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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    07/04/2012    0 recensioni
Dopo la disavventura al Tempio Megakure, Mirai e sua madre sono tornati a casa e si preparano a partire. E se ricevettero una visita particolare?
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Tales From Tokusatsu Worlds'
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TIME IS NOTHING BUT A PEBBLE ON THE WAY

2nd, October 2010.

Tatsuya-jichan!”

Quando Mirai aprì la porta di casa, quella porta, sorrise nel ritrovarsi di fronte all'espressione spaccona e allegra del ragazzo in piedi sul pianerottolo, che lo fissava sorridendo: tra le braccia, aveva un grosso pacco colorato, dal contenuto sconosciuto, che mandava un buonissimo odore di zucchero e dolci.

Ciao, piccoletto!” lo salutò il giovane, dai capelli scuri e spettinati: “Mi fai entrare?” gli chiese, tendendo le braccia per consegnargli l'involto, “Ho portato anche un regalo!”.

Tutto contento, il bambino lo prese tra le sue, prima di sfrecciare a velocità massima verso la cucina.

Un momento dopo, la testa della madre del bambino era sbucata dalla porta del salotto: il viso della donna si aprì in un grande sorriso nel vederlo.

Tatsuya-kun!” lo accolse lei con un abbraccio affettuoso: “Sono contenta che tu sia riuscito a venire.” dichiarò lei con gioia, prendendogli di mano la giacca e dandogli un paio di pantofole, “Purtroppo il volo è domani mattina presto e temevo...”.

Il giovane scosse la testa, ricambiando caldamente la stretta: “E non salutare il mio nipotino preferito prima che parta?” esclamò, come se un'eventualità del genere fosse assurda.

La donna scoppiò a ridere, facendogli strada attraverso il corridoio ingombro di pacchi già pronti e chiusi: “Hai bisogno di una mano con qualcosa?” s'informò Tatsuya, notando la confusione che regnava un po' dovunque, “Davvero, Honami-chan, sono a tua disposizione.”

Ma lei scosse la testa: “Ti avrei chiamato prima, se mi fosse servito aiuto, sta tranquillo. È solo che oggi è accaduta una cosa...” cominciò, prima di passare davanti alla cucina, dove il figlio stava allegramente armeggiando con la teiera per scaldare l'acqua.

Senza farsi notare, spinse l'amico nel piccolo salotto, facendogli cenno di sedersi sul divano, già per metà coperto da un vecchio lenzuolo.

Tatsuya Asami doveva ammettere che cominciava a preoccuparsi.

Honami era sempre stata una donna forte, da quando l'aveva conosciuta, non aveva fatto altro, con le sue azioni, che confermare quella sua convinzione: aveva praticamente cresciuto da sola il piccolo Mirai e anche se, certo, anche lui l'aveva aiutata, il grosso l'aveva fatto lei, e non si era mai, una sola volta, buttata giù.

Eppure, il tempo non era stato benevolo, neppure con il pestifero bambino nell'altra stanza.

E neppure con lui, se doveva essere sincero.

In quel lontano anno 2000, la vita di entrambi era cambiata in modo radicale, quella di Mirai era addirittura iniziata, ma il tutto, ricordi compresi, erano velati da una sorda malinconia che sembrava affievolire anche i momenti più felici che non avrebbero mai potuto dimenticare.

Domon, il padre di Mirai, Ayase, Yuri, Shion... Perfino Takku.

Tatsuya non avrebbe mai potuto dimenticare di essere stato TimeRed, del team dei Timeranger, di aver conosciuto in loro gli amici più importanti e speciali della sua vita, mentre Honami, che aveva amato Domon a tal punto da aver avuto un figlio da lui, aveva trovato in loro una sorta di bizzarra e calorosa famiglia.

La stessa che avrebbe voluto per Mirai, il quale, al contrario, non sapeva nulla del padre.

Lei non aveva voluto dirglielo, temeva di venir presa per pazza, e quindi aveva sempre taciuto la cosa, ma Tatsuya sapeva quanto soffriva per questo. E quanto ancora amava Domon.

Mirai oggi è scappato di casa...” confessò lei in un soffio, frugandosi in tasca alla ricerca di qualcosa: “Ma è stato subito ritrovato da un gruppo di ragazzi al Tempio Megakure.” completò subito, vedendo l'espressione preoccupata dell'amico.

Che è successo?” incalzò lui, alzandosi in piedi.

Nulla di che, abbiamo solo fatto una foto assieme, questo ragazzo ci teneva tanto. Ha detto che doveva mandarla a un amico come ricordo.” e così dicendo, indicò la testolina biondo miele che spiccava vivida accanto al bambino: “Me ne hanno dato una copia e il tutto è stato molto rilassato ma al contempo era così strano... Ho avuto come la sensazione di una presenza familiare lì con noi.”.

Si guardò attorno con circospezione, poi abbassò ulteriormente la voce fino a ridurla a un sussurro: “Come se Domon fosse lì, capisci?”.

A quelle parole, Tatsuya sussultò, sgranando gli occhi e sentendoli pizzicare per le lacrime.

Una cosa del genere non era possibile, anche se ci sperava, eccome se ci sperava. Erano dieci anni, ormai, che il suo cuore non aveva smesso un solo giorno di sperare, e pregare, che le pieghe del tempo restituisse loro le persone amate.

Osservò con attenzione i visi di quei cinque, come a cercare una risposta nei loro occhi, ma tutto quello che ottenne fu una sensazione di familiarità nell'incrociare i loro sguardi, e di profondo orgoglio.

Poi, come colto da un'improvvisa folgorazione, capì.

E non potè che sorridere, sentendo il cuore gonfiarsi di gioia.

Non era del tutto sbagliato, in effetti...

Dopotutto, quella dei Super Sentai è una vera e propria famiglia allargata.

Riuscì a sussurrare all'orecchio di Honami una semplice frase prima che Mirai, piombato nella stanza con un paio di saltelli, e la teiera in bilico sul vassoio, non reclamasse la loro attenzione.
 

Il tempo non è che un sassolino sulla via.

 

Dedicata ai miei compagni ISS.

   
 
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