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Autore: Joey Potter    07/04/2012    3 recensioni
[Larry Stylinson]
La pioggia di Londra prosegue senza sosta da prima di pranzo. Picchietta instancabile sui vetri, producendo un rumore fragoroso ed echeggiante, che gli provoca un forte senso di nausea.
Forse è quella, a non farlo dormire. Lo tengono sveglio le gocce, non quegli strani pensieri che, languidi come una carezza, gli scivolano nella mente, per poi mettere radici nella sua testa all’improvviso, a tradimento.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: La pioggia di Londra
Fandom: RPF-One Direction (Sì, ancora. Sì, io. Sì, Vabbè.)
Personaggi: Harry Styles/Louis Tomlinson
Genere: introspettivo
Rating: giallo (PG-13)
Avvertimenti: one-shot; slash
Note: 1) Tutta per le mie amate fanciulle del gruppo #THEGAYHAVEGAYEDAGAIN; sono folli e fantastiche e adorabili e pazze e io le adoro ogni giorno di più. Esse compresa.
2) Doveva essere una drabble puccia. Giuro. Non so perché mai sia venuta fuori questa cosa. (Sarà forse l’alcool di ieri sera? Nah.)
3) C’è una mia autocitazione. Sì, lo so, sono una persona triste, ad autocitarmi, ma credetemi, niente mi suonava bene come quella mia frase che ho quindi riutilizzato.
 
 
 

La pioggia di Londra

 
 
 
La pioggia di Londra prosegue senza sosta da prima di pranzo. Picchietta instancabile sui vetri, producendo un rumore fragoroso ed echeggiante, che gli provoca un forte senso di nausea.
Forse è quella, a non farlo dormire. Lo tengono sveglio le gocce, non quegli strani pensieri che, languidi come una carezza, gli scivolano nella mente, per poi mettere radici nella sua testa all’improvviso, a tradimento.
Harry si gratta nervosamente un sopracciglio, perché vorrebbe ravvivarsi i capelli – in un gesto automatico e rilassante che lo contraddistingue come fanno i vizi più innocenti – ma le dita di Louis artigliano ferocemente le sue ciocche, così nemmeno prova a scostare quella presa salda e rassicurante.
“E se finisse?” ha chiesto timidamente, quasi un anno prima.
Anche quel giorno la pioggia di Londra scrosciava implacabile, in un ticchettio conosciuto e quasi asfissiante, perché ripetitivo.
Le parole gli sono uscite di bocca prima che potesse fermarle, le ha sputate in un unico sussurro, mentre il viso di Louis era incastrato tra le sue cosce.
La risposta è stata uno sguardo offeso – no, ferito, Louis era ferito da quella sua domanda – e un morso crudele sui suoi fianchi, un morso doloroso, pieno dello stesso terrore inciso nella voce di Harry. “Non dire stronzate. Non dirlo. Non.” E gli si è incrinata la voce, producendo un suono orribile, che ricorda ancora con disgusto.
Si gira silenzioso nel letto, attento a non svegliare Louis, e finisce tra le sue braccia, dove è tutto così perfetto, così adeguato, così bello, così appropriato che a volte Harry ha paura di non poterne reggere la fine.
Louis tira i suoi capelli con forza, come se avesse intuito, persino nel sonno, che è precipitato ancora in quei pensieri stupidi.
Hanno smesso da tempo di frugare tra i libri, i vestiti, gli oggetti della loro casa e chiedere “Ehi, questo è mio o è tuo?”; non esiste quel confine, probabilmente non è mai esistito. E quell’assenza gli fa paura, perché sembra meravigliosamente giusta.
Pensa che non saprebbe nemmeno distinguere il profumo di Louis, perché la sua pelle sa così tanto anche di lui, perché sono solo uno stesso miscuglio di amore, sesso e vita.
“E se finisse? Se ti stancassi, se mi stancassi, se ci stancassimo? Se finisse, una mattina, semplicemente, come tutte le cose?” Non lo dice a voce alta, ma Louis glielo legge lo stesso negli occhi. Harry non può impedirsi di pensarlo, di temerlo, non quando vede il mondo sfaldarsi sotto il suo sguardo da diciottenne, non quando vede le persone cambiare, gli amori finire, non quando illudersi di vivere in una bolla di eternità suona così facile e così ingenuo che semplicemente diventa insopportabile, come la pioggia di Londra.
Però sono loro, sono Harry e Louis.
Sono Harry e Louis, sono un unico blocco di pelle e cervello, dotato di quattro occhi, quattro braccia, quattro gambe e troppa euforia. E forse – forse – quella strana cosa che sono non risponde alle leggi dei cambiamenti umani. Quasi certamente loro nemmeno sono umani.
E fa paura, ma è anche così naturale che il vero crimine sembra essere il dubitarne.
« Che ora è? » domanda Louis, la voce impastata dal sonno, la bocca vicina al suo collo e quelle mani che lo stringono forte, fino a fargli male.
La pioggia di Londra cade lenta, adesso. Harry nemmeno la sente, perché Louis ha aperto gli occhi e lo sta guardando, con quegli occhi che cancellano il resto – il mondo attorno o le paure legittime – e che lo scrutano come vengono scrutati, come se guardassero una fottuta meraviglia.
« È ancora presto ». E ha la sensazione che lo sarà per sempre.
   
 
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