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Autore: LelleLaFolle    09/04/2012    11 recensioni
Annaspai ancora, cercando di ingoiare meno acqua possibile.
- Dammi un bacio! –
- Va a quel paese! –
Mi rispinse sotto, ma dopo pochi secondi ritornai a galla.
- Allora, me lo dai questo bacio? -
- Stronzo! -
Proprio io dovevo venir rapita dai pirati nel XXI secolo?!
E, per di più, tutti don giovanni!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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19                                TI PREGO, SMETTILA

 

 

I polsi pulsavano dolorosamente sotto le sue dita; cercai di muoverli, ma in cambio ricevette solo un'altra morsa, ancora più stretta.
Dastin continuava a parlare, un tono di voce tanto basso e grave da mettere inquietudine. Non riuscivo a capire cosa stesse dicendo, il rumore dell’acqua sovrastava le sue parole.
Maledizione, perché l’acqua fredda poi? Erano pochi minuti che mi trovavo là sotto e le stesse ossa si stavano congelando.
Volevo guardarlo in faccia, cercare di capire se era davvero tanto arrabbiato o se stesse solo esagerando. La mia vista era completamente annebbiata, dalle lacrime e dall’acqua. 
Perché non mi aveva ancora lasciato? Faceva male.
Mentre i capelli si attaccavano sulle guance e la camicia aperta sulla pelle, sentii il sangue colare giù dal fianco, lungo le cosce. Forse era il freddo che stava anestetizzando ogni cosa, ma erano rimaste solo le sue mani a darmi fastidio.
Lasciami!
Provai a dirlo, a gridarlo; al suo posto invece uscì fuori un misero singhiozzo.
Che pena...
Strattonai ancora i polsi.
Cazzo, mi fai male, non te ne accorgi?
Lui ringhiò, o almeno le sue labbra sembrarono simulare quel gesto animalesco. Portò una mano al fianco sano e mi strinse contro di sé.
Sentii la sua maglia bagnata contro la mia pelle, i miei seni. Giusto, ero nuda.
Non me ne fregava niente.
La mano sul fianco era delicata, quell’altra stringeva ancora troppo.
Cosa stai facendo?
Una macchia rossa si espanse come olio sui suoi vestiti. La guardai distaccata, come se quello non fosse davvero il mio sangue.
Puntai nuovamente lo sguardo sul suo volto, riuscendo finalmente a scorgere il profilo degli occhi.
No, non era poi così arrabbiato; semplicemente non riusciva a capire. Stava affogando nella confusione.
Cercai di simulare un mezzo sorriso, ma sul mio volto non dovette comparire niente di rassicurante.
Lui mi abbracciò ancora più forte.
Smettila di preoccuparti.
Era freddo, quanto l’acqua, forse di più. Una temperatura più adeguata ai cadaveri che ai vivi.
Avvicinò le labbra al mio collo, sotto l’orecchio.
Mi aspettavo un bacio, una carezza, qualcosa; invece rimase così, immobile sotto la doccia, con il mio sangue addosso e io che lo guardavo stralunata.
Perché lo fai? Non ha senso.
Quando mi lasciò il polso, la sensazione del sangue che tornava a circolare normalmente nell’arto fu quasi dolorosa.
Lasciai cadere il braccio. Volevo sollevarlo, ricambiare l’abbraccio, ma era davvero troppo pesante.
Lui portò l’altra mano dietro la mia schiena.
Sentivo i suoi capelli gocciolare sulla fronte, la barba che mi pizzicava la guancia. Glie l’avevo detto un milione di volte che doveva tagliarsela più spesso.
Non credo ne abbia avuto il tempo.

-   Ti prego, non farlo più – mi sussurrò all’orecchio, abbastanza vicino da poterlo sentire – Non quando posso vederti io. Fa male, Vivi.

Credi che non lo sappia? È fottutamente doloroso, tutto fa male. Non c’è bisogno che me lo ricordi anche tu.

-   Smettila… - lo dissi piano, forse troppo.

Quando provai a ripeterlo, avevo ripreso a piangere.

-   Ti prego… smettila…

Scosse la testa, la barba mi irritò un altro po’ la guancia.

-   No.

-   Smettila…

-   Non chiederlo neanche.

Le gambe divennero sempre più pesanti, prima iniziarono a tremare, poi non ressero più il mio peso e, lentamente, scivolai sulle piastrelle della doccia, trascinandolo con me.
Dastin cadde in ginocchio nella pozzanghera rossastra che si era formata ai nostri piedi.

-   Vattene via – riprovai, stringendolo di più contro di me.

Ero davvero incoerente.

-   Lo sai che non lo farò.

-   …Ti odio…

Lui sorrise debolmente, lo sentii dal suo tocco: la bocca tirata sulla pelle della mandibola.

-   Lo sospettavo.

Cosa dovevo fare per mandarlo via, per convincerlo a lasciarmi da sola?
Perché vuoi mandarlo via?
Con la coda dell’occhio lo vidi allungare un braccio fuori dal box, afferrando l’asciugamano accanto all’accappatoio, e, senza neanche muoversi, me lo avvolse intorno al fianco.

-   Non sento niente – dissi, forse per rassicurare lui, forse per rassicurare me. Non provavo più alcun dolore, non quello fisico per lo meno, quello che sarei stata ugualmente capace di gestire.

-   Non importa.

Nello stesso modo, spinse la manopola dell’acqua su quella calda.
Accolsi l’immediato calore quasi come una benedizione.
L’acqua lavava, portava via tutto… No, non proprio tutto.

-   Prometti che non lo farai più?

Scossi la testa.
Non doveva neanche permettersi di chiedermelo.
Era disgustoso, ogni cosa. Come potevo ignorare semplicemente quella sensazione e andare avanti?
Faceva schifo.

-   Prometti che ci proverai, per lo meno?

Rimasi interdetta.
Ero capace di fare quello sforzo? D’altronde non mi stava chiedendo niente di impossibile. Certo, necessitava di coraggio, molto coraggio, e in quel momento ne ero del tutto sprovvista.
Ma ero davvero caduta così in basso da aver perso anche la volontà?
Sì, puoi farlo.
Dastin parve capire, interpretando il mio silenzio come un consenso. Sorrise di nuovo e mi lasciò una piacevole carezza sui capelli.

-   Grazie.

Lo odiavo quando era così gentile, faceva nascere dei sensi di colpa ingestibili. Proprio lui, poi, che di solito era il menefreghismo in persona.
Forse mi ero lasciata abbindolare come una stupida.
Sei una stupida che sta provando un po’ di felicità.
L’acqua venne finalmente chiusa.
Mi prese in braccio, con lentezza, delicatamente.

-   Non sono di vetro. Non sto per rompermi.

Lui non disse niente, spegnendo la luce del bagno con il gomito.
La porta fu lasciata aperta e il letto, con le sue lenzuola stropicciate e le coperte di troppo, divenne un traguardo ben gradito.

-   Posso restare qui? – chiese.

Annuii, girandomi in modo da avere il suo petto contro la mia schiena.
Il materasso si stava bagnando sotto di noi, il tessuto si sporcava di un rosso inquietante.


        -   Devo dargli un’occhiata – sussurrò, riferendosi alla ferita, non appena si accorse della macchia che si ingrandiva. Ma la sua sembrava più una domanda che un’affermazione.

-   Non fa male – ripetei.

Era così difficile da crederlo?
Non. Faceva. Male.
Lui non parve esserne convinto, ma lasciò ugualmente cadere il discorso con un “Okay, ci pensiamo più tardi”.
Afferrò le coperte e le tirò sopra di noi.
Sorrisi.
Sei una stupida davvero strana.
 







Angolo dell'Autrice:

Salve, prima che caricate i fucili, vi prego, ho alcune cose da dire.
Questo capitolo probabilmente non verrà compreso da molte persone: mi dispiace. Non so spiegarvelo, ma lo ritenevo semplicemente necessario; non tanto ai fini della trama, bensì a quelli del rapporto fra Dastin e Vivi.
Per qualsiasi incomprensione, chiedete pure; cercherò di rispondervi nel modo più soddisfaciente possibile, per quanto ne sarò capace.
Ormai avrete capito che gli aggiornamenti saranno sempre più sporadici.
Mi scuso anche per questo.
Purtroppo il tempo a mia disposizione è diventato molto più ristretto e sono completamente presa del genere slash: in particolar modo Green Daisy mi sta dando filo da torcere, ma quella storia è diventata parte della mia vita, impossibile ignorarla (la amo anche più di questa, sebbene io mi renda conto che sia piuttosto discriminatorio ammetterlo XD). Suppongo che molti altri autori potranno comprendermi: è come preferire un figlio fra gli altri. Paragone esilarante, ma che rende l'effetto.
Comunque, l'ho già detto in precedenza e lo ripeto, Wanted non verrà mai abbandonato.
Vi sono legata come a un cimelio del passato. In questa storia riesco a leggere gli stessi cambiamenti del mio modo di scrivere, l'acerbezza dei primi capitoli e il loro progressivo sviluppo.
Non so dirvi quando finirà, per ora ho in testa un momento preciso di stallo, una specie di pausa a cui dovrò assolutamente dare un seguito perchè sarebbe troppo inadatta come finale (e voi mi uccidereste senza esitazione leggendola XD). 
Ma, per ora, le avventure e i problemi dei due protagonisti sono ancora tante, troppe, per essere risolte così facilmente.
Grazie per aver letto.
Con affetto a tutti voi che mi seguite.
Lelle




 






   
 
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