La dama in
rosso
Madame Caslon era una fata.
C’era
qualcosa di straordinariamente affascinante nel suo sguardo di fuoco. La pelle
candida e le labbra rosse come il sangue la rendevano simile a una dea. Si
muoveva con grazia, afferrando con le dita sottili il collo del calice di vino,
che silenziosamente portava alla bocca e con altrettanto silenzio riempiva di
nuovo, sotto gli sguardi ammaliati dei presenti, che non aspettavano altro di
vederla cadere prima nell’ebbrezza, poi fra le loro braccia.
Madame Caslon apparteneva a una nobile famiglia di origini
antiche, e nessuno prima d’allora aveva mai sentito parlare di lei. Aveva il
fascino sensuale e misterioso delle donne del Nord, e non sembrava voler cedere
alle avance di coloro che la invitavano a ballare.
Era bella,
delicata e sensuale. Una donna perfetta sotto ogni punto di vista.
O almeno, lo
sarebbe stata, se solo Madame Caslon… Non fosse in
realtà Xerxes Break.
***
Era una calda mattina d’estate, e nella sede principale di Pandora ognuno svolgeva il proprio dovere, impegnandosi al massimo come ogni giorno. Tra le figure tranquille che si spostavano da una stanza all’altra della magione, una più frettolosa delle altre si dirigeva a passo svelto verso una delle camere situate al secondo piano. Le scure sopracciglia aggrottate sui suoi occhi dorati lasciavano intendere quanto, ancora una volta, fosse indignato a causa di qualcosa, o meglio, di qualcuno che sembrava non voler capire il significato del termine “responsabilità”.
Raggiunse la stanza e vi si soffermò davanti, emettendo un profondo sospiro. Riottenuta in parte la calma, bussò alla porta con tre colpi secchi delle nocche, ottenendo il permesso di entrare.
“Avanti!”
Esclamò una voce all’interno.
Non appena l’ospite fu dentro, il sorriso sornione e divertito dell’uomo seduto alla scrivania lo accolse, senza omettere quel velo di sarcasmo che sempre gli copriva il volto.
Nell’incontrare quello sguardo, l’uomo dagli occhi dorati perse subito quella pazienza che si era imposto di mantenere un attimo prima di varcare la soglia.
Vedendolo così indignato, l’altro comprese subito il motivo di quel cruccio, e si diresse verso un tavolino sul quale erano presenti una teiera e due tazze da tè, ancora da riempire. Volendo poi porre fine al silenzio della scena, voltò lo sguardo verso il nuovo arrivato, invitandolo ad accomodarsi.
“Prego, accomodati. Non rimanere sulla porta.”
Ma
l’ospite non accolse affatto la sua proposta. Rimase sull’uscio ad attendere che
fosse l’altro il prossimo a parlare. Aspettò in silenzio uno “scusa” o almeno un “mi dispiace”, mentre lo guardava versare con calma la
bevanda bollente all’interno delle candide porcellane decorate.
Ma in quel
momento, Gilbert Nightray era forse troppo arrabbiato
per rendersi conto di quanto fosse inutile tentare di strappare delle scuse
dalle labbra di Xerxes Break.
Ci aveva
provato più volte in passato, ma alla fine, chi doveva scusarsi era sempre lui
che, a causa del suo tono indignato, finiva per passare dalla ragione al torto.
Era incredibile come quell’uomo riuscisse ad ottenere sempre quello che voleva.
A volte, Xerxes Break tirava fuori il peggio di sé: a
dispetto di quanto fosse buono con chi gli voleva bene, in molte occasioni sapeva
anche essere un individuo incredibilmente irritante.
Versato il
tè bollente all’interno delle tazze, il servo di casa Rainsworth
s’accomodò su una delle due poltroncine ai lati del tavolo. Poi, con molta
tranquillità e noncuranza, portò l’orlo del piccolo recipiente alle labbra e
bevve in silenzio, sotto lo sguardo sempre più indignato del Nightray che, persa la pazienza, fu il prossimo a parlare.
“E quindi?
Non hai niente da dire?”
Domandò,
aggrottando le sopracciglia.
Break
spostò lo sguardo su di lui con aria interrogativa.
“Ti ho già
invitato a sederti, che altro dovrei fare?”
Disse,
fingendo di non aver compreso la ragione per cui fosse lì.
Gilbert si
portò una mano alla fronte e tirò un profondo sospiro. Quando lo prendeva in
giro in quel modo, Xerxes Break era l’uomo più odioso
del mondo.
Si passò
le dita fra i capelli corvini e, sbuffando ancora, decise di accomodarsi sulla
poltrona di fronte al suo interlocutore.
Break
sorrise, compiaciuto nel vederlo cedere ancora una volta alle sue provocazioni.
“Quanto
zucchero?”
Domandò.
Il Nightray puntò lo sguardo da un’altra parte, cercando di
evitare l’occhiatina furba dell’altro, che lo guardava col suo solito occhio
beffardo.
“Due.”
Pronunciò
il ragazzo, puntando gli occhi sul camino alla sua sinistra.
Xerxes
infilò due zollette del dolcificante nella tazza del suo ospite e cominciò a
mescolare il liquido al suo interno. Mentre girava lo zucchero nel tè, il suo
unico occhio rosso continuava ad osservare quelli ora più malinconici di
Gilbert. Non appena il ragazzo fu più tranquillo, il servo di casa Rainsworth riprese a parlare, mettendo da parte l’ironia.
“Ti avevo
promesso che sarei riuscito a risolvere la questione ieri, ma non è stato così.”
Gilbert
sospirò, senza ancora degnarlo di uno sguardo.
Break
estrasse il cucchiaino dalla tazza, che un istante dopo diede al Nightray.
“Prego, il
tuo tè.”
Gli occhi del
moro si concentrarono sul liquido rossastro, mettendo in mostra la loro
espressione triste e ancora un po’ indignata per la situazione. Erano trascorsi
diversi anni dalla caduta del suo padrone nell’Abisso, e Gilbert cominciava a
perdere ogni speranza di riaverlo indietro.
Xerxes
Break si era offerto di aiutarlo nell’impresa di farlo riemergere da quel luogo
oscuro ma, almeno per il momento, non sembrava che fosse in grado di assumersi
questa responsabilità.
Ci fu
silenzio. L’atmosfera era carica di tensione. L’occhio sanguigno del servo di
casa Rainsworth puntava con attenzione lo sguardo
triste e abbattuto di colui che aveva davanti. Improvvisamente, nel silenzio di
quell’immagine così penosa, Break avvertì un insolito brivido di dolore
colpirlo al petto. Gli occhi affaticati e stanchi di cercare del ragazzo lo
facevano sentire a disagio, come se, in fondo al cuore, Xerxes
fosse consapevole di qualcosa che faticava ad accettare.
Posò la
propria tazza di tè sul tavolino e schiuse le labbra, come per dire qualcosa.
Tuttavia, non fece in tempo a pronunciare nemmeno una sillaba, perché il moro
lo precedette, riprendendo a dialogare.
“Hai
saputo di stasera?”
Domandò,
rivolgendo finalmente i suoi occhi all’altro.
Xerxes
inclinò il capo da una parte e aggrottò le sopracciglia.
“Che
cosa?”
Chiese.
Gilbert
portò ancora lo sguardo sulla sua tazza di tè e si spiegò meglio.
“Pare che
la famiglia Garamond abbia organizzato un ballo in occasione dei cinquant’anni
di matrimonio del Lord e della Lady. Sono invitate tutte le più nobili
famiglie.”
Dapprima,
il servo di casa Rainsworth sgrano l’occhio sorpreso.
“Garamond?
Non sono forse quelli accusati di nascondere delle informazioni importanti
sull’Abisso?”
A quella
domanda, Gilbert annuì.
“Sì,
infatti.”
Break
sorrise compiaciuto, mettendo in mostra un ghigno malizioso.
“Potrebbe
essere l’occasione buona per accumulare un po’ di materiale utile…”
Cominciò a
dire, alludendo a ciò che più assillava il Nightray.
“Magari,
se riuscissimo a seguire i loro discorsi durante la serata, potremmo giungere a
delle conclusioni molto interessanti.”
A quelle
parole, Gilbert tornò a guardarlo, aggrottando le sopracciglia. Sembrava
intento a voler dire qualcosa, ma l’entusiasmo dell’altro lo precedette ogni
volta che tentò di aprir bocca.
“Pensaci:
tutta la sera ad origliare i discorsi dei presunti traditori. Con la scusa
della confusione del ballo, potremmo avvicinarci a loro quanto vogliamo, senza
esser sospettati di nulla!”
Ma
l’espressione del Nightray non sembrava altrettanto
entusiasta dell’idea. Infatti, c’era ancora un piccolo dettaglio che era
sfuggito al suo interlocutore.
“Approfittando
della situazione, potrò avere modo di capire meglio molte altre cose sull’Abisso,
che potranno esserci utili per salvare il tuo padrone.”
Gilbert
sospirò, riuscendo finalmente a prendere parola.
“Break…”
Il servo
di casa Rainsworth non ignorò il suo richiamo, ma volle
aggiungere un’ultima cosa.
“Insomma,
non pensi anche tu che, osservando da vicino le loro mosse, potrei venire a
capo di molte informazioni utili per la nostra missione?”
Gli occhi
dorati nel Nightray guardavano seri quello rosso del
servo.
Xerxes si
domandò il perché di quello sguardo così truce e si portò una mano alla bocca.
“Che c’è?
Mi è rimasto del cioccolato sulle labbra?”
Gilbert
sospirò e, trovate le parole giuste, confessò il motivo del suo poco
entusiasmo.
“E’ una
festa riservata ai nobili, Break.”
Inizialmente,
Xerxes sembrò non realizzare appieno il significato
di quell’affermazione. Il suo occhio rosso era rimasto immobile a fissare confuso
il volto del Nightray.
Nel
vederlo così, Gilbert si spiegò meglio, cercando di essere il più delicato
possibile.
“Insomma… In poche parole: tu non sei invitato.”
Malgrado
avesse provato a trovare parole migliori, la sua affermazione finale fu secca e
tagliente.
Break
rimase in silenzio, con la stessa espressione di un attimo prima.
“Ah.”
Affermò
semplicemente. Resosi conto di ciò che non aveva calcolato, alzò le spalle e
volse lo sguardo al soffitto, con aria noncurante.
“Oh, beh.
Pazienza! Sai che grave perdita…”
Poco dopo,
prese con calma altre zollette di zucchero e le aggiunse al suo tè. Ne mise
una, poi un’altra, poi un’altra ancora. Più ne aggiungeva, più la sua mano era
rapida nel tuffarle nel liquido bollente. Si era fatto evidentemente più
nervoso dopo aver appreso di non essere stato invitato al ballo. I suoi
movimenti, prima resi lenti da una calma forzata, si facevano sempre più
veloci, e lo si vedeva dalla rapidità con la quale mescolava lo zucchero nel
tè, o meglio: il tè nello zucchero.
Gilbert
era scandalizzato sia dalla quantità di dolcificante che Xerxes
aveva aggiunto alla sua bevanda, sia dal modo frenetico con cui lo girava, con in
volto un’espressione sempre più irritata.
Una volta
preparata la stucchevole miscela, il servo di casa Rainsworth
la bevve tutta d’un fiato, sotto lo sguardo incredulo e nauseato del Nightray, che non riuscì a celare una smorfia di disgusto.
“Aaaaahh… !”
Sospirò
Break, con sguardo estasiato.
“Delizioso.”
Dopo un
po’ di tempo in cui il moro aveva provato a cambiare discorso, Xerxes sgranò all’improvviso il suo unico occhio, come
illuminato da un pensiero geniale.
“Ho
un’idea!”
Esclamò,
sotto lo sguardo quasi spaventato di Gilbert che, da mogio come lo aveva lasciato,
lo vide all’improvviso nuovamente colmo di euforia.
“E se mi
fingessi nobile?”
Affermò il
servo di casa Rainsworth, destando stupore negli
occhi di colui che aveva davanti.
Non era
un’idea malvagia, in fondo. Tuttavia, rimaneva un grande problema.
“Non lo
so, Break…”
Cominciò a
rispondere il Nightray.
“Insomma, ti
conoscono tutti a Pandora. Non credo che li inganneresti facilmente.”
Ma in quel
momento, Gilbert Nightray non si stava rendendo conto
di quanto stesse sottovalutando ciò di cui Xerxes
Break era capace.
“Tontolino, Gilbert-kun…”
Nel sentir
quell’aggettivo infantile, il moro divenne subito rosso in volto. Lo sguardo
del suo interlocutore non prometteva bene: c’era qualcosa d’inquietante in
quell’espressione maliziosa e furbetta; qualcosa che Gilbert sapeva non essere buono.
“Non
presti mai la dovuta attenzione a come mi esprimo.”
A quelle
parole, il moro alzò un sopracciglio confuso.
Nel vedere
quello sguardo smarrito, sulle labbra di Xerxes s’allargò
un ghigno divertito.
“Non ho
detto che potrei fingermi un nobile.”
Precisò il
servo di casa Rainsworth, sotto l’espressione ancor
più interrogativa dell’altro, che cominciava a percepire una sensazione per
niente piacevole.
Infatti,
quando Gilbert rifletté bene sulle parole di Break, tutto nella sua mente fu
più chiaro: un’espressione shockata e affatto disposta ad aderire alle sue
intenzioni apparve sul volto del moro, che immediatamente indietreggiò con la
sedia, come a volersi astenere da quell’idea decisamente assurda e fuori luogo.
“No, no, e
poi NO!”
Esclamò,
cercando di cancellare dalla propria testa l’immagine raccapricciante che la
sua mente aveva formulato.
Al
contrario, nel vedere quella reazione, Xerxes sorrise
maliziosamente: ora che Gilbert si era mostrato tutt’altro che disposto ad
assecondare la sua idea, la voglia di mettersi in gioco era salita alle stelle.
Il Nightray desiderava ardentemente far scomparire
quell’espressione sorniona dal volto del suo interlocutore, e per farlo, tentò
un’ultima, esplicita esclamazione.
“NON TI
VESTIRAI DA DONNA!”
***
Era sera,
e il vento scuoteva le chiome degli alberi sullo sfondo scuro del cielo.
All’ingresso della magione della famiglia Rainsworth,
Gilbert Nightray passeggiava avanti e indietro sugli
stessi tre metri di pavimento da ormai diversi minuti. Sembrava agitato, come
avvolto da un’ansia terribile che non riusciva a scrollarsi di dosso.
Portò lo
sguardo sull’orologio da taschino, notando che l’ora del ballo si faceva sempre
più vicina.
Nel
frattempo, una serva passò accanto a lui, salutandolo con educazione.
“Buonasera,
signore.”
Gilbert
arrossì un tantino: ormai erano trascorsi diversi anni da quando era stato
adottato dai Nightray, ma sentirsi chiamare signore lo faceva sempre sentire troppo
importante per il ruolo che realmente ricopriva.
“Buonasera.”
Rispose
alla ragazza, che subito notò la preoccupazione nei suoi occhi.
“Non
preoccupatevi.”
Disse
ancora lei, sotto lo sguardo sorpreso dell’ospite.
“Sono
passata a controllare la situazione poco fa, è quasi pronto.”
Gilbert
deglutì, sentendosi ancor più agitato. Dopo un po’, estrasse il fazzoletto di
stoffa che aveva nel taschino della giacca e si soffiò il naso come a voler
occupare il tempo che passava.
“E’ assurdo.
E’ tutto il pomeriggio che si prepara, e io sono qui ad aspettarlo da più di
mezz’ora…”
A quelle
parole, la serva gli sorrise.
“E’
normale, sapete?”
Affermò,
cercando di tranquillizzarlo.
“Le donne
impiegano anche diverse ore per mettersi in tiro, non è così semplice come voi
uomini possiate pensare. Inoltre…”
Andò
avanti nel suo discorso, sotto lo sguardo interessato del Nightray.
“Temo che
partendo da una base maschile l’opera si faccia ancora più ardua!”
Gilbert
sospirò ancora, portandosi una mano alla fronte; non vedeva l’ora che
quell’incubo finisse il prima possibile. L’unica cosa che lo aiutava non
disperarsi, era la speranza che tutta quella messa in scena servisse in qualche
modo a recuperare informazioni utili sull’Abisso, aiutandolo nell’intento di
salvare il suo padrone.
Mentre
avvolto nei suoi pensieri pensava al suo signore, dall’alto della lunga
gradinata di scale, una figura immersa nell’ombra si preparò a raggiungere il
piano terra. I suoi passi lenti e misteriosi, scendevano la rampa con grazia,
avanzando sempre di più, gradino dopo gradino. L’unico rumore che si poteva
udire in quel momento, era il battere leggero dei tacchi rossi sul marmo delle
scale. Dello stesso colore delle scarpe, un elegante abito ricco di pizzi e
merletti dorati scendeva a coprir le gambe. Dall’estremità superiore dell’ampia
gonna, partiva poi un corpetto dalla pudica scollatura quadrata, anch’essa
bordata d’oro.
In quel
momento, quando notò la figura appropinquarsi verso di loro, la serva che
faceva compagnia a Gilbert rimase a bocca aperta, attirando l’attenzione del Nightray, che subito seguì lo sguardo della ragazza. Ci
vollero un po’ di secondi, prima che il moro si rendesse conto dell’identità di
chi aveva davanti. Poi, non appena realizzò ogni cosa, i suoi occhi dorati si
sgranarono all’istante, rimanendo shockati dalla bellezza sconvolgente di chi
gli stava venendo incontro.
Non appena
giunse di fronte al suo accompagnatore, la bella dama in rosso si coprì parte
del volto col ventaglio piumato, e alzò la mano destra verso di lui.
Per un
attimo, Gilbert stette quasi per cedere a quel gesto. Ma quando si ricordò di
chi realmente si celava sotto a quegli abiti, divenne subito paonazzo,
scuotendo la testa imbarazzato.
“Oh
andiamo! N-non posso… !”
Balbettò,
rifiutandosi di collaborare.
A quelle
parole, Break non disse niente, e rimase fermo nella sua posizione, ad
attendere che l’altro si rendesse conto che non aveva altra scelta.
Infatti, proprio
perché Xerxes era rimasto in silenzio, lasciandogli
intuire quanto fosse seriamente determinato ad intraprendere quella mascherata,
Gilbert decise di assecondarlo, e gli porse la sua mano, avviandosi un attimo
dopo verso la carrozza che gli attendeva fuori dalla magione.
Durante il
tragitto, il moro teneva gli occhi severamente puntati verso il finestrino, ben
attento a non incrociare neanche per sbaglio l’immagine della dama che gli
sedeva di fronte, e che ora lo interrogava per verificare che ogni punto del
piano gli fosse chiaro.
“Dunque,
qual è il mio nome, signor. Nightray?”
Il suo
tono, appositamente educato e formale, raggiunse le orecchie di Gilbert che,
continuando a guardare altrove, rispose borbottante.
“Voi siete… La signora Caslon.”
Xerxes
scosse lievemente la testa, e un sorriso divertito apparve sulle sua labbra.
“Non si
dice “signora”, è offensivo. Devi
dire “Madame”, è più elegante.”
Gilbert
aggrottò le sopracciglia, lamentandosi come uno studente rimproverato dal suo
insegnante.
“Si vede
che non sei abituato a rivolgerti alle belle ragazze, eh?”
Ghignò
pungente Break, prendendosi gioco della sua timidezza.
Gilbert
arrossì ancora, ma non gliela diede affatto vinta.
“Non sei
una bella ragazza! Sei un uomo di mezza età conciato da giovane donna!”
Mentre
così diceva, senza accorgersene, il Nightray aveva
cominciato a guardarlo, rimanendo un attimo dopo catturato da quell’immagine sì
ridicola, ma… Maledettamente ingannevole.
“Ammettilo,
Gilbert-kun…”
Continuò Xerxes, rompendo il silenzio della scena.
“Non sarò
il massimo come uomo, ma come donna… Sono uno
schianto!”
Gilbert si
mise una mano in faccia, rassegnato di fronte alle prese in giro dell’altro
che, nel frattempo, rideva di gusto nel vederlo così disperato.
Quando
giunsero presso la magione della famiglia Garamond, vennero accolti dall’usciere,
che controllò la lista dei nomi per verificare che non ci fossero errori.
“Dunque, vediamo… Caslon, Caslon, Caslon…”
Cominciò a
cercare il nome della dama, suscitando nel Nightray
un’ansia tremenda, che vide il suo volto coprirsi lentamente di tante piccole
goccioline di sudore. Sia lui che Break erano consci che quel nome non poteva
essere sulla lista, e che ci sarebbe stato bisogno di un espediente per poter
entrare. Così, entrambi avevano pensato che, essendo Gilbert appartenente a uno
dei quattro grandi ducati, il cognome Nightray
bastasse a concedere l’ingresso a tutti e due, senza che ci fosse bisogno
d’indagare anche sulla dama. Invece, a quanto pareva, le regole sembravano più rigide
del previsto.
Così, non
trovando altri mezzi con cui poter accedere al ballo, Break si portò il
ventaglio alle labbra, e si rivolse all’usciere con il tono di voce che appositamente
studiato per quell’occasione.
“Vogliate
scusarmi, Sir.”
Disse,
attirando l’attenzione dell’uomo, che ora era visibilmente arrossito per quel
“Sir.” Con cui la bella fanciulla lo aveva appellato.
“La dama
che doveva accompagnare Sir. Gilbert gli ha dato buca all’ultimo momento, così
Lord Garamond ha pensato d’invitare me al posto suo…”
Mentre Xerxes metteva in piedi quella scusa, il Nightray aggrottò le sopracciglia infastidito: messa in
quel modo, lo faceva sembrare un idiota. Ma in fondo, non c’era poi da
stupirsi; da quando in qua Break si lasciava sfuggire l’occasione di metterlo
in ridicolo?
Inizialmente,
l’usciere inclinò la testa da una parte, un po’ stranito di fronte alle parole
della dama, che continuava a parlargli dal rosso delle sue labbra.
“Non
ditelo in giro, ma…”
Xerxes s’avvicinò
all’orecchio dell’uomo sussurrando le prossime parole con un velo di malizia
nel tono.
“Pare che
il mio accompagnatore sia un po’ imbranato con le donne…”
Nonostante
Break avesse parlato a voce bassa, Gilbert lo sentì benissimo e, per un attimo,
stette quasi per reagire. Tuttavia, l’importanza della missione prevalse sulla
rabbia, che il moro riuscì a contenere, malgrado il fastidio.
“Sapete…”
Continuò la
dama.
“A noi
donne piacciono gli uomini di carattere. Gente educata e composta…
Sempre precisa ed elegante. Un po’ come voi…”
Mentre
così diceva, il suo occhio vermiglio puntava sensuale il volto di colui che
aveva davanti e che, nel frattempo, arrossì intimidito dal suo sguardo
provocante.
“Vi prego,
Sir.”
Andò
avanti il furbo servitore di casa Rainsworth,
abbassando leggermente le mani con cui l’altro teneva la lista.
“Non fatemi
cambiare idea…”
Dal rosso
delle sue guance, l’usciere balbettò qualcosa, intimidito dalla sconvolgente
bellezza di chi non aveva mai smesso di guardarlo.
“M-ma no… Fi-figuratevi…
E-entrate pure…”
Così, i
due ospiti varcarono la soglia, non senza che la bella dama aggiungesse
un’ultima cosa.
“Ero sicura
che avreste capito, Sir. Voi, sapete certo come accontentare una donna ♥.”
E l’altro,
ancora ammaliato, balbettò qualcosa d’indecifrabile.
Una volta
che furono abbastanza lontani, Gilbert, disgustato dalla scena, disse
finalmente la sua.
“Sei uno
sporco ruffiano, Break.”
Xerxes
ghignò divertito, mettendosi il ventaglio davanti alle labbra. Quando entrambi
raggiunsero il centro della sala, si fermarono, cominciando a guardarsi
intorno. Quello in cui si trovavano era un ampio salone con pavimento e colonne
di marmo. Gli invitati erano davvero molti, e quasi tutti a coppie. In fondo
alla sala era allestito un enorme banchetto colmo di cose da mangiare.
Mentre i
suoi occhi si spostavano da una parte all’altra della stanza, il Nightray non poté fare a meno di notare come alcuni
volgevano lo sguardo verso di loro, attirati da qualcosa che subito lo allarmò.
“Ehi,
Break.”
Disse il
moro, senza distogliere lo sguardo dagli invitati.
“Questa
gente ci sta guardando, credi che…”
Ma quando,
nel parlare, si girò verso la sua dama, i suoi occhi si sgranarono e la sua
immagine si congelò.
Con
maliziosa sfacciataggine, Madame Caslon lanciava
occhiatine provocanti e sensuali a coloro che incrociavano il suo sguardo,
rimanendo imprigionati nella bellezza sconvolgente del suo occhio vermiglio.
Inizialmente,
Gilbert rimase senza parole, poi, aggrottò le sopracciglia indignato.
“Break!”
Lo ammonì
severo.
Xerxes si
girò verso di lui, portando l’indice davanti al viso.
“Sssshh… !”
Sibilò,
con un lieve sorrisetto a marcargli le labbra.
“Non
vorrai farci scoprire, vero Gilbert-kun?”
L’ironia
pungente delle sue parole colpì il Nightray, facendo
giungere la sua rabbia al punto di ebollizione.
“Avanti,
non agitarti…”
Gli
sussurrò la dama, sistemandogli il colletto della camicia.
“A nessuno
piacciono gli uomini nervosi.”
Gilbert
tirò un profondo sospiro, pregando che quella dannata messa in scena terminasse
il prima possibile.
“Avanti,
perché non mi prendi sottobraccio e andiamo a farci un giro?”
Propose Xerxes, senza smettere di usare quel tono ironico e
pungente.
Rassegnato,
il moro annuì e, facendo come da lui richiesto, si diressero insieme verso il
banchetto.
Tuttavia,
prima che potessero avvicinarsi alla tavola, qualcuno li chiamò da dietro,
attirando la loro attenzione.
“Oh, Gilbert-kun! Finalmente! ♥.”
Un uomo di alta statura, con i capelli biondi
e una barba dello stesso colore, si stava avvicinando a loro con una gioia
incommensurabile nello sguardo.
“Oh no!”
Esclamò il Nightray,
terrorizzato alla vista di quell’uomo.
Xerxes
sorrise compiaciuto e disse qualcosa.
“Oh, ecco finalmente l’occasione buona per
riprendere i rapporti con il duca Vessalius!”
Ma Gilbert, che per anni aveva evitato
d’incontrare quell’uomo, ancora non se la sentiva di affrontarlo. Il suo senso
di colpa per essere entrato a far parte del casato Nightray,
lasciando quello dei Vessalius, lo assaliva a tal
punto che non riuscì ancora a lasciarsi andare.
Tolse la mano dal braccio di Break, intento a
darsi alla fuga.
“Gilbert! Aspetta, dove vai!?”
Disse Xerxes,
sgranando l’occhio preoccupato.
“Non ce la faccio ad incontrarlo, non mi sento
pronto! Intrattienilo tu!”
Ma in quel momento, ciò che il moro non stava
calcolando era qualcosa di più che rilevante: Xerxes
Break era Madame Caslon, e di questo, Oscar Vessalius, ne era completamente ignaro.
“Ma lui lo sa, vero!?”
Fu la domanda che Break lanciò a un Gilbert
troppo lontano per udirlo. Tuttavia, non passò molto tempo prima che Xerxes ottenesse una risposta proprio dalle parole di chi
ora si era fermato davanti a lui, sospirando malinconico.
“Ah, dannazione…
Riuscirà mai quel ragazzo a sbarazzarsi dei suoi inutili sensi di colpa?”
Si domandò il duca, mettendosi una mano dietro
la nuca.
Inizialmente, Break decise d’ignorarlo,
cercando di sgattaiolare via con aria vaga.
“Ehi! Aspettate, fanciulla!”
Ma quando l’uomo lo richiamò alla sua
attenzione, non poté più scappare: in fondo, malgrado l’atteggiamento un po’
ridicolo, Oscar Vessalius era pur sempre un duca. E
che figura avrebbe fatto davanti a tutti quei presenti una dama che si rifiuta
di parlare con un uomo così importante?
“S-sì… ?”
Balbettò Xerxes,
coprendosi parte del volto col ventaglio.
Oscar si avvicinò a lui e fece schioccare le
labbra sul dorso della sua mano.
Immediatamente, dietro la copertura piumata,
Break emise un verso di disgusto.
“Perdonate il mio amico. Non è stato carino a
lasciarvi qui tutta sola.”
Si scusò il duca in vece del Nightray.
“Non è
stato carino a lasciarmi qui con voi.”
Pensò la povera dama, alle prese con una
situazione decisamente scomoda da affrontare.
“A proposito, lasciate che mi presenti: il mio
nome è Oscar Vessalius, duca dell’omonimo casato.”
A quelle parole, Break cercò di sembrare il
più stupito possibile.
“Oh! Ma davvero? E’ un grande onore fare la
vostra conoscenza…”
Disse con tono insicuro, continuando a celare
il proprio volto dietro al ventaglio.
Oscar sorrise, arrossendo un tantino.
“Ed io? Con chi ho il piacere di conversare?”
Domandò, attratto dal mistero di colei che
aveva accompagnato al ballo il giovane Nightray.
Xerxes
deglutì, e cercò di essere il più naturale possibile.
“Madame Caslon.”
Affermò, sperando che l’altro si facesse
bastare quelle poche informazioni.
“Caslon? Mmm… Mi è nuovo come nome. Siete straniera?”
A quella domanda, Xerxes
annuì velocemente, cercando di non destare sospetti.
Ma un attimo dopo, la situazione precipitò
ugualmente, perché uno dei camerieri aveva inciampato a pochi centimetri da
loro, causando la caduta di un bicchiere, che si ruppe proprio ai piedi della
dama.
Subito, Break si scansò e, nell’immediatezza
dell’azione, si scostò il ventaglio dal volto. Fu in quel momento, che Oscar incontrò
finalmente il suo sguardo, rimanendo esterrefatto di fronte a ciò che vide.
Xerxes
deglutì, spaventato dall’espressione scandalizzata del duca, che sembrava non
riuscire a proferire nemmeno mezza parola.
“Ehm… Posso spiegare… !”
Sbiascicò il servo di casa Rainsworth,
davanti agli occhi sbarrati dell’altro, che sembrava trovare solo ora il
coraggio di emettere un qualche suono.
“M-ma voi… S-siete… !”
Break si mise l’indice davanti al viso,
sperando che Oscar non lo smascherasse davanti a tutti.
Tuttavia, un attimo dopo, le sue aspettative
mutarono completamente, quando il duca si avvicinò di più a lui, prendendo la
sua mano tra le proprie come un vero galantuomo.
“SIETE INCANTEVOLE! ♥”
Il suo sguardo innamorato puntava rosso come
un peperone quello allo stesso tempo interdetto e schifato di Xerxes, che si sentiva allo stesso tempo inorridito e
sollevato per quella reazione, che aveva comunque evitato di farlo scoprire.
“Ah, ma di cosa mi stupisco!”
Continuò il duca con sguardo fiero.
“Il mio Gilbert non poteva certo che scegliere
una dama bellissima come compagna!”
A quelle parole, Break tossicchiò una risata
un po’ isterica, assecondando il suo discorso.
“Ah-ah-ah… ! Beh… Quello che dite mi lusinga…
!”
Non ce la faceva più. Non appena quell’uomo si
sarebbe distratto anche solo un secondo, avrebbe approfittato dell’occasione
per darsela a gambe e raggiungere il Nightray,
ovunque fosse andato a nascondersi.
Ed infatti, poco dopo, il duca lanciò una
proposta.
“Avete sete, Madame? Posso andarvi a prendere
qualcosa da bere?”
Xerxes
non si lasciò sfuggire quell’occasione d’oro, e subito accettò.
“Oh, magari. Grazie…”
Quando Oscar s’allontanò, Break si diresse immediatamente
dall’altro lato della sala, dove adocchiò Gilbert sul balcone, intento a fumare
una sigaretta.
“Gilbert!”
Lo chiamò la dama, destandolo dal suo stato di
relax.
Il moro si girò, con in viso un’espressione
visibilmente angosciata.
“Non dirmi… Che ti
ha scoperto qualcuno?”
Domando, ansioso e preoccupato.
“No…”
Rispose Xerxes.
“Ma lo zio del tuo padrone mi ha baciato la mano…”
Concluse poi, mentre al Nightray
andò il fumo di traverso.
“Che cosa!?”
Chiese incredulo il moro.
“Vuoi dirmi che ha fatto il cascamorto con
te!?”
Break sospirò amaramente, spostando lo sguardo
da un’altra parte.
“Ti prego, non dirlo in questo modo… E’ scoraggiante.”
Mormorò con tono depresso.
Gilbert gettò il mozzicone a terra e lo
calpestò col piede.
“Beh, peggio per te.”
Disse.
“E’ stata un’idea tua, e ne paghi le
conseguenze.”
Concluse, preparandosi a rientrare.
“A proposito.”
Riprese Xerxes.
“Quante altre persone sanno del nostro piano?”
A quella domanda, il Nightray
si bloccò di scatto e si girò verso di lui con sguardo seccato.
“E io secondo te ho avuto il tempo di
avvertire qualcuno!? E’ stato stamattina che hai avuto quest’idea malsana! Per
non parlare di quanto tempo ho sprecato ad aspettarti!”
Sospirò e, quando fu più calmo, tornò a
parlare con tono tranquillo.
“In ogni caso… A
parte Oscar non dovrebbe esserci nessuno che conosciamo. E poi, anche se fosse,
a quanto pare sei camuffato così bene che nessuno si accorgerebbe della tua
vera identità.”
A quelle parole, Break simulò la reazione di
una fanciulla intimidita, parlando con la voce che aveva scelto per il suo
personaggio.
“Oh, signor. Nightray,
le vostre parole mi lusingano!”
Gilbert aggrottò le sopracciglia seccato.
“Non era un complimento!”
Dopo un po’, lasciarono la terrazza,
rientrando a braccetto nella sala. Ma proprio quando la situazione sembrava più
tranquilla e favorevole per captare informazioni utili, il signor. Garamond
lanciò un appello, dando inizio alle danze.
“Oh no…”
Sospirò Gilbert.
“Bisognerà ballare per forza?”
Continuò, affatto entusiasta della cosa.
Xerxes
sorrise malizioso, rispondendo col suo tono irritante e fastidioso.
“Oh, andiamo, Gilbert-kun…
Non vorrai fare brutta figura, vero?”
Ghignò, sotto lo sguardo depresso dell’altro,
che mai si sarebbe immaginato di ballare proprio insieme a lui; all’uomo che lo
prendeva sempre in giro, stuzzicandolo con battutine aspre e provocatorie.
“Suvvia, Gilbert-kun…
Neanch’io sono un asso nel ballare. Anzi, di dirò di
più: non ne sono proprio capace.”
Disse ancora il servo di casa Rainsworth, cercando d’infastidirlo come suo solito.
“… Avrei proprio bisogno di un bel principe
che m’insegni come fare! ♥.”
Concluse poi allusivo, mettendosi il ventaglio
davanti alla bocca.
Gilbert si portò una mano ai capelli,
sbuffando innervosito.
“Smettila Break, non sei certo d’aiuto
dicendomi così!”
Affermò, cercando di mettere a tacere le sue
provocazioni.
“E poi…”
Continuò, determinato a difendere il suo
orgoglio.
“Non ho mai detto di non esserne capace.”
In quel momento, l’occhio vermiglio di Xerxes si spalancò, stupito di fronte alle sue parole.
“Davvero?”
Disse, curioso di vedere come il Nightray se la sarebbe cavata in un ballo di coppia.
Gilbert annuì, con lo sguardo puntato verso il
basso.
“Sarei proprio curioso di vederti all’opera,
allora.”
Lo sfidò il servo di casa Rainsworth.
Dal canto suo, malgrado la sconvenienza della
situazione, il moro accettò la sfida, determinato a togliere quel fastidioso
ghigno dal volto della sua dama.
In pochi passi, si ritrovarono al centro della
sala, dove Gilbert si mise in posizione, aspettando che l’orchestra cominciasse
a suonare. La sua mano sinistra era poggiata sul fianco di Break, mentre la
destra incrociava le dita con quelle di quest’ultimo che, nel contempo,
poggiava l’altra mano sulla sua spalla.
Quando la musica partì, il Nightray
cominciò a muoversi, guidando il suo partner in un susseguirsi di passi lenti e
soavi, degni di un nobile ballerino.
In quel momento, Break non rimase tanto
stupito dalla sua bravura, quanto dalla determinazione che s’intravedeva nei
suoi occhi dorati che, a dispetto di quando avesse immaginato, lo guardavano
seri in volto, senza alcun accenno d’imbarazzo. Ora, sul viso di Xerxes, non c’era più quel ghigno strafottente che era
solito mostrare con lui; no: anche la sua espressione era seria, quasi… Affascinata.
Per tutta la durata del ballo, entrambi furono
così coinvolti nella danza, che quasi dimenticarono di essere lì. Ogni
pensiero, fastidio o timore svanirono come per magia, in un vortice di note musicali
che inebriavano i loro sensi, ora completamente catturati dalla pace e dalla libertà
di quel momento.
Più il tempo passava, più entrambi si
estraniavano da quel mondo ora così vuoto e lontano, tanto lontano da rimuovere
dalla loro mente le paure più grandi. Durante la danza, infatti, Gilbert mise
da parte l’ansia per il proprio padrone, mentre Break cominciò a rendersi conto
che ciò che più lo faceva stare in pena era proprio la tristezza negli occhi
del moro: il suo volto triste, disperato; quel volto che più volte lo aveva
guardato con rabbia, quando si sentiva preso in giro dalla sua promessa di
aiutarlo nell’impresa di ritrovare il proprio padrone.
Ma ora, niente di tutto questo aveva
importanza, perché Gilbert era sereno, e chissà quanto ancora sarebbe durata
quella magia…
Quando l’orchestra portò a termine anche
l’ultima, soave melodia, tutti coloro che si erano riuniti al centro della sala
si dispersero di nuovo nella confusione della festa. Lentamente, Gilbert tolse
la mano dal fianco di Break e, tornato alla realtà, schiarì la voce, guardando
verso il basso.
Dal canto suo, Xerxes
lo guardò con un sorriso.
“Grazie…”
Disse, suscitando stupore nel Nightray, che tutto si sarebbe aspettato, fuorché
un’affermazione simile.
“P-prego…”
Rispose, non convinto di quale fosse il motivo
per cui l’altro lo aveva ringraziato. Dopo un po’, nel bel mezzo di
quell’atmosfera fattasi silenziosa, Break sospirò, lanciando una proposta.
“Beviamo qualcosa?”
Gilbert annuì, e s’avviò insieme a lui verso
il banchetto.
Giunti lì, da bravo gentiluomo, Gilbert volle
versare del vino rosso alla sua dama, che paziente attendeva di gustare la sua
amata bevanda. Ma proprio mentre il Nightray era in
procinto d’inclinare la bottiglia verso il calice di Xerxes,
una voce lo sorprese da dietro, richiamandolo alla sua attenzione.
“Nii-san!
♥.”
Immediatamente, Gilbert e Break divennero
pallidi come cadaveri. Infatti, colui che in quel momento si avvicinò a loro
era chi di peggiore potessero incontrare.
“V-v… Vincent… ?”
Balbettò il moro, incontrando lo sguardo
bicolore del suo fratellino.
Vincent sorrise compiaciuto, mentre Gilbert si
chiedeva cosa ci facesse a quella festa.
“Che… Che diavolo ci
fai qui? Ti credevo in viaggio col duca e gli altri!”
A quella domanda, il biondo allargò ancor di
più il suo sorriso, rispondendo felice.
“Oh, sapevo che ti avrei fatto una bella
sorpresa! ♥. Ho
saputo che saresti venuto a questa cerimonia, così ho fatto il possibile per
tornare in anticipo e prendervi parte anch’io!”
Gilbert sospirò rassegnato di fronte alle sue
parole e si portò una mano al viso con sguardo disperato.
Vincent inclinò la testa da una parte,
mugolando qualcosa.
“Uhm? Cosa c’è? Gil
non è felice di vedere il suo fratellino?”
Il moro scosse la testa, smentendo le sue
parole.
“No, no… Sono felice… E’ solo che…”
Cercò di ricomporsi dal suo stato di shock,
ben attento a non incrociare gli occhi del fratello, che lo guardavano in
attesa di una risposta.
“Mi fai sempre lo stesso scherzo…
! Dici che non vieni e poi mi chiami da dietro strillando il mio nome. Metti
paura, sai?”
Nel sentire quell’ultima affermazione, Vincent
assunse prima un’espressione sorpresa, poi, divertito, scoppiò in una fragorosa
risata.
“Ahahahah!”
Gilbert rimase interdetto di fronte a quella
reazione, e lo guardò con un’espressione goffa e interrogativa.
“Ahah… Scusa, non
pensavo d’incuterti tanto terrore.”
Detto ciò, il biondo cambiò discorso, mirando
a qualcosa che lo interessava decisamente di più.
“Beh, visto che siamo qui, potremmo andare a
farci un giro, che ne dici Gil?”
Domandò, ansioso di passare un po’ di tempo in
compagnia di suo fratello maggiore.
“Beh, veramente io…”
Gilbert si girò lentamente, portando lo
sguardo sulla sagoma di Break che, di spalle, riempiva e svuotava lo stesso
bicchiere di vino, affogando nell’alcool il fastidio che provava la pensiero di
trovarsi in presenza di colui che soleva denominare ratto di fogna.
Notando che il fratello era in compagnia di
una dama, Vincent inclinò la testa da una parte con aria amareggiata.
“Ah, capisco… Vedo
che sei già impegnato con qualcuno.”
In quel momento, Xerxes
pregò con tutto se stesso di non dover interagire con il biondo, cosa che, in
quel momento più che mai, sarebbe stata enormemente sconveniente.
“E come si chiama questa bella fanciulla?”
Gilbert trasalì, sperando che Vincent non si
accorgesse del travestimento di Break, e che non avvenisse il putiferio. Il
moro, infatti, era perfettamente conscio dell’antipatia reciproca che c’era fra
Xerxes e suo fratello, e assistere a uno scenario
costernato di frecciatine pungenti non era esattamente ciò che in quel momento
avrebbe voluto.
“Ehm, la signorina è…”
Cominciò a rispondere, con una certa insicurezza nel tono.
“Madame Caslon!”
Esclamò Xerxes,
giratosi verso Vincent con il ventaglio prudentemente piazzato davanti alla
faccia.
In quel minuscolo frangente di tempo in cui
Break si era girato e Gilbert aveva deglutito timoroso, gli sguardi di entrambi
scrutarono attenti quello tranquillo del biondo che, a dispetto di ciò che
temevano, sembrò non avere alcuna particolare reazione.
“Molto piacere, Madame. Il mio nome è Vincent Nightray, e sono il fratello del vostro accompagnatore,
nonché persona a cui Gil vuole molto bene… Non è così, Nii-san?”
Il moro annuì meccanicamente, cercando di
evitare l’espressione innamorata del suo fratellino, che lo guardava con occhi
emozionati.
“Posso offrirvi del vino, Madame?”
Domandò poi il biondo, volendosi mostrare
gentile di fronte agli occhi dorati di Gilbert.
Xerxes
annuì, lasciando che Vincent si avvicinasse al banchetto, afferrando la
bottiglia di vino che il servo di casa Rainsworth
aveva già svuotato.
“Oh…”
Sospirò il più giovane dei fratelli Nightray.
“Non ce n’è più…”
Immediatamente, Vincent si girò verso Gilbert,
facendogli una piccola, gentile richiesta.
“Non è che andresti a prenderne un’altra, Gil? ♥”
Il moro sospirò, annuendo alla sua domanda. In
fondo, si sarebbe allontanato per pochi minuti… Cosa
mai sarebbe potuto accadere in un lasso di tempo così breve?
“Dovete considerarvi molto fortunata, Madame.”
Disse il biondo, una volta rimasto solo con la
dama in rosso.
“Mio fratello non è certo il tipo di uomo che ama
circondarsi di donne…”
Continuò, osservando i merletti dorati
dell’abito che Madame Caslon indossava.
“Anzi, a dirla tutta…
E’ un vero imbranato quando si trova con loro.”
Break detestò ammetterlo a se stesso, ma era
assolutamente d’accordo con ciò che Vincent stava dicendo e forse, in
un’occasione normale, lo avrebbe anche assecondato.
“Oh, davvero?”
Si limitò a dire, fingendosi stupito.
Vincent annuì, spostando lo sguardo da
un’altra parte.
“Già… Da che ha cominciato
a frequentare l’ambiente della nobiltà, non l’ho mai visto interagire così
tranquillamente con una dama.”
Affermò, tornando a guardare la sua
interlocutrice con occhi colmi di una luce inquietante.
“Dovete avere proprio qualcosa di speciale, per
metterlo così al suo agio…”
Xerxes
deglutì, sentendo l’ansia crescere dentro di lui.
“Oh! A proposito di dame!”
Esclamò all’improvviso il biondo, cambiando
completamente espressione.
“Ho lasciato la mia dall’altro lato della sala…”
Continuò poi, inclinando le sopracciglia in
un’espressione falsamente rammaricata.
“Perdonatemi, Madame. Devo proprio andare
adesso. Saluterete Gilbert in mia vece?”
Break annuì, sentendosi vicino alla fine di
quell’incubo.
“Vi ringrazio molto…”
Prima di andarsene, Vincent gli rivolse un
ultimo sorriso, e fece per allontanarsi.
Una volta che il biondo si fu girato, Break
gli voltò le spalle a sua volta e si resse al tavolo del banchetto, sentendosi reduce
da un duro conflitto.
Tuttavia, un istante dopo, quell’incubo che
sembrava essere svanito, si ripresentò dietro di lui, esclamando ancora
qualcosa.
“Oh, quasi dimenticavo!”
Squittì Vincent Nightray,
facendo sobbalzare la dama. In pochi secondi, il biondo giunse accanto alla
fanciulla e le sussurrò qualcosa all’orecchio con tono divertito.
“Sei ridicolo, cappellaio.”
Dal canto suo, Break non lo guardò nemmeno.
L’unica reazione che ebbe, fu del tutto incontrollabile. All’istante, infatti,
le sue guance divennero paonazze e bollenti, e le sue sopracciglia si
aggrottarono indignate. Provò una vergogna tale, che non ebbe il coraggio di alzare
lo sguardo.
Poco dopo, quando, sghignazzante, Vincent se
n’era ormai andato, Gilbert fece ritorno al banchetto con una bottiglia di vino
in mano.
“Eccomi. Non sai quante storie mi hanno fatto
non appena l’ho chiesta…”
Mentre così parlava, il moro si guardò
intorno, domandandosi dove fosse sparito suo fratello.
“Ehi, ma… Dov’è
finito Vincent?”
Domandò, senza ricevere risposta.
Break era pesantemente irritato. Le sue dita sottili
e smaltate stringevano la tovaglia colme della rabbia e della vergogna che
provava.
Gilbert notò lo sguardo oscuro del suo partner,
e non poté non sospettare qualcosa di brutto.
“Non dirmi che… !”
Ma non fece in tempo a dire niente che
l’altro, con uno scatto, gli sottrasse la bottiglia dalle mani, versandone
freneticamente il contenuto nel proprio calice.
“SI PUO’ SAPERE PERCHE’ CI
HAI MESSO TANTO!?”
Domandò isterico.
Dal canto suo, Gilbert decise di lasciar
perdere ogni possibile tentativo di conversare con lui. Quando Break era reduce
da un colloquio con Vincent, era meglio lasciarlo da solo, in attesa che
sbollisse la collera.
Dopo aver svuotato la sua seconda bottiglia di
vino, infatti, Break si sentì subito meglio.
“Aaaahh… !”
Sospirò, beandosi del sapore intenso che la
bevanda aveva lasciato sulle sue labbra, ancora perfettamente rosse come petali
di rosa.
“Ora mi sento decisamente meglio.”
Affermò compiaciuto, mentre sul suo viso
tornava a mostrarsi il solito ghigno di sempre.
Trascorse un po’ di tempo, in cui, finalmente,
Break ebbe l’opportunità di origliare una conversazione fra Lord Garamond e un
membro del suo casato, passando del tutto inosservato.
“E’ incredibile…”
Pensò fra sé e sé.
“Basta un
abito elegante e un paio di seni finti per cacciare via ogni sospetto!”
Nel frattempo, anche Gilbert cercò di captare
informazioni utili, ascoltando i dialoghi dei diversi invitati, nella speranza
di reperire informazioni importanti.
Dopo un po’ di tempo in cui avevano indagato
separatamente, il Nightray si ricongiunse alla sua dama, sorprendendola mentre, sotto gli
sguardi increduli dei presenti, svuotava la sua quarta bottiglia di vino.
Immediatamente, il moro aggrottò le
sopracciglia, rimproverando il suo partner.
“Break!
Datti una regolata con quel vino.”
Lo ammonì
severo.
Dal canto
suo, Xerxes scrollò le spalle noncurante.
“Oh, stai
tranquillo, non vado fuori di testa, lo sai.”
Ma, di
fronte a quella risposta, Gilbert non sembrò affatto più calmo.
“Non è per
quello… Ti stanno guardando tutti.”
Spiegò,
timoroso che qualcuno s’insospettisse del fatto che una donna fosse in grado
d’ingurgitare tanto alcool in una sola sera.
Nell’udire
le sue parole, Break ridacchiò, prendendolo in giro come suo solito.
“Cosa c’è?
Gilbert è geloso della sua dama?”
Il Nightray lo guardò interdetto, sperando che si decidesse a
fare il serio.
Convinto
dal suo sguardo stanco, Xerxes decise di
accontentarlo.
“Ok,
d’accordo. Ti prometto che questo è l’ultimo.”
Disse,
riempiendo per l’ultima volta il suo calice.
Dopo un
po’, Gilbert cambiò argomento, riprendendo a parlare della loro missione.
“Parlando di cose più serie: scoperto niente
di utile?”
Domandò ansioso.
Break scosse la testa.
“No, niente di rilevante purtroppo.”
Gilbert sbuffò, deluso di come le loro
aspettative stessero andando in fumo.
“Neanch’io. Dannazione,
finirà che avremo fatto tutta questa fatica per niente!”
E, proprio mentre seccato diceva così, in
lontananza videro le sagome di due persone conosciute.
“Ma quello è…”
Disse il moro, venendo anticipato da Break.
“Reim!”
Affermò Xerxes, dapprima
un po’ sorpreso, poi non più così meravigliato di vederlo lì; in fondo, Reim era figlio di un conte, dunque, non era poi così
strano che prendesse parte a simili eventi.
Un istante dopo, il suo occhio vermiglio si
spostò sulla dama che accompagnava il suo amico.
“E quella che è con lui sarebbe…
Ruriko?”
Disse, aggrottando le sopracciglia.
“Sì, è sua sorella…”
Confermò Gilbert, anche lui piuttosto sorpreso
di vedere come fosse elegante la ragazza.
“Tsk!”
Ghignò Break, scuotendo la testa divertito.
“Non credevo che quel maschiaccio fosse capace
di vestirsi da donna…”
Dal canto suo, Gilbert lo guardò interdetto.
“Da che pulpito…”
Mentre parlavano, a un certo punto la ragazza
riconobbe il moro e sorrise, spronando il fratello ad andarlo a salutare;
nessuno lo sapeva, ma quella ragazza teneva nascosta una cotta piuttosto
bollente per il bel Nightray.
“Ehi, guarda Reim,
quello non è Gilbert?”
Il servo di casa Barma
annuì e si lasciò guidare da lei verso il moro.
“Vengono verso di noi…”
Sussurrò Gilbert preoccupato.
“Non ti preoccupare.”
Lo tranquillizzò Xerxes.
“Conosco benissimo Reim:
è così ingenuo che non si accorgerà di niente.”
Quando i due nobili li raggiunsero, Gilbert li
salutò subito con educazione e si rivolse poi Reim.
“Festa affollata, non trovi?”
Disse, cercando in tutti i modi di
appropriarsi del suo sguardo.
Reim
sospirò. Aveva un’aria piuttosto abbattuta, probabilmente dovuta al fatto che
la sua dama, nonché sua sorella maggiore, lo aveva trascinato da una parte all’altra
della sala, senza lasciargli un attimo di respiro.
“Non dirmelo…”
Lo pregò il servo di casa Barma.
“Non vedo l’ora di andarmene…”
A quelle parole, Ruriko
lo guardò imbronciata.
“Ma come? Proprio adesso che hai incontrato il
tuo amico?”
Domandò, scansando su di lui l’evidente
emozione che provava nel trovarsi davanti al moro.
Mentre la ragazza borbottava parole di
rimprovero al fratello, a un certo punto si accorse che Gilbert non era solo. C’era
una dama insieme a lui, una donna che non aveva mai visto e che subito squadrò
dall’alto in basso.
In quel momento, nel sentirsi osservare così
attentamente, Xerxes non riuscì a trattenersi dal
deglutire, un po’ intimorito dai suoi occhi poco convinti.
Dopo un po’, quando Ruriko
finì di studiare l’immagine della dama, un pensiero le apparve nella mente.
“Beh, in
fondo, non è tutta questa bellezza…”
Immediatamente, sul suo volto comparve un
ampio sorriso, il più falso che Break avesse mai visto.
“E’ un piacere fare la vostra conoscenza. Il
mio nome è Ruriko Lunettes,
figlia del conte Raymond Lunettes.”
Detto ciò, tese la mano alla dama, che si
preparò a rispondere con tono di voce piuttosto insicuro.
“Madame Caslon. Il
piacere è mio.”
Quando disse così, anche Reim,
che fino a quel momento era stato distratto dai discorsi sempre più
improvvisati di Gilbert, spostò lo sguardo verso la dama, guardandola dapprima
con occhi curiosi, poi increduli e, infine, totalmente spalancati e colmi di
shock.
Mentre Ruriko aveva
cominciato a parlargli dando prova della sua loquacità, Break incrociava lo
sguardo scandalizzato di Reim, pregandolo con gli
occhi di non lasciarsi sfuggire niente. Nel frattempo, sulle gote dell’amico,
avevano cominciato ad accendersi due bagliori rossi, simbolo di quanto non
riuscisse a controllare l’imbarazzo di quella situazione.
Passarono alcuni minuti e, quando, per la
gioia di Ruriko, questa fu lasciata da sola con
Gilbert, Break camminò a passo veloce verso una stanza vuota.
Una volta davanti alla porta, vi entrò e,
poggiate la mani su un mobile al suo interno, emise un profondo sospiro di
liberazione.
Dopo un po’, come da lui previsto, Reim bussò alla porta e, al suo permesso, lo raggiunse nella
camera.
“Xerxes!”
Disse il servo di casa Barma,
esigendo spiegazioni.
Break sorrise amaramente e gli spiegò la
ragione di quella messa in scena.
“Capisco…”
Affermò Reim,
portandosi una mano al mento.
“Quindi, in poche parole, l’hai fatto per lui.”
A quella frase, Break aggrottò le
sopracciglia.
“Oh, non metterla così.”
Smentì, troppo orgoglioso per ammettere come
stessero realmente le cose.
“L’ho fatto perché, avendo mancato alla mia
promessa, non potevo certo lasciare che avesse un pretesto per rimproverarmi
ogni volta che gli pareva. E’ seccante, dopo un po’.”
Ma Reim, che tra
tutti era sicuramente quello che lo conosceva meglio, non credé per un istante
alle sue parole. Così, perfettamente cosciente che ogni suo tentativo di
strappargli la verità sarebbe stato vano, si limitò a sorridergli dolcemente,
senza più aggiungere nient’altro.
Quando la festa ebbe termine, ognuno si
preparò a rincasare. Grazie all’intervento di Reim, Gilbert
riuscì finalmente a liberarsi della logorroica Ruriko
e a tornare a casa Rainsworth insieme alla sua dama.
Giunto nel salone della villa, il moro si
buttò subito sul divano, rilassando la testa all’indietro: quell’incubo era
finalmente finito.
Dopo un po’, nel silenzio della stanza
semibuia, Xerxes lo raggiunse e si lasciò cadere
sulla poltrona di fronte a lui, emettendo un lungo sospiro di sollievo.
Gilbert riaprì un occhio, incontrando lo
sguardo di Break. L’uomo era in pigiama, e finalmente privo di ogni accessorio
femminile che potesse ricordargli la sua dama.
Si guardarono. Per una buona manciata di
minuti, l’unica cosa che i due fecero fu guardarsi in silenzio.
Poi, all’improvviso, il Nightray
fece come per toccarsi le labbra e disse qualcosa.
“Hai… Hai ancora del
rossetto.”
“Oh…”
Fu l’unico verso che Xerxes
riuscì ad emettere, troppo stanco e svogliato per struccarsi in modo decente.
Rimasero immobili, a fissarsi senza aggiungere
nient’altro.
Tuttavia, le loro menti erano ancora invase
dal pensiero di tutto ciò che era accaduto; degli incontri che avevano fatto,
delle fughe da una parte all’altra della sala; dei volti innamorati,
provocatori e shockati che avevano incontrato e, più in generale, della
comicità di tutta quella situazione che, attraverso un rossetto quasi indelebile,
sembrava volersi prolungare anche adesso che tutto era finito.
Fu dunque spontaneo, e affatto forzato, il
mezzo ghigno che Break cercò di reprimere, di fronte allo sguardo stravolto, ma
solo apparentemente serio del Nightray che, dal canto
suo, non riuscì assolutamente a nascondere il proprio divertimento.
Risero. Prima Gilbert, che si portò una mano
davanti agli occhi, scuotendo la testa, poi Xerxes che,
per la prima volta dopo tanto tempo, provò una sensazione di vera felicità e di
vero divertimento. Più l’uno rideva, più l’altro faceva lo stesso con maggior
intensità. Non si trattava di una gara a chi si divertisse di più o ridesse più
forte: semplicemente, quella loro reazione, così aperta, incurante di ogni
altra cosa, era quanto di più spontaneo ci fosse mai stato tra loro in tutti
quegli anni. E non importava quanto Gilbert fosse infastidito dalle prese in
giro di Break, o quanto quest’ultimo cercasse di auto convincersi di non
provare sentimenti profondi per chi lo circondava; quelle risa, quel loro
guardarsi senza badare ad altro, era la vera dimostrazione dell’affetto che
entrambi provavano l’uno per l’altro.
A un certo punto, mentre Gilbert si perdeva
nel suo divertimento, Xerxes riuscì a calmarsi per un
attimo, e continuò a guardarlo con un sorriso. Nella sua mente, le parole di Reim cominciarono a renderlo consapevole di qualcosa.
“Quindi,
in poche parole, l’hai fatto per lui.”
Abbassò lo sguardo, guardando malinconico
verso il niente.
“Sì, è così.”
Il suo occhio si strinse in una dolce espressione,
colma di pura felicità: finalmente, il volto triste e abbattuto di quel ragazzo,
che solo quella mattina sembrava aver perso ogni speranza, era tornato a
sorridere sincero, almeno per quel giorno.
Break si sentiva sereno nel vederlo così; e in
un istante, si accorse di quanto anche lui, di fronte a quello sguardo ora
illuminato, provasse una pura, sincera sensazione di pace.
***
Angolo dell’autrice
Ciao a tutti. Questa One-Shot nasce da un’idea che mi è venuta mesi fa, pensando al rapporto fra questi due personaggi che adoro. Ho sempre pensato che fra Gilbert e Break ci sia un forte legame, ma che entrambi siano troppo orgogliosi per dimostrarlo apertamente. Così, mi sono divertita a immaginare una situazione un po’ stravagante, che fosse in grado, alla fine, di abbattere quella parete che entrambi s’impuntano di tener salda.
Una nota ci tengo a farla sui nomi che ho scelto in questa storia: Caslon e Garamond non sono casuali. Poiché John Baskerville fu un famoso tipografo del ‘700, ho voluto scegliere i nomi di altri due tipografi, in modo da non lasciare nulla al caso. Forse, se qualcuno di voi non è nuovo alle mie storie, sa già che mi piace cimentarmi in giochetti del genere xD.
Bene, come sempre, spero che la storia sia stata di vostro gradimento.
Alla prossima!
Strato.