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Autore: Beckett66    08/04/2012    2 recensioni
Altra versione del finale della 4x20. Più che un finale modificato un "cosa succede poi".
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kate Beckett | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Era stata una notte insonne e molto difficile. Ci sono giorni nei quali il dolore è più intenso e ci sono anniversari più dolorosi di altri.

Kate guardò la sveglia: erano le 7.00. Decise di alzarsi. Afferrò il telefono e prenotò un taxi per le 8.00. Si diresse verso il bagno e si fece una doccia calda. Si asciugò i capelli prima di fare colazione, rifece il letto, riordinò velocemente la cucina e si vestì. Indossò un tailleur pantalone nero con una camicia bianca ed un paio di decolleté nere con il tacco argentato non molto alto. Si guardò allo specchio: gli occhi erano rossi e gonfi. Prese la borsa che aveva preparato la sera prima, una semplice pochette nera ed uscì. Il taxi arrivò proprio in quel momento. Salì e diede l’indirizzo al taxista.

Durante il viaggio continuava a pensare alla sera precedente. Dopo che Castle le aveva detto che sarebbe uscito con Jacinda aveva richiamato Mr. Scotland Yard ed aveva accettato il suo drink. La serata era stata piacevole. Avevano parlato del caso appena chiuso e del rapporto tra Collin e Noemi. Poi, ad un certo punto, Mr. Scotland Yard le aveva preso le mani tra le sue e Kate aveva pensato: “Ci siamo: ora si dichiarerà e sarà un bel casino”. Collin invece cominciò a parlare con voce calma e dolce: “Senti Kate, tu sei una donna speciale, davvero straordinaria e mi piaci molto: credo di avertelo fatto capire molto bene in questi giorni ma – pausa – ma sappiamo entrambi che …. I’m not the one così come sappiamo entrambi who is the one”. Kate lo guardò con gli occhi sgranati “Si vede così tanto?”
“Decisamente si”.
“Beh comunque hai visto anche tu come stanno le cose”.
“Non ti starai riferendo alla bionda?”
“Naturalmente si”.
“Senti Kate sei troppo in gamba ed intelligente per credere a quella ridicola messa in scena”.
“Quattro appuntamenti in tre giorni non mi sembrano affatto una messa in scena”. Aveva un tono rassegnato.
“Scusami Kate, Castle ha qualche obbligo con la polizia di New York che lo vincoli a restare al distretto?”
“No, lui mi segue perché si ispira a me per il personaggio di Nikki Heat”.
“Da quanto tempo vi conoscete?”
“Quattro anni”.
“Quindi di materiale ne ha in abbondanza e se volesse potrebbe andarsene domani senza dover dare spiegazioni a nessuno, o mi sbaglio?”
“Non ti sbagli ma forse vuole prima essere sicuro che la sua storia con la bionda funzioni”.
“Ma ti prego! Castle non riuscirebbe nemmeno ad arrivare alla fine di una sola serata con un’oca come quella, a meno che questo non gli serva a qualcos’altro”.
“Quando l’ho conosciuto usciva solo con quel tipo di ragazze, quindi probabilmente ha capito che si trova bene con ragazze così”.
“E ci avrebbe messo quattro anni a capirlo? E poi mi dici perché deve casualmente telefonarle sempre e solo quando ci sei tu? Possibile che tu non capisca Kate: lui vuole te; sta cercando in tutti i modi di dirti che ha bisogno che tu gli dia un segno, un qualsiasi, debole, indizio di interesse”. Gli occhi di Kate erano sempre più sgranati.
“Poi le complicate siamo noi!” sorrise.
“Quindi ora io ti accompagno a casa, tu ti fai una bella dormita e domani parli con Castle, ok?”
“Domani non posso ma prometto che lo farò; anche perché non so se tu abbia parlato con la dottoressa Parish ma tutto questo mi sembra un complotto”. E sorrise di nuovo.
Lui l’aveva riaccompagnata a casa, si erano salutati affettuosamente e Kate lo aveva ringraziato per esserle stato vicino “Non ti conosco molto Kate ma il dolore nel fondo dei tuoi occhi dice che ti meriti di essere felice, molto felice ed io te lo auguro: davvero”.
“Grazie Collin, buona notte”.
“Buona notte Kate”.

Il taxi era giunto a destinazione, Kate pagò, scese ed imboccò il viale principale del cimitero verso la tomba di Johanna Beckett.

Nelle stesse ore nel loft Rick si alzò e si preparò per uscire. Abito bleu scuro e camicia bianca ma senza cravatta. Scese a fare colazione e poi si fermò indeciso se prendere un taxi o la sua auto. Decise per la sua auto. Andò nello studio a prendere le chiavi ed il cellulare. C’era un messaggio di Jacinda: “Spero di esserti stata d’aiuto; te lo meriti Jac”. Rick digitò velocemente la risposta: “Non avresti potuto fare di meglio. Grazie ancora. Rick”.
Tornò in cucina e trovò Martha ed Alexis che stavano finendo la colazione.
“In bocca al lupo Richard”.
“Grazie madre”.
“In bocca al lupo papà”
“Grazie tesoro”
“Senti Richard, se le cose andranno come speriamo noi cosa dobbiamo fare?”
“Niente di particolare. Sarà sufficiente che voi ci siate e siate voi stesse. Siete la migliore famiglia che si possa desiderare”.
“Grazie figlio!”
“Grazie papà”.
“A dopo” ed uscì. Scese in garage, salì a bordo della Ferrari e si avviò.

Durante il viaggio pensò al suo incontro con Lanie. Il giorno dopo l’interrogatorio nel quale Kate aveva confessato di ricordare tutto quello che era avvenuto quando le avevano sparato, era andato da lei per parlare. Era deluso ed arrabbiato ma voleva capire perché Kate si fosse comportata così.
“Ciao Lanie”.
“Hei Castle, qual buon vento”.
“Hai due minuti per me?”
“Si certo; si tratta di Kate, vero?”
“Già. Quando al funerale di Montgomery le hanno sparato io l’ho placcata e prima che perdesse conoscenza le ho detto che l’amavo. Lei dice di non ricordare nulla di quel pomeriggio ma ieri ho seguito l’interrogatorio di quel borseggiatore. Ad un certo punto lui ha detto che non ricordava nulla e lei gli ha risposto che a lei avevano sparato al petto e che lei ricordava ogni secondo. Perché mi ha mentito? Non capisco. Se non prova lo stesso perché non me lo dice?”
“Perché ti mentirebbe”.
“Ma mi sta già mentendo”.
“Già, perché ha paura. Ha paura che tenendoti vicino a sé ti metterebbe in pericolo”.
“Ma ha avuto altre storie prima di me”
“Esattamente: erano solo storie, non la persona di cui è perdutamente innamorata”.
“Ma se tu hai ragione allora le cose stanno ancora peggio”.
“Forse dovresti fare in modo che lei sia costretta a fare una mossa”.
“Costretta a fare una mossa? Mmh … Lanie sei un genio!” Le stampò un bacio sulla fronte ed uscì con un sorriso smagliante.

Era ormai giunto a destinazione. Parcheggiò l’auto ed entrò.

Kate giunse davanti alla tomba di sua madre e, come sempre, iniziò a parlarle: “Ciao mamma, anche quest’anno non sono riuscita a prenderlo ma questa volta ci sono andata molto vicino. Lui però si è preso Roy ed ha cercato di uccidere anche me. Quindi devo essere davvero molto vicina. In compenso però, come vedi, quest’anno sono di nuovo sola. Rick se n’è andato. Si è stancato di aspettare e se ne è andato”. I suoi occhi cominciarono a riempirsi di nuovo di lacrime “Io lo amo mamma, lo amo come non ho mai amato nessuno ma non posso lasciare che rischi la sua vita. Se dovesse capitargli qualcosa non sopravviverei. Questa volta non ce la farei. Però non è giusto! Perché non posso essere felice anche io come tutte le altre ragazze! Ho fatto di tutto per impedirmi di amarlo, per allontanarlo da me e ora che ci sono riuscita mi sento morire”. Stava decisamente singhiozzando. Improvvisamente sentì un fazzoletto morbido che le asciugava gli occhi. Si girò di scatto e sbatté contro di lui. Non fu necessario che lo guardasse. Sapeva che era lui, che era lì e che ci sarebbe stato sempre.
“Hai sentito tutto?”
“Niente che non sapessi già”.
“Ma … Jacinda?”
“Solo una cara amica che ha accettato di farmi un grande favore. Un’ottima attrice direi. Devo ricordarmi di proporla se capiterà l’occasione”.
“Dovrei spararti” disse lei cercando di sdrammatizzare.
“Ma non lo farai”. Rispose lui serio.
“Ho paura Rick. Ti amo così tanto”.
Lui la strinse forte e le carezzò i capelli. Le sue spalle erano scosse dai singhiozzi.
“Piangi Kate; piangi pure. Ci sono io con te, sono qui: sempre”.
“Grazie per essere rimasto, grazie per non aver rinunciato ma ti prego, fai attenzione. Ti prego Rick, stai attento”. Lui le prese il viso tra le mani e la guardò dritto negli occhi. Era lo sguardo di un uomo.
“Sono io che ringrazio te Kate”.
Lei lo guardò con sguardo interrogativo “Tu?”
“Si, ti ringrazio per aver tirato fuori il meglio di me, perché mi fai sentire vivo ogni giorno, perché nessuna mi ha mai guardato come mi guardi tu”.
“E come ti guardo?”
“Mi guardi con amore. Guardi me e non Rick Castle il grande scrittore di romanzi gialli. Io ti ringrazio perché con te non devo inventarmi ogni giorno cose straordinarie e grandiose per stupirti. Tu non ne hai bisogno. Tu ami Richard Alexander Rogers e nessuno lo ha mai fatto prima”. Lei lo guardava estasiata “Quindi ora noi asciugheremo gli occhi più belli di New York ed andremo a casa. C’è una famiglia che non vede l’ora che tu ne faccia parte”. Lui le cinse le spalle e lei si appoggiò a lui “Signora Beckett ora può stare tranquilla, ci penso io a lei” disse Rick rivolgendosi alla foto di Johanna Beckett. Sembrò quasi che la foto sorridesse più del solito.

Giunti all’auto Rick la fece salire al posto del passeggero e lei si abbandonò sul sedile. Lui si sedette al posto di guida e le prese le mani: “Ti amo Katerine Beckett”.
“Anch’io ti amo Richard Castle”. I loro volti si avvicinarono e si baciarono. Poi Rick mise in moto e dopo pochi secondi Kate dormiva. Era davvero esausta e lui fece un giro più lungo per non svegliarla. Quando giunsero a casa spense il motore e restò a guardarla per qualche momento. Non sentendo più il rollio Kate si svegliò lentamente; lui scese, le aprì la portiera e le diede la mano per aiutarla a scendere. Se la ritrovò davanti a pochi centimetri e la baciò di nuovo. L'abbracciò, le carezzò nuovamente i capelli e poi le cinse la vita dirigendosi all’ascensore. Come ogni volta che si trovava in quell’ascensore con lei, ringraziò mentalmente se stesso per aver deciso di abitare al piano attico, così poteva ammirarla in tutto il suo splendore. Lei aveva la testa abbandonata sulla sua spalla ed era davvero esausta. “Ora ci sono io Kate. Qualsiasi cosa succeda saremo sempre in due”.
“Grazie Rick”.
“Lanie, Ryan ed Espo sono dalla nostra parte e non sarei così certo che anche la Gates non spellerebbe volentieri vivo chiunque cercasse di farci del male. In fondo siamo sempre la migliore squadra della città e poi siamo la sua squadra”.
Kate sorrise e gli si strinse di più. Giunti al piano Rick aprì la porta. Martha ed Alexis erano sedute sul divano in trepidante attesa. “Oh eccoti, fantastica creatura. Temevo che quel pasticcione di mio figlio potesse combinarne una delle sue e sono contenta di vedere che non lo ha fatto!” esordì Martha con fare teatrale. “Sono contenta che tu sia qui Kate. Lo speravo davvero”.
“Grazie; grazie davvero”
“Vieni Kate, andiamo di là; c’è qualcosa che devo mostrarti”.
Entrarono nello studio.
“Metti la mano su quello schermo Kate”. Lei lo toccò e lo schermo si illuminò mostrando tutto quello che Rick aveva raccolto sul caso di Johanna Beckett.
“Quindi, come vedi, non sarebbe servito allontanarmi da te per mettermi al sicuro”. Poi Rick le parlò delle telefonate e Kate capì che lui l’avrebbe protetta sempre.
Tornati di là trovarono le due donne Castle ad attenderli: “Credo che tu abbia bisogno di riposarti un po’ mia cara”. Esordì Martha. “In effetti sembri esausta” confermò Alexis. “Noi ora usciamo perché abbiamo delle commissioni da fare ma sono davvero felice che tu sia qui”. “Non so che dire. Grazie”. Rispose Kate e le due donne uscirono. Rick la prese per mano e la condusse al piano di sopra. Kate si fermò davanti alla stanza di Rick ed entrò “Credo che tua madre abbia ragione: ho davvero bisogno di stendermi. Posso stare qui?”.
“Certamente” rispose Rick.
Lei entrò e lui socchiuse la porta. Kate si tolse la giacca ed i pantaloni. Stava per mettersi sotto le coperte ma poi aprì la porta sperando che lui non fosse andato via “Puoi stare con me, per favore? Ho bisogno di sentire il tuo abbraccio”.
“Speravo che lo dicessi”. Rick entrò, si tolse i pantaloni e si misero tutti e due sotto le coperte abbracciati. Kate mise la testa sul suo petto e lentamente si addormentò. I suoi lineamenti si distesero ed il suo braccio si abbandonò sul petto di Rick. Dormì così per quasi due ore.
Quando si svegliò sentì che Rick le accarezzava i capelli.
“Grazie per non esserti mosso. Avrai il braccio anchilosato”.
“Detective Katherine Beckett, se non lo avessi capito sono quattro anni che sogno di poterti stringere tra le mie braccia. Non mi sarei mosso nemmeno se Gina mi avesse chiamato e mi avesse detto che avevo vinto il premio Pulitzer” disse ridendo. Kate lo baciò e poi si fermò a guardarlo. Lo amava così tanto.
“Baciami Rick”.
“Sei sicura?”
“Assolutamente si!”
“Sai che non risponderò delle mie azioni se ti darò un altro bacio; lo sai vero Kate?”
“Certo che lo so Castle. Lo so molto bene”.
“Allora non lamentarti”.
Lei lo guardò con quello sguardo che voleva dire “ti vuoi muovere Castle” e lui cominciò a baciarla. Le sue mani presero a correre lungo la schiena di lei. Lui cominciò ad accarezzarla sotto la camicia sino alle gambe, poi le spostò i capelli dietro le orecchie e cominciò baciarla sul collo. Lei rispose sbottonando la sua camicia e lui prese a sbottonare quella di lei. Quando lui si trovò a torso nudo sfilò la camicetta di Kate e scese con i baci dal collo alle spalle sino al seno.
Per la prima volta da molto, molto tempo, Kate fece l’amore.

  
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