Simon era steso su un fianco, la
testa sorretta dalla mano
destra, ed osservava Martin che stava dormendo accanto a lui, con i
capelli
neri scompigliati sul viso. Stava ripercorrendo con la mente ogni
secondo della
serata precedente, dal momento in cui era riuscito a far ubriacare Swet
del
necessario per far sì che non opponesse resistenza. Aveva
aspettato il momento
giusto e poi aveva infilato la lingua fra le sue labbra con decisione,
prendendolo per i fianchi. Lui aveva mugolato qualcosa di
incomprensibile ma lo
aveva lasciato fare. Si erano spogliati e toccati a vicenda a lungo, ma
Simon
aveva deciso di non andare troppo oltre: avrebbe significato
approfittarsi un
po’ troppo della percentuale alcolica nel suo sangue.
In fin dei conti, dopo tanti mesi durante i quali non aveva fatto altro
che
desiderare quel momento, era bastato sentire la sua mano calda
accarezzarlo per
giungere all’estasi.
Lo aveva aiutato a rivestirsi alla bell’e meglio e lo aveva
messo a letto, poi
gli si era sdraiato accanto ed avevano preso sonno.
Sveglio ormai da quasi un’ora, Cruz era stufo di stare ad
osservarlo e decise
di svegliarlo. Gli sfiorò la punta del naso con
l’indice e poi abbassò la
coperta. Martin aprì gli occhi lentamente, massaggiandosi
una tempia. – Simon?
-
Era confuso. Sapeva
di essere andato da
lui la sera prima e di essersi divertito, ma non ricordava di aver
deciso di
rimanere per la notte. In effetti, non ricordava nemmeno come fosse
andata a
finire la serata o cosa avessero fatto di preciso dopo una certa ora.
- Buongiorno – rispose il cantante, sorridendo. Sweet non
ricambiò il sorriso e
si guardò intorno stranito. Indossava soltanto i jeans,
sbottonati, mentre lui
era in boxer e, soprattutto, avevano dormito nello stesso letto:
decisamente
c’era qualcosa che non andava.
– Che
cazzo è successo? –
Simon piegò la testa da un lato e lo guardò teso.
– Non… non ricordi nulla? -
- Cosa dovrei ricordare? – chiese Martin preoccupato, mentre
si sforzava di
riportare alla mente anche solo un attimo di ciò che era
accaduto. Aveva un
gran mal di testa, il che non lo aiutava per niente.
- Non credevo fossi così ubriaco, cazzo… - disse
il cantante.
Il respiro di Sweet accelerò mentre dei frammenti di ricordi
sfrecciavano
troppo veloci nella sua testa per riuscire a metterli bene a fuoco.
– Oddio -
sussurrò.
Si guardarono negli occhi per una manciata di secondi, lo sguardo di
Simon
sembrava volergli chiedere scusa. Anche se non aveva ancora capito bene
cosa
fosse successo, Martin era sicuro che avesse molte cose di cui
scusarsi. –
Dimmi cos’è successo -.
Cruz deglutì e si passò una mano fra i capelli.
Stette in silenzio per qualche
secondo, valutando quale fosse il modo migliore per dirglielo.
– Ci siamo…
baciati. Molto. E toccati -.
Il chitarrista era sgomento e sentì un groppo in gola.
– Che cosa? Com’è
possibile? Cazzo! No, no, no! Io ho una ragazza, sono etero, mi piace
la
figa! Non
è poss… -
- Mi è piaciuto – lo interruppe, - parecchio. -
- A me no! – incrociò le braccia davanti al petto
mettendosi seduto.
Simon sogghignò. – Ah no? Non sembrava la pensassi
così ieri, mentre mi pregavi
di farti venire -.
- Che cazzo! Ero ubriaco, ero… cazzo… - si mise
le mani fra i capelli e fissò
il lenzuolo che oramai copriva solamente le loro caviglie.
- Ti posso assicurare – continuò Cruz, - che
nessuno avrebbe mai detto che non
ti stava piacendo, a giudicare da quanto gemevi -.
Martin scosse la testa. Si rifiutava di credere ad una cosa del genere,
ma più
ci pensava e più i ricordi si facevano nitidi: le mani del
cantante su di lui,
i baci. – Perché l’hai fatto? -
- Secondo te? -
chiese irritato Simon, -
perché mi piaci, coglione -.
- Non… non sapevo che, insomma… -
- Che mi piacesse il cazzo? Ma dove vivi? –
sbottò. Certo, portava a letto
molte donne, ma non per questo dovevano essere il suo unico
orientamento
sessuale. E lui, lui lo attraeva più di chiunque altro.
- Non lo avevo mai notato – si scusò Sweet.
– E comunque, non per questo dovevi
farlo! Cazzo! Con quale cazzo di coraggio lo dico ad Ika? -
Cruz si strinse nelle spalle – Lei
capirà… -
Martin rise nervoso. - Oh certo! “Ehi ciao amore, stanotte
Simon mi ha quasi
violentato e sono certa che tu capirai! Tanto a me non è
piaciuto e quindi sono
totalmente disposto ad ammazzarlo!” -
– Non dire che non ti è piaciuto,
perché non è vero –.
- Fottiti! – esclamò. Si alzò dal letto
ed iniziò a raccattare dal pavimento i
suoi vestiti e le sue cose.
Simon sbuffò e lo seguì, prendendolo saldamente
per i fianchi, stringendolo da
dietro. – Non dire che non ti è piaciuto
– ripeté, avvicinando le labbra al suo
orecchio e leccandone il lobo. Il chitarrista si irrigidì e
sentì una serie di
brividi percorrergli la schiena. – S… smettila
Simon… io non sono gay -.
La mano del cantante gli accarezzò il collo e poi, senza
lasciarlo andare,
lambì il suo torace ed arrivò
all’inguine. Lo accarezzò lentamente e
sentì il
corpo di Sweet reagire immediatamente. – Prova a ripeterlo,
adesso -.
Martin rimase in silenzio. Ormai qualunque cosa avesse detto a sua
discolpa
sarebbe stata inutile, considerando le evidenti prove che il suo corpo
stava
fornendo. – Io non… - tentò.
- Tu cosa? Dai, dimmelo – Cruz gli mordicchiò
lentamente il collo e la spalla,
tenendolo ben saldo contro di lui, e non smise di accarezzarlo.
Il chitarrista sospirò ed abbassò lo sguardo fino
alle punte dei loro piedi,
avvilito. – Hai vinto -.
Dedicata ad Irene, che
tipo mi ha assillata perché la scrivessi (e mi ha anche fornito il titolo) *-* Oh,
com'è bello ricevere questo tipo di compiti a casa. Non so
quanto sia riuscita a descrivere bene la scena, ma nella mia testa era
tutto ben definito u.u vediamo se anche a voi ha fatto lo stesso
effetto :D