Amanda
Una lacrima, che lenta scivola sulla pallida gota. Traccia cristallina, luminosa, che solenne si staglia sull’incarnato di porcellana. Sguardo vacuo, perso nel vuoto che l’oblio crea. Occhi cisposi, ma che, caritatevoli, mantengon la vivida espressione tipica degli anni passati. Cadde, Amanda, cadde e mai più si rialzò. Il Male la catturò, la seviziò, l’incatenò. Celata in un pozzo, ora riposa. Rauche note spende ogni giorno, a procurar gratuito intrattenimento al proprio essere. Il Freddo l’attanaglia, ma mai si lamenta. Soffre, Amanda. Ha paura, la bimba. Ma l’esperienza l’ha resa forte, l’ha portata a crescere prematuramente. Nessun lamento udirete mai dalle carnose labbra d’ella. Il Male su di lei ha procurato un duplice effetto: l’ha resa forte e servizievole, l’ha domata e resa domatrice, ancella e padrona. Soffre, Amanda. Ama, Amanda. Il Male, colui che la vita le ha strappato, ringrazia ogni giorno. Ride, se le fa male. Gode, se Egli gode. La felicità le illumina il viso, quando l’ombra di colui che schiava l’ha resa, intravede. Occhi radiosi, respiro ansimante, cenci sudici. Ogni muscolo tende, nella bramosia di godere ancora per un istante della vista del suo Signore.
Non è forse Amore questo? Si, lo è. Ma Amanda non è più.