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Autore: verycoc    10/04/2012    3 recensioni
ranma è un ex campione di arti marziali una volta famoso e ora caduto in disgrazia. akane è una maestra di lotta indiscriminata di una piccola città di provincia. il loro incontro darà ad ognuno la possibilità e la voglia di ricominciare.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ranma Saotome
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Si fermò davanti al portone per controllare l’indirizzo.  Si, il posto doveva essere quello.
Prese un respiro profondo, spinse il pesante cancello e si ritrovò nel cortile di una grande costruzione in stile imperiale.
Percorse il vialetto che conduceva all’ingresso della casa e bussò.
Mentre attendeva che venissero ad aprirgli dette un’altra occhiata al giardino.
Era molto bello: c’erano alberi altissimi, siepi curate e persino un laghetto.
 Vide che girava tutto attorno alla casa e pensò che dovesse essere molto grande.

 Stava contemplando il tutto, quando una giovane donna venne ad aprirgli la porta.
Era molto bella, e all’apparenza molto dolce, c’era qualcosa in lei che ispirava calma e tranquillità.
“desidera?” gli chiese in tono cordiale ma distaccato. “mi chiamo Ranma Saotome, sono qui per vedere il signor Tendo”.
 Lei parve sorpresa, ma gli sorrise e lo invitò ad entrare.
 “non aspettavamo nessuno, ma mio padre sarà felice di riceverla” gli disse con gentilezza mentre gli faceva strada nel corridoio.
Arrivarono davanti ad una porta chiusa, lei gli disse di aspettare e poi entrò.
 Ne uscì dopo pochi minuti e lo invitò ad entrare.
 “signor Saotome, questo è mio padre, Soun tendo” gli disse.
 “onorato” fece Ranma, inchinando appena il capo in segno di rispetto.
“io sono...” .
stava per presentarsi quando fu interrotto dal suo ospite: “so benissimo chi sei. Sei Ranma Saotome, il più grande combattente che il Giappone abbia mai conosciuto, il campione imbattuto di innumerevoli sfide, la stella delle arti marziali indiscriminate!”.
 “non sono più quella persona da tanto tempo ormai” rispose Ranma con amarezza .
“figliolo” gli disse il padrone di casa invitandolo a sedersi davanti a lui con un gesto della mano, “una rondine può cambiare il piumaggio, ma non smetterà mai di volare”.
Ranma rimase a fissarlo meditabondo, ma non disse niente.
 Anche l’altro lo stava osservando e dopo aver dato un paio di boccate alla sua pipa tornò a parlare “se non sono indiscreto vorrei conoscere il motivo della tua visita”.
“mi serve un lavoro” disse il ragazzo “ho sentito che cerchi un maestro per il tuo dojo”.
“si, è vero. Ma non posso permettermi un campione” l’uomo stava ancora guardandolo come per studiarlo “gli affari vanno male: la palestra è ridotta male, e i nostri allievi si contano sulle dita di una mano.
Non posso offrirti che un tetto, buon cibo, e una modesta paga” aggiunse.
“non avevo intenzione di chiedere altro e, se potrò, sarò lieto di dare una mano.” rispose il ragazzo, che, in tutto quel tempo ,non aveva abbassato lo sguardo, permettendo all’altro di scrutarlo a fondo.
 “che tu sia il benvenuto allora”acconsentì  questi dandogli un ultima occhiata.
Poi si voltò verso la figlia che era rimasta in piedi in un angolo della stanza per tutto il colloquio: “Kasumi, mia cara, mostra al nostro ospite la sua stanza e poi offrigli qualcosa da mangiare, sarà affamato”.
Kasumi fece un cenno di assenso e poi chiese a Ranma di seguirla.

 Lei lo condusse in cima ad una scala in una stanza semplice e spaziosa.
 “il vecchio maestro amava le cose essenziali, ma se hai bisogno di qualcosa fammelo sapere”.
 “andrà benissimo così” disse Ranma grato.
 Lei gli rivolse un sorriso gentile poi aggiunse “ora sistemati, il bagno è infondo al corridoio se ne hai bisogno, quando sarai pronto puoi scendere a mangiare”.
 E, senza aspettare che lui la ringraziasse, uscì e si chiuse la porta alle spalle.

Dopo un bagno ristoratore, Ranma scese a mangiare.
 Kasumi aveva apparecchiato per lui nella sala in cui aveva avuto il colloquio con suo padre, solo che adesso era vuota e le schermate di carta erano state aperte e la sala affacciava sullo splendido giardino sul retro.
Era molto più grande di quello sul davanti, c’era anche un piccolo boschetto in fondo, e tra gli alberi spiccava un’imponente costruzione rettangolare: il dojo.
 Era molto grande e sembrava antico. Era contornato da una balaustra che correva attorno a tutto il suo perimetro cosi come alla casa. Era bello e dava un senso di solidità, ma si vedeva che avrebbe dovuto essere rimesso a nuovo.
 Dopo che ebbe finito di mangiare decise di visitarlo.

Pian piano che si avvicinava alla palestra sentiva sempre più distinti dei rumori che provenivano dal suo interno. E, sempre più incuriosito, si affacciò al suo interno.
Quello che vide lo lascio di stucco. Dentro, infatti, combattevano un ragazzo grosso e muscoloso e la più bella ragazza che avesse mai visto e che sembrava però essere in seria difficoltà.
Questo risvegliò il suo spirito di combattente: sentì l’istinto di proteggerla E, mentre lei inginocchiata a terra già si preparava già ad incassare un micidiale fendente, le si parò davanti e con due colpi ben assestati mise ko il suo imponente avversario.

Poi si girò verso di lei e sorridendo le porse una mano. la ragazza, colta di sorpresa, lo guardò a bocca aperta.
Poi, ignorando la mano che lui le tendeva, si alzò in piedi e lo fronteggiò: “si può sapere chi sei e perché ti immischi nei miei allenamenti ?”.
Ranma fu spiazzato dalla sua acrimonia, ma si riprese subito; “quello era un allenamento? Ma se quel tipo ti stava massacrando!” le disse senza distogliere gli occhi dai suoi.
“Ah, quindi ora dovrei anche ringraziarti?” chiese sarcastica la bella combattente.
“non credo che ti farebbe male ” rispose il ragazzo.
 “e poi a cosa ti allenavi, a farti stendere? ”.
 Il  volto della ragazza andò a fuoco; ”cosa vorresti dire?”.
 “che come artista marziale non vali molto. Sei lenta e la tua tecnica è scadente” le rispose calmo.
 ”come osi!” gli urlò lei.
 La sua voce era salita di un ottava e il suo sguardo era di fuoco, sembrava una tigre in gabbia sul punto di attaccare.
 “niente di personale, il mio è un parere professionale” le spiegò il ragazzo con gentilezza; “io sono un maestro di arti marziali”.
“ah, davvero? ” chiese la ragazza sollevando un sopracciglio con fare sorpreso; “beh, lo sono anche io”.
 “insegni qui ?” si informò il ragazzo.
 Lei annuì con orgoglio.
 “beh, allora non c’è da stupirsi che questo posto cada a pezzi e non abbiate uno straccio di allievo”.
 La ragazza era una furia “ma come ti permetti?!” gli urlava dietro cercando di colpirlo.
 Ma lui era troppo agile e veloce per lei, schivava i suoi colpi senza nessuna difficoltà e senza smettere di sorriderle gentilmente.
“vedi?” le diceva, “è tutta una questione di tecnica, ti mancano le basi più elementari ”.
I suoi commenti infastidivano la sua sfidante che era già frustrata dal non riuscire a colpirlo.
 
Poi mentre lei si preparava a colpirlo con un pugno frontale che avrebbe dovuto colpirlo in pieno allo stomaco lui, con uno scatto fulmineo si portò alle sue spalle.
 “ non dovresti tenere le mani in quel modo e nemmeno i piedi a dire il vero” le sussurrò all’orecchio mentre lei si era immobilizzata per la sorpresa di sentirlo così vicino.
 Le riposiziono le braccia prendendola per i gomiti e le allargò un po’ le gambe con un piede “così va meglio ”disse e la guidò in alcuni fluidi movimenti mostrandole il modo corretto di eseguirli.
 La ragazza che fino a poco prima era stata una furia si lasciò guidare, troppo stupita persino per opporsi. Il suo tocco era gentile e deciso e ringraziò il cielo che lui non potesse vederla in faccia perché il suo respiro sul collo l’aveva fatta arrossire.

 Poi lui si staccò da lei.
 “ora che sai come si fa puoi continuare da sola” le disse.
La ragazza, che non si era aspettata di essere lasciata così all’improvviso, quando lui smise di sorreggerla quasi cadde all’indietro e rimase a guardarlo mentre se ne andava.
 Ma chi era quello strano tipo?

Dopo il bagno Ranma scese le scale e si fermò davanti alla porta semichiusa della sala principale.
Stava per entrare, ma si bloccò sentendo delle voci provenire dall’interno.  
Una apparteneva senza dubbio alla buffa ragazza che aveva incontrato in palestra: “papà come hai potuto assumerlo senza dirmi niente?” sembrava furiosa e la cosa gli strappò un sorriso.
”ho dovuto tesoro, ne avevamo già parlato ed eri d’accordo”le disse il padre.
“si, ma avresti dovuto consultarmi prima” sentì la ragazza lamentarsi.
“lo so cara, ma non c’era più tempo. La palestra ha bisogno di qualcuno che se ne occupi a tempo pieno e tu devi pensare ai tuoi studi”. 
Il padre stava cercando di farla ragionare e lei dovette arrendersi di fronte all’evidenza.
“lo so” ammise sconfitta “ma quel tipo è odioso!”.
“dici così solo perché non lo conosci, sono sicuro che è un bravissimo ragazzo”.
 “come fai a dirlo?” gli chiese la ragazza esasperata.
 “glie lo leggo negli occhi” disse il vecchio con semplicità.
 Poi lo udì sospirare e rivolgersi ancora alla figlia: “ma lo sai almeno chi è ?” le chiese.
 “uno sbruffone, presuntuoso e stupido” sbottò la ragazza.
 Ranma da dietro la porta sorrise della sua tenacia.
“sarà” le concesse il padre, “ma quello sbruffone è il miglio artista marziale di tutti i tempi,quello è Ranma Saotome”.
Per un attimo nella sala calò il silenzio, quella rivelazione sembrava aver zittito anche la mordace ragazza.
Ranma avrebbe pagato per vedere la sua espressione in quel momento.
Passarono alcuni minuti di silenzio, poi lei sembrò recuperare la parola: “quel Ranma Saotome?” la sentì chiedere con voce strozzata, ma alla tacita conferma di suo padre la ragazza riprese il suoi modi abituali.
 “rimane comunque uno sbruffone e uno stupido” urlò prima di uscire a passo pesante dalla sala.
Portava ancora la divisa da palestra segno che si era precipitata a discutere col padre subito dopo il loro incontro in palestra e quando passò davanti a lui nel corridoio lo oltrepassò senza neanche vederlo tanto era presa dalla rabbia.
Ranma notò i suoi occhi scintillanti e le guance leggermente arrossate e sorrise. Era davvero carina quando si arrabbiava.
 
  
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