banco si agitò sulla sedia, torcendosi le mani. Lo
vidi sgranare gli occhi e socchiuderli a ripetizione, ma era chiaramente in
difficoltà. Fu allora che compresi: Percy Jackson era dislessico al mio stesso
livello.
-Non … non lo so- borbottò abbassando la testa.
Il professore non gli badò e diede la parola a Jolie,
l’intelligentona, che aveva il braccio alzato da almeno dieci minuti. Appena
aprì bocca, tutta la classe roteò gli occhi: sembrava una minuscola Hermione
Granger.
Non so perché lo feci, ma mi avvicinai a Jackson e con fare premuroso
gli presi una mano tra le mie, sussurrandogli di non preoccuparsi. Certamente
rimase sorpreso del mio gesto, ma mi ringraziò dicendo che ormai ci era abituato.
Quando mi sorrise un’altra volta, gli lascai andare la mano in tutta fretta e
tornai ad osservare la pioggia con un vago rossore ad imporporarmi le guance.
La lezione terminò con qualche minuto di ritardo, ma alla fine la
campana dell’intervallo suonò. Mi alzai e andai in bagno, dimenticandomi della
presenza di Jackson e del fatto che, come sua compagna di banco, forse avrei
dovuto passare del tempo con lui.
Tornando dal bagno mi fermai a comprare qualcosa alle macchinette. Il
mio stomaco si lamentava per la mancanza di cibo: quella mattina non avevo
mangiato nulla a causa della fretta di uscire.
Quando fui in vista della classe, trovai Jackson impegnato in una
conversazione con un altro ragazzo. Improvvisamente curiosa, mi portai
silenziosamente alle sue spalle.
-Allora hai già fatto amicizia- gli dissi in un orecchio.
L’altro ragazzo saltò in aria, emettendo uno strano verso, qualcosa di
simile ad un belato. Ma sicuramente me lo ero sognata. Ignorai quel suono e
riportai la mia attenzione su Jackson. Lui non era saltato in aria, anzi. Non
sembrava minimamente spaventato. Si era limitato a girarsi con una calma
sovrannaturale e a sorridermi. Di nuovo.
-Aelle!- mi chiamò.
Senza accorgermi, gli sorrisi in risposta. – Percy-
Mi ricomposi subito, nonostante la vocina insistente che, in uno
spazio recondito della mia mente, si chiedeva perché le barriere che avevo
eretto e che funzionavano con tutti, con Percy sembravano inutili.
-Aelle, lui è Grover- mi disse indicando il ragazzo che finora non
avevo calcolato. Per la prima volta lo guardai. Era più basso di Jackson, con
la carnagione più scura della sua e con degli occhi bruni che certamente non
risaltavano come i suoi. A questa analisi aggiunsi la sua evidente disabilità
fisica. Portava le stampelle.
Gli porsi la mano, che lui guardò prima di riscuotersi da una bolla
invisibile e stringermela con calore. Aveva un viso gentile, mi ritrovai a
pensare, e l’aria tipica di un amico.
-Aelle Amazon-
-Grover Underwood- si presentò in risposta.
Percy mi appoggiò una mano sulla spalla e io mi voltai verso di lui,
inarcando un sopracciglio.
-Conosco Grover da molto tempo. Ci siamo trasferiti qui insieme, solo
che siamo capitati in due sezioni diverse- mi spiegò –E poi non sono così
veloce a farmi nuovi amici- ridacchiò.
Non risposi, limitandomi ad un cenno del capo. Certamente non ero nota
per la mia loquacità. Tutt’altro.
-Rientro in classe, Percy- lo superai velocemente – E’ stato un
piacere conoscerti, Grover- .
Mentre mi allontanavo, Grover si rivolse a Jackson, dicendogli
qualcosa a bassa voce.
L’abbiamo
trovata.
Buonasera a chi legge!
Questa è la prima fan fiction in assoluto che scrivo, solitamente
faccio solo originali. Visto che la serie di Percy Jackson è la mia preferita,
ho deciso di iniziare proprio da qui. Ditemi cosa ne pensate! I commenti mi
aiuteranno a migliorare =)
Al prossimo aggiornamento!