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Autore: Stratovella    07/04/2012    8 recensioni
Madame Caslon era una fata. C’era qualcosa di straordinariamente affascinante nel suo sguardo di fuoco. La pelle candida e le labbra rosse come il sangue la rendevano simile a una dea.
Si muoveva con grazia, afferrando con le dita sottili il collo del calice di vino, che silenziosamente portava alla bocca e con altrettanto silenzio riempiva di nuovo, sotto gli sguardi ammaliati dei presenti,
che non aspettavano altro di vederla cadere prima nell’ebbrezza, poi fra le loro braccia.
Madame Caslon apparteneva a una nobile famiglia di origini antiche, e nessuno prima d’allora aveva mai sentito parlare di lei. Aveva il fascino sensuale e misterioso delle donne del Nord, e non sembrava
voler cedere alle avance di coloro che la invitavano a ballare.
Era bella, delicata e sensuale. Una donna perfetta sotto ogni punto di vista. O almeno, lo sarebbe stata, se solo Madame Caslon… Non fosse in realtà Xerxes Break.
[Note: Crossdressing]
Genere: Comico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gilbert Nightray, Xerxes Break
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La dama in rosso

 

Madame Caslon era una fata.

C’era qualcosa di straordinariamente affascinante nel suo sguardo di fuoco. La pelle candida e le labbra rosse come il sangue la rendevano simile a una dea. Si muoveva con grazia, afferrando con le dita sottili il collo del calice di vino, che silenziosamente portava alla bocca e con altrettanto silenzio riempiva di nuovo, sotto gli sguardi ammaliati dei presenti, che non aspettavano altro di vederla cadere prima nell’ebbrezza, poi fra le loro braccia.

Madame Caslon apparteneva a una nobile famiglia di origini antiche, e nessuno prima d’allora aveva mai sentito parlare di lei. Aveva il fascino sensuale e misterioso delle donne del Nord, e non sembrava voler cedere alle avance di coloro che la invitavano a ballare.

Era bella, delicata e sensuale. Una donna perfetta sotto ogni punto di vista.

O almeno, lo sarebbe stata, se solo Madame Caslon… Non fosse in realtà Xerxes Break.

 

***

 

Era una calda mattina d’estate, e nella sede principale di Pandora ognuno svolgeva il proprio dovere, impegnandosi al massimo come ogni giorno. Tra le figure tranquille che si spostavano da una stanza all’altra della magione, una più frettolosa delle altre si dirigeva a passo svelto verso una delle camere situate al secondo piano. Le scure sopracciglia aggrottate sui suoi occhi dorati lasciavano intendere quanto, ancora una volta, fosse indignato a causa di qualcosa, o meglio, di qualcuno che sembrava non voler capire il significato del termine “responsabilità”.

Raggiunse la stanza e vi si soffermò davanti, emettendo un profondo sospiro. Riottenuta in parte la calma, bussò alla porta con tre colpi secchi delle nocche, ottenendo il permesso di entrare.

 

“Avanti!”

 

Esclamò una voce all’interno.

Non appena l’ospite fu dentro, il sorriso sornione e divertito dell’uomo seduto alla scrivania lo accolse, senza omettere quel velo di sarcasmo che sempre gli copriva il volto.

Nell’incontrare quello sguardo, l’uomo dagli occhi dorati perse subito quella pazienza che si era imposto di mantenere un attimo prima di varcare la soglia.

Vedendolo così indignato, l’altro comprese subito il motivo di quel cruccio, e si diresse verso un tavolino sul quale erano presenti una teiera e due tazze da tè, ancora da riempire. Volendo poi porre fine al silenzio della scena, voltò lo sguardo verso il nuovo arrivato, invitandolo ad accomodarsi.

 

“Prego, accomodati. Non rimanere sulla porta.”

 

Ma l’ospite non accolse affatto la sua proposta. Rimase sull’uscio ad attendere che fosse l’altro il prossimo a parlare. Aspettò in silenzio uno “scusa” o almeno un “mi dispiace”,  mentre lo guardava versare con calma la bevanda bollente all’interno delle candide porcellane decorate.

Ma in quel momento, Gilbert Nightray era forse troppo arrabbiato per rendersi conto di quanto fosse inutile tentare di strappare delle scuse dalle labbra di Xerxes Break.

Ci aveva provato più volte in passato, ma alla fine, chi doveva scusarsi era sempre lui che, a causa del suo tono indignato, finiva per passare dalla ragione al torto. Era incredibile come quell’uomo riuscisse ad ottenere sempre quello che voleva. A volte, Xerxes Break tirava fuori il peggio di sé: a dispetto di quanto fosse buono con chi gli voleva bene, in molte occasioni sapeva anche essere un individuo incredibilmente irritante.

Versato il tè bollente all’interno delle tazze, il servo di casa Rainsworth s’accomodò su una delle due poltroncine ai lati del tavolo. Poi, con molta tranquillità e noncuranza, portò l’orlo del piccolo recipiente alle labbra e bevve in silenzio, sotto lo sguardo sempre più indignato del Nightray che, persa la pazienza, fu il prossimo a parlare.

 

“E quindi? Non hai niente da dire?”

 

Domandò, aggrottando le sopracciglia.

Break spostò lo sguardo su di lui con aria interrogativa.

 

“Ti ho già invitato a sederti, che altro dovrei fare?”

 

Disse, fingendo di non aver compreso la ragione per cui fosse lì.

Gilbert si portò una mano alla fronte e tirò un profondo sospiro. Quando lo prendeva in giro in quel modo, Xerxes Break era l’uomo più odioso del mondo.

Si passò le dita fra i capelli corvini e, sbuffando ancora, decise di accomodarsi sulla poltrona di fronte al suo interlocutore.

Break sorrise, compiaciuto nel vederlo cedere ancora una volta alle sue provocazioni.

 

“Quanto zucchero?”

 

Domandò.

Il Nightray puntò lo sguardo da un’altra parte, cercando di evitare l’occhiatina furba dell’altro, che lo guardava col suo solito occhio beffardo.

 

“Due.”

 

Pronunciò il ragazzo, puntando gli occhi sul camino alla sua sinistra.

Xerxes infilò due zollette del dolcificante nella tazza del suo ospite e cominciò a mescolare il liquido al suo interno. Mentre girava lo zucchero nel tè, il suo unico occhio rosso continuava ad osservare quelli ora più malinconici di Gilbert. Non appena il ragazzo fu più tranquillo, il servo di casa Rainsworth riprese a parlare, mettendo da parte l’ironia.

 

“Ti avevo promesso che sarei riuscito a risolvere la questione ieri, ma non è stato così.”

 

Gilbert sospirò, senza ancora degnarlo di uno sguardo.

Break estrasse il cucchiaino dalla tazza, che un istante dopo diede al Nightray.

 

“Prego, il tuo tè.”

 

Gli occhi del moro si concentrarono sul liquido rossastro, mettendo in mostra la loro espressione triste e ancora un po’ indignata per la situazione. Erano trascorsi diversi anni dalla caduta del suo padrone nell’Abisso, e Gilbert cominciava a perdere ogni speranza di riaverlo indietro.

Xerxes Break si era offerto di aiutarlo nell’impresa di farlo riemergere da quel luogo oscuro ma, almeno per il momento, non sembrava che fosse in grado di assumersi questa responsabilità.

Ci fu silenzio. L’atmosfera era carica di tensione. L’occhio sanguigno del servo di casa Rainsworth puntava con attenzione lo sguardo triste e abbattuto di colui che aveva davanti. Improvvisamente, nel silenzio di quell’immagine così penosa, Break avvertì un insolito brivido di dolore colpirlo al petto. Gli occhi affaticati e stanchi di cercare del ragazzo lo facevano sentire a disagio, come se, in fondo al cuore, Xerxes fosse consapevole di qualcosa che faticava ad accettare.

Posò la propria tazza di tè sul tavolino e schiuse le labbra, come per dire qualcosa. Tuttavia, non fece in tempo a pronunciare nemmeno una sillaba, perché il moro lo precedette, riprendendo a dialogare.

 

“Hai saputo di stasera?”

 

Domandò, rivolgendo finalmente i suoi occhi all’altro.

Xerxes inclinò il capo da una parte e aggrottò le sopracciglia.

 

“Che cosa?”

 

Chiese.

Gilbert portò ancora lo sguardo sulla sua tazza di tè e si spiegò meglio.

 

“Pare che la famiglia Garamond abbia organizzato un ballo in occasione dei cinquant’anni di matrimonio del Lord e della Lady. Sono invitate tutte le più nobili famiglie.”

 

Dapprima, il servo di casa Rainsworth sgrano l’occhio sorpreso.

 

“Garamond? Non sono forse quelli accusati di nascondere delle informazioni importanti sull’Abisso?”

 

A quella domanda, Gilbert annuì.

 

“Sì, infatti.”

 

Break sorrise compiaciuto, mettendo in mostra un ghigno malizioso.

 

“Potrebbe essere l’occasione buona per accumulare un po’ di materiale utile…

 

Cominciò a dire, alludendo a ciò che più assillava il Nightray.

 

“Magari, se riuscissimo a seguire i loro discorsi durante la serata, potremmo giungere a delle conclusioni molto interessanti.”

 

A quelle parole, Gilbert tornò a guardarlo, aggrottando le sopracciglia. Sembrava intento a voler dire qualcosa, ma l’entusiasmo dell’altro lo precedette ogni volta che tentò di aprir bocca.

 

“Pensaci: tutta la sera ad origliare i discorsi dei presunti traditori. Con la scusa della confusione del ballo, potremmo avvicinarci a loro quanto vogliamo, senza esser sospettati di nulla!”

 

Ma l’espressione del Nightray non sembrava altrettanto entusiasta dell’idea. Infatti, c’era ancora un piccolo dettaglio che era sfuggito al suo interlocutore.

 

“Approfittando della situazione, potrò avere modo di capire meglio molte altre cose sull’Abisso, che potranno esserci utili per salvare il tuo padrone.”

 

Gilbert sospirò, riuscendo finalmente a prendere parola.

 

Break…

 

Il servo di casa Rainsworth non ignorò il suo richiamo, ma volle aggiungere un’ultima cosa.

 

“Insomma, non pensi anche tu che, osservando da vicino le loro mosse, potrei venire a capo di molte informazioni utili per la nostra missione?”

 

Gli occhi dorati nel Nightray guardavano seri quello rosso del servo.

Xerxes si domandò il perché di quello sguardo così truce e si portò una mano alla bocca.

 

“Che c’è? Mi è rimasto del cioccolato sulle labbra?”

 

Gilbert sospirò e, trovate le parole giuste, confessò il motivo del suo poco entusiasmo.

 

“E’ una festa riservata ai nobili, Break.”

 

Inizialmente, Xerxes sembrò non realizzare appieno il significato di quell’affermazione. Il suo occhio rosso era rimasto immobile a fissare confuso il volto del Nightray.

Nel vederlo così, Gilbert si spiegò meglio, cercando di essere il più delicato possibile.

 

Insomma… In poche parole: tu non sei invitato.”

 

Malgrado avesse provato a trovare parole migliori, la sua affermazione finale fu secca e tagliente.

Break rimase in silenzio, con la stessa espressione di un attimo prima.

 

“Ah.”

 

Affermò semplicemente. Resosi conto di ciò che non aveva calcolato, alzò le spalle e volse lo sguardo al soffitto, con aria noncurante.

 

“Oh, beh. Pazienza! Sai che grave perdita…

 

Poco dopo, prese con calma altre zollette di zucchero e le aggiunse al suo tè. Ne mise una, poi un’altra, poi un’altra ancora. Più ne aggiungeva, più la sua mano era rapida nel tuffarle nel liquido bollente. Si era fatto evidentemente più nervoso dopo aver appreso di non essere stato invitato al ballo. I suoi movimenti, prima resi lenti da una calma forzata, si facevano sempre più veloci, e lo si vedeva dalla rapidità con la quale mescolava lo zucchero nel tè, o meglio: il tè nello zucchero.

Gilbert era scandalizzato sia dalla quantità di dolcificante che Xerxes aveva aggiunto alla sua bevanda, sia dal modo frenetico con cui lo girava, con in volto un’espressione sempre più irritata.

Una volta preparata la stucchevole miscela, il servo di casa Rainsworth la bevve tutta d’un fiato, sotto lo sguardo incredulo e nauseato del Nightray, che non riuscì a celare una smorfia di disgusto.

 

Aaaaahh… !”

 

Sospirò Break, con sguardo estasiato.

 

“Delizioso.”

 

Dopo un po’ di tempo in cui il moro aveva provato a cambiare discorso, Xerxes sgranò all’improvviso il suo unico occhio, come illuminato da un pensiero geniale.

 

“Ho un’idea!”

 

Esclamò, sotto lo sguardo quasi spaventato di Gilbert che, da mogio come lo aveva lasciato, lo vide all’improvviso nuovamente colmo di euforia.

 

“E se mi fingessi nobile?”

 

Affermò il servo di casa Rainsworth, destando stupore negli occhi di colui che aveva davanti.

Non era un’idea malvagia, in fondo. Tuttavia, rimaneva un grande problema.

 

“Non lo so, Break…

 

Cominciò a rispondere il Nightray.

 

“Insomma, ti conoscono tutti a Pandora. Non credo che li inganneresti facilmente.”

 

Ma in quel momento, Gilbert Nightray non si stava rendendo conto di quanto stesse sottovalutando ciò di cui Xerxes Break era capace.

 

Tontolino, Gilbert-kun…

 

Nel sentir quell’aggettivo infantile, il moro divenne subito rosso in volto. Lo sguardo del suo interlocutore non prometteva bene: c’era qualcosa d’inquietante in quell’espressione maliziosa e furbetta; qualcosa che Gilbert sapeva non essere buono.

 

“Non presti mai la dovuta attenzione a come mi esprimo.”

 

A quelle parole, il moro alzò un sopracciglio confuso.

Nel vedere quello sguardo smarrito, sulle labbra di Xerxes s’allargò un ghigno divertito.

 

“Non ho detto che potrei fingermi un nobile.”

 

Precisò il servo di casa Rainsworth, sotto l’espressione ancor più interrogativa dell’altro, che cominciava a percepire una sensazione per niente piacevole.

Infatti, quando Gilbert rifletté bene sulle parole di Break, tutto nella sua mente fu più chiaro: un’espressione shockata e affatto disposta ad aderire alle sue intenzioni apparve sul volto del moro, che immediatamente indietreggiò con la sedia, come a volersi astenere da quell’idea decisamente assurda e fuori luogo.

 

“No, no, e poi NO!”

 

Esclamò, cercando di cancellare dalla propria testa l’immagine raccapricciante che la sua mente aveva formulato.

Al contrario, nel vedere quella reazione, Xerxes sorrise maliziosamente: ora che Gilbert si era mostrato tutt’altro che disposto ad assecondare la sua idea, la voglia di mettersi in gioco era salita alle stelle.

Il Nightray desiderava ardentemente far scomparire quell’espressione sorniona dal volto del suo interlocutore, e per farlo, tentò un’ultima, esplicita esclamazione.

 

“NON TI VESTIRAI DA DONNA!”

 

***

 

Era sera, e il vento scuoteva le chiome degli alberi sullo sfondo scuro del cielo. All’ingresso della magione della famiglia Rainsworth, Gilbert Nightray passeggiava avanti e indietro sugli stessi tre metri di pavimento da ormai diversi minuti. Sembrava agitato, come avvolto da un’ansia terribile che non riusciva a scrollarsi di dosso.

Portò lo sguardo sull’orologio da taschino, notando che l’ora del ballo si faceva sempre più vicina.

Nel frattempo, una serva passò accanto a lui, salutandolo con educazione.

 

“Buonasera, signore.”

 

Gilbert arrossì un tantino: ormai erano trascorsi diversi anni da quando era stato adottato dai Nightray, ma sentirsi chiamare signore lo faceva sempre sentire troppo importante per il ruolo che realmente ricopriva.

 

“Buonasera.”

 

Rispose alla ragazza, che subito notò la preoccupazione nei suoi occhi.

 

“Non preoccupatevi.”

 

Disse ancora lei, sotto lo sguardo sorpreso dell’ospite.

 

“Sono passata a controllare la situazione poco fa, è quasi pronto.”

 

Gilbert deglutì, sentendosi ancor più agitato. Dopo un po’, estrasse il fazzoletto di stoffa che aveva nel taschino della giacca e si soffiò il naso come a voler occupare il tempo che passava.

 

“E’ assurdo. E’ tutto il pomeriggio che si prepara, e io sono qui ad aspettarlo da più di mezz’ora…”

 

A quelle parole, la serva gli sorrise.

 

“E’ normale, sapete?”

 

Affermò, cercando di tranquillizzarlo.

 

“Le donne impiegano anche diverse ore per mettersi in tiro, non è così semplice come voi uomini possiate pensare. Inoltre…

 

Andò avanti nel suo discorso, sotto lo sguardo interessato del Nightray.

 

“Temo che partendo da una base maschile l’opera si faccia ancora più ardua!”

 

Gilbert sospirò ancora, portandosi una mano alla fronte; non vedeva l’ora che quell’incubo finisse il prima possibile. L’unica cosa che lo aiutava non disperarsi, era la speranza che tutta quella messa in scena servisse in qualche modo a recuperare informazioni utili sull’Abisso, aiutandolo nell’intento di salvare il suo padrone.

Mentre avvolto nei suoi pensieri pensava al suo signore, dall’alto della lunga gradinata di scale, una figura immersa nell’ombra si preparò a raggiungere il piano terra. I suoi passi lenti e misteriosi, scendevano la rampa con grazia, avanzando sempre di più, gradino dopo gradino. L’unico rumore che si poteva udire in quel momento, era il battere leggero dei tacchi rossi sul marmo delle scale. Dello stesso colore delle scarpe, un elegante abito ricco di pizzi e merletti dorati scendeva a coprir le gambe. Dall’estremità superiore dell’ampia gonna, partiva poi un corpetto dalla pudica scollatura quadrata, anch’essa bordata d’oro.

In quel momento, quando notò la figura appropinquarsi verso di loro, la serva che faceva compagnia a Gilbert rimase a bocca aperta, attirando l’attenzione del Nightray, che subito seguì lo sguardo della ragazza. Ci vollero un po’ di secondi, prima che il moro si rendesse conto dell’identità di chi aveva davanti. Poi, non appena realizzò ogni cosa, i suoi occhi dorati si sgranarono all’istante, rimanendo shockati dalla bellezza sconvolgente di chi gli stava venendo incontro.

Non appena giunse di fronte al suo accompagnatore, la bella dama in rosso si coprì parte del volto col ventaglio piumato, e alzò la mano destra verso di lui.

Per un attimo, Gilbert stette quasi per cedere a quel gesto. Ma quando si ricordò di chi realmente si celava sotto a quegli abiti, divenne subito paonazzo, scuotendo la testa imbarazzato.

 

“Oh andiamo! N-non posso… !”

 

Balbettò, rifiutandosi di collaborare.

A quelle parole, Break non disse niente, e rimase fermo nella sua posizione, ad attendere che l’altro si rendesse conto che non aveva altra scelta.

Infatti, proprio perché Xerxes era rimasto in silenzio, lasciandogli intuire quanto fosse seriamente determinato ad intraprendere quella mascherata, Gilbert decise di assecondarlo, e gli porse la sua mano, avviandosi un attimo dopo verso la carrozza che gli attendeva fuori dalla magione.

Durante il tragitto, il moro teneva gli occhi severamente puntati verso il finestrino, ben attento a non incrociare neanche per sbaglio l’immagine della dama che gli sedeva di fronte, e che ora lo interrogava per verificare che ogni punto del piano gli fosse chiaro.

 

“Dunque, qual è il mio nome, signor. Nightray?”

 

Il suo tono, appositamente educato e formale, raggiunse le orecchie di Gilbert che, continuando a guardare altrove, rispose borbottante.

 

“Voi siete… La signora Caslon.”

 

Xerxes scosse lievemente la testa, e un sorriso divertito apparve sulle sua labbra.

 

“Non si dice “signora”, è offensivo. Devi dire “Madame”, è più elegante.”

 

Gilbert aggrottò le sopracciglia, lamentandosi come uno studente rimproverato dal suo insegnante.

 

“Si vede che non sei abituato a rivolgerti alle belle ragazze, eh?”

 

Ghignò pungente Break, prendendosi gioco della sua timidezza.

Gilbert arrossì ancora, ma non gliela diede affatto vinta.

 

“Non sei una bella ragazza! Sei un uomo di mezza età conciato da giovane donna!”

 

Mentre così diceva, senza accorgersene, il Nightray aveva cominciato a guardarlo, rimanendo un attimo dopo catturato da quell’immagine sì ridicola, ma… Maledettamente ingannevole.

 

“Ammettilo, Gilbert-kun…

 

Continuò Xerxes, rompendo il silenzio della scena.

 

“Non sarò il massimo come uomo, ma come donna… Sono uno schianto!”

 

Gilbert si mise una mano in faccia, rassegnato di fronte alle prese in giro dell’altro che, nel frattempo, rideva di gusto nel vederlo così disperato.

Quando giunsero presso la magione della famiglia Garamond, vennero accolti dall’usciere, che controllò la lista dei nomi per verificare che non ci fossero errori.

 

“Dunque, vediamo… Caslon, Caslon, Caslon…

 

Cominciò a cercare il nome della dama, suscitando nel Nightray un’ansia tremenda, che vide il suo volto coprirsi lentamente di tante piccole goccioline di sudore. Sia lui che Break erano consci che quel nome non poteva essere sulla lista, e che ci sarebbe stato bisogno di un espediente per poter entrare. Così, entrambi avevano pensato che, essendo Gilbert appartenente a uno dei quattro grandi ducati, il cognome Nightray bastasse a concedere l’ingresso a tutti e due, senza che ci fosse bisogno d’indagare anche sulla dama. Invece, a quanto pareva, le regole sembravano più rigide del previsto.

Così, non trovando altri mezzi con cui poter accedere al ballo, Break si portò il ventaglio alle labbra, e si rivolse all’usciere con il tono di voce che appositamente studiato per quell’occasione.

 

“Vogliate scusarmi, Sir.”

 

Disse, attirando l’attenzione dell’uomo, che ora era visibilmente arrossito per quel “Sir.” Con cui la bella fanciulla lo aveva appellato.

 

“La dama che doveva accompagnare Sir. Gilbert gli ha dato buca all’ultimo momento, così Lord Garamond ha pensato d’invitare me al posto suo…

 

Mentre Xerxes metteva in piedi quella scusa, il Nightray aggrottò le sopracciglia infastidito: messa in quel modo, lo faceva sembrare un idiota. Ma in fondo, non c’era poi da stupirsi; da quando in qua Break si lasciava sfuggire l’occasione di metterlo in ridicolo?

Inizialmente, l’usciere inclinò la testa da una parte, un po’ stranito di fronte alle parole della dama, che continuava a parlargli dal rosso delle sue labbra.

 

“Non ditelo in giro, ma…

 

Xerxes s’avvicinò all’orecchio dell’uomo sussurrando le prossime parole con un velo di malizia nel tono.

 

“Pare che il mio accompagnatore sia un po’ imbranato con le donne…

 

Nonostante Break avesse parlato a voce bassa, Gilbert lo sentì benissimo e, per un attimo, stette quasi per reagire. Tuttavia, l’importanza della missione prevalse sulla rabbia, che il moro riuscì a contenere, malgrado il fastidio.

 

Sapete…

 

Continuò la dama.

 

“A noi donne piacciono gli uomini di carattere. Gente educata e composta… Sempre precisa ed elegante. Un po’ come voi…

 

Mentre così diceva, il suo occhio vermiglio puntava sensuale il volto di colui che aveva davanti e che, nel frattempo, arrossì intimidito dal suo sguardo provocante.

 

“Vi prego, Sir.”

 

Andò avanti il furbo servitore di casa Rainsworth, abbassando leggermente le mani con cui l’altro teneva la lista.

 

“Non fatemi cambiare idea…

 

Dal rosso delle sue guance, l’usciere balbettò qualcosa, intimidito dalla sconvolgente bellezza di chi non aveva mai smesso di guardarlo.

 

M-ma no… Fi-figuratevi… E-entrate pure…

 

Così, i due ospiti varcarono la soglia, non senza che la bella dama aggiungesse un’ultima cosa.

 

“Ero sicura che avreste capito, Sir. Voi, sapete certo come accontentare una donna ♥.

 

E l’altro, ancora ammaliato, balbettò qualcosa d’indecifrabile.

Una volta che furono abbastanza lontani, Gilbert, disgustato dalla scena, disse finalmente la sua.

 

“Sei uno sporco ruffiano, Break.”

 

Xerxes ghignò divertito, mettendosi il ventaglio davanti alle labbra. Quando entrambi raggiunsero il centro della sala, si fermarono, cominciando a guardarsi intorno. Quello in cui si trovavano era un ampio salone con pavimento e colonne di marmo. Gli invitati erano davvero molti, e quasi tutti a coppie. In fondo alla sala era allestito un enorme banchetto colmo di cose da mangiare.

Mentre i suoi occhi si spostavano da una parte all’altra della stanza, il Nightray non poté fare a meno di notare come alcuni volgevano lo sguardo verso di loro, attirati da qualcosa che subito lo allarmò.

 

“Ehi, Break.”

 

Disse il moro, senza distogliere lo sguardo dagli invitati.

 

“Questa gente ci sta guardando, credi che…

 

Ma quando, nel parlare, si girò verso la sua dama, i suoi occhi si sgranarono e la sua immagine si congelò.

Con maliziosa sfacciataggine, Madame Caslon lanciava occhiatine provocanti e sensuali a coloro che incrociavano il suo sguardo, rimanendo imprigionati nella bellezza sconvolgente del suo occhio vermiglio.

Inizialmente, Gilbert rimase senza parole, poi, aggrottò le sopracciglia indignato.

 

“Break!”

 

Lo ammonì severo.

Xerxes si girò verso di lui, portando l’indice davanti al viso.

 

Sssshh… !”

 

Sibilò, con un lieve sorrisetto a marcargli le labbra.

 

“Non vorrai farci scoprire, vero Gilbert-kun?”

 

L’ironia pungente delle sue parole colpì il Nightray, facendo giungere la sua rabbia al punto di ebollizione.

 

“Avanti, non agitarti…

 

Gli sussurrò la dama, sistemandogli il colletto della camicia.

 

“A nessuno piacciono gli uomini nervosi.”

 

Gilbert tirò un profondo sospiro, pregando che quella dannata messa in scena terminasse il prima possibile.

 

“Avanti, perché non mi prendi sottobraccio e andiamo a farci un giro?”

 

Propose Xerxes, senza smettere di usare quel tono ironico e pungente.

Rassegnato, il moro annuì e, facendo come da lui richiesto, si diressero insieme verso il banchetto.

Tuttavia, prima che potessero avvicinarsi alla tavola, qualcuno li chiamò da dietro, attirando la loro attenzione.

 

“Oh, Gilbert-kun! Finalmente! .”

 

Un uomo di alta statura, con i capelli biondi e una barba dello stesso colore, si stava avvicinando a loro con una gioia incommensurabile nello sguardo.

 

“Oh no!”

 

Esclamò il Nightray, terrorizzato alla vista di quell’uomo.

Xerxes sorrise compiaciuto e disse qualcosa.

 

“Oh, ecco finalmente l’occasione buona per riprendere i rapporti con il duca Vessalius!”

 

Ma Gilbert, che per anni aveva evitato d’incontrare quell’uomo, ancora non se la sentiva di affrontarlo. Il suo senso di colpa per essere entrato a far parte del casato Nightray, lasciando quello dei Vessalius, lo assaliva a tal punto che non riuscì ancora a lasciarsi andare.

Tolse la mano dal braccio di Break, intento a darsi alla fuga.

 

“Gilbert! Aspetta, dove vai!?”

 

Disse Xerxes, sgranando l’occhio preoccupato.

 

“Non ce la faccio ad incontrarlo, non mi sento pronto! Intrattienilo tu!”

 

Ma in quel momento, ciò che il moro non stava calcolando era qualcosa di più che rilevante: Xerxes Break era Madame Caslon, e di questo, Oscar Vessalius, ne era completamente ignaro.

 

“Ma lui lo sa, vero!?”

 

Fu la domanda che Break lanciò a un Gilbert troppo lontano per udirlo. Tuttavia, non passò molto tempo prima che Xerxes ottenesse una risposta proprio dalle parole di chi ora si era fermato davanti a lui, sospirando malinconico.

 

“Ah, dannazione… Riuscirà mai quel ragazzo a sbarazzarsi dei suoi inutili sensi di colpa?”

 

Si domandò il duca, mettendosi una mano dietro la nuca.

Inizialmente, Break decise d’ignorarlo, cercando di sgattaiolare via con aria vaga.

 

“Ehi! Aspettate, fanciulla!”

 

Ma quando l’uomo lo richiamò alla sua attenzione, non poté più scappare: in fondo, malgrado l’atteggiamento un po’ ridicolo, Oscar Vessalius era pur sempre un duca. E che figura avrebbe fatto davanti a tutti quei presenti una dama che si rifiuta di parlare con un uomo così importante?

 

S-sì… ?”

 

Balbettò Xerxes, coprendosi parte del volto col ventaglio.

Oscar si avvicinò a lui e fece schioccare le labbra sul dorso della sua mano.

Immediatamente, dietro la copertura piumata, Break emise un verso di disgusto.

 

“Perdonate il mio amico. Non è stato carino a lasciarvi qui tutta sola.”

 

Si scusò il duca in vece del Nightray.

 

“Non è stato carino a lasciarmi qui con voi.”

 

Pensò la povera dama, alle prese con una situazione decisamente scomoda da affrontare.

 

“A proposito, lasciate che mi presenti: il mio nome è Oscar Vessalius, duca dell’omonimo casato.”

 

A quelle parole, Break cercò di sembrare il più stupito possibile.

 

“Oh! Ma davvero? E’ un grande onore fare la vostra conoscenza…

 

Disse con tono insicuro, continuando a celare il proprio volto dietro al ventaglio.

Oscar sorrise, arrossendo un tantino.

 

“Ed io? Con chi ho il piacere di conversare?”

 

Domandò, attratto dal mistero di colei che aveva accompagnato al ballo il giovane Nightray.

Xerxes deglutì, e cercò di essere il più naturale possibile.

 

“Madame Caslon.”

 

Affermò, sperando che l’altro si facesse bastare quelle poche informazioni.

 

Caslon? Mmm… Mi è nuovo come nome. Siete straniera?”

 

A quella domanda, Xerxes annuì velocemente, cercando di non destare sospetti.

Ma un attimo dopo, la situazione precipitò ugualmente, perché uno dei camerieri aveva inciampato a pochi centimetri da loro, causando la caduta di un bicchiere, che si ruppe proprio ai piedi della dama.

Subito, Break si scansò e, nell’immediatezza dell’azione, si scostò il ventaglio dal volto. Fu in quel momento, che Oscar incontrò finalmente il suo sguardo, rimanendo esterrefatto di fronte a ciò che vide.

Xerxes deglutì, spaventato dall’espressione scandalizzata del duca, che sembrava non riuscire a proferire nemmeno mezza parola.

 

Ehm… Posso spiegare… !”

 

Sbiascicò il servo di casa Rainsworth, davanti agli occhi sbarrati dell’altro, che sembrava trovare solo ora il coraggio di emettere un qualche suono.

 

M-ma voi… S-siete… !”

 

Break si mise l’indice davanti al viso, sperando che Oscar non lo smascherasse davanti a tutti.

Tuttavia, un attimo dopo, le sue aspettative mutarono completamente, quando il duca si avvicinò di più a lui, prendendo la sua mano tra le proprie come un vero galantuomo.

 

“SIETE INCANTEVOLE!

 

Il suo sguardo innamorato puntava rosso come un peperone quello allo stesso tempo interdetto e schifato di Xerxes, che si sentiva allo stesso tempo inorridito e sollevato per quella reazione, che aveva comunque evitato di farlo scoprire.

 

“Ah, ma di cosa mi stupisco!”

 

Continuò il duca con sguardo fiero.

 

“Il mio Gilbert non poteva certo che scegliere una dama bellissima come compagna!”

 

A quelle parole, Break tossicchiò una risata un po’ isterica, assecondando il suo discorso.

 

Ah-ah-ah… ! Beh… Quello che dite mi lusinga… !”

 

Non ce la faceva più. Non appena quell’uomo si sarebbe distratto anche solo un secondo, avrebbe approfittato dell’occasione per darsela a gambe e raggiungere il Nightray, ovunque fosse andato a nascondersi.

Ed infatti, poco dopo, il duca lanciò una proposta.

 

“Avete sete, Madame? Posso andarvi a prendere qualcosa da bere?”

 

Xerxes non si lasciò sfuggire quell’occasione d’oro, e subito accettò.

 

“Oh, magari. Grazie…

 

Quando Oscar s’allontanò, Break si diresse immediatamente dall’altro lato della sala, dove adocchiò Gilbert sul balcone, intento a fumare una sigaretta.

 

“Gilbert!”

 

Lo chiamò la dama, destandolo dal suo stato di relax.

Il moro si girò, con in viso un’espressione visibilmente angosciata.

 

“Non dirmi… Che ti ha scoperto qualcuno?”

 

Domando, ansioso e preoccupato.

 

No…

 

Rispose Xerxes.

 

“Ma lo zio del tuo padrone mi ha baciato la mano…

 

Concluse poi, mentre al Nightray andò il fumo di traverso.

 

“Che cosa!?”

 

Chiese incredulo il moro.

 

“Vuoi dirmi che ha fatto il cascamorto con te!?”

 

Break sospirò amaramente, spostando lo sguardo da un’altra parte.

 

“Ti prego, non dirlo in questo modo… E’ scoraggiante.”

 

Mormorò con tono depresso.

Gilbert gettò il mozzicone a terra e lo calpestò col piede.

 

“Beh, peggio per te.”

 

Disse.

 

“E’ stata un’idea tua, e ne paghi le conseguenze.”

 

Concluse, preparandosi a rientrare.

 

“A proposito.”

 

Riprese Xerxes.

 

“Quante altre persone sanno del nostro piano?”

 

A quella domanda, il Nightray si bloccò di scatto e si girò verso di lui con sguardo seccato.

 

“E io secondo te ho avuto il tempo di avvertire qualcuno!? E’ stato stamattina che hai avuto quest’idea malsana! Per non parlare di quanto tempo ho sprecato ad aspettarti!”

 

Sospirò e, quando fu più calmo, tornò a parlare con tono tranquillo.

 

“In ogni caso… A parte Oscar non dovrebbe esserci nessuno che conosciamo. E poi, anche se fosse, a quanto pare sei camuffato così bene che nessuno si accorgerebbe della tua vera identità.”

 

A quelle parole, Break simulò la reazione di una fanciulla intimidita, parlando con la voce che aveva scelto per il suo personaggio.

 

“Oh, signor. Nightray, le vostre parole mi lusingano!”

 

Gilbert aggrottò le sopracciglia seccato.

 

“Non era un complimento!”

 

Dopo un po’, lasciarono la terrazza, rientrando a braccetto nella sala. Ma proprio quando la situazione sembrava più tranquilla e favorevole per captare informazioni utili, il signor. Garamond lanciò un appello, dando inizio alle danze.

 

“Oh no…

 

Sospirò Gilbert.

 

“Bisognerà ballare per forza?”

 

Continuò, affatto entusiasta della cosa.

Xerxes sorrise malizioso, rispondendo col suo tono irritante e fastidioso.

 

“Oh, andiamo, Gilbert-kun… Non vorrai fare brutta figura, vero?”

 

Ghignò, sotto lo sguardo depresso dell’altro, che mai si sarebbe immaginato di ballare proprio insieme a lui; all’uomo che lo prendeva sempre in giro, stuzzicandolo con battutine aspre e provocatorie.

 

“Suvvia, Gilbert-kun… Neanch’io sono un asso nel ballare. Anzi, di dirò di più: non ne sono proprio capace.”

 

Disse ancora il servo di casa Rainsworth, cercando d’infastidirlo come suo solito.

 

“… Avrei proprio bisogno di un bel principe che m’insegni come fare!.”

 

Concluse poi allusivo, mettendosi il ventaglio davanti alla bocca.

Gilbert si portò una mano ai capelli, sbuffando innervosito.

 

“Smettila Break, non sei certo d’aiuto dicendomi così!”

 

Affermò, cercando di mettere a tacere le sue provocazioni.

 

“E poi…

 

Continuò, determinato a difendere il suo orgoglio.

 

“Non ho mai detto di non esserne capace.”

 

In quel momento, l’occhio vermiglio di Xerxes si spalancò, stupito di fronte alle sue parole.

 

“Davvero?”

 

Disse, curioso di vedere come il Nightray se la sarebbe cavata in un ballo di coppia.

Gilbert annuì, con lo sguardo puntato verso il basso.

 

“Sarei proprio curioso di vederti all’opera, allora.”

 

Lo sfidò il servo di casa Rainsworth.

Dal canto suo, malgrado la sconvenienza della situazione, il moro accettò la sfida, determinato a togliere quel fastidioso ghigno dal volto della sua dama.

In pochi passi, si ritrovarono al centro della sala, dove Gilbert si mise in posizione, aspettando che l’orchestra cominciasse a suonare. La sua mano sinistra era poggiata sul fianco di Break, mentre la destra incrociava le dita con quelle di quest’ultimo che, nel contempo, poggiava l’altra mano sulla sua spalla.

Quando la musica partì, il Nightray cominciò a muoversi, guidando il suo partner in un susseguirsi di passi lenti e soavi, degni di un nobile ballerino.

In quel momento, Break non rimase tanto stupito dalla sua bravura, quanto dalla determinazione che s’intravedeva nei suoi occhi dorati che, a dispetto di quando avesse immaginato, lo guardavano seri in volto, senza alcun accenno d’imbarazzo. Ora, sul viso di Xerxes, non c’era più quel ghigno strafottente che era solito mostrare con lui; no: anche la sua espressione era seria, quasi… Affascinata.

Per tutta la durata del ballo, entrambi furono così coinvolti nella danza, che quasi dimenticarono di essere lì. Ogni pensiero, fastidio o timore svanirono come per magia, in un vortice di note musicali che inebriavano i loro sensi, ora completamente catturati dalla pace e dalla libertà di quel momento.

Più il tempo passava, più entrambi si estraniavano da quel mondo ora così vuoto e lontano, tanto lontano da rimuovere dalla loro mente le paure più grandi. Durante la danza, infatti, Gilbert mise da parte l’ansia per il proprio padrone, mentre Break cominciò a rendersi conto che ciò che più lo faceva stare in pena era proprio la tristezza negli occhi del moro: il suo volto triste, disperato; quel volto che più volte lo aveva guardato con rabbia, quando si sentiva preso in giro dalla sua promessa di aiutarlo nell’impresa di ritrovare il proprio padrone.

Ma ora, niente di tutto questo aveva importanza, perché Gilbert era sereno, e chissà quanto ancora sarebbe durata quella magia…

Quando l’orchestra portò a termine anche l’ultima, soave melodia, tutti coloro che si erano riuniti al centro della sala si dispersero di nuovo nella confusione della festa. Lentamente, Gilbert tolse la mano dal fianco di Break e, tornato alla realtà, schiarì la voce, guardando verso il basso.

Dal canto suo, Xerxes lo guardò con un sorriso.

 

Grazie…

 

Disse, suscitando stupore nel Nightray, che tutto si sarebbe aspettato, fuorché un’affermazione simile.

 

P-prego…

 

Rispose, non convinto di quale fosse il motivo per cui l’altro lo aveva ringraziato. Dopo un po’, nel bel mezzo di quell’atmosfera fattasi silenziosa, Break sospirò, lanciando una proposta.

 

“Beviamo qualcosa?”

 

Gilbert annuì, e s’avviò insieme a lui verso il banchetto.

Giunti lì, da bravo gentiluomo, Gilbert volle versare del vino rosso alla sua dama, che paziente attendeva di gustare la sua amata bevanda. Ma proprio mentre il Nightray era in procinto d’inclinare la bottiglia verso il calice di Xerxes, una voce lo sorprese da dietro, richiamandolo alla sua attenzione.

 

Nii-san!.”

 

Immediatamente, Gilbert e Break divennero pallidi come cadaveri. Infatti, colui che in quel momento si avvicinò a loro era chi di peggiore potessero incontrare.

 

V-v… Vincent… ?”

 

Balbettò il moro, incontrando lo sguardo bicolore del suo fratellino.

Vincent sorrise compiaciuto, mentre Gilbert si chiedeva cosa ci facesse a quella festa.

 

Che… Che diavolo ci fai qui? Ti credevo in viaggio col duca e gli altri!”

 

A quella domanda, il biondo allargò ancor di più il suo sorriso, rispondendo felice.

 

“Oh, sapevo che ti avrei fatto una bella sorpresa!. Ho saputo che saresti venuto a questa cerimonia, così ho fatto il possibile per tornare in anticipo e prendervi parte anch’io!”

 

Gilbert sospirò rassegnato di fronte alle sue parole e si portò una mano al viso con sguardo disperato.

Vincent inclinò la testa da una parte, mugolando qualcosa.

 

“Uhm? Cosa c’è? Gil non è felice di vedere il suo fratellino?”

 

Il moro scosse la testa, smentendo le sue parole.

 

“No, no… Sono felice… E’ solo che…

 

Cercò di ricomporsi dal suo stato di shock, ben attento a non incrociare gli occhi del fratello, che lo guardavano in attesa di una risposta.

 

“Mi fai sempre lo stesso scherzo… ! Dici che non vieni e poi mi chiami da dietro strillando il mio nome. Metti paura, sai?”

 

Nel sentire quell’ultima affermazione, Vincent assunse prima un’espressione sorpresa, poi, divertito, scoppiò in una fragorosa risata.

 

Ahahahah!”

 

Gilbert rimase interdetto di fronte a quella reazione, e lo guardò con un’espressione goffa e interrogativa.

 

Ahah… Scusa, non pensavo d’incuterti tanto terrore.”

 

Detto ciò, il biondo cambiò discorso, mirando a qualcosa che lo interessava decisamente di più.

 

“Beh, visto che siamo qui, potremmo andare a farci un giro, che ne dici Gil?”

 

Domandò, ansioso di passare un po’ di tempo in compagnia di suo fratello maggiore.

 

“Beh, veramente io…

 

Gilbert si girò lentamente, portando lo sguardo sulla sagoma di Break che, di spalle, riempiva e svuotava lo stesso bicchiere di vino, affogando nell’alcool il fastidio che provava la pensiero di trovarsi in presenza di colui che soleva denominare ratto di fogna.

Notando che il fratello era in compagnia di una dama, Vincent inclinò la testa da una parte con aria amareggiata.

 

“Ah, capisco… Vedo che sei già impegnato con qualcuno.”

 

In quel momento, Xerxes pregò con tutto se stesso di non dover interagire con il biondo, cosa che, in quel momento più che mai, sarebbe stata enormemente sconveniente.

 

“E come si chiama questa bella fanciulla?”

 

Gilbert trasalì, sperando che Vincent non si accorgesse del travestimento di Break, e che non avvenisse il putiferio. Il moro, infatti, era perfettamente conscio dell’antipatia reciproca che c’era fra Xerxes e suo fratello, e assistere a uno scenario costernato di frecciatine pungenti non era esattamente ciò che in quel momento avrebbe voluto.

 

“Ehm, la signorina è…

 

Cominciò a rispondere,  con una certa insicurezza nel tono.

 

“Madame Caslon!”

 

Esclamò Xerxes, giratosi verso Vincent con il ventaglio prudentemente piazzato davanti alla faccia.

In quel minuscolo frangente di tempo in cui Break si era girato e Gilbert aveva deglutito timoroso, gli sguardi di entrambi scrutarono attenti quello tranquillo del biondo che, a dispetto di ciò che temevano, sembrò non avere alcuna particolare reazione.

 

“Molto piacere, Madame. Il mio nome è Vincent Nightray, e sono il fratello del vostro accompagnatore, nonché persona a cui Gil vuole molto bene… Non è così, Nii-san?”

 

Il moro annuì meccanicamente, cercando di evitare l’espressione innamorata del suo fratellino, che lo guardava con occhi emozionati.

 

“Posso offrirvi del vino, Madame?”

 

Domandò poi il biondo, volendosi mostrare gentile di fronte agli occhi dorati di Gilbert.

Xerxes annuì, lasciando che Vincent si avvicinasse al banchetto, afferrando la bottiglia di vino che il servo di casa Rainsworth aveva già svuotato.

 

Oh…

 

Sospirò il più giovane dei fratelli Nightray.

 

“Non ce n’è più…

 

Immediatamente, Vincent si girò verso Gilbert, facendogli una piccola, gentile richiesta.

 

“Non è che andresti a prenderne un’altra, Gil?

 

Il moro sospirò, annuendo alla sua domanda. In fondo, si sarebbe allontanato per pochi minuti… Cosa mai sarebbe potuto accadere in un lasso di tempo così breve?

 

“Dovete considerarvi molto fortunata, Madame.”

 

Disse il biondo, una volta rimasto solo con la dama in rosso.

 

“Mio fratello non è certo il tipo di uomo che ama circondarsi di donne…

 

Continuò, osservando i merletti dorati dell’abito che Madame Caslon indossava.

 

“Anzi, a dirla tutta… E’ un vero imbranato quando si trova con loro.”

 

Break detestò ammetterlo a se stesso, ma era assolutamente d’accordo con ciò che Vincent stava dicendo e forse, in un’occasione normale, lo avrebbe anche assecondato.

 

“Oh, davvero?”

 

Si limitò a dire, fingendosi stupito.

Vincent annuì, spostando lo sguardo da un’altra parte.

 

Già… Da che ha cominciato a frequentare l’ambiente della nobiltà, non l’ho mai visto interagire così tranquillamente con una dama.”

 

Affermò, tornando a guardare la sua interlocutrice con occhi colmi di una luce inquietante.

 

“Dovete avere proprio qualcosa di speciale, per metterlo così al suo agio…

 

Xerxes deglutì, sentendo l’ansia crescere dentro di lui.

 

“Oh! A proposito di dame!”

 

Esclamò all’improvviso il biondo, cambiando completamente espressione.

 

“Ho lasciato la mia dall’altro lato della sala…

 

Continuò poi, inclinando le sopracciglia in un’espressione falsamente rammaricata.

 

“Perdonatemi, Madame. Devo proprio andare adesso. Saluterete Gilbert in mia vece?”

 

Break annuì, sentendosi vicino alla fine di quell’incubo.

 

“Vi ringrazio molto…

 

Prima di andarsene, Vincent gli rivolse un ultimo sorriso, e fece per allontanarsi.

Una volta che il biondo si fu girato, Break gli voltò le spalle a sua volta e si resse al tavolo del banchetto, sentendosi reduce da un duro conflitto.

Tuttavia, un istante dopo, quell’incubo che sembrava essere svanito, si ripresentò dietro di lui, esclamando ancora qualcosa.

 

“Oh, quasi dimenticavo!”

 

Squittì Vincent Nightray, facendo sobbalzare la dama. In pochi secondi, il biondo giunse accanto alla fanciulla e le sussurrò qualcosa all’orecchio con tono divertito.

 

“Sei ridicolo, cappellaio.”

 

Dal canto suo, Break non lo guardò nemmeno. L’unica reazione che ebbe, fu del tutto incontrollabile. All’istante, infatti, le sue guance divennero paonazze e bollenti, e le sue sopracciglia si aggrottarono indignate. Provò una vergogna tale, che non ebbe il coraggio di alzare lo sguardo.

Poco dopo, quando, sghignazzante, Vincent se n’era ormai andato, Gilbert fece ritorno al banchetto con una bottiglia di vino in mano.

 

“Eccomi. Non sai quante storie mi hanno fatto non appena l’ho chiesta…

 

Mentre così parlava, il moro si guardò intorno, domandandosi dove fosse sparito suo fratello.

 

“Ehi, ma… Dov’è finito Vincent?”

 

Domandò, senza ricevere risposta.

Break era pesantemente irritato. Le sue dita sottili e smaltate stringevano la tovaglia colme della rabbia e della vergogna che provava.

Gilbert notò lo sguardo oscuro del suo partner, e non poté non sospettare qualcosa di brutto.

 

“Non dirmi che… !”

 

Ma non fece in tempo a dire niente che l’altro, con uno scatto, gli sottrasse la bottiglia dalle mani, versandone freneticamente il contenuto nel proprio calice.

 

“SI PUO’ SAPERE PERCHE’ CI HAI MESSO TANTO!?”

 

Domandò isterico.

Dal canto suo, Gilbert decise di lasciar perdere ogni possibile tentativo di conversare con lui. Quando Break era reduce da un colloquio con Vincent, era meglio lasciarlo da solo, in attesa che sbollisse la collera.

Dopo aver svuotato la sua seconda bottiglia di vino, infatti, Break si sentì subito meglio.

 

Aaaahh… !”

 

Sospirò, beandosi del sapore intenso che la bevanda aveva lasciato sulle sue labbra, ancora perfettamente rosse come petali di rosa.

 

“Ora mi sento decisamente meglio.”

 

Affermò compiaciuto, mentre sul suo viso tornava a mostrarsi il solito ghigno di sempre.

Trascorse un po’ di tempo, in cui, finalmente, Break ebbe l’opportunità di origliare una conversazione fra Lord Garamond e un membro del suo casato, passando del tutto inosservato.

 

“E’ incredibile…

 

Pensò fra sé e sé.

 

“Basta un abito elegante e un paio di seni finti per cacciare via ogni sospetto!”

 

Nel frattempo, anche Gilbert cercò di captare informazioni utili, ascoltando i dialoghi dei diversi invitati, nella speranza di reperire informazioni importanti.

Dopo un po’ di tempo in cui avevano indagato separatamente, il Nightray si ricongiunse alla sua dama, sorprendendola mentre, sotto gli sguardi increduli dei presenti, svuotava la sua quarta bottiglia di vino.

Immediatamente, il moro aggrottò le sopracciglia, rimproverando il suo partner.

 

“Break! Datti una regolata con quel vino.”

 

Lo ammonì severo.

Dal canto suo, Xerxes scrollò le spalle noncurante.

 

“Oh, stai tranquillo, non vado fuori di testa, lo sai.”

 

Ma, di fronte a quella risposta, Gilbert non sembrò affatto più calmo.

 

“Non è per quello… Ti stanno guardando tutti.”

 

Spiegò, timoroso che qualcuno s’insospettisse del fatto che una donna fosse in grado d’ingurgitare tanto alcool in una sola sera.

Nell’udire le sue parole, Break ridacchiò, prendendolo in giro come suo solito.

 

“Cosa c’è? Gilbert è geloso della sua dama?”

 

Il Nightray lo guardò interdetto, sperando che si decidesse a fare il serio.

Convinto dal suo sguardo stanco, Xerxes decise di accontentarlo.

 

“Ok, d’accordo. Ti prometto che questo è l’ultimo.”

 

Disse, riempiendo per l’ultima volta il suo calice.

Dopo un po’, Gilbert cambiò argomento, riprendendo a parlare della loro missione.

 

“Parlando di cose più serie: scoperto niente di utile?”

 

Domandò ansioso.

Break scosse la testa.

 

“No, niente di rilevante purtroppo.”

 

Gilbert sbuffò, deluso di come le loro aspettative stessero andando in fumo.

 

Neanch’io. Dannazione, finirà che avremo fatto tutta questa fatica per niente!”

 

E, proprio mentre seccato diceva così, in lontananza videro le sagome di due persone conosciute.

 

“Ma quello è…

 

Disse il moro, venendo anticipato da Break.

 

Reim!”

 

Affermò Xerxes, dapprima un po’ sorpreso, poi non più così meravigliato di vederlo lì; in fondo, Reim era figlio di un conte, dunque, non era poi così strano che prendesse parte a simili eventi.

Un istante dopo, il suo occhio vermiglio si spostò sulla dama che accompagnava il suo amico.

 

“E quella che è con lui sarebbe… Ruriko?”

 

Disse, aggrottando le sopracciglia.

 

“Sì, è sua sorella…

 

Confermò Gilbert, anche lui piuttosto sorpreso di vedere come fosse elegante la ragazza.

 

Tsk!”

 

Ghignò Break, scuotendo la testa divertito.

 

“Non credevo che quel maschiaccio fosse capace di vestirsi da donna…

 

Dal canto suo, Gilbert lo guardò interdetto.

 

“Da che pulpito…

 

Mentre parlavano, a un certo punto la ragazza riconobbe il moro e sorrise, spronando il fratello ad andarlo a salutare; nessuno lo sapeva, ma quella ragazza teneva nascosta una cotta piuttosto bollente per il bel Nightray.

 

“Ehi, guarda Reim, quello non è Gilbert?”

 

Il servo di casa Barma annuì e si lasciò guidare da lei verso il moro.

 

“Vengono verso di noi…

 

Sussurrò Gilbert preoccupato.

 

“Non ti preoccupare.”

 

Lo tranquillizzò Xerxes.

 

“Conosco benissimo Reim: è così ingenuo che non si accorgerà di niente.”

 

Quando i due nobili li raggiunsero, Gilbert li salutò subito con educazione e si rivolse poi Reim.

 

“Festa affollata, non trovi?”

 

Disse, cercando in tutti i modi di appropriarsi del suo sguardo.

Reim sospirò. Aveva un’aria piuttosto abbattuta, probabilmente dovuta al fatto che la sua dama, nonché sua sorella maggiore, lo aveva trascinato da una parte all’altra della sala, senza lasciargli un attimo di respiro.

 

“Non dirmelo…

 

Lo pregò il servo di casa Barma.

 

“Non vedo l’ora di andarmene…

 

A quelle parole, Ruriko lo guardò imbronciata.

 

“Ma come? Proprio adesso che hai incontrato il tuo amico?”

 

Domandò, scansando su di lui l’evidente emozione che provava nel trovarsi davanti al moro.

Mentre la ragazza borbottava parole di rimprovero al fratello, a un certo punto si accorse che Gilbert non era solo. C’era una dama insieme a lui, una donna che non aveva mai visto e che subito squadrò dall’alto in basso.

In quel momento, nel sentirsi osservare così attentamente, Xerxes non riuscì a trattenersi dal deglutire, un po’ intimorito dai suoi occhi poco convinti.

Dopo un po’, quando Ruriko finì di studiare l’immagine della dama, un pensiero le apparve nella mente.

 

“Beh, in fondo, non è tutta questa bellezza…

 

Immediatamente, sul suo volto comparve un ampio sorriso, il più falso che Break avesse mai visto.

 

“E’ un piacere fare la vostra conoscenza. Il mio nome è Ruriko Lunettes, figlia del conte Raymond Lunettes.”

 

Detto ciò, tese la mano alla dama, che si preparò a rispondere con tono di voce piuttosto insicuro.

 

“Madame Caslon. Il piacere è mio.”

 

Quando disse così, anche Reim, che fino a quel momento era stato distratto dai discorsi sempre più improvvisati di Gilbert, spostò lo sguardo verso la dama, guardandola dapprima con occhi curiosi, poi increduli e, infine, totalmente spalancati e colmi di shock.

Mentre Ruriko aveva cominciato a parlargli dando prova della sua loquacità, Break incrociava lo sguardo scandalizzato di Reim, pregandolo con gli occhi di non lasciarsi sfuggire niente. Nel frattempo, sulle gote dell’amico, avevano cominciato ad accendersi due bagliori rossi, simbolo di quanto non riuscisse a controllare l’imbarazzo di quella situazione.

Passarono alcuni minuti e, quando, per la gioia di Ruriko, questa fu lasciata da sola con Gilbert, Break camminò a passo veloce verso una stanza vuota.

Una volta davanti alla porta, vi entrò e, poggiate la mani su un mobile al suo interno, emise un profondo sospiro di liberazione.

Dopo un po’, come da lui previsto, Reim bussò alla porta e, al suo permesso, lo raggiunse nella camera.

 

Xerxes!”

 

Disse il servo di casa Barma, esigendo spiegazioni.

Break sorrise amaramente e gli spiegò la ragione di quella messa in scena.

 

Capisco…

 

Affermò Reim, portandosi una mano al mento.

 

“Quindi, in poche parole, l’hai fatto per lui.”

 

A quella frase, Break aggrottò le sopracciglia.

 

“Oh, non metterla così.”

 

Smentì, troppo orgoglioso per ammettere come stessero realmente le cose.

 

“L’ho fatto perché, avendo mancato alla mia promessa, non potevo certo lasciare che avesse un pretesto per rimproverarmi ogni volta che gli pareva. E’ seccante, dopo un po’.”

 

Ma Reim, che tra tutti era sicuramente quello che lo conosceva meglio, non credé per un istante alle sue parole. Così, perfettamente cosciente che ogni suo tentativo di strappargli la verità sarebbe stato vano, si limitò a sorridergli dolcemente, senza più aggiungere nient’altro.

Quando la festa ebbe termine, ognuno si preparò a rincasare. Grazie all’intervento di Reim, Gilbert riuscì finalmente a liberarsi della logorroica Ruriko e a tornare a casa Rainsworth insieme alla sua dama.

Giunto nel salone della villa, il moro si buttò subito sul divano, rilassando la testa all’indietro: quell’incubo era finalmente finito.

Dopo un po’, nel silenzio della stanza semibuia, Xerxes lo raggiunse e si lasciò cadere sulla poltrona di fronte a lui, emettendo un lungo sospiro di sollievo.

Gilbert riaprì un occhio, incontrando lo sguardo di Break. L’uomo era in pigiama, e finalmente privo di ogni accessorio femminile che potesse ricordargli la sua dama.

Si guardarono. Per una buona manciata di minuti, l’unica cosa che i due fecero fu guardarsi in silenzio.

Poi, all’improvviso, il Nightray fece come per toccarsi le labbra e disse qualcosa.

 

Hai… Hai ancora del rossetto.”

 

Oh…

 

Fu l’unico verso che Xerxes riuscì ad emettere, troppo stanco e svogliato per struccarsi in modo decente.

Rimasero immobili, a fissarsi senza aggiungere nient’altro.

Tuttavia, le loro menti erano ancora invase dal pensiero di tutto ciò che era accaduto; degli incontri che avevano fatto, delle fughe da una parte all’altra della sala; dei volti innamorati, provocatori e shockati che avevano incontrato e, più in generale, della comicità di tutta quella situazione che, attraverso un rossetto quasi indelebile, sembrava volersi prolungare anche adesso che tutto era finito.

Fu dunque spontaneo, e affatto forzato, il mezzo ghigno che Break cercò di reprimere, di fronte allo sguardo stravolto, ma solo apparentemente serio del Nightray che, dal canto suo, non riuscì assolutamente a nascondere il proprio divertimento.

Risero. Prima Gilbert, che si portò una mano davanti agli occhi, scuotendo la testa, poi Xerxes che, per la prima volta dopo tanto tempo, provò una sensazione di vera felicità e di vero divertimento. Più l’uno rideva, più l’altro faceva lo stesso con maggior intensità. Non si trattava di una gara a chi si divertisse di più o ridesse più forte: semplicemente, quella loro reazione, così aperta, incurante di ogni altra cosa, era quanto di più spontaneo ci fosse mai stato tra loro in tutti quegli anni. E non importava quanto Gilbert fosse infastidito dalle prese in giro di Break, o quanto quest’ultimo cercasse di auto convincersi di non provare sentimenti profondi per chi lo circondava; quelle risa, quel loro guardarsi senza badare ad altro, era la vera dimostrazione dell’affetto che entrambi provavano l’uno per l’altro.

A un certo punto, mentre Gilbert si perdeva nel suo divertimento, Xerxes riuscì a calmarsi per un attimo, e continuò a guardarlo con un sorriso. Nella sua mente, le parole di Reim cominciarono a renderlo consapevole di qualcosa.

 

“Quindi, in poche parole, l’hai fatto per lui.”

 

Abbassò lo sguardo, guardando malinconico verso il niente.

 

“Sì, è così.”

 

Il suo occhio si strinse in una dolce espressione, colma di pura felicità: finalmente, il volto triste e abbattuto di quel ragazzo, che solo quella mattina sembrava aver perso ogni speranza, era tornato a sorridere sincero, almeno per quel giorno.

Break si sentiva sereno nel vederlo così; e in un istante, si accorse di quanto anche lui, di fronte a quello sguardo ora illuminato, provasse una pura, sincera sensazione di pace.

 

***

 

Angolo dell’autrice

 

Ciao a tutti. Questa One-Shot nasce da un’idea che mi è venuta mesi fa, pensando al rapporto fra questi due personaggi che adoro. Ho sempre pensato che fra Gilbert e Break ci sia un forte legame, ma che entrambi siano troppo orgogliosi per dimostrarlo apertamente. Così, mi sono divertita a immaginare una situazione un po’ stravagante, che fosse in grado, alla fine, di abbattere quella parete che entrambi s’impuntano di tener salda.

Una nota ci tengo a farla sui nomi che ho scelto in questa storia: Caslon e Garamond non sono casuali. Poiché John Baskerville fu un famoso tipografo del ‘700, ho voluto scegliere i nomi di altri due tipografi, in modo da non  lasciare nulla al caso. Forse, se qualcuno di voi non è nuovo alle mie storie, sa già che mi piace cimentarmi in giochetti del genere xD.

Bene, come sempre, spero che la storia sia stata di vostro gradimento.

Alla prossima!

 

Strato.

 

  
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